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DAGLI ALL'UNTORE

31 Marzo 2015

Pubblichiamo un contributo della sezione di Savona di Medicina Democratica.


 

DAGLI ALL’UNTORE

Idiozie.

Uno dei metodi più comuni per seminare idiozie è quello di gridarle ad alta voce, e subito dopo affibbiare a chi non la pensa come te una serie di cazzate per poterle comodamente contraddire. Non credo valga la pena di rispondere a chi lo usa, si squalifica da solo. Mi spiace invece vedere che anche tra persone intelligenti, abituate a dubitare e quindi interessate ad approfondire, spesso la questione delle vaccinazioni per non so quale motivo venga affrontata con lo stomaco invece che con la testa. no-fearI giornali sparano: è morta di morbillo una bambina non vaccinata e subito parte il coro di coloro che approfittano del caso, senza neppure prendersi la briga di ricercare ulteriori dettagli, per lanciare anatemi contro quelli che, contrariamente a loro, non hanno la stessa fiducia cieca in una prassi terapeutica che ci OBBLIGA a curarci anche quando non siamo malati.

Non conosco il caso specifico, per cui non so se veramente questa bambina sia morta per le complicanze del morbillo, non so per quale motivo non fosse stata vaccinata, se aveva già avuto altre reazioni a vaccinazione, non so quando abbia contratto il morbillo o se avesse delle predisposizioni congenite, ma voglio dare per assodato, anche se non lo è, che veramente sia morta per questo.

È vero, si può morire anche per le complicanze del morbillo, ma credo varrebbe la pena di chiedersi statisticamente quante probabilità vi sono di essere colpiti da queste complicanze prima di mettersi a gridare.

E dovremmo anche cercare di capire quali situazioni fanno si che una banale malattia esantematica possa trasformarsi in una patologia mortale

Poi dovremmo confrontare questo dato con quello di coloro che invece si ammalano, e a volte muoiono, proprio per via della vaccinazione eseguita.

Ma anche questo confronto non sarebbe di per se corretto, se non consideriamo che mentre il rischio di contrarre il morbillo, e quindi di aggravarsi per una sua complicanza, è ulteriormente ridotto, poiché potrei anche non contrarre il morbillo nel corso della mia vita e quindi se non mi ammalo non ho neppure il rischio di complicanze, quello di subire gli eventuali effetti avversi di una vaccinazione, è un rischio diretto.

Alla fine di questo confronto, quindi, se un genitore venisse messo in condizione di scegliere se vaccinare o meno il proprio figlio, l’alternativa non sarebbe comunque tra una qualsiasi percentuale di rischio da una parte e zero dall’altra, ma tra due percentuali di rischio.

Perché il rischio è connaturato nella vita quotidiana e qualunque cosa noi facciamo non lo elimina, al massimo lo può ridurre.

Vaccinare i propri figli non evita di far correre loro dei rischi, così come d’altronde non li tutela al 100% neppure il non vaccinarli.

Ma nell’immaginario collettivo mentre la prima scelta ci tranquillizza (soprattutto perché imposta per legge e quindi se succede qualcosa la colpa non è nostra) la seconda viene letta come un azzardo gravissimo.

Beh, qualcuno va più in la, non si preoccupa di mettersi contro l’andazzo generale, si interroga e si informa, ma soprattutto, alla fine, pretende di decidere con la sua testa e lo fa, indipendentemente se sceglie di vaccinare o meno, ma lo fa consapevolmente.

E piantiamola con la storia che siamo ignoranti, che solo gli esperti conoscono la verità e noi dobbiamo starcene: andatelo a dire alle vittime di Chernobil o di Fukushima che il nucleare è sicuro, perché così sostenevano gli scienziati competenti, e che quindi loro sono morti dal freddo.

Quanti sanno che esiste una legge in Italia, la 210/92 che prevede specifici indennizzi per coloro che vengono colpiti da reazione avversa a vaccinazione?

Che senso avrebbe una simile legge se le reazioni avverse non esistessero?

Ma l’aspetto più grave, sul quale molti non si interrogano, è che ci troviamo di fronte ad una prassi terapeutica che non si basa su una malattia in corso o su una reale immediata possibilità di contrarla, si basa sulla paura che questo possa avvenire.

Quale occasione migliore per l’industria del farmaco che quella di poter curare soggetti sani?

E più patologie, anche mortali, inseriremo nella lista, più vaccinazioni ci sentiremo in dovere di fare, senza interrogarci su quante possibilità reali abbiamo di contrarre qualcuna di quelle patologie.

Sarà sufficiente inculcarci una adeguata paura, più legata alla gravità della malattia che alla sua reale diffusione, per convincerci ad accettare una nuova sfilza di punture in più.

E se avranno delle controindicazioni basterà negarle.

E se non saremo abbastanza impauriti, ben venga qualche pseudo giornalista abituato a sproloquiare su internet, che ci insulterà a dovere e, se serve, lo farà anche usando le maiuscole.

CC

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