Cerca
13 April 2020
audizione_Senato_2018_Claudio_Simion_relazione_0.pdf
13 April 2020
Relazione finale IV Commissione - TESTO INTEGRALE.pdf
13 April 2020
ATTI PARLAMENTARI
XVII LEGISLATURA
CAMERA DEI DEPUTATI
Doc. XXII-bis
N. 23
COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SUI CASI
DI MORTE E DI GRAVI MALATTIE CHE HANNO COLPITO
IL PERSONALE ITALIANO IMPIEGATO IN MISSIONI MILITARI ALL’ESTERO, NEI POLIGONI DI TIRO E NEI SITI
DI DEPOSITO DI MUNIZIONI, IN RELAZIONE ALL’ESPOSIZIONE A PARTICOLARI FATTORI CHIMICI, TOSSICI E
RADIOLOGICI DAL POSSIBILE EFFETTO PATOGENO E DA
SOMMINISTRAZIONE DI VACCINI, CON PARTICOLARE
ATTENZIONE AGLI EFFETTI DELL’UTILIZZO DI PROIETTILI ALL’URANIO IMPOVERITO E DELLA DISPERSIONE
NELL’AMBIENTE DI NANOPARTICELLE DI MINERALI PESANTI PRODOTTE DALLE ESPLOSIONI DI MATERIALE
BELLICO E A EVENTUALI INTERAZIONI
(istituita con delibera della Camera dei deputati 30 giugno 2015,
modificata con successiva delibera del 15 novembre 2017)
(composta dai deputati: Scanu, Presidente; Catalano, Duranti, Vicepresidenti;
Paola Boldrini, Rizzo, Segretari; Amato, Capelli, Carrozza, Causin, Cirielli,
Cova, Crivellari, Grillo, Lacquaniti, Massa, Pili, Simonetti, Vito, Zardini)
RELAZIONE SULL’ATTIVITÀ SVOLTA
(Relatore: on. Gian Piero SCANU)
Approvata dalla Commissione nella seduta del 7 febbraio 2018
Trasmessa alla Presidenza della Camera dei deputati il 7 febbraio 2018,
ai sensi dell’articolo 4, comma 2, della delibera della Camera dei deputati
del 30 giugno 2015, modificata con successiva delibera del 15 novembre 2017
STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO
PAGINA BIANCA
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 2 -3
–
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
INDICE
pag.
7
»
10
1. Premessa
»
10
2. Le Commissioni di inchiesta sull’uranio impoverito istituite nelle
legislature XIV e XV
»
11
3. Le conclusioni della Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito
istituita nella XVI legislatura
»
12
4. L’attività istituzionale della Commissione uranio nella XVII
legislatura: scansione temporale e metodologica
»
13
5. I filoni tematici dell’inchiesta
»
14
6. Le audizioni
»
16
7. Gli esami testimoniali
»
19
8. La trasmissione di atti all’autorità giudiziaria
»
20
9. Le missioni
»
21
»
22
10. L’attività di supporto tecnico alla Commissione: i gruppi di lavoro
»
24
11. Le relazioni intermedie
»
25
12. L’ultima fase dei lavori della Commissione
»
30
»
32
»
32
1.1. L’inchiesta parlamentare e le inchieste giudiziarie
»
32
1.2. I rischi in agguato
»
34
1.3. Le scelte strategiche in materia di sicurezza sul lavoro nel mondo
militare
»
38
»
39
»
42
Mai più una penisola interdetta, mai più militari morti senza un perché
Capitolo 1.
L’ATTIVITÀ
DELLA COMMISSIONE DI INCHIESTA COSTITUITA NELLA XVII
LEGISLATURA
9.1. La visita alla stazione NRTF - MUOS di Niscemi
Capitolo 2.
CRITICITA’ E PROPOSTE IN MATERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO
1. LE CRITICITÀ
1.3.1. Datori di lavoro sprovvisti di autonomi poteri decisionali e di
spesa
1.3.2. Ispettori “domestici”
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 3 -4
–
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
pag.
43
1.3.4. RSPP e MC tra inerzie e note di linguaggio
»
45
1.3.5. RLS nominati dal datore di lavoro
»
56
1.3.6. La crisi del CISAM e del CETLI
»
56
1.3.7. Un Osservatorio epidemiologico della difesa scientificamente non accettabile
»
58
1.3.8. Sanzioni pagate dallo Stato
»
63
»
64
1.4.1. Il “negazionismo” dei vertici militari
»
64
1.4.2. La supplenza della Commissione d’inchiesta
»
70
»
71
2.1. La sicurezza sul lavoro nella proposta di legge A.C. 3925
»
71
2.2. Servizi ispettivi terzi ed efficienti
»
72
2.3. Una Procura nazionale sulla sicurezza del lavoro
»
74
2.4. Alla ricerca del datore di lavoro di fatto
»
74
2.5. RSPP e Medici Competenti preparati e autonomi
»
75
2.6. Organi tecnico-operativi rigenerati
»
76
2.7. RLS eletto o designato dai lavoratori militari
»
76
2.8. Una ricerca epidemiologica affidata all’Istituto Superiore di Sanità
»
77
»
80
»
80
1.1 L’equo indennizzo
»
80
1.2 L’indennizzo garantito dall’assicurazione obbligatoria contro gli
infortuni sul lavoro e le malattie professionali
»
81
1.3 Risultati della comparazione
»
83
2. L’accertamento del nesso di causalità e le prassi applicative, con
particolare riferimento alle patologie multifattoriali
»
83
3. La proposta di legge A.C. 3925
»
87
1.3.3. DVR e DUVRI omessi o inadeguati
1.4. Dal “negazionismo” dei vertici militari alla “supplenza” della
Commissione d’inchiesta
2. LE PROPOSTE
Capitolo 3.
CRITICITÀ E PROPOSTE IN MATERIA PREVIDENZIALE
1. Per una adeguata tutela previdenziale del personale delle Forze armate
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
-45
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
pag.
90
1. Premessa
»
90
2. Sicurezza del lavoro e valutazione dei rischi
»
92
3. Sicurezza ambientale: criticità
»
98
4. Le modifiche normative
»
106
»
117
1. Premessa
»
117
2. Lavori della Commissione sul tema.
»
117
3. Indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale
militare, indipendentemente dal successivo impiego del medesimo
personale
»
118
4. Verifiche richieste in merito ai rischi legati a problemi di
immunosoppressione, iperimmunizzazione, autoimmunità e di
ipersensibilità
»
119
5. Ipersensibilità e allergie
»
122
6. Effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni
»
126
7. Monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati.
Analisi dei dati sul follow-up del progetto denominato Studio
sull'impatto genotossico nelle unità militari (SIGNUM)
»
139
8. Le modalità di somministrazione dei vaccini. Art. 1, lett. e) delibera
istitutiva della Commissione
»
143
9. Conclusioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini
»
144
»
145
»
150
Capitolo 4.
I POLIGONI DI TIRO
Capitolo 5.
EFFETTI DELLE MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE DEI VACCINI SUI
MILITARI
Capitolo 6.
PARLAMENTO, GOVERNO E FORZE ARMATE
UNA RIFLESSIONE FINALE
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
6
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATI
Allegato 1
pag.
153
»
153
»
203
»
239
»
244
»
249
Osservazioni del Vicepresidente Ivan Catalano in merito all’analisi dei
componenti dei vaccini autorizzati per la profilassi vaccinale militare
obbligatoria, all’analisi dei dati del follow-up di SIGNUM e sui dati relativi
alle malattie neoplastiche di cui soffrono i militari italiani
Allegato 2
Relazioni sulle missioni svolte dalla Commissione
Allegato 3
Elenco delle audizioni libere svolte dalla Commissione
Allegato 4
Elenco degli esami testimoniali svolti dalla Commissione
Allegato 5
Collaboratori esterni della Commissione
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6 -7
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Mai più una penisola interdetta, mai più militari morti senza un perché.
È diventato il simbolo della maledizione che per troppi decenni ha pesato sull’universo
militare: un pezzo di terra del nostro Paese, di rara bellezza, che a Capo Teulada l’uomo ha
dovuto vietare all’uomo; quella Penisola Delta utilizzata da oltre 50 anni come zona di arrivo
dei colpi (dal 2009 al 2013 circa 24.000 tra artiglieria pesante, missili, razzi), quella penisola
permanentemente interdetta al movimento di persone e mezzi.
Le immagini satellitari ritraggono una discarica non controllata: 30.000 crateri sino a 19-20
metri di diametro. Sulla superficie tonnellate di residuati contenenti cospicue quantità di
inquinanti in grado di contaminare suolo, acqua, aria, vegetazione, animali. E l’uomo. A Foxi,
frazione del comune di Sant’Anna Arresi, in prossimità delle esercitazioni militari con
impiego di mezzi corazzati e con attività a fuoco comprendenti missili con raggi a lunga
gittata, nel periodo 2000-2013, si registra un raddoppio della mortalità per tutte le cause e un
rischio almeno tre volte maggiore di mortalità e morbosità per le malattie cardiache. E in altre
aree collocate in prossimità del poligono, quali Sa Portedda e Gutturu Saidu, si rilevano
eccessi per patologie respiratorie e digerenti, del sistema urinario e tumorali.
Un decreto del Ministro della difesa del 22 ottobre 2009 impose la bonifica, ma l’area
continuò ad essere il bersaglio delle esercitazioni.
Non stupiscono, a questo punto, le indagini condotte dalla Procura della Repubblica presso il
Tribunale di Cagliari per il delitto di disastro doloso in seguito alla “presentazione di denunce
da parte di cittadini di Teulada o di Sant’Anna Arresi, che segnalavano che alcuni congiunti o
loro stessi avevano contratto delle gravi patologie tumorali e assumevano che ciò fosse
accaduto a seguito dell’essere entrati in contatto con contaminanti diffusi dalle attività di
esercitazione che si svolgevano nel poligono di Capo Teulada”. Un disastro che coinvolge il
poligono Delta e il prospiciente specchio acqueo, e che risulta causato da esercitazioni militari
addirittura incrementate dopo e in violazione del decreto ministeriale del 2009. Un disastro
che non sorprende se solo si riflette sulle regole adottate dall’amministrazione della Difesa in
tema di bonifica del poligono Delta all’insegna di una deludente “convenienza”:
I) Norme per l'utilizzazione del poligono di Capo Teulada (approvate l’11 agosto 1987
dal Capo di Stato maggiore della Difesa)
“Il poligono "D" (penisola di Capo Teulada) è permanentemente interdetto al movimento di
uomini e mezzi. Esso, infatti, viene utilizzato esclusivamente come zona di arrivo dei colpi
(proiettili, razzi e bombe) e su di esso non vengono mai svolte operazioni di bonifica”.
II) Disciplinare per la tutela ambientale del poligono di Capo Teulada (approvato il 12
maggio 2008 dal Generale Comandante del Comando Militare Autonomo della
Sardegna)
“poligono "D"
È situato a sud ed è costituito dalla penisola di Capo Teulada, permanentemente interdetta al
transito dei mezzi e delle persone per la presenza di residuati esplosivi di cui non è possibile
né conveniente la bonifica”.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7 -8
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
III) Norme per l'utilizzazione del poligono permanente di Capo Teulada (approvate il 30
marzo 2010 dal Generale comandante del Comando militare autonomo della Sardegna)
Parte I
“poligono "D"
E’ situato a sud ed è costituito dalla penisola promontorio di Capo Teulada, permanentemente
interdetta al transito dei mezzi e delle persone per la presenza di residuati esplosivi di cui
non è possibile né conveniente la bonifica.
Il poligono è utilizzato quale zona di arrivo:
− dei colpi di mortai ed artiglierie;
− di missili filo guidati;
− di tiri navali contro costa;
− di bombardamento e mitragliamento aereo;
− per sganci di emergenza per gli aerei”.
Parte II
“La penisola di Capo Teulada (poligono "D"), permanentemente destinata a zona di arrivo dei
colpi delle artiglierie navali e terrestri, delle armi e sistemi d'arma in
dotazione/sperimentazione e a zona di sgancio a terra e di emergenza per gli aerei, è inclusa
fra le zone interdette ai soli fini del transito e dello sbarco. Al termine delle attività a fuoco,
durante le quali la penisola di Capo Teulada è interessata come zona di arrivo colpi, il
Direttore di Esercitazione (DE) deve compilare, in 4 copie, la prevista "Dichiarazione di
Bonifica" come da Allegato "L"”.
L’omessa bonifica per ragioni di “convenienza”, il prosieguo delle esercitazioni, sono scelte
strategiche che stonano a fronte del crescente e assordante allarme prodotto dalla penisola
interdetta tra cittadini e istituzioni, e che tornano nell’audizione del 5 ottobre 2017 del
Sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, dottor Emanuele Secci:
EMANUELE SECCI. Alludo al disciplinare del 2008, dove, con riferimento proprio alla
penisola Delta, si dice che è una zona rispetto alla quale non è previsto che si debba procedere
alla bonifica, per ragioni di convenienza economica, oltre che per la pericolosità di tale
operazione per i militari che ne fossero stati incaricati”. “Non abbiamo trovato un
provvedimento genetico da cui deriva l’interdizione di quest’area, nonostante lo abbiamo più
volte richiesto.
LUIGI LACQUANITI. Ci sta dicendo che non avete reperito un atto di divieto d’accesso, per
cui abbiamo una zona del nostro territorio dove effettivamente non è possibile accedere, ma
non sappiamo perché.
EMANUELE SECCI. I divieti di accesso sono stati disposti di volta in volta, per esempio per
lo specchio acqueo limitrofo alla capitaneria di porto. Ci sono dei provvedimenti specifici,
annuali, periodici e successivi, però all’origine un provvedimento, per esempio, del Ministro
della difesa o del Comandante generale dello Stato maggiore della Difesa non esiste. Non c’è
un provvedimento di questo tipo, o almeno non l’abbiamo trovato”. “Prima di tutto è
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8 -9
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
interdetta per un pericolo per l’incolumità”.
EDMONDO CIRIELLI. Probabilmente ci sono ordigni inesplosi.
EMANUELE SECCI. I missili non esplosi…
EDMONDO CIRIELLI. Sono rimasti lì.
EMANUELE SECCI. Rimangono lì e non vengono fatti brillare. C’è questo primo pericolo.
Inoltre, ci sono 166 tonnellate di metalli, che creano le condizioni di un inquinamento da
metalli pesanti”. “A seguito degli accertamenti che abbiamo effettuato, abbiamo trovato
presenze radioattive. Gli accertamenti radiometrici hanno rilevato la presenza di torio, che era
una componente dei missili MILAN. Mi pare che nel corso delle esercitazioni dai primi anni
1990 fino al 2004, quando sono stati tolti dalla circolazione, ne siano stati esplosi oltre 4.200”.
“In caso di missili o munizioni inesplosi, esiste l’obbligo di neutralizzarli attraverso gli
artificieri e di determinarne l’esplosione, in modo tale che non possano arrecare pregiudizio o
pericolo ai militari che si addestrano. La stessa cosa non viene ancora fatta nella penisola
interdetta e, quindi, permane una situazione di estremo pericolo per l’incolumità pubblica. Dai
dati che abbiamo rilevato, che sono molto empirici, sembrerebbe che finora siano presenti
nella penisola interdetta 566 tonnellate di armamenti e che in due anni ne siano state
eliminate otto. Di conseguenza, penso che l’intervento richiesto per la bonifica sia massiccio”.
“Dal 2008 in poi, nonostante l’entrata in vigore del decreto ministeriale del 2009 che ha
imposto la bonifica dei luoghi coinvolti dalle azioni di esercitazione, quest’area ha continuato
a essere il bersaglio delle esercitazioni. Certamente bonificare integralmente quell’area non è
semplice. Dalla fine del 2014, quando sono iniziate le creazioni dei varchi, ben poco è stato
prelevato e portato via, non è stata intrapresa un’azione massiccia. Da quello che ho appreso,
in altre realtà, quando ci si è avveduti che una zona era contaminata a seguito delle
esercitazioni, l’attività è stata dismessa, anche per non esporre il personale che lì si esercita a
ulteriori rischi”. “È un decreto ministeriale che dal 2009 obbliga le amministrazioni militari,
quando effettuano esercitazioni, a ripulire ciò che sporcano”. “Non è prevista nessuna
eccezione del tipo «fatti salvi i poligoni che hanno una penisola interdetta, ai quali non si
applica questa norma».
Mai più militari morti e ammalati senza sapere perché, mai più una “penisola interdetta”: ecco
gli obiettivi perseguiti dalla quarta Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio
impoverito. Mai più una gestione del territorio affidata in via esclusiva all’autorità militare,
senza interlocuzioni con l’amministrazione dell’ambiente, con la regione e con le autonomie
locali. Garantire al meglio la sicurezza e la salute dei militari non è un sogno, ed è un atto
dovuto alle nostre Forze armate per l’impegno e lo spirito di sacrificio dimostrati ogni giorno
al servizio del Paese.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 10
9- –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
CAPITOLO 1
L’ATTIVITÀ
DELLA
COMMISSIONE
DI
INCHIESTA
COSTITUITA
NELLA
XVII
LEGISLATURA
1. Premessa
Con la deliberazione del 30 giugno 2015, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 160 del 13
luglio 2015, la Camera dei deputati ha istituito la Commissione parlamentare di inchiesta sui
casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato in missioni
militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti di deposito di munizioni, in relazione
all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici e radiologici dal possibile effetto patogeno
e da somministrazione di vaccini, con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di
proiettili all'uranio impoverito e della dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali
pesanti prodotte dalle esplosioni di materiale bellico e a eventuali interazioni.
La Commissione è la quarta costituita nella storia del Parlamento italiano per indagare sulle
complesse questioni che concernono l’utilizzo dell’uranio impoverito da parte delle nostre
Forze armate, nonché, nel caso specifico della XVII legislatura, su un ampio spettro di fattori
patogeni ad esso correlati e incidenti sia sulla salute dei militari, sia quella dei dipendenti
civili dell’amministrazione della Difesa e delle popolazioni residenti nei territori su cui
insistono i poligoni e le installazioni militari nel nostro Paese.
Prima di riassumente l’attività svolta in questo ambito da parte della Commissione istituita
nella presente legislatura, è necessario ripercorrere brevemente i lavori delle precedenti
commissioni di inchiesta sull’uranio impoverito, anche in considerazione del fatto che, ai
sensi dell’articolo 1, comma 2, della delibera istitutiva del 30 giugno 2015, la Commissione
«fonda la propria attività sulle conclusioni e promuove l'attuazione delle proposte contenute
nelle relazioni finali» presentate dalle Commissioni parlamentari di inchiesta istituite dal
Senato della Repubblica nel 2006 e nel 2010.
Si tratta infatti di un percorso di inchiesta risalente nel tempo, ma pur sempre attuale e dunque
rispondente al requisito che l’articolo 82 della Costituzione prescrive per la costituzione di
una Commissione parlamentare di inchiesta quando parla di «materie di pubblico interesse».
L’attualità e l’interesse della materia hanno dato luogo alla deliberazione con cui la Camera
dei deputati ha evidentemente ritenuto che le ragioni sottese alla costituzione di una nuova
Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito, pur restando impregiudicate le conclusioni
cui erano pervenute le precedenti, fossero ancora sostanzialmente irrisolte o necessitassero di
ulteriori approfondimenti, tali da poter essere realizzati al meglio solo con l’esercizio dello
strumento dell’inchiesta parlamentare.
Ai sensi della delibera istitutiva, il termine dell'attività della Commissione era fissato entro
ventiquattro mesi dalla sua costituzione, avvenuta con l'elezione dell'Ufficio di presidenza il
17 dicembre 2015, tuttavia, con la successiva deliberazione della Camera del 15 novembre
2017, la durata dei lavori è stata prorogata fino al termine della XVII legislatura, per
consentire alla Commissione di portare a compimento il vasto programma intrapreso.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 10
11 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
2. Le Commissioni di inchiesta sull’uranio impoverito istituite nelle legislature XIV e XV.
La prima Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito fu istituita nella XIV
Legislatura al Senato, riprendendo i temi oggetto di un’indagine conoscitiva sulla prevenzione
dei rischi e sulle condizioni di sicurezza dei militari italiani impegnati nei Balcani, deliberata
nella fase conclusiva della XIII Legislatura dalla Commissione Difesa della Camera dei
deputati.
Una parallela indagine conoscitiva era stata altresì autorizzata nello stesso gennaio del 2001 al
Senato della Repubblica con riferimento alla conoscenza, da parte italiana, dell’utilizzo di
munizioni all’uranio impoverito da parte della NATO, nel corso delle operazioni belliche nei
Balcani e delle misure adottate dalle Forze armate italiane per la prevenzione dei rischi
derivanti dall’impiego di tale munizionamento 1.
Per l’attualità e la delicatezza degli interrogativi sollevati dalle citate indagini conoscitive,
nello stesso gennaio 2001 ebbe inizio al Senato anche l’iter per l’istituzione di una
Commissione di inchiesta monocamerale, iter che tuttavia non riuscì a concludersi per
l’intervenuta scadenza della XIII legislatura.
Si giunse così solo nella XIV legislatura all’approvazione da parte dell’Assemblea del Senato
del documento XXII, n. 27, di iniziativa del senatore Forcieri ed altri, recante “Istituzione di
una Commissione parlamentare di inchiesta sui casi di morte e grave malattia che hanno
colpito il personale militare italiano impiegato nelle missioni di pace, sulle condizioni della
conservazione e sull’eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle esercitazioni militari sul
territorio nazionale”. La Commissione di inchiesta così istituita tuttavia iniziò i propri lavori
soltanto a quasi quattro anni dall’inizio della XIV Legislatura, sotto la presidenza in principio
del senatore Salini e successivamente del senatore Paolo Franco.
La relazione conclusiva di questa prima inchiesta sull’uranio impoverito, approvata il 1°
marzo 2006, mise in luce diverse criticità, ma soprattutto accertò l’esigenza di estendere
l’ambito delle indagini al personale italiano impiegato nelle missioni all’estero, non
esclusivamente nei Balcani, ai poligoni di tiro, ai siti di stoccaggio dei munizionamenti e ai
rischi di esposizione a fattori patogeni di varia natura per le popolazioni civili residenti nei
teatri di confitto e nelle zone adiacenti gli insediamenti militari sul territorio nazionale,
dedicando una particolare attenzione agli effetti dell’utilizzo di proiettili all’uranio impoverito
e della dispersione nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle
esplosioni di materiale bellico.
Questo medesimo ambito di indagine, esteso precisamente in questi termini, ha
successivamente costituito l’oggetto della seconda Commissione di inchiesta sull’uranio
impoverito, istituita sempre presso il Senato nella XV legislatura, con Deliberazione adottata
dalla Commissione difesa in sede deliberante l’11 ottobre del 2006. La Commissione,
presieduta dalla senatrice Lidia Brisca Menapace, lavorò dal febbraio 2007 allo stesso mese
dell’anno successivo, fornendo sufficienti elementi conoscitivi da giustificare, anche in questo
caso, l’esigenza di ulteriori approfondimenti attraverso la prosecuzione dell’attività di
inchiesta nella successiva legislatura, contestualmente contribuendo, pur nel breve periodo di
1
Entrambe le indagini conoscitive traevano origine dalla diramazione di un documento della NATO SHAPE
(Supreme Headquarters Allied Power Europe) in data 1° luglio 1999, contenente la descrizione dei rischi
associati all’esposizione all’uranio impoverito e delle precauzioni consigliate per il personale militare in
presenza di tali rischi. Il documento aveva sollevato giustificati motivi di preoccupazione per le condizioni di
salute del personale militare che aveva preso parte alle missioni di pace nel Kosovo e in Bosnia-Erzegovina,
durante le quali il ricorso al munizionamento all’uranio impoverito era noto e documentato.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 11
12 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
tempo a disposizione, ad enucleare alcuni principi basilari come punto di partenza per il
lavoro valutativo delle successive Commissioni.
Segnatamente spicca, fra i principi enunciati nelle conclusioni della Commissione Menapace,
il criterio probabilistico, in base al quale, con riferimento alle patologie per le quali si
ipotizzava la riconducibilità all’esposizione all’uranio impoverito, non si poteva né affermare
né negare con certezza, in relazione ai risultati conseguiti dalla ricerca scientifica, un nesso
direttamente causale tra l’esposizione e l’insorgere della patologia. Pertanto nelle sue
conclusioni la Commissione optava per l’applicazione, in luogo di tale nesso causale, di un
principio di probabilità di causa, da adottare, con riferimento all’indennizzabilità di patologie
gravemente invalidanti o mortali contratte dal personale militare, sia in missioni fuori area sia
in patria, nel procedimento amministrativo di accertamento di tali patologie e di attribuzione
dei relativi benefici 2.
3. Le conclusioni della Commissione di inchiesta sull’uranio impoverito istituita nella XVI
legislatura.
Attraverso questi passaggi pregressi si giunse, nella XVI Legislatura, all’istituzione della
terza Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito, sempre monocamerale e
nuovamente deliberata dal Senato (il 16 marzo 2010), la quale diede inizio ai propri lavori il
15 settembre 2010, sotto la presidenza del senatore Rosario Giorgio Costa, concludendoli con
l’approvazione della relazione conclusiva il 9 gennaio 2013.
Sin dall’inizio della sua attività, la Commissione Costa, nel far proprio il principio della
probabilità di causa enunciato dalla Commissione Menapace, ebbe modo di constatare come
sia la normativa vigente sia le modalità di applicazione della stessa da parte delle
amministrazioni interessate risultassero lacunose e incongruenti sotto tale rispetto. A causa di
ciò, la procedura di attribuzione del beneficio della cosiddetta “speciale elargizione” 3 per i
soggetti equiparati alle vittime del terrorismo risultava particolarmente farraginosa (in diversi
casi contraddittoria), dando luogo a un frequente ed esteso contenzioso giudiziario, in cui
l’amministrazione risultava non di rado soccombente, soprattutto a causa della carente
motivazione degli atti di diniego del beneficio invocato.
Nell’esaminare i documenti prodotti dal Ministero della difesa e da altri soggetti 4, nonché le
conclusioni della Commissione Mandelli e del progetto SIGNUM, oltre che dalle risultanze
delle audizioni svolte, la Commissione Costa ebbe la conferma che le conoscenze scientifiche
non consentivano di affermare con certezza il ruolo causale di tutti i fattori di rischio presi in
esame (tra cui l’esposizione all’uranio impoverito) rispetto agli effetti denunciati, ma, al
tempo stesso, non consentivano di escludere che una concomitante ed interagente azione dei
fattori potenzialmente nocivi potesse essere alla base delle patologie e dei decessi osservati.
Raccomandava pertanto in primo luogo alle amministrazioni chiamate ad assicurare
l’osservanza delle norme in materia di tutela della salute del personale militare e civile di
2
Per una ricostruzione più dettagliata dei lavori delle precedenti Commissioni di inchiesta sull’uranio
impoverito si veda la parte introduttiva della Relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale
nelle Forze armate, approvata dalla Commissione il 26 maggio 2016, p. 5 e ss.
3
Sulla speciale elargizione si veda la Relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle Forze
armate, cit, p. 24 ss. e p. 28 ss.
4
In particolare, il parere reso alla Commissione europea dallo Scientific Committee on Health and
Environmental Risks – SCHER, del 28 maggio 2010, dal titolo Opinion on the Environmental and Health Risks
Posed by Depleted Uranium.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 12
13 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
adottare il basilare principio di precauzione, alla luce del quale devono essere evitate e
inibite quelle attività che comportino il verificarsi di situazioni di rischio di natura chimica,
fisica o biologica non controllabili con misure di contenimento o minimizzazione alla fonte,
ovvero “non suscettibili di poter essere contenute o rapidamente risanate per quanto riguarda
l’impatto ambientale, le implicazioni sulla catena alimentare, gli effetti di esposizione
sull’uomo anche con l’impiego di mezzi di protezione individuale”. Conseguentemente, le
medesime amministrazioni non avrebbero dovuto autorizzare operazioni da parte del
personale senza l’impiego delle misure organizzative, delle procedure o istruzioni operative
per la sicurezza (tra cui in particolare i dispositivi di protezione individuale - DPI).
Sul fronte dei vaccini e dei rischi legati ad una loro somministrazione incontrollata, le
conclusioni della Commissione Costa segnalavano invece la necessità che ogni attività di
somministrazione di farmaci, vaccini, antidoti dovesse essere effettuata tenendo conto della
particolare situazione individuale del destinatario, in relazione a specifiche indicazioni
cliniche, previa puntuale raccolta e registrazione di anamnesi mirata e specifica per il tipo di
somministrazione da effettuare, nonché previa acquisizione del consenso informato, con
illustrazione puntuale degli effetti e dei rischi legati all’intervento stesso, nel rigoroso rispetto
dei protocolli e dei calendari previsti.
Una ulteriore rilevante conclusione emersa dall’indagine svolta nella XVI legislatura e che
vale la pena di sottolineare nuovamente in questa sede, in quanto ha costituito anch’essa una
essenziale base di lavoro per la presente Relazione, è rappresentata dall’enunciazione del
criterio di multifattorialità della patogenesi. Evitando di entrare nel merito delle singole
ipotesi scientifiche - spesso discordanti – sulla tossicità o sull’eziopatogenesi correlata a
singoli fattori ambientali o agenti causali, illustrate dai numerosi esperti e ricercatori auditi nel
corso dell’inchiesta, la Commissione Costa ha sempre ritenuto di attenersi allo stretto merito
politico, normativo ed amministrativo, che imponeva di astenersi da qualsiasi posizione di
tipo scientifico o medico, concentrandosi invece sul principio di multifattorialità causale,
ossia sulla concomitanza di cause possibili riguardo all’insorgere delle patologie considerate
dall’inchiesta.
Alla luce di quanto detto sinora, è pertanto possibile osservare come, pur nella successione
delle diverse legislature e nel progressivo ampliamento dell’oggetto dell’inchiesta, le relazioni
conclusive delle tre Commissioni parlamentari di inchiesta sull’uranio impoverito attestino
una sostanziale continuità di valutazioni e di contenuti, nonché un analogo approccio
metodologico, tale da poter essere considerate parte di un’unica indagine sviluppatasi
nell’arco di tre legislature.
Del resto, la stessa delibera 30 giugno del 2015, con cui la Camera dei deputati ha disposto
l’istituzione, nella XVII legislatura, della quarta Commissione parlamentare d’inchiesta sulle
materie già indagate nelle precedenti legislature, ha inteso esplicitare tale principio di
continuità con la già citata disposizione (articolo 1, comma 2) in cui si richiamano
espressamente le conclusioni e l’attuazione delle proposte contenute nelle relazioni finali
presentate al termine dei lavori delle analoghe Commissioni istituite nella XV e nella XVI
legislatura.
4. L’attività istituzionale della Commissione uranio nella XVII legislatura: scansione
temporale e metodologica.
Nel corso dei suoi due anni di attività la Commissione ha realizzato un vasto programma di
lavoro, spaziando nell’ampia panoplia degli strumenti utilizzabili dall’inchiesta parlamentare,
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 13
14 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
e procedendo fin da subito nel solco di diversi filoni di inchiesta estesi e complessi, alcuni dei
quali hanno richiesto delicati approfondimenti.
Talmente variegato si è manifestato fin da subito l'ambito dell'inchiesta, come del resto
richiedeva l'ampia elencazione dei compiti della Commissione contenuta nel suo titolo, che
sono state approvate nel corso dei lavori due relazioni definite entrambe intermedie, andando
oltre la stessa lettera della delibera istitutiva, in cui si prevedeva la sola presentazione di una
relazione intermedia, alla scadenza del primo anno di attività, e di una relazione finale a
conclusione dei lavori della Commissione.
In particolare, la prima fase di attività della Commissione – che ha condotto
all'approvazione della relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle
Forze armate – ha seguito un modello di indagine prettamente conoscitiva, volto
all'individuazione e al possibile superamento delle carenze normative nel settore individuato
dall'oggetto dell'inchiesta. Ciò ha consentito di produrre, in allegato alla relazione approvata,
uno schema di proposta di legge, finalizzato all'esame parlamentare da parte delle
Commissioni di merito, contenente tutte le modifiche alla normativa vigente volte a creare un
quadro omogeneo e onnicomprensivo in materia di sicurezza sul lavoro per i militari
lavoratori civili della Difesa.
La seconda fase di attività della Commissione ha invece prescelto un modus operandi
marcatamente ispettivo, optando per lo svolgimento di un'accentuata attività di inchiesta,
mutuata dal modello del parallelismo con i poteri dell'autorità giudiziaria di cui all'articolo 82
della Costituzione. Ciò ha consentito alla Commissione di approfondire criticamente le lacune
normative in precedenza individuate e quelle relative all'applicazione delle norme vigenti,
affinando e potenziando i propri strumenti di inchiesta in relazione al grado di criticità
riscontrato nell'audizione dei soggetti di volta in volta ascoltati in forma testimoniale o nel
corso dei numerosi sopralluoghi effettuati presso i poligoni militari nel territorio nazionale. Al
termine di questa seconda tranche di lavoro, è stata approvata la relazione sull’attività
d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale nelle Forze armate: criticità e
proposte.
Si tratta, come si vede, di un ventaglio di percorsi d'inchiesta dai confini estremamente ampi,
che la Commissione ha potuto sviluppare attraverso un intenso programma di audizioni di
natura prevalentemente conoscitiva, nella prima fase della sua attività, e di natura nettamente
ispettiva nella seconda parte, anche con l'ausilio di un'estesa raccolta documentale e con il
supporto di un apparato di consulenza altamente specializzato, riferito ai diversi profili tecnici
dell'inchiesta.
5. I filoni tematici dell’inchiesta
Fin dall’inizio della programmazione dei lavori la Commissione ha ritenuto di definire in
chiave tematica i canali della sua attività, sovrapponendone l’ambito quanto più fedelmente
possibile sui compiti dell’inchiesta, come delineati dall’articolo 1 della delibera istitutiva del
30 giugno 2015. Ai sensi della delibera istitutiva, infatti, la Commissione ha il compito di
indagare:
«a) sui casi di morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle
missioni militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui sono depositati munizionamenti,
anche sulla base dei dati epidemiologici disponibili riferiti alle popolazioni civili nelle zone di
conflitto e nelle zone adiacenti alle basi militari nel territorio nazionale in relazione
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 1415
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici o radiologici dal possibile effetto patogeno,
con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della
dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di
materiale bellico e a eventuali interazioni;
b) sulle specifiche condizioni ambientali dei diversi contesti operativi al fine di valutare le
misure adottate per la selezione delle migliori forme di sistemazione logistica e dei più
appropriati equipaggiamenti di protezione individuali per le truppe impiegate;
c) sull'adeguatezza della raccolta e delle analisi epidemiologiche dei dati sanitari relativi al
personale militare e civile, sia di quello operante nei poligoni di tiro e nelle basi militari nel
territorio nazionale, sia di quello inviato nelle missioni all'estero;
d) sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare, indipendentemente dal
successivo impiego del medesimo personale;
e) sulle modalita' della somministrazione dei vaccini al personale militare, nonché sul
monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati, tenendo conto in particolare
dei risultati del progetto denominato «Studio sull'impatto genotossico nelle unità militari»
(SIGNUM);
f) sui rischi associati alla presenza di gas radon e di materiali contenenti amianto negli
ambienti in cui il personale militare è chiamato a prestare servizio;
g) sull'adeguatezza degli istituti di indennizzo, di natura previdenziale e di sostegno al reddito
previsti dall'ordinamento in favore dei soggetti colpiti da patologie correlate alle situazioni di
possibile rischio indicate alle lettere a), d), e) e f). »
Su questa base giuridica la Commissione ha fondato i suoi lavori e, in particolare, ha delineato
distinti filoni della propria attività, ciascuno dei quali assomma una o più lettere del citato
articolo 1.
Sono stati pertanto svolti approfondimenti nei seguenti ambiti, riferiti al personale sia militare
che civile dell’amministrazione della Difesa:
a. Casi di militari gravemente ammalatisi, a seguito di esposizione ai fattori patogeni
inclusi nell’oggetto dell’inchiesta
b. Sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, sia sul territorio nazionale che all’estero
c. Adeguatezza degli istituti indennitari e previdenziali, riferiti ai fattori di rischio oggetto
dell’inchiesta
d. Rischio ambientale determinato dall’attività delle Forze armate nei poligoni di tiro,
anche con riferimento ai territori limitrofi e alle popolazioni ivi residenti
e. Rischi alla salute derivanti dall’impiego e dalla somministrazione di vaccini
f. Rischi alla salute derivanti da esposizione ad amianto e stato dell’arte delle relative
bonifiche
g. Rischi alla salute derivanti da esposizione a radon
Per ciascuno di questi filoni la Commissione ha svolto un alto numero di audizioni ed
esami testimoniali, nonché un ampio programma di missioni, da cui sono emerse
numerose e rilevanti criticità e i cui frutti, in termini di valutazioni, conclusioni e
proposte operative, sono confluiti nel contenuto specifico delle due citate relazioni
intermedie, prodotte dalla Commissione in preparazione della presente relazione
conclusiva.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 15 -
16
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
6. Le audizioni
Le audizioni, che, come noto, hanno caratterizzato soprattutto la prima fase di attività della
Commissione, hanno corrisposto anzitutto all’esigenza di mettere a fuoco l’entità e la natura
dei rischi alla salute cui sono esposti i componenti delle Forze armate e i lavoratori civili della
Difesa.
Alcune di esse in particolare, che si erano già svolte davanti alla Commissione Costa nella
XVI legislatura, hanno avuto lo scopo di illustrare alla Commissione lo stato attuale delle
cognizioni scientifiche e tecniche in materia di esposizione all’uranio impoverito e ad altri
fattori patogeni, soprattutto in connessione con la possibilità di affermare l’esistenza di un
nesso di causalità fra tale esposizione e l’insorgenza di specifiche patologie considerate
dall’inchiesta.
In questo ambito rientrano a titolo esemplificativo, le audizioni di numerosi tecnici,
professori, militari e anche consulenti della Commissione, specificamente richiesti di
intervenire sulla materia per fornire un quadro informativo quanto più possibile neutrale e
“laico”, come si è detto.
E’ utile rilevare che in questo caso la Commissione, nel solco di alcuni recenti precedenti
nella prassi delle commissioni di inchiesta, ha ritenuto di ricorrere allo strumento poco
tradizionale dell’audizione di suoi propri consulenti 5, con l’intendimento di voler acquisire
un parere qualificato dagli esperti ritenuti ad avviso dei commissari come più accreditati nella
materia di riferimento, ma in una forma più versatile del consueto deposito di una perizia
tecnica, che non consente il confronto immediato con i commissari stessi.
Nell’ambito delle sedute della Commissione finalizzate a scopi di testimonianza e di doveroso
ascolto delle ragioni delle vittime, peraltro, hanno fornito un quadro illuminante le numerose
audizioni di militari ammalati e di familiari di vittime di patologie connesse
all’esposizione ad uranio impoverito e a vaccinazioni multiple. Tali testimonianze
individuali e in alcuni casi collettive, al di là del forte impatto emotivo e delle riflessioni
etiche in grado di suscitare nelle coscienze singole, hanno avuto il merito di sollevare un velo
sulla condizione di solitudine e di grave abbandono in cui si sono trovati nel corso degli anni
questi militari e i loro familiari, non soltanto nell’affrontare il progressivo decorso della
malattia (in non pochi casi letale), ma anche nel percorso giudiziario successivo, di cui la
Commissione ha constatato la lentezza e l’eccesso di spersonalizzazione nei confronti di chi
ha messo la propria vita e la propria salute a servizio della nazione.
Riassuntivamente sono stati auditi in forma libera i seguenti soggetti:
Falco ACCAME, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate
nelle Forze armate e famiglie dei caduti, (17.2.16); Raffaele TARTAGLIA, rappresentante
dell'Osservatorio permanente e centro studi per il personale delle Forze armate e di Polizia,
(18.2.16); Andrea RINALDELLI, rappresentante del Coordinamento nazionale danneggiati da
vaccino – CONDAV (24.2.16) e padre del caporal maggiore Francesco Rinaldelli (il cui
decesso, secondo il padre, sarebbe dovuto alla somministrazione di vaccinazioni multiple);
5
Si tratta delle audizioni della Professoressa Antonietta GATTI, esperta di nanoparticelle e già consulente della
Commissione Costa nella XVI legislatura; del dottor Raffaele GUARINIELLO, già Procuratore Capo Vicario della
Procura della Repubblica di Torino e consulente nella materia della sicurezza sul lavoro; del tecnico militare
Generale in quiescenza Fernando TERMENTINI, audito in forma testimoniale per sua espressa richiesta; del
tecnico della prevenzione ambientale Omero NEGRISOLO.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 1617
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Giorgio TRENTA Presidente dell'Associazione italiana di Radioprotezione medica, (25.2.16 e
23.3.16); Luciano CARLEO rappresentante di CONTRAMIANTO e altri rischi - Onlus,
(2.3.16 e 26.7.17); Carlo MAGRASSI Segretario generale del Ministero della difesa, (3.3.16,
17.3.16 e 20.4.16); Maura PAOLOTTI Direttore generale della Previdenza Militare e della
Leva - PREVIMIL, (9.3.16 e 31.3.16); Massimo DE FELICE Presidente dell'INAIL,
Giuseppe LUCIBELLO Direttore generale, Ester ROTOLI, Direttore della Direzione Centrale
Prevenzione dell'INAIL, e Agatino CARIOLA, Direttore della Direzione Centrale
Assicurazione, Prevenzione e Servizi Istituzionali dell'INAIL (10.3.16 e 25.5.16); Enrico
TOMAO Ispettore generale della Sanità militare (IGESAN), (16.3.16 e 13.4.16); Mario
MELAZZINI Presidente dell'Agenzia Italiana del farmaco (AIFA), (30.3.16); Luigi
BUONINCONTRO, Carlo CALCAGNI, Adamo FERRARA, Lorenzo MOTTA, Vincenzo
RICCIO, militare colpito da patologie connesse all’oggetto dell’inchiesta, e Giuseppe
TRIPOLI, che in sede di audizione ha sostenuto di aver contratto patologie connesse alle
somministrazioni vaccinali (30.3.2016); Enrica PRETI, Direttore generale della direzione
generale di Commissariato e di servizi generali (COMMISERVIZI) del Ministero della difesa,
(6.4.16); Col. Claudio DE ANGELIS, Direttore dell'Osservatorio epidemiologico della
Difesa, (7.4.16); Gualtiero RICCIARDI, Presidente dell'Istituto superiore di sanità, Loredana
MUSUMECI, Direttore del Dipartimento di ambiente e connessa prevenzione primaria
dell'Istituto superiore di sanità, e Angelo DEL FAVERO, Direttore generale, (21.4.16); Cirino
STRANO, consigliere scientifico dell'Associazione Movimento No MUOS Sicilia (21.4.16);
Fiorenzo Marinelli, ricercatore presso l'Istituto di genetica molecolare del CNR di Bologna
(21.4.16); Claudio Graziano Capo di Stato maggiore della Difesa, (28.4.16); Cons. Edoardo
ANDREUCCI, già Presidente del Comitato di verifica per le cause di servizio del Ministero
dell'economia e delle finanze (4.5.16); Paolo GEROMETTA, presidente del Comitato di
presidenza del Consiglio Centrale di Rappresentanza Interforze, Antonio CIAVARELLI,
rappresentante COCER per la Marina, Antonsergio BELFIORI, rappresentante COCER per
l'Aeronautica, Giovanni CUTRUPI, rappresentante COCER per la Guardia di finanza, Andrea
CARDILLI, rappresentante COCER per l'Arma dei carabinieri, Roberto CONGEDI,
rappresentante COCER per l'Esercito (11.5.16 e 19.5.16); Bernardo DE BERNARDINIS,
Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Luciano
BOLOGNA, Giancarlo TORRI e Claudio NUMA, Dirigenti dell'Istituto superiore per la
protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) (18.5.16); ); Antonio CANCEDDA, Francesco DE
ANGELIS, Salvatore DONATIELLO e Gaetano LUPPINO, militari colpiti da patologie
connesse all’oggetto dell’inchiesta, Santa PASSANITI, madre del militare Francesco Finessi
(la quale in sede di audizione ha sostenuto che il figlio sarebbe deceduto a seguito di patologie
connesse a somministrazioni vaccinali) e Salvatrice PIROSA, vedova del carabiniere
Giuseppe Bongiovanni (18.5.16); Roberta PINOTTI, Ministra della Difesa (26.5.16);
Massimo CAPPAI, professore di statistica medica dell'Università degli Studi di Firenze
(20.7.16 e 3.8.16); Annibale BIGGERI, dirigente dell'Arpas Sardegna, (20.7.16 e 3.08.16);
Francesco PIGLIARU, Presidente della Regione Sardegna, (3.8.16); Massimo MASSELLA
DUCCI TERI, Avvocato generale dello Stato (3.8.16); Paolo PASQUINELLI (9.11.16 e
11.01.17); Fausta DI GRAZIA, Presidente del Comitato di verifica per le cause di servizio
presso il MEF, (19.1.17 e 2.2.17); Omero NEGRISOLO, tecnico prevenzione ambientale
ARPAV Veneto, (1.2.17); Adriano CHIÒ, professore associato di neurologia presso
l'Università di Torino, (8.2.17); Marco LAMPIS, Sindaco di Escalaplano, Giuseppe CABONI
e Riccardo CABONI, legali del medesimo Comune, accompagnati dal consigliere comunale
Nicola PRASCOLU (22.2.17); Gen. Enrico TOMAO Ispettore Generale della Sanità Militare,
Gen. Div. Angelo PALMIERI Capo del VI Reparto di SMD - Sistemi C4I e Trasformazione,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 1718
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Col. Claudio DE ANGELIS, Direttore dell'Osservatorio epidemiologico del Ministero della
Difesa, Alessandro SGRÒ, Capitano di fregata, ufficiale addetto presso l'Ufficio sistemi
informativi di supporto del VI Reparto - Sistemi C4I e trasformazione, dello Stato maggiore
della Difesa. (08.3.17); Caporale maggiore scelto Antonio ATTIANESE e consorte Maria
FORINO (15.3.17); Rosario CROCETTA, Presidente della regione siciliana, e Maria LO
BELLO vicepresidente della regione siciliana (17.5.17); Silvana MIOTTO, madre del militare
David Gomiero (la quale in sede di audizione ha sostenuto che le gravi patologie da cui è
affetto il figlio sarebbero dovute a patologie connesse a somministrazioni vaccinali)
(31.05.17); Teresa RUOCCO, madre del militare Fulvio Pazzi (31.5.17); Biagio MAZZEO,
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lanusei (21.6.17); Emanuele SECCI,
Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari (28.6.17); Carlo
CHIARIGLIONE, militare in servizio intervenuto in rappresentanza del caporale maggiore
scelto Antonio Attianese (in precedenza audito dalla Commissione e successivamente
deceduto per gli esiti della patologia contratta), Walter CECCHETTIN, militare in congedo
gravemente ammalato, Francesco ZITO, padre del militare deceduto Leonardo Zito, Mercedes
PACILEO, vedova del militare Enzo Liguori, Giovanna SORIA, vedova del militare Pasquale
Cinelli, Gianluca PARISI, militare in congedo per ragioni di salute e Salvatrice PIROSA,
vedova del militare Giuseppe BONGIOVANNI (13.9.17); Salvatore RULLO, Patrizia
SADOCCO e Alberto Tuzzi, in rappresentanza di As.so.di.pro, Salvatore ANTONACI, padre
del militare deceduto Andrea Antonaci, Pier Paolo CIPRIANI, fratello del deceduto
Maresciallo Luciano Cipriani, Marisa MARCOLINI, madre del militare deceduto Valerio
Saviantoni, Aniello BRANCALEONE, fratello del Caporale Maggiore Scelto deceduto
Alfonso Brancaleone e Fabio FELACO, figlio del maresciallo aiutante dell’Aeronautica
militare Giovanni Felaco (11.10.17); Stefano SILVESTRI, igienista del lavoro presso
l’Istituto per lo studio e la prevenzione oncologica - ISPO (18.10.17); Alessandro
MARINACCIO, ricercatore presso il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del
lavoro e ambientale dell'INAIL (19.10.17); Dario MIRABELLI, ricercatore presso il Centro
di riferimento per l'epidemiologia e la prevenzione oncologica in Piemonte - CPO Piemonte
(26.10.17); Raffaele GUARINIELLO, già Procuratore vicario presso la Procura della
Repubblica di Torino (15.11.17); Antonietta Morena GATTI, ricercatrice ed esperta in
materia di nanoparticelle (15.11.17); Ezio BONANNI, Presidente dell'Osservatorio nazionale
sull'amianto (6.12.17); Gen. D. (ris.) Osvaldo BIZZARI (6.12.17); Angelo Fiore
TARTAGLIA, consulente legale dell'Osservatorio militare e centro studi per il personale delle
Forze armate e di Polizia (7.12.17); Vincenzo TOMBOLINI, Professore ordinario di
radioterapia presso l’Università “La Sapienza” di Roma (20.12.17); Fabrizio CIPRANI,
Dirigente superiore medico della Polizia di Stato (20.12.17).
Tra le audizioni merita attenzione quella del Prof. Giorgio Trenta, Presidente
dell’Associazione italiana di radioprotezione medica. Il Professore, nella seduta del 23 marzo
2016, sollecitato con una serie di domande da parte del Presidente e dei commissari,
riconosce, rifacendosi ai principi di probabilità qualificata e di multifattorialità nella genesi di
patologie tumorali, la responsabilità dell’uranio impoverito nella generazione di
nanoparticelle e micropolveri, capaci di indurre i tumori che hanno colpito anche i nostri
militari inviati ad operare in zone in cui era stato fatto un uso massiccio di proiettili all’uranio
impoverito.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 18
19 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
7. Gli esami testimoniali
Dopo una prima tranche di attività dedicata ad acquisire un quadro informativo quanto più
ampio possibile, attraverso lo svolgimento di un consistente numero di audizioni (fase
conclusasi con l’approvazione della prima relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela
previdenziale), la Commissione, come si è detto, ha proseguito i propri lavori imprimendo
un’impronta diversa, caratterizzata da un marcato tratto ispettivo.
A questa seconda fase di attività ha corrisposto lo svolgimento di un ampio ciclo di esami
testimoniali, nel corso dei quali la Commissione ha potuto audire in qualità di persone
informate sui fatti connessi all’oggetto dell’inchiesta sia alcuni dei soggetti già invitati
precedentemente in audizione libera, sia ulteriori nuovi soggetti in grado di fornire elementi
informativi consistenti, anche in virtù delle forme giuridicamente più stringenti dell’audizione
in forma testimoniale.
In tale quadro, il più consistente gruppo di esami testimoniali ha riguardato i responsabili
degli organi di vigilanza sull’applicazione delle norme in materia di sicurezza e salute sul
lavoro dei militari. Si tratta, in particolare, degli esami testimoniali di responsabili dei
competenti uffici presso il Segretariato generale della Difesa, dell’Ufficio di Coordinamento
Centrale della Vigilanza (UCoCeV), delle Unità di Coordinamento della Vigilanza d’Area
(UCoSeVA), suddivisi nelle rispettive aree Esercito (EI), Marina militare (MM), Aeronautica
militare (AM), Corpo dei carabinieri (CC), della Direzione per il Coordinamento Centrale del
Servizio di Vigilanza, Prevenzione e Protezione dello Stato maggiore dell’Esercito, nonché
dei vari Servizi di vigilanza (SV), anche con riferimento ai poligoni visitati nel corso delle
missioni svolte dalla Commissione. In questo stesso ambito tematico rientrano anche gli
esami testimoniali dell’Ispettore Generale della Sanità Militare, di vari rappresentanti del
Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) e del Centro Tecnico Logistico Interforze
NBC (Nucleare Biologico Chimico).
Sono da ricollegare soprattutto al tema della congruità della raccolta di dati sulle patologie
connesse al servizio svolto dai militari in Italia e all’estero gli esami testimoniali (preceduti da
un’analoga audizione in forma libera) del Direttore dell'Osservatorio epidemiologico del
Ministero della Difesa, mentre un ulteriore gruppo di esami testimoniali, di natura più
eterogenea, ha riguardato esperti scientifici e ricercatori, nonché alcuni militari che in tempi
risalenti avevano prestato servizio in aree interessate da specifici fattori di rischio alla salute,
la cui presenza era stata per lungo tempo negata o resta tuttora controversa.
Riassuntivamente, la Commissione ha audito in forma testimoniale i seguenti soggetti:
Antonino BONASERA, responsabile UCoCeV - Segretariato generale Difesa/DNA
(13.12.16); Col. Giovanni TRIVISONNO e Ten. Col. Antonio ODORE, UCoSeVA AM Ufficio vigilanza ispettiva (14.12.16); Ten. Col. Marcello BIANCHI, UCoSeVA AM Ufficio vigilanza tecnico-amministrativa (14.12.16); Col. Onofrio GARZONE, UCoSeVA
E.I. (21.12.16); Ten. Col. Angelo DI SPIRITO, UCoSeVA E.I. (21.12.16); Gen. B. Antonello
VESPAZIANI, già Comandante del poligono di Cellina Meduna (21.12.16); Ten. Col. Mario
ANGELI, medico competente del poligono di Cellina Meduna (21.12.16); Ten. Col.
Francesco BATTAGLINI, Responsabile del servizio prevenzione e protezione del poligono di
Cellina Meduna (21.12.16); Col. Alessandro LAZZINI, responsabile dell’Ufficio
Coordinamento dei Servizi di Vigilanza d’Area dello Stato maggiore dell’Esercito (18.1.17);
Col. Francesco NASCA, responsabile dell’Ufficio Antinfortunistica e Medicina del Lavoro
dello Stato maggiore dell’Esercito (18.1.17); Gen. B. Carmelo COVATO, Direzione per il
Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza, Prevenzione e Protezione dello Stato
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 19
20 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
maggiore dell’Esercito (18.1.17 e 16.11.17); C.V. Francesco BATTAGLIA, UCOSEVA MM
(25.1.17) (8.2.17 e 16.2.17); C.V. Massimo CASTELLI, Servizi Vigilanza Area Nord MM
(25.1.17); Col. Filippo AGOSTA, JMED COI (25.1.17, 15.3.17 e 24.7.17); Magg. Raffaele
RUOCCO, Capo 3^ Sezione Vigilanza Antinfortunistica CC (26.1.17); Cap. Antonio
PRIMIANI, Addetto 3^ Sezione Vigilanza Antinfortunistica CC (26.1.17); Col. Claudio DE
ANGELIS, Direttore dell'Osservatorio epidemiologico del Ministero della Difesa, (15.2.17 e
1.3.17); Gen. div. Vito FERRARA, Capo della Direzione di sanità dell'Arma dei Carabinieri,
(15.2.17); Amm. Sq. Giuseppe CAVO DRAGONE, Comandante del COI, (23.2.17 e
18.5.17); Ten. Col. Ing. Vinicio PASQUALI, Direttore interinale del Centro Tecnico
Logistico Interforze NBC (8.3.17 e 4.5.17); Col. Pietro LO GIUDICE, Capo della Divisione
J4 del Comando Operativo di Vertice Interforze (COI) (2.3.17, 9.3.17 e 4.5.17); Gen. Giorgio
RUSSO, Comandante del poligono Interforze Salto di Quirra (29.3.17); Roberto COMELLI,
Capo del IV Reparto Logistica e Infrastrutture dello Stato maggiore della Difesa, (29.3.17,
10.5.17 e 7.6.17); Col. ing. Gioacchino PAOLUCCI, Direttore dello Stabilimento militare
munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto (12.4.17); Ass. tecn Silvestro CAMPANA,
Responsabile del servizio prevenzione e protezione dello Stabilimento militare
munizionamento terrestre di Baiano di Spoleto (12.4.17); Col. ing. Giulio BOTTO, Direttore
dello Stabilimento militare ripristini e recuperi del munizionamento di Noceto di Parma
(12.4.17); Ten. Col. ing. Massimo PIAZZA, Responsabile del servizio prevenzione e
protezione dello Stabilimento militare ripristini e recuperi del munizionamento di Noceto di
Parma (12.4.17); Contrammiraglio Claudio BOCCALATTE, Direttore del CISAM (3.5.17);
Alessandro CAVAGNARO, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del CISAM
(3.5.17); Ten. Col. Raffaele ZAGARELLA, Capo sezione esperti qualificati del CISAM
(3.5.17); Col. Antonino MANNINO, Capo della Medical Intelligence (11.5.17); Col. Sergio
CARDEA, Capo Divisione J3 del COI (17.5.17); Gen. Enrico TOMAO, Ispettore Generale
della Sanità Militare (10.5.17 e 24.5.17); Col. a.ter t.ISSMI Stefano GIRIBONO, Comandante
del 7 Reggimento NBC. (24.5.17); Gen. S.A. Roberto NORDIO, Sottocapo di Stato maggiore
della Difesa (7.6.17 e 21.6.17); Giuseppe CAROFIGLIO, Maresciallo in quiescenza della
Guardia di finanza (28.6.17 e 5.7.17); Ten. Col. medico Ennio LETTIERI (5.7.17); Prof.
Francesco RICCOBONO (27.9.17); Gen. Francesco PIRAS (27.9.17); Maresciallo Francesco
PALOMBO (27.9.17); Vittorio LENTINI, già Caporal Maggiore Capo scelto dell'Esercito
italiano. (12.10.17); Maresciallo Massimo ORRÙ (25.10.17); Gen. B. (ris.) Fernando
TERMENTINI (16.11.17); Vincenzo TOMBOLINI Professore ordinario di radioterapia
presso l’Università “La Sapienza” di Roma (21.12.17).
8. La trasmissione di atti all’autorità giudiziaria
In relazione a tre specifici casi emersi nel corso dell’inchiesta la Commissione ha convenuto
di trasmettere gli atti acquisiti nelle rispettive audizioni presso le procure della Repubblica
competenti e, in due circostanze, per conoscenza anche alla Procura generale militare.
Si tratta nel primo caso della vicenda relativa al militare Antonio Attianese, vittima di una
grave patologia insorta a seguito della sua permanenza in territori contaminati dalla presenza
di uranio impoverito in Afghanistan, nell’ambito di due diverse missioni militari all’inizio
degli anni 2000, successivamente deceduto, in conseguenza della stessa patologia, nei mesi
seguenti all’audizione resa davanti alla Commissione il 15 marzo 2017. Il Caporale
maggiore scelto Attianese fu invitato dalla Commissione ad esporre il suo caso personale in
audizione a seguito di una sua intervista avvenuta nel corso di una nota trasmissione
televisiva, in cui denunciava l’atteggiamento ostruzionistico di alcuni superiori e le gravi
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 20
21 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
minacce da lui subite nel corso del trattamento delle pratiche assistenziali e previdenziali
relative alla sua richiesta di causa di servizio.
Gli atti relativi all’audizione del Caporale maggiore scelto Attianese, inclusivi della
documentazione depositata dal militare, sono stati inviati per le opportune iniziative al
Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma in data 23 marzo
2017.
In una seconda circostanza la Commissione ha deliberato la trasmissione di atti all’autorità
giudiziaria e segnatamente nel caso rappresentato dal Tenente Colonello medico Ennio
Lettieri, nel corso dell’esame testimoniale svolto davanti alla Commissione il 5 luglio del
2017. In tale occasione il Tenente Colonnello Lettieri affermava di essere stato direttamente
testimone, nel corso della sua ultima missione in Kossovo in qualità di direttore
dell'infermeria del Comando KFOR, della presenza di una fornitura idrica altamente
cancerogena di cui era destinatario il contingente italiano, in un contesto di scarsa o
inefficiente sorveglianza sanitaria sui militari italiani ivi impiegati e di grave pericolosità
ambientale, del tutto sottovalutato o ignorato dai comandi in carica.
Infine, la Commissione ha provveduto a trasmettere alla Procura della Repubblica presso il
tribunale di Roma gli atti relativi all’esame testimoniale svolto davanti alla Commissione il 16
novembre 2017 dal Generale Carmelo Covato, della Direzione per il Coordinamento
Centrale del Servizio di Vigilanza, Prevenzione e Protezione dello Stato maggiore
dell’Esercito. Nel caso di specie il Generale Covato aveva affermato, nel corso di
un’intervista televisiva andata in onda pochi giorni prima della convocazione davanti alla
Commissione, che i militari italiani impiegati nei Balcani erano al corrente della presenza di
uranio impoverito nei munizionamenti utilizzati ed erano conseguentemente attrezzati,
affermazioni che apparivano in contrasto con le risultanze dei lavori della Commissione e con
gli elementi conoscitivi acquisiti nel corso dell’intera inchiesta.
Si segnala infine che la Relazione intermedia sull'attività d'inchiesta in materia di sicurezza
sul lavoro e tutela ambientale nelle Forze armate, approvata dalla Commissione il 19 luglio
2017, è stata inviata al Procuratore generale della Corte dei conti per le valutazioni di
competenza.
9. Le missioni 6
La realizzazione di queste due distinte fasi di attività della Commissione ha altresì richiesto lo
svolgimento di un intenso programma di missioni sul territorio, diretto all'adempimento della
funzione ispettiva e all'acquisizione documentale presso i poligoni e gli arsenali, che ha
prodotto il materiale necessario all'analisi dei consulenti e alla discussione delle conclusioni
approvate nelle due relazioni.
Lo svolgimento delle missioni ha seguito alcune linee direttrici, che costituivano oggetto di
specifico interesse da parte della Commissione. Si tratta in particolare del filone di indagine
relativo agli arsenali e alle connesse problematiche di sicurezza e tutele previdenziali del
personale rispetto al rischio della presenza di amianto; dei sopralluoghi nell’ambito delle
verifiche sulla sicurezza dei lavoratori e sullo stato dei luoghi, anche sotto il profilo
ambientale, dei poligoni militari sul territorio nazionale; di approfondimento delle
problematiche connesse alla presenza di gas radon.
Nel corso delle missioni, come nell’ambito della restante attività, la Commissione ha
deliberato di ricorrere non solo al consueto strumento delle audizioni, ma anche allo
6
Per le relazioni sugli incontri svolti, sui sopralluoghi effettuati e sulle audizioni/esami testimoniali svolti in
corso di missione, si veda l’allegato alla presente relazione.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2122
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
svolgimento di esami testimoniali in loco, concentrandosi particolarmente sui soggetti
responsabili della sicurezza e della tutela della salute dei lavoratori. Tali soggetti sono stati
individuati di volta in volta nella figura del comandante, del responsabile del servizio
prevenzione protezione, del medico competente, nonché dei rappresentanti dei lavoratori ed
ogni altro soggetto atto a fornire elementi di conoscenza alla Commissione, secondo lo
schema delle più tradizionali indagini conoscitive.
Le missioni svolte dalla Commissione sono state le seguenti:
Visite agli arsenali di Taranto (20 maggio 2016), Augusta (1° luglio 2016), La Spezia (28
luglio 2016).
Missione in Sardegna (dal 2 al 7 ottobre 2016), con visita ai poligoni di Salto di Quirra, Capo
Teulada, Capo Frasca e al deposito munizioni di Santo Stefano (La Maddalena).
Missione a Padova, Pordenone e Ravenna (12 e 13 gennaio 2017), con visita ai poligoni di
Cellina Meduna e Foce Reno e audizioni di personale impiegato presso il 1° ROC di monte
Venda.
Missione a Pisa (15 e 16 marzo 2017), per visitare il Centro interforze studi per le
applicazioni militari – CISAM.
Missione a Bari e Lecce (21 e 22 marzo 2017), con visita ai poligoni di Torre Veneri e Torre
di Nebbia.
Missione ad Agrigento, Caltanissetta Catania (dal 3 al 6 aprile 2017), con visita alla
stazione NRTF - MUOS di Niscemi, alla base di Sigonella e al poligono di Drasy.
9.1. La visita alla stazione NRTF - MUOS di Niscemi
Un particolare profilo di specificità presentava la visita alla stazione NRTF - MUOS di
Niscemi (CL) a causa del fatto che si tratta di una installazione militare ad uso esclusivo di
alleati o a supporto del dispositivo NATO, in particolare del MUOS (Mobile User Objective
System) situato nel territorio di Niscemi.
In tale occasione la Commissione, oltre ad acquisire specifica documentazione, ha svolto una
visita del sito, un’audizione del Procuratore capo di Caltagirone (CT) Giuseppe Verzera, di
alcuni rappresentanti del territorio e dell’allora Presidente della Regione siciliana, Rosario
Crocetta.
Il MUOS è un impianto di trasmissione dati ad uso esclusivo della US NAVY, denominato
NRTF, gestito secondo un accordo tra le Forze armate italiane e quelle statunitensi. Durante la
citata missione in Sicilia, svolta fra il 3 e il 6 aprile 2017, la delegazione della Commissione
ha avuto l'opportunità di conoscere, grazie alla collaborazione offerta dalle autorità
statunitensi, le potenzialità di quel sistema che resta ad uso esclusivo degli Stati Uniti e che,
accanto alle preesistenti 46 antenne, ha di fatto reso il sito di Niscemi, immerso in una
splendida sughereta, un sito strategico militare, ma ad alto impatto per il territorio e per gli
abitanti.
Su questa delicata tematica, prima della Commissione si era già mossa la magistratura,
attraverso la Procura di Caltagirone che ha aperto un fascicolo di inchiesta per abusivismo
edilizio, nonostante l'iter realizzativo avesse ottenuto il nulla osta di tutte le istituzioni
coinvolte.
In particolare, durante l'audizione del Procuratore capo di Caltagirone, Giuseppe Verzera, il 5
aprile a Caltanissetta, è emerso quanto si evince dai seguenti atti:
PRESIDENTE. Dunque, signor Procuratore, siamo passati da un problema di carattere
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2223
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
edilizio, originato come un abuso compiuto in violazione al decreto che ne stabiliva
l’inedificabilità, a una possibile sussistenza di reato in ambito ambientale. Tuttavia,
quell’abuso edilizio non è stato cancellato?
GIUSEPPE VERZERA, Procuratore capo di Caltagirone. No, c’è un processo pendente in
dibattimento.
Dal punto di vista dei rischi ambientali sulla popolazione locale e per gli addetti delle nostre
Forze armate, derivante dall'emissione di onde elettromagnetiche da parte della “foresta di
antenne”, ovvero le 46 presenti ma non tutte contemporaneamente funzionanti, ben poco è
stato purtroppo fatto in passato. Lo dimostra il caso dell'ex militare italiano in servizio nel
2002 presso la base NRTF di Niscemi, SALVATORE FERLITO, audito sempre a Catania
dalla Commissione il 5 aprile 2017, il quale afferma: «Noi eravamo circa 40 soldati, che
appunto ci occupavamo di antiterrorismo e di sorvegliare questa base americana. Non so
perché c’eravamo noi, comunque c’eravamo noi. Facevamo servizio all’interno, proprio sotto
l’antenna che è inquisita. Mai visti militari americani. Noi avevamo soltanto questa tenda da
campo. ».
Su queste due direttrici ovvero la mancanza di controllo sanitario prima del 2009 e l'attuale
processo in corso pendente presso la Procura di Caltagirone, su quanto l'ARPA Sicilia ha
dichiarato di svolgere in termini di controllo ambientale e sui dati che l'amministrazione
americana ha dichiarato di produrre in termini di monitoraggio delle emissioni
elettromagnetiche del MUOS, la Commissione ha concluso la propria visita ottenendo da
parte statunitense la disponibilità a definire e a determinare un rapporto molto più stretto e
istituzionale con l’ARPA regionale per la verifica dei dati sul possibile inquinamento
elettromagnetico, con un progetto di monitoraggio in continuo. L’ARPA, e di conseguenza la
regione siciliana, dovranno trovare i finanziamenti necessari per impiantare un’ulteriore
modalità di rilevazione di questi dati con strumenti di elevata affidabilità. Su questo punto era
stato sollecitato l’allora Presidente della regione siciliana, Crocetta, durante l’audizione del 17
maggio 2017. Ad oggi non risulta che sia partito un nuovo sistema di monitoraggio in
continuo non affidato alle stesse istituzioni che gestiscono il MUOS.
Inoltre, non risultano ancora attuati dalle Amministrazioni interessate molti degli impegni
previsti nel Protocollo d’intesa, che permetteva l’avvio delle procedure per l’installazione
delle antenne, firmato il 1° giugno 2011 tra la regione siciliana ed il Ministero della difesa tra
cui in particolare:
- fornire la consulenza dell’allora Centro Interforze Studi Applicazioni Militari
(CISAM) e la strumentazione di misura necessaria ad effettuare il monitoraggio
continuo dei campi elettromagnetici. Integrando la suddetta strumentazione nella rete
regionale di monitoraggio dell'ARPA Sicilia che ne curerà la gestione e la
elaborazione dei dati e i cui dati saranno resi sempre disponibili per l'amministrazione
di Niscemi;
- attrezzare l’area naturalistica della Sughereta realizzando, in sei mesi dall’avvio dei
lavori di realizzazione del MUOS, una infrastruttura ecocompatibile per il controllo,
gestione ed accoglienza, adeguata a supportare l’attività di unità ippomontate e di
sistemi per la vivibilità del parco, in accordo con l’ente gestore del parco stesso.
- supportare le azioni degli organismi territoriali per la promozione del prodotto agroalimentare dell’area di Niscemi sul territorio nazionale ed internazionale, anche
coinvolgendo organismi all’uopo preposti quali l’ICE;
- promuovere rapporti diretti di collaborazione, anche attraverso specifici gemellaggi,
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
-
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 23
24 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
con gli enti gestori di uno o più parchi naturali degli Stati Uniti d’America per il
tramite dell’ufficio consolare all’uopo individuato, al fine di promuovere rapporti e
scambi culturali continui, favorire gli scambi tra i giovani che vivono nel territorio ove
ricade la riserva naturale orientata “sughereta di Niscemi” e i giovani fruitori delle
aree naturali protette degli Stati Uniti d’America e ad attrarre sul territorio esperti
provenienti dagli Stati Uniti per supportare il territorio nella fase di avvio della
gestione innovativa del parco della sughereta, anche attraverso specifiche azioni
formative, nonché a contribuire alla divulgazione nel mondo della conoscenza della
Riserva Naturale Orientata e del territorio niscemese;
adoperarsi per la promozione e l’istituzione di summer schools in gemellaggio con
centri di eccellenza americani e per suscitare la costituzione di borse di studio per gli
studenti di Niscemi per lo svolgimento di attività di studio/ricerca presso gli Stati
Uniti d’America.
10. L’attività di supporto tecnico alla Commissione: i gruppi di lavoro.
Fin dall’inizio della sua attività la Commissione si è contraddistinta per l’esigenza di un alto
grado di tecnicità, di cui è espressione la deliberazione di costituire quanto prima una équipe
di collaboratori altamente qualificati, particolarmente variegato, esperto delle materie
comprese nell’oggetto dell’inchiesta. Di tale gruppo sono entrati a far parte magistrati esperti
di diritto del lavoro, ricercatori scientifici e medici sul tema delle profilassi vaccinali e
dell’esposizione a nanoparticelle, avvocati esperti in materia di tutela previdenziale dei
lavoratori, professori universitari di diritto ambientale, tecnici balistici, medici e
anatomopatologi, fisici, magistrati contabili e militari.
Il contributo dei consulenti ha percorso sottotraccia l’attività della Commissione fin
dall’inizio dei suoi lavori, attraverso un’efficace partecipazione alle sedute e alla
progettazione del percorso dell’inchiesta, ma si è reso particolarmente evidente, nella sua
dimensione di gruppo di esperti assegnatario di uno specifico obiettivo di studio, solo nella
seconda tranche dell’attività della Commissione, caratterizzata da una più accentuata
connotazione ispettiva.
Tale lavoro di équipe si è svolto al di là degli schemi tradizionali delle commissioni di
inchiesta, risultando del tutto smarcato dalla eventuale costituzione di comitati speciali
all’interno del plenum, che la Commissione non ha ritenuto infatti di dover istituire. I gruppi
di lavoro, pur costituendo un soggetto sui generis dato che prescindono dalla partecipazione
dei commissari, hanno tuttavia acquisito un proprio ubi consistam di fattivo supporto ai lavori
della Commissione. Assumendo una duplice modalità operativa hanno, da un lato, contribuito
in modo pregevole alla preparazione tecnica delle singole sedute della Commissione,
particolarmente per quanto riguarda la predisposizione della base tecnica necessaria allo
svolgimento dei numerosi esami testimoniali; dall’altro, hanno condotto un lavoro collegiale
di elaborazione di contributi ad hoc, preventivamente individuati dalla Commissione intorno a
oggetti definiti, che hanno preso la forma specifica di allegati alla seconda relazione
intermedia e depositati in questa forma agli atti della Commissione.
Con il supporto di questo gruppo di collaboratori diversificato per competenze, la
Commissione ha inteso individuare e approfondire ben nove differenti filoni di inchiesta,
nell'ambito di ciascuno dei quali è stata prodotta una specifica relazione tecnica. Si tratta dei
seguenti:
1) monitoraggio e analisi dei dati epidemiologici riferiti ai militari;
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 24
25 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
2) analisi, a fini ispettivi, dei documenti di valutazione del rischio redatti per i militari
e i lavoratori della Difesa;
3) controllo sull'operato degli organi di vigilanza e dei medici competenti per i
lavoratori militari e civili della Difesa;
4) effettuazione di sopralluoghi e verifica dello stato ambientale dei poligoni militari e
del personale ivi impiegato;
5) verifica e acquisizione dei dati sui vaccini e sulla loro somministrazione ai militari;
6) verifica della presenza di amianto e analisi dei rischi ad essa correlati nei siti ove è
impiegato personale civile e militare della Difesa;
7) prevenzione del rischio a carico dei militari in un quadro internazionale;
8) analisi e monitoraggio dell'impatto ambientale dei siti militari sul territorio e sulle
popolazioni circostanti;
9) studio e rilevazione del rischio derivante dalla presenza di gas radon e di radiazioni
ionizzanti nei siti ove è impiegato personale civile e militare della Difesa.
A ciascuno di questi argomenti ha corrisposto uno specifico gruppo di lavoro, formato di
consulenti della Commissione preventivamente individuati dal Presidente e, in due casi,
coordinati dai due Vicepresidenti (si tratta del gruppo vaccini, coordinato dal Vicepresidente
Ivan CATALANO, e del gruppo amianto, coordinato dalla Vicepresidente Donatella
DURANTI). I gruppi di lavoro hanno utilizzato il materiale pervenuto alla Commissione in
occasione delle audizioni e degli esami testimoniali (resoconti stenografici e documentazione
depositata o prodotta successivamente), nonché raccolto nel corso delle missioni, per redigere
i rispettivi contributi tecnici, successivamente confluiti nei contenuti delle relazioni
intermedie e della presente, dopo essere stati vagliati e fatti proprie dalla Presidenza con il
consenso dei gruppi in Commissione.
11. Le relazioni intermedie.
Fin dall’inizio della sua attività la Commissione ha programmato i suoi lavori con delle
scadenze temporali molto ravvicinate, la prima delle quali prevedeva la redazione di una
relazione intermedia preliminare entro un termine inferiore a quello indicato dalla stessa
delibera istituiva, con il preciso scopo di accelerare i tempi dell’esame per così dire
“istruttorio” dell’oggetto dell’inchiesta e consentire di dedicare maggiore spazio alla
successiva attività propriamente inquirente della Commissione.
Approvando così il 26 maggio 2016, dopo circa sei mesi dalla sua costituzione, la Relazione
sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle Forze armate, la Commissione ha
inteso dare immediatamente forma e contenuto alla prima parte dei propri lavori, dedicati allo
svolgimento di attività prettamente conoscitiva dello stato dell’arte su una materia complessa,
anche attraverso una fase ricognitiva delle conclusioni cui erano pervenute le precedenti
commissioni sull’uranio impoverito.
La successiva approvazione il 19 luglio 2017, ad un anno di distanza dalla prima, di una
ulteriore Relazione intermedia sull'attività d'inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e
tutela ambientale nelle Forze armate, ha invece dato conto del nucleo più ispettivo del lavoro
svolto dalla Commissione, dedicato, come di è detto, agli esami in forma testimoniale dei
principali soggetti individuati all’interno dell’amministrazione della Difesa come direttamente
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2526
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
coinvolti e responsabili nel sistema della vigilanza sulla sicurezza, del comando dei poligoni
militari, della gestione dei dati sanitari riferiti ai militari.
Si tratta di due ampi documenti che affrontano da angolazioni similari e complementari la
necessità di verificare il livello di effettiva attuazione della normativa in materia di sicurezza
sul lavoro tra i lavoratori appartenenti all'amministrazione della difesa, con particolare
riguardo ai componenti delle Forze armate, approfondendo le specificità che caratterizzano il
comparto della Difesa, alla luce del particolare sistema di «giurisdizione domestica» in tema
di malattie professionali e infortuni sul lavoro, attualmente vigente per i lavoratori di questo
settore.
Rinviando al contenuto specifico di tali relazioni intermedie per un’analisi puntuale e
dettagliata delle risultanze delle singole audizioni ed esami svolti dalla Commissione nel
corso dei suoi lavori 7, può esser utile sinteticamente accennare alle principali criticità rilevate
sui versanti indicati dai titoli delle stesse relazioni e alle conclusioni cui sono pervenuti i due
documenti approvati, che hanno toccato tutti i temi oggetto dei singoli filoni d’inchiesta. Si è
infatti spaziato dalla rilevazione di evidenti carenze nel grado di effettività della tutela dei
militari sul piano della sicurezza del lavoro, soffermandosi in particolare sull'inadeguatezza
degli istituti di indennizzo, di natura previdenziale e di sostegno del reddito previsti
dall'ordinamento in favore dei soggetti colpiti dalle patologie indicate nell'oggetto
dell'inchiesta, all'analisi delle gravi ricadute sulle popolazioni civili nelle zone adiacenti alle
basi militari nel territorio nazionale, dovute alla specificità nella gestione dei poligoni militari
e all’insufficienza delle cautele con riferimento alla prevenzione del possibile danno
ambientale; alla verifica attenta e critica dell'adeguatezza – o per meglio dire
dell'inadeguatezza – della raccolta e dell'analisi epidemiologica dei dati sanitari relativi al
personale militare e civile; all'analisi in chiave fortemente critica delle modalità di
somministrazione dei vaccini al personale militare e della valutazione dei rischi connessi alla
presenza di gas radon e di materiali contenenti amianto negli ambienti in cui il personale
militare e civile presta servizio; alla rilevazione di preoccupanti ritardi registrati nell’attività
di bonifica dell’amianto particolarmente nei siti degli arsenali militari.
In particolare, le maggiori criticità sono state rilevate dalla Commissione nel settore
dell’applicazione da parte dell’amministrazione della Difesa della normativa vigente nel
settore della prevenzione e della sicurezza del lavoro e in quello della tutela contro gli
infortuni e le malattie professionali, per quanto concerne soprattutto la valutazione dei
rischi, la responsabilità del datore di lavoro, l’approntamento di strutture e servizi di
prevenzione idonei. In questo campo infatti la Commissione ha constatato in alcuni casi la
mancata o inadeguata redazione da parte delle figure preposte alla sicurezza dei lavoratori, dei
fondamentali documenti programmatici della sicurezza previsti dal decreto legislativo 9 aprile
2008, n. 81: dal DVR (Documento di Valutazione del Rischio) al DUVRI (Documento Unico
di Valutazione dei Rischi Interferenziali), dal PSC (Piano di Sicurezza e Coordinamento) ai
programmi di informazione-formazione dei lavoratori.
In questo quadro, la Commissione ha richiesto allo Stato maggiore della Difesa la
trasmissione dei documenti di valutazione dei rischi di tutti i poligoni, aree esercitative e
arsenali militari sul territorio nazionale; tuttavia i documenti pervenuti alla Commissione
hanno riguardato solo una piccola parte dei siti interessati. Il fatto che non siano stati prodotti
7
Per un analisi di dettaglio dei contenuti delle singole relazioni si rinvia al testo dei DOC. XXII-bis n. 7 e DOC.
XXII-bis n. 11.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2627
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
alla Commissione i DVR di molti siti militari denota in più casi la mancata predisposizione di
tali documenti da parte dei soggetti obbligati, in molti casi una “diffusa disattenzione”,
attuale, non solo risalente nel tempo, degli organi di sorveglianza militari nei confronti di tale
obbligo, come opportunamente evidenziato nelle conclusioni della prima relazione
intermedia.
Sia nel corso delle audizioni, che in occasione delle missioni dedicate alla questione, la
Commissione ha conseguentemente più volte richiamato i comandanti esaminati (esercitanti
la funzione di datori di lavoro ai fini della normativa in materia di sicurezza sul lavoro) ad
adempiere all’obbligo di legge della redazione dei documenti previsti dal decreto legislativo
n. 81 del 2008, sottolineando esplicitamente l’esigenza che anche per le attività esercitative e
addestrative sia necessaria una specifica e puntuale valutazione di tutti i rischi, ivi compresi
quelli da interferenza legati alle attività antecedenti, contemporanee e successive che si
svolgono nei poligoni da parte dei reparti esercitati e da parte dei reparti che gestiscono tali
aree.
La Commissione ha inoltre potuto ricostruire, attraverso un gruppo consistente di audizioni,
esami testimoniali ed alcune specifiche missioni 8, la specialità dell’ordinamento militare per
quello che riguarda l’assetto dei servizi di prevenzione e protezione e l’esercizio delle
funzioni ispettive e di vigilanza, specialità che si estrinseca in una organizzazione peculiare
ispirata ad un criterio di assoluta autosufficienza 9.
Già dalle risultanze delle precedenti commissioni di inchiesta erano emerse le criticità di
questo modello organizzativo, che, tendendo a sovrapporre il ruolo del controllore a quello del
controllato, viene a mancare del necessario requisito della terzietà, assumendo con ciò i
caratteri di una giurisdizione domestica non solo non adeguatamente motivata nella sua
specialità, ma anche produttiva di effetti deteriori nella tutela del dipendente della Difesa
rispetto a quella garantita al lavoratore comune.
Un’ulteriore specialità dell’amministrazione della Difesa, rilevata criticamente dalla
Commissione in quanto negativamente incidente sul livello di tutela del lavoratore, è quella
che concerne la peculiare attribuzione della qualità di datore di lavoro nell’ambito delle
Forze armate. Il D.P.R. 15 marzo 2010, n. 90, recante Testo unico delle disposizioni
regolamentari in materia di ordinamento militare, infatti, al comma 2 dell’art. 246, individua
tale qualità anche in soggetti dichiaratamente “non dotati di autonomi poteri di spesa”,
contravvenendo in tal modo al disposto dell’art. 2, comma 1, lettera b), del decreto legislativo
n. 81 del 2008, ai sensi del quale il datore di lavoro deve essere invece “dotato di autonomi
8
Si vedano gli esami testimoniali dei responsabili dei servizi centrali di vigilanza militare, nonché gli esami
testimoniali dei comandanti, RSPP, medici competenti di ciascuno dei poligoni visitati durante le missioni svolte
in Sardegna, Sicilia, Friuli ed Emilia-Romagna.
9
L’art. 13, comma 1-bis, decreto legislativo n. 81 del 2008 stabilisce che "nei luoghi di lavoro delle Forze
armate, delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco la vigilanza sulla applicazione della legislazione in materia di
salute e sicurezza sul lavoro è svolta esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette
amministrazioni". Corrispondentemente, a norma dell’art. 249, comma 1, D.P.R. n. 90/2010, “nell’ambito
dell’amministrazione della Difesa, al fine di tutela delle informazioni di cui, nell’interesse della difesa militare e
della sicurezza nazionale, è vietata la divulgazione, ai sensi delle vigenti norme unificate per la protezione e la
tutela delle informazioni classificate e per la tutela del segreto di Stato, il servizio di prevenzione e protezione
di cui agli articoli 31 e seguenti del decreto legislativo n. 81 del 2008, è costituito esclusivamente dal personale
militare o civile dell’amministrazione della Difesa, in possesso delle capacità e dei requisiti professionali di cui
all'articolo 32 del medesimo decreto legislativo, nonché di adeguata abilitazione di sicurezza”.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2728
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
poteri decisionali e di spesa” 10. Come ha potuto constatare la Commissione soprattutto nel
corso dei sopralluoghi svolti presso i poligoni militari, la mancanza di autonomi poteri
decisionali e di spesa in tali soggetti determina una sostanziale inefficacia delle norme sulla
responsabilità dello stesso datore di lavoro in ordine all’attuazione delle norme in materia di
tutela della salute e della sicurezza del lavoratore, in questo caso militare.
Un ulteriore nodo critico che la Commissione era chiamata a sciogliere riguardava la tutela
previdenziale del personale delle Forze armate, con particolare riguardo alla concessione
delle provvidenze previste dall’ordinamento per il caso di patologie correlate all’esercizio del
dovere, anche in relazione all’esposizione ai fattori patogeni indicati nell’oggetto
dell’inchiesta.
In questo ambito la Commissione ha condotto un’indagine ad ampio spettro, che, partendo
dalla verifica dell’efficacia delle procedure previste dalla legge per l’attribuzione delle citate
provvidenze, è giunta all’indicazione di precise lacune o incongruenze normative,
all’accertamento di responsabilità individuali, anche attraverso l’esame dei casi singoli e le
audizioni dei soggetti responsabili per l’amministrazione della Difesa o del Ministero
dell’economia.
Questo specifico campo dell’inchiesta è stato trattato diffusamente nell’ambito della prima
relazione intermedia sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle Forze armate,
cui si rimanda per gli aspetti di contenuto e di dettaglio. In questa sede occorre tuttavia
ribadire, come già detto nella citata relazione, che l’indagine della Commissione ha
evidenziato “la non adeguatezza della tutela previdenziale garantita al personale delle Forze
armate dalle attuali prassi applicative” e che “tale inadeguatezza trova causa non già
nell’entità delle provvidenze previste dall’ordinamento vigente, ma nelle incongruenze e
criticità del procedimento di attribuzione di tali provvidenze”, in particolare nella
farraginosità e nelle carenze del percorso amministrativo e nel particolare modus operandi del
Comitato di verifica per le cause di servizio, istituito presso il Ministero dell’economia con il
compito di accertare la riconducibilità delle patologie insorte alle speciali condizioni
ambientali e operative 11.
La seconda relazione della Commissione, che arriva dopo numerose sentenze che hanno
confermato sul piano giuridico l'esistenza di un nesso causale, tra esposizione senza
protezione in ambienti contaminati da uranio impoverito e patologie tumorali, è stata invece
incentrata sul rischio ambientale e sulle politiche di prevenzione e protezione e per la
10
Tale deroga sarebbe giustificata con la presunta necessità di una “vicinanza" del datore di lavoro stesso al
personale militare, soprattutto nei casi in cui fra il militare e il referente gerarchico avente poteri di spesa vi sia
una sensibile distanza materiale (contingenti operanti all’estero).
11
V. su questo la prima relazione intermedia approvata dalla Commissione dove si dice che la Commissione ha
infatti appurato che il percorso amministrativo che porta al riconoscimento della c.d. “causa di servizio”
prevede: il parere della CMO (Commissione medica ospedaliera) composta da medici militari, che si pronuncia
sulla gravità della patologia e sulla corrispondente percentuale di invalidità che ne deriva, ma non
sull’eziopatogenesi; il parere del CVCS (Comitato di verifica per le cause di servizio), organo del MEF, nel quale i
medici militari sono in maggioranza e determinanti nella formulazione del giudizio sulla sussistenza del nesso di
causalità, pronunciato su base esclusivamente documentale ed in assenza di un reale contraddittorio con
l’interessato. Ne discende che, nell’ambito del procedimento or ora descritto, non appare sufficientemente
garantita la terzietà di giudizio nel procedimento. Nella relazione si evidenzia altresì che il citato CVCS ha spesso
motivato i propri pareri contrari alla concessione dei benefici con l’assenza di un nesso causale tra l’esposizione
ai fattori patogeni e l’insorgere della patologia, respingendo il consolidato principio probabilistico-statistico,
affermato da una costante giurisprudenza.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 2829
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
sicurezza del personale addetto ai poligoni di tiro presenti sul territorio nazionale. In questi
siti e nelle aree contigue 12 la mancata o tardiva bonifica dei residui dei munizionamenti
impiegati nelle esercitazioni ha prodotto considerevoli rischi ambientali anche in danno delle
popolazioni residenti nei territori circostanti 13. La Commissione ha infatti dovuto constatare
come l’attività di bonifica del territorio su cui insistono i poligoni sia stata e continui ad essere
nettamente insufficiente, tale da compromettere in modo irreversibile lo stato dei luoghi (è il
caso della cosiddetta “penisola interdetta”, nell’area di Capo Teulada), ed è tale da arrecare
grave rischio alla salute anche per le popolazioni locali.
Peraltro le condizioni in cui versano diversi siti e installazioni militari (prime fra tutte le
strutture del CISAM di Pisa, visitate dalla Commissione nell’ambito di una apposita
missione), nonché di arsenali e depositi di munizioni, attestano, che in taluni casi, gli standard
di sicurezza garantiti dall’amministrazione della Difesa sul territorio non sono adeguati al
livello di rischio a cui sono soggetti i lavoratori impiegati. Documenti sollecitati e acquisiti
dalla Commissione hanno infatti evidenziato rischi di esposizione ad agenti chimici e
cancerogeni connessi all’impiego nell’attività militare di svariate sostanze pericolose, nonché
rischi fisici, biologici, rischi di esposizione ad atmosfere esplosive, oltre che a condizioni di
stress lavoro-correlato, mentre ulteriori rischi sono stati rilevati in caserme, depositi e
stabilimenti militari (rischi strutturali, carenze di manutenzione, presenza di materiali
pericolosi come l’amianto, la cui opera di bonifica integrale in navi, aerei, elicotteri ed altre
attrezzature in dotazione delle Forze armate non è ancora completata).
La problematica dell’amianto, intesa come bonifica ambientale dei luoghi e delle
attrezzature militari, navi e officine, nonché come pregiudizio alla salute arrecato ai cosiddetti
“ex-esposti” per l’arco temporale in cui la dannosità del minerale non era ancora stata
riconosciuta, ha costituito l’oggetto di una serie di tre missioni che la Commissione ha svolto
per effettuare sopralluoghi agli arsenali di Taranto, La Spezia ed Augusta, con la guida
della vicepresidente Donatella Duranti 14. Lo stato di fatiscenza e l’incuria in cui versavano
alcune delle strutture visitate dalla Commissione hanno aggravato le preoccupazioni della
delegazione in visita, confermando il giudizio su un insufficiente grado di tutela della salute
dei lavoratori, soprattutto di quelli civili impiegati nei processi produttivi degli arsenali.
Anche i rischi connessi alla presenza di gas radon, la cui cancerogenicità è riconosciuta da
tempo, sono stati oggetto di particolare attenzione da parte della Commissione con lo
svolgimento di un’apposita missione a Padova, dedicata ad approfondire la problematica della
contaminazione da presenza di radon all’interno delle installazioni militari del I ROC di
12
Nel corso di distinte missioni la Commissione ha visitato in Sardegna i siti di Capo Teulada, con l’area della
cosiddetta “penisola interdetta”, il Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ) e quello di Capo Frasca; in Sicilia
il poligono di Drasy; in provincia di Ravenna il poligono di Monte Romano e, in provincia di Pordenone, quello di
Cellina Meduna.
13
Prima di svolgere le missioni e i sopralluoghi in quei poligoni la Commissione aveva provveduto a richiedere
ed acquisire i rispettivi documenti di valutazione dei rischi, che sono stati sottoposti alla valutazione dei
consulenti, e sulla base dei quali è stata condotta l’attività ispettiva sui sistemi di sorveglianza a tutela della
sicurezza dei lavoratori. Ma lo scopo prevalente di queste missioni della Commissione è stato quello di
approfondire le problematiche connesse alla tutela dell’ambiente nei territori limitrofi alle installazioni militari
e ai poligoni di tiro.
14
Per il resoconto di tali missioni si veda l’apposito allegato.
Atti Parlamentari Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
– - 29
30- –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
monte Venda 15, nonché nell’ambito del lavoro svolto dal gruppo di consulenti costituito ad
hoc, che ha prodotto uno specifico documento sull’argomento.
Un ultimo filone di inchiesta attivato dalla Commissione, su cui sono state svolte diverse
audizioni ed esami testimoniali e rispetto al quale la Commissione ha provveduto
all’acquisizione di una corposa documentazione, è rappresentato dalla problematica relativa al
rischio derivante dalla profilassi vaccinale nei confronti dei componenti delle Forze
armate, anche in vista della partecipazione a missioni internazionali in territorio straniero.
Con il supporto dell’apposito gruppo di lavoro di consulenti, la Commissione ha condotto in
questo campo un’ampia ricognizione non solo delle modalità di somministrazione dei vaccini
(considerate responsabili, nel quadro di un criterio eziologico di multifattorialità,
dell’insorgenza di diverse patologie, particolarmente in soggetti che per condizioni di stress o
immunodepressione da stress in situazioni di conflitto o tensione risultavano particolarmente
vulnerabili), ma anche delle modalità di analisi dei dati sanitari dei militari da parte degli
uffici della sanità militare preposti a tale scopo 16.
12. L’ultima fase dei lavori della Commissione
A seguito dell’approvazione, nel luglio 2017, della seconda relazione intermedia, l’attività
della Commissione è ripresa, dopo la pausa estiva dei lavori della Camera, con lo scopo di
ultimare la trattazione di alcuni temi affrontati dalle due relazioni approvate, che
necessitavano di ulteriori approfondimenti, anche su sollecitazione di singoli membri della
Commissione, per consentire l’elaborazione delle conclusioni e delle valutazioni politiche atte
a costituire il nucleo della relazione conclusiva sulle risultanze dell’attività complessiva della
Commissione.
In quest’ottica, la Commissione ha proceduto allo svolgimento di numerose audizioni ed
esami testimoniali di militari, esperti scientifici, professori universitari, ricercatori, con lo
scopo di corrispondere da un lato a specifiche richieste di soggetti interessati ad essere auditi,
dall’altro a particolari esigenze conoscitive rappresentate da singoli gruppi di lavoro nel corso
della rispettiva attività. Ha inoltre ricevuto documentazione richiesta, sin dalla prima fase dei
lavori, a istituzioni sia militari che civili, che è stata oggetto di studio da parte del gruppo di
lavoro sui vaccini presieduto dal vicepresidente Ivan Catalano.
Le risultanze di questa tranche conclusiva dei lavori della Commissione hanno investito
essenzialmente il tema dell’accertamento di particolari condizioni ambientali patogene nel
territorio dei poligoni militari e delle aree contigue 17, nonché dell’applicazione della
normativa in materia di sicurezza dei militari nei teatri operativi all’estero possibilmente
15
Dal procedimento penale in corso presso il tribunale di Padova (riguardo al quale la Commissione ha
provveduto ad acquisire dalla Procura competente ogni documentazione utile) risulta che le Forze armate
NATO erano a conoscenza delle elevate concentrazioni di radon presente nelle installazioni militari di monte
Venda già dalla fine degli anni Ottanta ed avevano messo in atto le azioni di tutela del proprio personale. Al
contrario, risulterebbe invece che le Forze armate italiane esposero ancora per decenni al radon il proprio
personale addetto, non adottando adeguate tutele.
16
Si vedano in particolare le audizioni e gli esami testimoniali svolti nei confronti dei rappresentanti
dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa e dell’Ispettorato generale della sanità del Ministero della difesa,
in cui le maggiori carenze sono state rilevate sul fronte dell’insufficienza del follow up relativo alle eventuali
patologie connesse al servizio prestato, dal momento che risultano esclusi dalla raccolta dei dati i militari che
vanno in congedo.
17
Si vedano in particolare su questo tema gli esami testimoniali svolti davanti alla Commissione dal Prof.
Francesco Riccobono (27.9.17) e dal Gen. Francesco Piras (27.9.17).
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3031
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
interessati dalla presenza di uranio impoverito, con particolare riguardo alla condizione del
contingente italiano inviato nei Balcani a cavallo fra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli
anni Duemila 18.
In alcuni casi gli accertamenti che la Commissione ha ritenuto di effettuare sono conseguiti
alla specifica esigenza di verificare l’accuratezza di affermazioni rese nell’immediatezza
dell’inchiesta da esponenti del mondo militare sulla eventuale presenza di uranio impoverito
negli armamenti a disposizione delle nostre Forze armate impiegate all’estero nel passato 19,
oppure dalla necessità di riascoltare persone già menzionate o interessate dall’attività delle
precedenti commissioni d’inchiesta sull’uranio impoverito e che, alla luce delle evidenze
conseguite nel corso dell’inchiesta attuale, erano chiamate a chiarire affermazioni con esse
discordanti o particolarmente difficili da interpretare a causa del lasso di tempo intercorso
dagli eventi raccontati o testimoniati 20. Hanno infine investito il tema della composizione dei
vaccini somministrati ai militari e quello del follow-up del progetto SIGNUM, già citato,
relativo alla presenza dell’attività di vaccinazione fra i fattori di rischio multifattoriale sulla
salute dei militari.
L’ultima parte dei lavori della Commissione ha peraltro visto una intensificazione dell’attività
dei gruppi di lavoro dei consulenti, chiamati a tirare le fila di un lavoro complesso e
stratificato nel corso dei mesi precedenti, che ha dato adito di riflesso, su impulso della
Commissione, ad un ininterrotto flusso di richieste informative e documentali rivolte alle
amministrazioni competenti, nonché di sollecitazioni inviate per le vie formali ai Ministri
interessati per ottenere i necessari riscontri di specifiche incongruenze di volta in volta
rilevate, nel corso dell’inchiesta, all’interno della normativa vigente – sia di rango primario
che secondario – in materia di tutela della sicurezza sul lavoro dei componenti delle Forze
armate.
Ciò ha confermato la natura genuinamente costruttiva del lavoro svolto dalla Commissione,
volta a riformare in positivo il quadro normativo posto a tutela dei lavoratori della Difesa, in
modo da garantire loro lo stesso grado di sicurezza che la legge prevede per tutti gli altri
lavoratori della Repubblica.
18
Rileva in particolare la grave testimonianza resa il 16 novembre 2017 dal Generale Fernando Termentini, già
in servizio nei Balcani e colpito da gravissime patologie riconducibili ai fattori considerati dall’oggetto
dell’inchiesta.
19
L’esame testimoniale, reso il 16 novembre del 2017 dal Gen. B. Carmelo Covato, della Direzione per il
Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza, Prevenzione e Protezione dello Stato maggiore dell’Esercito,
ha evidenziato alcune rilevanti discrepanze fra le risultanze più recenti e significative dei lavori della
Commissione nella XVII legislatura e la posizione rappresentata dall’ufficiale in una sede televisiva, senza che
l’esito dell’esame stesso abbia potuto fare adeguata chiarezza sul punto.
20
E’ il caso della già citata audizione in forma testimoniale del Gen. Francesco Piras (27.9.17), chiamato a
chiarire il suo contributo informativo sulla presenza di uranio impoverito nel territorio del poligono di Salto di
Quirra, o del Professore ordinario di radioterapia presso l’Università “La Sapienza” di Roma Vincenzo
Tombolini, ascoltato il 21 dicembre 2017 per dare conto di una pregressa consulenza tecnica nella causa di
servizio intentata al Ministero della Difesa da un militare colpito da carcinoma, a distanza di pochi mesi dal
servizio prestato in un’area interessata da fattori altamente patogeni.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3132
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
CAPITOLO 2.
CRITICITA’ E PROPOSTE IN MATERIA DI SICUREZZA SUL LAVORO
1. Le criticità
1.1. L’inchiesta parlamentare e le inchieste giudiziarie
Nel settore primario della sicurezza e della salute sul lavoro, la Commissione d’inchiesta,
grazie alle penetranti metodologie investigative adottate, ha scoperto - dietro le rassicuranti
dichiarazioni rese dai vertici dell’Amministrazione della Difesa e malgrado gli assordanti
silenzi generalmente mantenuti dalle Autorità di Governo pur esplicitamente sollecitate - le
sconvolgenti criticità che in Italia e nelle missioni all’estero hanno contribuito a seminare
morti e malattie tra i lavoratori militari del nostro Paese.
Un’opera, quella realizzata dalla Commissione d’inchiesta, a maggior ragione preziosa, ove si
tenga presente che malauguratamente non appaiono sistematici gli interventi della
magistratura penale a tutela della sicurezza e della salute del personale dell’amministrazione
della Difesa.
Non mancano, è vero, alcune apprezzabili eccezioni. Come il processo che il 2 novembre
2017 a Padova, per iniziativa della Procura della Repubblica, ha condotto il tribunale a
condannare in primo grado alla pena della reclusione in anni due un ex direttore della sanità
militare per i reati di omicidio colposo e di lesioni personali colpose in danno di tre militari
esposti a radon nel sito incavernato di monte Venda (incuneato fino a 100 metri di profondità
e areato solo artificialmente), nonché al risarcimento dei danni il Ministro della Difesa protempore in rapporto a due militari (v. la sentenza di condanna depositata il 29 dicembre 2017).
Da richiamare sono pure due dibattimenti in corso: l’uno presso il tribunale di Lanusei per il
delitto di omissione dolosa aggravata di cautele contro infortuni e disastri di cui all’articolo
437 c.p. a carico di ufficiali del distaccamento di Capo San Lorenzo e di comandanti in capo
del poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra, “il poligono
militare più grande d’Europa” in una sede affidata a “uffici giudiziari minuscoli” secondo
quanto ha posto eloquentemente in risalto l’attuale Procuratore della Repubblica; l’altro
presso il tribunale di Padova per i delitti di omicidio colposo e di abbandono di persone
incapaci a carico di 14 direttori e comandanti dell’amministrazione della Difesa per patologie
amianto correlate in 63 appartenenti alla Marina militare imbarcati o in servizio a terra. E di
basilare rilievo sono le indagini svolte per il delitto di disastro doloso dalla Procura della
Repubblica presso il tribunale di Cagliari.
È allarmante, peraltro, che, tra l’indifferenza delle autorità competenti, in materia di patologie
occorse a militari o a cittadini residenti nei pressi di siti militari - ivi compresi gli stessi
mesoteliomi da amianto o i tumori polmonari da radon - i procedimenti per reati quali
l’omicidio colposo o le lesioni personali colpose nemmeno vengano avviati, ovvero si
sviluppino con una tale lentezza o senza gli indispensabili approfondimenti, con la
conseguenza che si concludono con il proscioglimento nel merito o per prescrizione del reato.
Il risultato è devastante. Nell’amministrazione della Difesa continua a diffondersi un senso
d’impunità quanto mai deleterio per il futuro, l’idea che le regole c’erano, ci sono e ci
saranno, ma che si potevano, si possono e si potranno violare senza incorrere in effettive
responsabilità. E quel che è ancora peggio, dilaga tra le vittime e i loro parenti un altrettanto
sconfortante senso di giustizia negata, proclamato in accorate audizioni davanti alla
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3233
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Commissione d’inchiesta.
Non sorprende allora che, nel corso di un’audizione avvenuta l’11 ottobre 2017 di congiunti
di militari deceduti, l’Avv. Patrizia Sadocco, facente parte della Assodipro, chiamata ad
assistere le famiglie in più procedimenti penali, abbia reso una dolente dichiarazione:
“Per l’uranio si parla di 7-8-10.000 morti e ammalati, in Marina militare so che sono arrivate
oltre il migliaio le persone individuate e in monte Venda sono anche lì centinaia., sembra
quasi che non si possa parlare. Sembra di parlarne come se fosse la strage di Ustica, nel senso
di dire che è una follia pensare di andare nel penale. In realtà, io ritengo che siano cose
gravissime, che devono andare nel penale. Da quello che a me risulta – non so se sbaglio –
non credo che ci siano condanne penali contro i vertici militari in Italia, da quello che mi
risulta, da quello che so. Da quello che mi risulta non c’è un procedimento per l’uranio
impoverito. Non mi risulta che ci sia un procedimento penale per l’uranio impoverito.
Nonostante ci siano stati magistrati molto coraggiosi e molto preparati ad avviare queste
indagini, sono magistrati isolati, completamente isolati, perché a Padova la situazione, dal mio
punto di vista, è preoccupante. C’è stato grande entusiasmo per l’avvio dei procedimenti
penali, però c’è un ispettore che se ne occupa, perché, lo sapete bene, non c’è un pool di
polizia giudiziaria. C’è un dottore che se ne occupa. Ci sono due magistrati, di cui uno è stato
trasferito, che se ne occupano. Non c’è nessuna condanna definitiva contro i vertici militari. Il
procedimento Marina 1 è preoccupante. Perché? Perché c’è stata un’assoluzione in primo
grado sulla base di una teoria scientifica che non è mai esistita. C’è stata una sentenza in corte
d’appello sulla base di una prescrizione che non è mai esistita. La Corte di cassazione ha
detto: «Basta, finiamola. Non è mai esistita questa teoria scientifica della dose killer. Non è
vero che c’è stata prescrizione». Ha rispedito alla corte d’appello e la corte d’appello ha di
nuovo fatto una sentenza di assoluzione. Ora le parti civili vogliono fare ricorso in
Cassazione, ma pare che il Procuratore generale non ne voglia sapere. Quello che sto
cercando di trasmettere è che sembrano procedimenti penali che non andranno da nessuna
parte. Io capisco bene dove finiscono le competenze della politica e dove iniziano quelle della
magistratura, però la mia proposta alla Commissione, se può essere un consiglio, è cercare di
creare un gruppo di lavoro, perché sono migliaia, migliaia e migliaia i morti e gli ammalati.
Voi lo sapete molto più di me. Adesso io non voglio paragonare la cosa come il pool di “mani
pulite”, però, voglio dire, quando si vuole fare un gruppo di lavoro di medici, polizia
giudiziaria e magistrati che lavora, non importa dove sia questo gruppo di lavoro. Credo di
sapere perché sull’uranio impoverito non ci sia un procedimento penale, perché credo che
l’unica competente potrebbe essere solo la Procura di Roma e capisco che non può avviare un
procedimento penale di questo tenore. Questo credo io, perché i morti ci sono, gli ammalati ci
sono. È possibile mai, per una cosa così grave…? Singolare che non ci siano condanne ed è
singolare l’atteggiamento dei giudici. È lodevole l’atteggiamento di quei giudici e di quei
magistrati che hanno portato avanti le cose. Io non lo so se questa Commissione potrà in
qualche modo non dico interferire, perché mi è molto chiaro – lo ribadisco – qual è l’ambito
politico e l’ambito penale, però non credo che debba essere così sottovalutato oppure dire
«Tanto, penale… non saranno mai capaci di fare niente»”.
È deludente per un giovane professionista ed è deludente per le famiglie.
Ecco perché in data 15 ottobre 2017 la Commissione ha trasmesso la Relazione sull’attività
d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale nelle forze armate: criticità
e proposte al Ministro della giustizia, richiamando alla sua attenzione “le osservazioni svolte
in ordine alla istituzione, nel settore delle morti causate dal lavoro e dall'ambiente, di una
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3334
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Procura della Repubblica nazionale, anche al fine di soddisfare l'esigenza, reiteratamente
sottolineata davanti a questa Commissione da militari ammalatisi e da congiunti di militari
deceduti, di interventi organici e sistematici della magistratura penale a tutela della salute e
della sicurezza del personale della Difesa”.
1.2. I rischi in agguato
Eppure, molteplici e temibili sono i potenziali rischi a cui sono esposti lavoratori e cittadini
nelle attività svolte dalle Forze armate, ma anche dalla Polizia di Stato e dai Vigili del fuoco.
Sono proprio i rischi che la Commissione d’inchiesta è riuscita a portare alla luce: tanto per
fare degli esempi, amianto, uranio impoverito, vaccini, ma non solo, anche ad esempio quel
killer silenzioso che è la seconda causa di tumore polmonare, il radon.
Basti pensare ai poligoni di tiro presenti sul territorio nazionale nei quali la mancata o tardiva
bonifica dei residui dei munizionamenti impiegati nelle esercitazioni ha prodotto rischi
ambientali in danno di quanti sono stati e sono chiamati ad operare o a vivere nel loro ambito.
Da segnalare sono il poligono di Capo Teulada con la cosiddetta penisola interdetta, ma anche
il PISQ, il monte Romano, Torre di Nebbia, Carpegna, val D’Oten, Candelo Massazza, e
quella Cellina Meduna solo ultimamente liberata dalle lunette al torio. Il ritardo accusato dai
responsabili dei poligoni nel ricostruire l’uso effettuato in passato del missile MILAN, e, di
conseguenza, nel censire la presenza sul terreno di residui pericolosi come le lunette al torio,
dimostra le insufficienze nel governo del rischio.
La Commissione ha acquisito elementi significativi circa le operazioni di brillamento di
munizionamento obsoleto, in particolare presso il PISQ. E solamente nel 2015, grazie al dott.
Marcello Campagna, medico competente del poligono interforze, si è effettuata una prima
valutazione dell’esposizione a nanoparticolato aerodisperso durante tali operazioni. In tal
modo smentendo quanto dichiarato nel corso dell’audizione resa il 5 ottobre 2016 innanzi la
Commissione dal Gen. Giorgio Francesco Russo, Comandante del PISQ:
“Questa è la famosa attività di brillamento, che è stata interrotta più o meno vent’anni fa.
Siamo nel 2016 e l’ultima attività di questo tipo, a mente, dovrebbe essere datata a fine anni
Ottanta, quindi anche più indietro nel tempo, ed era fatta a fini addestrativi anche su materiale
scaduto. Per ciò che concerne il periodo dal 2013 in poi, sono sicuro di quello che affermo:
non è mai stata distrutta un’arma. Quello che è stato distrutto è il munizionamento – lo ripeto
– a fini addestrativi.”
Nessun dubbio che le attività svolte presso i poligoni di tiro siano pericolose, non solo a causa
della natura intrinseca delle operazioni svolte, ma anche in ragione delle caratteristiche dei
sistemi d’arma e dei munizionamenti impiegati. Rischi connessi ai fumi, alle polveri, alle
nanopolveri, contenenti tra l’altro metalli pesanti; rischi derivanti dalle radiazioni ionizzanti
(ad esempio, radon) e non ionizzanti, in particolare campi elettromagnetici e radiazioni ottiche
artificiali; rischi di esposizione ad agenti chimici e cancerogeni riconducibili all’impiego di
sostanze impiegate in diverse attività, dai carburanti alle vernici, dai solventi ai fumogeni.
Per quanto riguarda i rischi da esposizione alle radiazioni ionizzanti del personale delle
Forze armate, sono emersi ulteriori dati. A seguito dell’esame testimoniale reso dal
maresciallo in congedo Giuseppe Carofiglio in data 28 giugno e 5 luglio 2017, e di una
conseguente richiesta di informazioni, la Commissione ha ricevuto una nota del Comandante
generale della Guardia di finanza del 26 ottobre 2017, che indica la detenzione/presenza di
576 proiettili “API” (Armor-Piercing Incendiary prodotti dalla società statunitense Aerojet
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3435
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Ordinance Company) destinati a due pattugliatori della Guardia di finanza, e realizzati con
uranio impoverito. Tali proiettili sarebbero stati acquisiti dal Corpo della guardia di finanza
nel 1985, successivamente custoditi presso il Deposito Munizioni di “Montagna Spaccata”
(Pozzuoli NA), e tutti “smaltiti” in un’esercitazione presso il poligono militare di Torre
Astura (LT) nel 1994.
Rischi minacciosi gravano persino su caserme, depositi, stabilimenti militari: sia deficienze
strutturali (particolarmente critiche nelle zone a maggior sismicità), sia carenze di
manutenzione, sia materiali pericolosi come l’amianto. Amianto, d’altra parte, la cui presenza
ha purtroppo caratterizzato navi, aerei, elicotteri. Tanto è vero che la Procura della Repubblica
di Padova è giunta ad accertare che solo nell’ambito della Marina militare 1.101 persone sono
decedute o si sono ammalate per patologie asbesto-correlate (circa 570 i mesoteliomi). Ed
allarmano le prospettive di ordine generale delineate dal Direttore del RENAM Alessandro
Marinaccio, audito il 19 ottobre 2017: “il picco dei casi di mesotelioma, sia il numero di casi
sia il numero di tassi, è presumibile sia nel periodo tra il 2015 e il 2020”. Intanto, come si
desume da una relazione tecnica di Marinaccio trasmessa in data 29 gennaio 2018 dal
Presidente dell’INAIL Massimo De Felice, nell’ambito dei corpi militari, “sono stati
identificati 830 casi di mesotelioma maligno con esposizione in tale settore”. Ed è
sconfortante apprendere da tale relazione che “negli archivi del RENAM sono presenti
informazioni relative a n. 9 casi di mesotelioma maligno con codice di esposizione ‘familiare’
insorti in soggetti esposti per ragioni di convivenza con familiari professionalmente esposti
nel settore della ‘Difesa nazionale’”: una esposizione, dunque, che si è insinuata persino nel
domicilio dei militari, coinvolgendo i loro congiunti.
Prezioso in argomento è risultato l’apporto dato da un esperto autorevole come il Dott.
Stefano Silvestri in una consulenza tecnica depositata il 18 dicembre 2014 nell’ambito di un
procedimento penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Torino in merito
all’esposizione ad amianto di equipaggi della Marina militare e pervenuta su formale richiesta
a questa Commissione:
“1) L’uso dell’amianto sulle navi in ferro durante il Novecento è stato massiccio e le navi
militari non sono state esentate da questo impiego;
2) Un gran numero di militari e di civili dipendenti della Marina militare hanno contratto
malattie asbesto correlate per aver manipolato direttamente materiali contenenti amianto
(MCA), essere stati presenti durante opere di manutenzione che comportavano uso e
lavorazioni dei MCA, aver passato gran parte del tempo durante la loro attività lavorativa a
bordo di navi che contenevano MCA;
3) Personale militare e civile impiegato negli arsenali militari ha subito esposizione ad
amianto durante gli interventi di manutenzione svolti sia a bordo sia nelle officine a terra.
In varie occasioni la concentrazione di fibre aerodisperse è risultata essere di alcune migliaia
per litro d’aria. La rilevazione di tali concentrazioni è verosimile dato che gran parte dei MCA
utilizzati in campo nautico erano da considerarsi friabili e di conseguenza rilasciavano in aria
grandi quantità di fibre.
Il periodo in cui queste esposizioni si sono verificate è piuttosto lungo. Le coibentazioni con
amianto e l’uso di MCA erano già diffusi anche prima della seconda guerra mondiale, periodo
in cui alcuni casi avevano già iniziato il loro servizio in Marina.
Né il dibattito scientifico sulla pericolosità dell’amianto, già fervido negli anni Sessanta, né
ciò che accadeva nelle aziende produttive italiane a cavallo degli anni Settanta con lo sviluppo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3536
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
di iniziative sindacali rivolte a chiedere più igiene e sicurezza nei luoghi di lavoro, compresi i
cantieri navali, né quello che era successo anni addietro nella Marina militare statunitense e
nella Royal Navy britannica, né la pur ricca letteratura internazionale riguardante studi sulla
salute del personale marittimo e dei cantieri avevano suscitato la necessità, almeno, di porre
attenzione al problema nei responsabili ad ogni livello, nei medici addetti alla sorveglianza
sanitaria ed in generale nella sanità marittima, ed al fatto che l’amianto presente nel naviglio
militare italiano avesse potuto mettere a serio rischio la salute di tutti i marinai militari italiani
e del personale impiegato negli arsenali, così come era accaduto e stava accadendo all’estero.
Tale problema è immancabilmente emerso e con numeri tutt’altro che trascurabili, allo
scadere del tempo di latenza e senza che oggi, a distanza di molti anni dalle situazioni
lavorative a rischio, si possa porre rimedio a quanto accaduto.”
A proposito del radon, lungimirante fu l’interrogazione n. 4-16746 presentata dagli On.
Ruzzante, Pinotti, Pisa, Lumia, Luongo, De Brasi e Rotundo alla Camera dei Deputati sin dal
20 settembre 2005 in cui si afferma che “nella prima metà degli anni ottanta gli americani
erano al corrente del rischio radon tanto che, diversi contingenti delle basi NATO del centrosud, furono spostati e, presso la base USAF di Aviano fu avviata una complessa procedura di
bonifica dalle infiltrazioni di questo gas radioattivo”, ma che “il nostro Governo,
diversamente da quanto fatto dagli americani, non ha preso nessun provvedimento per
eliminare o abbattere i rischi da esposizione da radon e, solo nel 1998, anno di dismissione
della base del Venda, il Piano sanitario nazionale ha inserito anche la riduzione dei rischi da
radon mentre, solo nel 2002, la regione Veneto ha pubblicato i primi dati di monitoraggio del
territorio, che evidenziano come i colli Euganei siano un sito prossimo ai livelli di guardia
quanto a concentrazione da radon”. Nel corso della propria inchiesta, la Commissione ha
riscontrato in più siti militari l’esposizione passata e/o presente a concentrazioni anche alte di
radon. Il 2 novembre 2017 - accogliendo le valutazioni effettuate dai periti Forastiere,
Bochicchio e Soffritti e considerando non persuasive le contrarie deduzioni del consulente
tecnico di parte Pira - il tribunale di Padova ha pronunciato una sentenza di condanna per
omicidio colposo e lesioni personali colpose per tumori polmonari in militari esposti al radon
a monte Venda. E nella sentenza depositata il 29 dicembre 2017 ha posto in risalto dati
eloquenti:
“Osserva il tribunale che la conoscibilità, all'interno dell'organizzazione militare, del
fenomeno radon, è pacificamente comprovata dai ripetuti controlli sulla radioattività delle
acque termali insistente nello stabilimento militare di Ischia, svolti dallo stesso CISAM sin
dal 1960 e negli anni seguenti. Nel 1977 i lavoratori delle terme furono inseriti, su
indicazione del CISAM stesso, nel secondo gruppo tra quelli indicati ex art. 3 lett. H D.P.R.
13 febbraio 1964 n. 185. Erano all'epoca, dunque, ben note all'amministrazione militare le
proprietà e le caratteristiche del radon, che la stessa amministrazione riferiva a zone, quali
quelle termali, di origine vulcanica. Non sfuggivano all'amministrazione, che prudenzialmente
raffrontava le misurazioni effettuate dal CAMEN presso gli stabilimenti di Ischia sin dal
1978, ai fini della protezione sanitaria dei lavoratori, "giusto il parere espresso dal CNEN a
tale riguardo", non al limite segnato dal D.M. 6/6/1968, ma ai limiti inferiori indicati nella
pubblicazione 24 dell'ICRP3I, in 60.000 pc/lt (pari a circa 2.200 bq/mc), nemmeno la
legislazione vigente e la soglia indicata dall’International Commission on Radiological
Protection.”
Nota, inoltre, il tribunale di Padova come “il dubbio sulla nocività dell'ambiente, derivante
dalle caratteristiche geologiche dello stesso, debba indurre il datore di lavoro a indagare sulla
presenza di potenziali nocivi per il lavoratore, non potendosi avallare un atteggiamento
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3637
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
consapevolmente e colposamente inerte”.
Come mai ad oltre mezzo secolo di distanza da quel 1960 nemmeno l’attuale Governo -pur
esplicitamente reso edotto mediante l’invio della c.d. “relazione intermedia”- si è preoccupato
d’imporre immediatamente un’effettiva e sistematica vigilanza sulla consistenza del
fenomeno?
Non è l’unico interrogativo spinoso: perché è rimasta lettera morta in Italia la circostanza che
negli Stati Uniti (ma anche in Canada), tra i veterani della guerra del golfo, si sia riscontrata
un’incidenza di SLA che ha indotto le autorità di quel Paese a riconoscere la SLA come
malattia connessa al servizio militare, e dunque come malattia indennizzabile, per tutti i
veterani che hanno prestato servizio per più di 90 giorni? Come mai l’amministrazione della
Difesa del nostro Paese non risulta aver svolto indagini e condotto studi sulla SLA tra i
militari? E perché il Capo di Stato maggiore della Difesa, pur chiamato dall’articolo 26,
comma 1, lettera b), D.P.R. n. 66/2010 ad assicurare “i rapporti con le corrispondenti autorità
militari degli altri Stati” non risulta essersi informato sulle iniziative adottate in materia di
rischi lavorativi dalle autorità militari di altri Paesi?
Desta poi allarme la situazione dei teatri operativi all’estero. Anzitutto, la Commissione ha
dovuto constatare l’esposizione, oltre all’uranio impoverito anche ad inquinanti ambientali in
più casi nemmeno monitorati. Singolare è, inoltre, la scarsa conoscenza, ammessa dagli stessi
vertici militari responsabili del coordinamento delle missioni (COI: Comando Operativo di
vertice Interforze), circa l’uso in tali contesti di armamenti pericolosi eventualmente impiegati
da Paesi alleati. Illuminanti, tra le molteplici acquisizioni probatorie da parte della
Commissione, sono, sotto questo profilo, le dichiarazioni rese il 15 marzo 2017 dal Col.
Filippo Agosta, capodivisione JMED del COI:
PRESIDENTE: Vorrei leggere al colonnello un passaggio della relazione del colonnello
Pietro Lo Giudice, della divisione J4: «Il COI non dispone di comunicazioni o informazioni di
uso di particolare munizionamento da parte dei Paesi e/o coalizioni che potrebbero avere
utilizzato nei teatri oggetto di schieramento di truppe italiane». Lei conferma questo passaggio
della relazione del colonnello Pietro Lo Giudice?.
FILIPPO AGOSTA. Lo confermo ampiamente.
Né può essere trascurata la testimonianza resa il 5 luglio 2017 dal Ten. Col. Medico Ennio
Lettieri, per più anni in missione in Kosovo, l’ultima volta in qualità di direttore
dell’infermeria del Comando KFOR, una base situata nella capitale, a Pristina:
“Appena sono arrivato in questa base di Pristina che si chiama Film City mi hanno subito
fatto notare che era distribuita e venduta nei vari negozi, pizzerie o ristoranti un’acqua dal
sapore molto particolare, ne discussi anche con il comandante della missione che attualmente
è un generale italiano e quindi decisi di cercare qualcosa inerente alla composizione sia
chimica che batteriologica di quest’acqua.
Innanzitutto all’occhio arrivò subito la provenienza di questa acqua, che era un’acqua
kosovara, veniva distribuita sia in forma naturale che in forma frizzante e poi venduta nei
ristoranti e nelle pizzerie. Provai a cercare le analisi riguardanti questa acqua e non trovai
nulla negli archivi della mia infermeria, provai a chiedere al laboratorio di riferimento, che è
un laboratorio tedesco, e mi dissero: «cerchiamo e poi ti richiamiamo e ti facciamo
eventualmente avere una copia»”.
Ne parlai anche con il JMED, una figura estremamente importante perché è consulente per la
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3738
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
parte sanitaria del comandante della missione, che è sempre tedesco e che mi disse: «ho già
richiesto io le analisi di quest’acqua, appena arrivano ti faccio avere copia».
Dopo circa un mese (occorrono più o meno venti giorni per fare quel tipo di analisi) sono
tornato nuovamente a batter cassa riguardo a queste analisi e lui fu molto evasivo, al che
chiamai il laboratorio e il direttore del laboratorio mi rispose: «senza la sua autorizzazione
(cioè l’autorizzazione del JMED tedesco) non ti posso fare alcun tipo di analisi, non ti posso
rilasciare alcun tipo di referto». In quel momento ho deciso di farlo ufficialmente tramite la
mail istituzionale del mio ufficio e a quella mail io non ho mai ricevuto risposta.
Sapendo di essere sulla strada giusta provai allora a contattare tutti i colleghi medici italiani
che si erano avvicendati in quell’infermeria, con la speranza che qualcuno di loro avesse
conservato copia di quelle analisi. Fortunatamente un collega che in quel momento era in
Libano mi mandò le analisi che aveva conservato, che risalivano al 30 gennaio del 2015.
In quel referto è riportata la quantità di ione bromato dei campioni che hanno analizzato
soltanto per la parte dell’acqua naturale, questa acqua dal nome Dea.
In pratica, la quantità di bromato di questi campioni eccedeva di circa dieci volte il massimo
consentito, cioè, se la quantità di ione bromato è al massimo di 10 microgrammi su litro, nei
campioni analizzati la quantità di ione bromato era dai 65 ai 97 microgrammi su litro.
Cercai immediatamente di contattare il nostro generale, che era in licenza ma al suo rientro
subito ne parlai con lui, che fu ben contento di sentire di sentire quelle cose, perché anche a
lui il sapore di quell’acqua non convinceva particolarmente, infatti mi riferiva che spesso e
volentieri andava in bagno, a volte avvertiva anche un certo senso di nausea.
In accordo con lui io scrissi al mio diretto superiore, che era un colonnello irlandese,
chiedendo di sospendere la distribuzione dell’acqua naturale Dea e a scopo cautelativo anche
di quella frizzante, perché non avevo alcuna analisi riferibile a quel tipo di acqua, quindi in
data 10 gennaio scrissi a questo colonnello chiedendo di ritirarla.
Lui stesso mi chiamò dicendomi: «forse ti sei sbagliato, perché le analisi che mi hai mandato
sono del 30 gennaio 2015», ma io dissi: «no, non ho sbagliato, perché quello è il documento
che sono riuscito a trovare», quindi erano quasi due anni che già si sapeva di quella sostanza
all’interno dell’acqua e poi la conferma l’ho avuta da alcuni militari che stanno lì da uno o da
due anni, che mi dissero che effettivamente era stata tolta e poi dopo qualche mese è stata
reintrodotta sia in distribuzione che in vendita.
Lo ione bromato è un cancerogeno di classe 2 B, possibile cancerogeno per l’uomo, ma
legandosi con il potassio forma il bromato di potassio, che è un cancerogeno puro. Non so per
quale motivo poi quest’acqua (soltanto la naturale) fu sostituita da un’acqua croata nel giro di
qualche giorno, che però riportava sull’etichetta che era un’acqua destinata esclusivamente
all’esportazione in Kosovo».
1.3. Le scelte strategiche in materia di sicurezza sul lavoro nel mondo militare
Le criticità sono, e continueranno ad essere, alimentate da un problema irrisolto: l’universo
della sicurezza militare non è governato da norme e da prassi adeguate. Restano immutate le
scelte strategiche di fondo che attualmente ispirano la politica della sicurezza nel mondo delle
Forze armate. Quelle scelte strategiche che paradossalmente trasformano il personale
dell’amministrazione della Difesa in una categoria di lavoratori deboli. Quelle scelte
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3839
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
strategiche che per giunta umiliano i militari ammalati o morti per la mortificante
sproporzione tra la dedizione dimostrata in attività altamente pericolose e la riluttanza
istituzionale al tempestivo riconoscimento di congrui indennizzi.
Si tratta di scelte strategiche che doverosamente, tra il 19 e il 20 settembre 2017, la
Commissione d’inchiesta ha segnalato alle Autorità competenti, trasmettendo, in particolare,
al Presidente del Consiglio dei Ministri, nonché ai Ministri della Difesa, della salute, del
Lavoro e delle politiche sociali, dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare, la
propria "Relazione sull'attività d'inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela
ambientale nelle forze armate: criticità e proposte" (c.d. Relazione Intermedia del 19 luglio
2017), “con la richiesta di voler fornire alla Commissione stessa ogni informazione, notizia,
documento e chiarimento in ordine alle molteplici e gravi criticità rappresentate dalla predetta
relazione, nonché in merito agli eventuali provvedimenti adottati al riguardo”.
La Commissione d’inchiesta prende atto che la Ministra della Salute ha trasmesso il 15
dicembre 2017 “i contributi di competenza di questo Ministero con l'auspicio che possano
risultare utili ai fini di una maggiore comprensione della tematica in esame, sotto il profilo
sanitario”, mentre la Ministra della Difesa ha espresso l’11 gennaio 2018 la “piena
soddisfazione per il fatto che le interlocuzioni tenutesi in questi mesi, tra i rappresentanti di
questo Dicastero e la Commissione, abbiano evidentemente contribuito alla definizione degli
emendamenti proposti nella manovra di bilancio. In particolare mi riferisco alle modifiche
approvate in materia di attività svolte nei poligoni militari ed agli approfondimenti svolti per
l'identificazione di potenziali misure per la migliore tutela del personale dell'amministrazione
della Difesa”, ha rilevato “come il documento offra una molteplicità di spunti di riflessione”,
e rassicurato “sul fatto che le articolazioni competenti della Difesa hanno già avviato e
proseguiranno un'intensa attività di disamina ed approfondimento di queste complesse
tematiche, i cui esiti saranno tenuti nella massima considerazione da parte del Dicastero per la
definizione delle appropriate azioni migliorative”.
A sua volta il Ministero dell’ambiente e della tutela del mare, a firma del Direttore generale
per i rifiuti e l’inquinamento, con lettera del 10 gennaio 2018, ha segnalato l’esistenza di un
”Protocollo d’intesa per la tutela ambientale ed attività esercitative militari”, peraltro risalente
al 18 giugno 2015.
Due anni sono durate le sistematiche ed approfondite indagini da parte della Commissione
d’inchiesta. Questi due anni di investigazioni a tutto campo sono valsi a riannodare in una
trama unitaria i diversi fili scoperti, e, in particolare, hanno consentito di fare finalmente piena
luce sugli otto meccanismi procedurali e organizzativi che oggettivamente convergono
nel produrre il duplice effetto di offuscare i rischi incombenti su militari e cittadini e nel
contempo di arginare le responsabilità dei reali detentori del potere.
1.3.1. Datori di lavoro sprovvisti di autonomi poteri decisionali e di spesa
La Commissione ha accertato che, nell’ambito delle Forze armate, i datori di lavoro designati
a norma dell’articolo 246 D.P.R. n. 90/2010 sono generalmente sprovvisti di effettivi poteri
decisionali e di spesa. Non a caso, il Generale Roberto Comelli, Capo del IV Reparto dello
Stato maggiore della Difesa, esaminato da questa Commissione il 7 giugno 2017, ha
dichiarato: “Lo sappiamo bene che nell’ambito della nostra organizzazione non tutti i datori di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 3940
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
lavoro sono dotati di autonomia finanziaria, ma coloro che non hanno questa disponibilità lo
richiedono all’ente superiore, da cui gerarchicamente dipendono, e quindi rappresentano la
loro esigenza”. Ed ha aggiunto di non essere in grado di “affermare che al datore di lavoro che
avanzasse all'ente superiore questa domanda viene sempre garantita la copertura finanziaria”.
E ancora. La Direttiva SMD-L-018, avente per oggetto «il coordinamento degli enti
tecnico/operativi della Difesa e il ricorso a Istituzioni esterne nel campo Chimico, Biologico,
Radiologico e Nucleare (CBRN)», approvata dal Capo di Stato maggiore della Difesa nel
novembre 2006, prevede che, qualora sorga l'esigenza di valutare rischi con l'ausilio delle
competenze specialistiche degli organi tecnico-operativi della Difesa (come il CISAM e il
CETLI), un datore di lavoro debba presentare una richiesta, e che questa richiesta viene
accolta su esclusiva decisione del Capo di Stato maggiore della Difesa. Agevole è chiedersi:
una funzione tipica del datore di lavoro quale la valutazione dei rischi è esercitata dal datore
di lavoro formale o a ben vedere dal Capo di Stato maggiore della Difesa?
Altro esempio. Con nota inviata dal COI (Comando Operativo di vertice Interforze) allo Stato
maggiore della Difesa in data 16 settembre 2016, si comunicò la necessità di monitoraggi
sulla salubrità dell'aria a Mosul, Erbil e Baghdad perché «nell'aria viene percepita la presenza
maleodorante della ’combustione di rifiuti di materiale plastico», ad Atrush perché vi sono
«residui provenienti da n. 2 raffinerie di petrolio nel raggio di 10 km», e a Mogadiscio perché
vi sono «fumi da discariche limitrofe». Nell'esame testimoniale del 7 maggio 2017, il Ten.
Col. Pietro Lo Giudice, Capo Divisione J4 del COI, ha riferito alla Commissione che, di tutte
le richieste inviate allo Stato maggiore della Difesa, ne erano state approvate soltanto due (le
misurazioni di radon presso lo schieramento in area diga di Mosul e il controllo biologico in
Kosovo). Legittimo chiedersi: in questo caso, una funzione tipica del datore di lavoro non è in
realtà esercitata dal Capo di Stato maggiore della Difesa? E quale autonomia possiedono i
comandanti pur formalmente individuati come datori di lavoro se un organo superiore può
bloccare l’effettuazione di monitoraggi ritenuti necessari dagli stessi datori di lavoro sui rischi
per la salute e la sicurezza dei militari operanti nel loro sito?
Né, d’altra parte, risulta che, per esercitare il ruolo primario affidatogli dalla Direttiva SMDL-018, il Capo di Stato maggiore della Difesa acquisisca elementi di valutazione quali:
- l’andamento degli infortuni e delle malattie professionali nei siti militari interessati;
- gli esiti delle visite ispettive;
- relazioni periodiche sullo stato della sicurezza dei militari da organi quali IGESAN e
Segretariato generale della Difesa.
Sicché viene da chiedersi perché, invece di esercitare funzioni tipiche del datore di lavoro, il
Capo di Stato maggiore della Difesa non abbia assicurato ai datori di lavoro nominati i
finanziamenti necessari per assolvere in autonomia ai loro compiti in materia di tutela della
salute e della sicurezza del personale militare e civile delle Forze armate.
E si resta costernati nell’apprendere dalla consulenza tecnica depositata dal Dott. Stefano
Silvestri il 18 dicembre 2014 nell’ambito di procedimento penale instaurato presso la procura
della Repubblica di Torino in merito all’esposizione ad amianto dell’equipaggio della Marina
militare, quanti marinai avrebbero potuto essere salvati, e non lo sono stati:
“È stata reperita una consistente documentazione tecnica relativa ad un materiale isolante
prodotto in Italia già alla fine dell’800 senza alcun impiego di amianto che era idoneo alla
coibentazione di tubolature, anche in ambito navale. Si tratta della martinite, dal nome
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4041
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dell’azienda produttrice (Manifatture Martiny di Torino), che era stata impiegata per la
coibentazione delle navi della Marina militare italiana costruite a cavallo del Novecento. In un
dépliant tecnico della Martiny si trova una lunga lista di navi:
• La nave “Varese” è stata costruita nel Cantiere Orlando di Livorno 1898 - 1901
• La nave “Dante Alighieri” a Castellammare di Stabia 1909 - 1913
• La nave “S.Giorgio” a Castellammare di Stabia 1905 – 1908
• La nave “Ferruccio” nell’Arsenale Militare di Venezia 1899 – 1902
• La nave “Marsala” a Castellammare di Stabia 1911 – 1914
• La nave “Nino Bixio” a Castellammare di Stabia 1911 – 1913
• La nave “Benedetto Brin” a Castellammare di Stabia 1899 – 1901
• La nave “Emanuele Filiberto” a Castellammare di Stabia 1893 – 1901
• La nave “Vittorio Emanuele” a Castellammare di Stabia 1901 - 1908
• La nave “Marco Polo” a Castellammare di Stabia 1890 – 1894
• La nave “Napoli” a Castellammare di Stabia 1903 – 1908
• La nave “Saint Bon” nell’Arsenale Militare di Venezia 1894 - 1901
• La nave “Enrico Dandolo” nell’Arsenale Militare di La Spezia 1873 - 1882
• La nave “Regina Margherita” nell’Arsenale Militare di La Spezia 1898 – 1904.
Nel dépliant tecnico reperibile presso la biblioteca comunale di Torino si trovano notizie circa
le caratteristiche termoisolanti della martinite comparabili, se non superiori, con quelle degli
isolanti contenenti amianto, peraltro prodotti e commercializzati dalla stessa Martiny. Con la
martinite potevano essere prodotte le coppelle per l’isolamento di tubolature in ambito navale.
Un articolo sul materiale è presente nella rivista Architettura del 1940 quando si trattano le
problematiche dei materiali cosiddetti “autarchici”, cioè costruiti interamente in Italia con
materie prime esclusivamente reperibili entro i confini nazionali, durante il periodo fascista.
Le caratteristiche tecniche della martinite sono riportate in un documento della ditta Martiny.
In un certificato di controllo della ditta GMT (Grandi Motori Trieste) dell’1/6/1976, dove si
mette a confronto la martinite con la capisolite (contenente amianto), l’analista Casadei
conclude che da un punto di vista dell’isolamento termico i due materiali sono equivalenti. Un
documento altrettanto importante proveniente dall’archivio personale del consulente è
rappresentato dalla certificazione di idoneità della martinite da parte dell’UNAV, oggi
scomparso, che era l’ente di unificazione in campo navale con gli stessi compiti dell’UNI.
L’UNAV dichiara la martinite idonea per la costruzione di porte tagliafuoco con impiego
navale. Il documento è del 1949. Non sono noti i motivi per i quali abbiano preso il
sopravvento i materiali contenenti amianto rispetto alla martinite ed in particolare nella
Marina militare italiana, visto che questo isolante era ben conosciuto, ma un fatto è certo: se
fosse stato impiegato questo materiale al posto degli isolanti contenenti amianto si sarebbero
risparmiate le centinaia di patologie asbesto correlate insorte tra i militari ed i civili dipendenti
della Marina militare di cui molte ad esito infausto.”
Una vicenda, questa, che:
- il Dott. Silvestri ha ribadito nell’audizione del 18 ottobre 2017 (“Se quindi questo tipo di
coibente fosse stato sviluppato e avesse avuto dei rappresentanti più importanti di quelli
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4142
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dell'amianto perché la Martiny non era una multinazionale, forse si sarebbero risparmiate
migliaia di vite, e non soltanto in Italia, però purtroppo chi vendeva l'amianto ha vinto, tant'è
vero che poi la Martiny circa trent'anni fa ha chiuso”);
- vale a confermare quanto siano determinanti ai fini della tutela della salute dei militari le
scelte strategiche di fondo dei vertici più che le occasionali iniziative di datori di lavoro
sprovvisti di effettivi poteri decisionali e di spesa;
- fa comprendere quanto lungimiranti si rivelino gli insegnamenti della Corte di cassazione:
“Occorre distinguere tra deficienze inerenti all’ordinario funzionamento dell’apparato e difetti
strutturali, atteso che per questi ultimi permane la responsabilità dei vertici aziendali” (così,
per tutte, Cass. 14 giugno 2017 n. 25732).
Le “scelte strategiche di fondo” - questa la linea guida fissata dalla Corte suprema - le “scelte
gestionali di fondo”, le “carenze strutturali”, le “scelte di carattere generale di politica
aziendale”, sono tutte riconducibili alla sfera di responsabilità dei “vertici aziendali”.
1.3.2. Ispettori “domestici”
In forza dell’articolo 13, comma 1-bis, decreto legislativo n. 81 del 2008, nei luoghi di lavoro
delle Forze armate così come delle Forze di polizia e dei Vigili del fuoco, la vigilanza sulla
applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza sul lavoro è svolta
esclusivamente dai servizi sanitari e tecnici istituiti presso le predette amministrazioni.
Dunque, a differenza delle imprese private e delle altre imprese pubbliche, le Forze armate
(ma anche la Polizia di Stato e i Vigili del fuoco) vantano una “giurisdizione domestica”
destinata a ridurre il decreto legislativo n. 81 del 2008 al rango di una legge scritta sulla carta
più che applicata e fatta applicare. Non basta, infatti, contemplare un apparato di organi
preposti alla vigilanza sul rispetto delle disposizioni antinfortunistiche, se poi fa difetto un
contesto organizzativo che di fatto valga a renderne incisiva l’azione.
Sorprendente, ma snidata dagli esami testimoniali e dai documenti acquisiti, è la diffusa
disattenzione - attuale, si badi, e non risalente al passato - degli organi di vigilanza militari nei
riguardi dei quattro fondamentali documenti programmatici della sicurezza previsti nel
decreto legislativo n. 81 del 2008: dal DVR (Documento di Valutazione del Rischio) al
DUVRI (Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenziali), dal PSC (Piano di
Sicurezza e Coordinamento) ai programmi di informazione-formazione dei lavoratori. Ed è
facile rendersi conto che una simile disattenzione, e più in generale l’insufficienza e
l’inadeguatezza dei controlli, si riverberano fatalmente sui comportamenti dei debitori di
sicurezza.
L’azione degli organi di vigilanza “domestici” si è dimostrata insufficiente sia sul piano
quantitativo, sia sul piano qualitativo.
Un caso eclatante per tutti.
In questi anni, nei teatri operativi all’estero, non è mai stata svolta attività di vigilanza, con
l’unica singolare eccezione delle «addettanze» (fino al 2016, Vienna, Parigi, Berlino,
Varsavia, Londra, Madrid). Con il risultato che i nostri soldati possono essere inviati in zone
nelle quali non è stata effettuata una seria valutazione dei rischi. Un esempio si trae dalla
testimonianza resa il 5 luglio 2017 dal Ten.Col. Medico Ennio Lettieri: la base italiana di
Pristina in Kosovo a ridosso di “una centrale elettrica che ha due ciminiere denominate Kek 1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4243
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
e Kek 2, dalle quali quotidianamente c’è un’emissione di fumo che rende l’aria estremamente
irritante e potenzialmente dannosa”.
Il distinguo operato in sede di vigilanza tra “addettanze” e teatri operativi è troppo drastico e
netto, per non apparire il frutto di un disegno preordinato a limitare i controlli alle
“addettanze” (non a caso, a detta dello stesso Gen. Comelli, senza scoprire “situazioni di
particolare gravità tali da determinare ammende o denunciare qualcuno”), e ad affrancare da
imbarazzanti visite ispettive luoghi potenzialmente pericolosi quali i teatri operativi. Ed è
spontaneo chiedersi come mai un disegno di tal fatta abbia potuto essere accettato dai vertici
militari. Delle due l’una: o disinteresse o gradimento.
Eppure, l’esperienza dell’amianto dovrebbe far comprendere le pesanti ricadute della
“giurisdizione domestica” sulla salute dei militari. Significativa è anche qui la consulenza
tecnica depositata dal Dott. Stefano Silvestri il 18 dicembre 2014 nell’ambito di procedimento
penale instaurato presso la Procura della Repubblica di Torino in merito all’esposizione ad
amianto dell’equipaggio della Marina militare e pervenuta su richiesta di questa
Commissione:
“Tra i motivi che hanno contribuito al ritardo della messa in atto di provvedimenti per la
prevenzione del rischio e che non hanno certamente giovato alla salvaguardia della salute del
personale, vi è sicuramente quello dell’isolamento in cui operano le strutture militari, soltanto
in parte dovuto al problema oggettivo della riservatezza con cui gli “affari militari” vengono
trattati, per ragioni di sicurezza nazionale e delle stesse Forze armate. Il problema
dell’impossibilità di effettuare negli ambienti militari la vigilanza sull’applicazione delle
norme di prevenzione da parte degli organismi tradizionalmente a ciò preposti si è presentato
a suo tempo in modo molto simile anche nelle Ferrovie dello Stato, dove soltanto da pochi
anni l’organo di vigilanza delle ASL può accedere negli ambienti di lavoro F.S. Com’è noto,
anche nel personale delle Ferrovie dello Stato si sono, e si stanno presentando, seri problemi
per la salute dei dipendenti a causa dell’amianto. A questo proposito però occorre ricordare
che con il D.P.R. n. 90 del 2010, entrato in vigore dal 9 ottobre 2010 è stata istituita una
struttura di prevenzione, denominata Marivigilanza, alla quale è stato attribuito il compito di
vigilare sull’igiene e la sicurezza nell’ambito di tutte le strutture della Marina militare, ivi
comprese le navi. L’attribuzione ha previsto la nomina di alcuni ufficiali di Polizia giudiziaria
scelti tra i militari della Marina. È opinione dello scrivente che potranno insorgere inevitabili
conflitti di interesse e comprensibili difficoltà per questi nuovi UPG nel momento in cui si
troveranno a dover sanzionare o addirittura denunciare i loro stessi commilitoni con una
ricaduta non certo positiva sull’applicazione delle norme e quindi del rispetto della
prevenzione in generale.”
1.3.3. DVR e DUVRI omessi o inadeguati
La Commissione ha accertato che due documenti fondamentali come il Documento di
Valutazione dei Rischi (DVR) e il Documento Unico di Valutazione dei Rischi Interferenziali
(DUVRI) non hanno riscosso la dovuta attenzione da parte dei datori di lavoro militari, e ciò:
- senza che RSPP e medici competenti adempissero al loro obbligo di dissuadere i datori di
lavoro da scelte magari economicamente seducenti, ma contrastanti con le esigenze di tutela
della salute nei luoghi di lavoro;
- senza che gli ispettori “domestici” si preoccupassero d’impedire mediante le dovute notizie
di reato al pubblico ministero e il rilascio di apposite prescrizioni ai contravventori
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4344
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
l’indisturbata consumazione di violazioni penalmente sanzionate come DVR e DUVRI
mancanti o inadeguati;
- e senza che in alcun modo i vertici dell’amministrazione della Difesa si adoperassero per
arginare scelte e violazioni tanto esiziali per la sicurezza.
Il fatto è che l’assenza, così come l’inadeguatezza del DVR e del DUVRI, rappresentano il
metodo più efficace per stendere un velo tutt’altro che pietoso sull’esposizione del personale
ai rischi incombenti nei siti militari in Italia e all’estero, e nel contempo per mantenere un
lugubre silenzio sulla mancata adozione delle misure di prevenzione e di protezione.
Si comprende a questo punto che la diffusa inosservanza degli obblighi inerenti alla
valutazione dei rischi - lungi dal costituire un inadempimento meramente formale e lungi dal
rappresentare un fenomeno casuale - risulta perfettamente funzionale a una strategia di
sistematica sottostima, quando non di occultamento, dei rischi e delle responsabilità effettive.
Un’ulteriore conferma si trae dall’esame dell’Ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone,
Comandante del COI (Comitato Operativo Interforze), irremovibile in data 23 febbraio 2017
nel dichiarare che nei teatri operativi all’estero non sarebbe doverosa una stretta osservanza
dell’obbligo di valutazione dei rischi. Una dichiarazione palesemente contrastante, non solo
con le norme generali degli articoli 17, comma 1, lettera a), e 28 decreto legislativo n. 81 del
2008, bensì anche con la stessa norma specifica dettata dall’articolo 255 D.P.R. n. 90 del
2010, intitolato “Valutazione dei rischi”, ed esplicito nel mantenere fermi “gli obblighi del
datore di lavoro ai sensi dell'articolo 17, comma 1, lettera a), del decreto legislativo n. 81 del
2008, ai fini della valutazione dei rischi nelle attività e nei luoghi di lavoro
dell'amministrazione della Difesa”, senza dunque operare alcun distinguo tra attività svolte in
territorio italiano ovvero all’estero. Ma una dichiarazione resa dal comandante di un basilare
organismo facente capo allo Stato maggiore della Difesa, e una dichiarazione che vale a
spiegare le carenze rilevate dalla Commissione nelle valutazioni dei rischi presso i siti
operativi all’estero.
Al riguardo, paradigmatico è il caso della missione italiana nell’ambito dell'operazione NATO
Joint Enterprise, in Kosovo. Nei documenti forniti, il Comandante della missione
esplicitamente afferma che non sono previste “le specifiche figure per costituire il servizio di
prevenzione e protezione dai rischi statuito dal decreto legislativo n. 81 del 2008” e che le
superiori autorità “non hanno mai disposto, in base al comma 4 dell'articolo 253 del D.P.R. n.
90 del 2010, le modalità con cui dare attuazione al decreto legislativo n.81 del 2008 nel corso
di operazioni e attività condotte dalle Forze armate al di fuori del territorio nazionale”.
Consideriamo la missione italiana nell’ambito dell'Operazione NATO Joint Enterprise, in
Kosovo. Nei documenti forniti, il Comandante della missione esplicitamente afferma che non
sono previste “le specifiche figure per costituire il servizio di prevenzione e protezione dai
rischi statuito dal decreto legislativo n. 81 del 2008”, e che le superiori autorità “non hanno
mai disposto, in base al comma 4 dell'articolo 253 del D.P.R. n. 90 del 2010, le modalità con
cui dare attuazione al decreto legislativo n. 81 del 2008 nel corso di operazioni e attività
condotte dalle Forze armate al di fuori del territorio nazionale”.
Del pari significativa è la testimonianza resa il 5 luglio 2017 dal Ten. Col. medico Ennio
Lettieri, per più anni in missione in Kosovo, l’ultima volta in qualità di direttore
dell’infermeria del Comando KFOR, una base situata nella capitale, a Pristina:
“Per quanto riguarda la sorveglianza, se parliamo di sorveglianza sanitaria noi ci rifacciamo al
testo 81, quindi dovremmo avere all’interno delle nostre basi un DVR, un documento di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4445
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
valutazione dei rischi, da quanto so io non esiste nessun documento di valutazione dei rischi e
quindi, se non c’è una valutazione del rischio, non si può stabilire quali sono i soggetti che
devono entrare in sorveglianza sanitaria. Io delle sei missioni che ho fatto in tre Stati
(Afghanistan, Libano e Kosovo) non ho mai visto un DVR, essendo medico competente anche
della caserma è una delle prime cose che vado a controllare, però non c’è niente. Sono però a
conoscenza del fatto che nella base di Mosul quando ero in Kosovo, nel periodo gennaio
2016-gennaio 2017, è stata iniziata la stesura di un DUVRI da parte di un nostro generale, che
aveva chiesto ausilio a un collega che mi chiese da dove partire per la stesura di un DUVRI”.
E’ il caso di aggiungere che il datore di lavoro deve – dovrebbe - valutare tutti i rischi, ivi
compresi “i potenziali e peculiari rischi ambientali legati alle caratteristiche del Paese in cui la
prestazione lavorativa dovrà essere svolta, quali a titolo esemplificativo, i cosiddetti «rischi
generici aggravati», legati alla situazione geopolitica del Paese (es. guerre civili, attentati,
ecc.) e alle condizioni sanitarie del contesto geografico di riferimento non considerati
astrattamente, ma che abbiano la ragionevole e concreta possibilità di manifestarsi in
correlazione all’attività lavorativa svolta” (interpello della Commissione interpelli istituita
presso il Ministero del lavoro n. 11 del 25 ottobre 2016).
1.3.4. RSPP e MC tra inerzie e note di linguaggio
Due sono i caposaldi dell’impresa sicura nel disegno del decreto legislativo n. 81 del 2008:
anzitutto, il potere, ma anche le competenze, personificate dal Responsabile del Servizio di
Prevenzione e Protezione (RSPP) e dal Medico Competente (MC).
Si tratta di figure di fondamentale rilievo. A proposito dell’RSPP, la Corte di cassazione
rileva che “la violazione dei doveri di prevenzione e di informazione facenti carico al RSPP è
riconducibile ad una ambigua (e quindi carente) dizione riguardante le misure prevenzionali
da adottare in relazione alla valutazione del rischio specifico”, e che “il tenore generico della
prescrizione contenuta nel DVR predisposto dall’RSPP non assolve all'obbligo di individuare
in maniera specifica e puntuale le misure di prevenzione e protezione da adottare nel caso
concreto”. Spiega che l’RSPP è tenuto ad indicare “la necessità di adempimento
dell'intervento in termini di cogenza, urgenza, indifferibilità data l'incombenza del rischio
oggetto di valutazione e prevenzione”, e “ad adempiere all'obbligo di valutazione e
prevenzione del rischio in conformità alle previsioni normative in materia, formulando
specifiche e tassative prescrizioni tecniche vincolanti per tutti i soggetti destinati ad operare
nella struttura aziendale, a prescindere dalle specifiche conoscenze e capacità dei singoli
operatori”. Ritiene che il datore di lavoro non possa “ignorare una specifica indicazione
proveniente dal RSPP (e se lo fa ne risponderebbe in via esclusiva)” (così, ad es., Cass. 7
settembre 2017 n. 40718).
Del pari determinante è l’apporto del medico competente. Insegna, infatti, la Corte di
cassazione che “l'espletamento dei compiti da parte del medico competente comporta una
effettiva integrazione nel contesto aziendale e non può essere limitato ad un ruolo meramente
passivo in assenza di sollecitazione da parte del datore di lavoro”.
Nella prospettiva segnata dal decreto legislativo n. 81 del 2008 e dalla consolidata
giurisprudenza della Corte di cassazione, assumono un peso determinante, anzitutto, al
minimo, la presenza dell’RSPP e del medico competente, ma anche la loro professionalità e
autonomia: la professionalità, indispensabile per fornire al datore di lavoro indicazioni ispirate
dall’accreditato sapere scientifico e tecnologico sui rischi specifici e sulle appropriate misure
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4546
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
cautelari; e l’autonomia, altrettanto irrinunciabile per instaurare con il datore di lavoro una
dialettica senza sconti di alcun genere e per sollecitare l’adempimento degli interventi
preventivi “in termini di cogenza, urgenza, indifferibilità”.
Nel mondo militare, RSPP e medico competente sono figure realmente preparate e autonome?
Un primo dato posto in luce dagli accertamenti della Commissione fa sensazione: in alcuni
siti, RSPP e/o medico competente sono risultati addirittura assenti. Già si è evocata la
missione italiana nell’ambito dell'operazione NATO Joint Enterprise, in Kosovo. Nei
documenti forniti, il Comandante della missione esplicitamente afferma che non sono previste
“le specifiche figure per costituire il servizio di prevenzione e protezione dai rischi statuito dal
decreto legislativo n. 81 del 2008”, e che le superiori autorità “non hanno mai disposto, in
base al comma 4 dell'articolo 253 del D.P.R. n. 90 del 2010, le modalità con cui dare
attuazione al decreto legislativo n. 81 del 2008 nel corso di operazioni e attività condotte dalle
Forze armate al di fuori del territorio nazionale”. Nel documento, sono riportate due missive
(una dell’aprile, l’altra dell’ottobre 2016) inviate dal comandante della missione al COI nelle
quali si chiede conto di come egli debba affrontare il problema, evidenziando che “la nota
assenza organica e di fatto in T.O. di tutte le figure professionali previste dalla normativa in
materia, determinerebbe l'impossibilità di dar seguito, nei modi e nelle forme obbligatori per
legge, a quelle attività rese cogenti dalle clausole contrattuali per appalto di lavori e/o
fornitura di servizi che espressamente richiamano detta normazione”.
Altro esempio: nel Documento di Valutazione dei Rischi della Task Force Air di Al Minhad
risultano “da nominare” i ruoli di RSPP e medico competente.
Significativa è, del resto, la dichiarazione resa il 25 gennaio 2017 dal capodivisione JMED del
Comando operativo di vertice interforze (COI) Col. Filippo Agosta con riguardo ai teatri
operativi:
PRESIDENTE. Ci sta dicendo che mancano i medici competenti?
FILIPPO AGOSTA. Sì, mancano i medici competenti. Per quello stiamo cercando di ovviare.
In altre situazioni, i responsabili del servizio di prevenzione e protezione e i medici
competenti, pur presenti, non hanno saputo o potuto offrire un contributo adeguato.
Tipico il caso del medico competente del poligono di Cellina Meduna:
“Svolgo le funzioni di medico competente per il Comando 132a brigata Corazzata «Ariete», il
reparto comando della 132a brigata «Ariete», il 132° Reggimento Artiglieria di Maniago, il
Reggimento logistico di Maniago e il Comando del centro sportivo «La Comina» di
Pordenone. Sono tutti enti militari. Al momento sono anche medico competente dell’11°
Reggimento bersaglieri di Orcenico Superiore.
I miei incarichi istituzionali sono nell’ordine: dirigente del servizio sanitario del reparto
comando e supporti tattici «Ariete» e della 132a brigata corazzata «Ariete». Sono anche
medical advisor del Comando 132a brigata «Ariete» e, quindi, consulente del comando della
132a brigata corazzata”.
Quanto agli obblighi spettanti al medico competente, ivi incluso l’obbligo della visita
“almeno” una volta all’anno di tutti gli ambienti di lavoro imposto al medico competente
dall’articolo 25, comma 1, lettera i), decreto legislativo n.81 del 2008, ecco le ammissioniconfessioni del medico competente del poligono di Cellina Meduna:
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4647
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
“Faccio annualmente il sopralluogo periodico sui luoghi di lavoro insieme all’RSPP, al
Comandante e ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Lo faccio annualmente. Poi, se
necessario, posso aumentare la frequenza.
PRESIDENTE. In che cosa consiste questa visita annuale?
MEDICO COMPETENTE. Consiste nel recarmi dove il datore di lavoro, attraverso il suo
collaboratore principale di lavoro, che è l’RSPP, mi dice di recarmi al fine di valutare
insieme, concordemente, in armonia con quello che loro hanno già valutato, e dare un
contributo da parte del medico competente a questa valutazione degli ambienti di lavoro, con
riferimento ai fattori di rischio, se ve ne sono, al fine di redigere poi quello che può essere un
programma di sorveglianza sanitaria. Il programma di sorveglianza sanitaria è il protocollo
sanitario. Per quanto riguarda il poligono di Cellina Meduna, non ho collaborato in
maniera diretta su questo tipo di territorio. Io vado dove mi dicono di andare. Non
faccio nulla di più. Se poi mi dicono «Vai a vedere questo sito, vai a vedere quella
infrastruttura», considerando che ho tanti reparti, vado dove mi dicono di andare. Poi,
se c’è una problematica da affrontare e analizzare, eventualmente do il mio contributo. Io mi
faccio parte proattiva nel momento in cui mi pongono un problema. A quel punto devo
per forza entrare in gioco, diciamo. Certo che il carico di lavoro è importante. Non dico che
è troppo, però è importante, questo sicuramente”.
PRESIDENTE. Ha mai richiesto al RENAM i casi di mesotelioma insorti tra i militari
operanti nel vostro ambito?
MEDICO COMPETENTE. No.
PRESIDENTE. Ha avuto modo di denunciare la presenza di malattie professionali?
MEDICO COMPETENTE. Per quanto riguarda la malattia professionale, al momento non
ho denunciato. Ho fatto semplicemente la non idoneità alla mansione permanente.
MAURO PILI. Ha mai sentito parlare di torio nel poligono di Cellina Meduna?
MEDICO COMPETENTE. Ho sentito parlare di torio nel poligono di Cellina Meduna negli
ultimi mesi, nell’ultimo periodo di convocazione, adesso che sono stato qui convocato.
MAURO PILI. Lei ha detto prima che ha fatto dei sopralluoghi in tutte le aree.
MEDICO COMPETENTE. Sì, chiamiamoli sopralluoghi, ma, in realtà, vado lì non per fare
dei sopralluoghi. Vado lì, poi ci sto, li conosco questi posti, questi siti dove si spara nei
poligoni nella linea di tiro, però non nei termini della valutazione di determinati fattori di
rischio, se non di quelli specifici della linea di tiro, delle piazzole, ma non certamente nei
termini in cui un fattore di rischio mi viene presentato in un DVR. Mi dicono: «Dottore, che
cosa significa questo fattore di rischio?» Questo è.
MAURO PILI. Lei è stato mai in questo poligono nelle aree di bersaglio personalmente? Ha
mai svolto un sopralluogo?
MEDICO COMPETENTE. Nelle aree di bersaglio sono andato dieci giorni fa per la prima
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4748
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
volta. Sono andato perché ero stato convocato il 5 dicembre.
MAURO PILI. Quindi, lei non si è occupato delle precauzioni adottate dal personale che è
andato a prelevare il torio in quest’area di tiro?
MEDICO COMPETENTE. No, nessuno mi ha mai detto, ma proprio neanche da lontano…
Io non posso… non sono una figura che può…
PRESIDENTE. Mi pare di capire dalle risposte che sta formulando alle domande molto
pertinenti del collega Pili che lei innanzitutto non fosse, se non da qualche mese a questa
parte, a conoscenza dell’esistenza del torio in quel poligono e che, in ogni caso, lei ritenga che
questa eventualità non fosse di sua competenza. È così?
MEDICO COMPETENTE. Certo, sì. Alcuni mesi fa sono venuto a conoscenza di
un’informazione sugli organi di stampa, ma voglio sottolineare in maniera forte questo
aspetto: il medico competente… io lo sono per questi enti, poi ci sono, possono essere
tantissime infrastrutture. Un territorio di migliaia di ettari… chi conosce prima di me i
determinati fattori di rischio mi deve dire dove sta il problema e mi deve portare
all’attenzione un determinato problema. Mi devono dire: «Questo adesso valutiamolo
insieme». Io posso essere un organo consultivo. Poi, nel momento in cui mi sottopongono
all’attenzione quel problema, allora divento [incomprensibile]. Questo è importante.
Non mancano purtroppo le contraddizioni, come a proposito degli idrocarburi policiclici
aromatici, noti cancerogeni:
PRESIDENTE. Lei ha avuto occasione di rilevare un rischio di esposizione certa o probabile
o comunque possibile ad agenti cancerogeni, mutageni o teratogeni?
MEDICO COMPETENTE. No.
Ma poi:
MEDICO COMPETENTE. Per scrupolo, faccio eseguire il monitoraggio biologico al
personale che è in officina e agli operai del deposito carburanti, che comprende i metaboliti
urinari degli idrocarburi policiclici aromatici l’acido ippurico, l’acido trans-muconico.
A sua volta, il medico competente del poligono di Capo Teulada ha rivelato alcune lacune.
MEDICO COMPETENTE. Sono a conoscenza della presenza dell’amianto in una parte della
base, ma non è una parte della base frequentata dai nostri dipendenti.
PRESIDENTE. È frequentata?
MEDICO COMPETENTE. Non è una parte della caserma dove viene svolta un’attività
lavorativa da parte del personale effettivo della caserma. Sono degli hangar, che esistono da
sempre, sicuramente da prima che arrivassi io, che non vengono utilizzati dal personale che
lavora a Capo Teulada.
PRESIDENTE. Lei ha, quindi, ritenuto che questo fatto non costituisse di per sé un potenziale
pericolo per la salute dei lavoratori.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4849
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
MEDICO COMPETENTE. Considerata la distanza… Abbiamo valutato che non c’è un
rischio in questo senso. Non ci lavora nessuno. Questa è la risposta. Non ci lavora nessuno.
Esistono. Sicuramente, sono supervisionati. Sicuramente, ci andrà qualcuno, ma non ci
vanno…
PRESIDENTE. Si è mai occupato dello stress lavoro correlato?
MEDICO COMPETENTE. No.
PRESIDENTE. Come mai?
MEDICO COMPETENTE. Non l’abbiamo valutato.
PRESIDENTE. Se la Commissione fosse nella condizione di poterla aiutare a risolvere i
problemi che lei ha trovato e trova nell’esercizio delle sue funzioni, che cosa chiederebbe alla
Commissione? Che tipo di interventi chiederebbe? Scusi, dottore, noi abbiamo capito che ci
sono molte cose che purtroppo non vanno bene. Ci siamo anche fatti l’idea che questo non sia
accaduto per sua colpa. Probabilmente, anzi certamente, l’ingranaggio non funziona.
Dialetticamente, allora, forse la cosa migliore da fare è chiederle che cosa le piacerebbe che la
Commissione facesse affinché lei possa essere posto nella condizione di fare bene, come
vorrebbe e sa fare, il suo lavoro.
MEDICO COMPETENTE. Io penso che l’incarico di medico competente debba essere un
incarico esclusivo. Questa è la mia risposta.
Anche la testimonianza resa il 5 luglio 2017 dal Ten. Col. Medico Ennio Lettieri, per più anni
in missione in Kosovo, l’ultima volta in qualità di direttore dell’infermeria del Comando
KFOR, una base situata nella capitale, a Pristina, ha suscitato l’interesse della Commissione:
ENNIO LETTIERI. Ho avuto un paziente che è andato in insufficienza renale, tra l’altro era
anche un paziente con un trapianto di rene, cioè avevamo in teatro operativo una persona che
forse aveva eluso i controlli sanitari ed era arrivato lì con un rene....
PRESIDENTE. Quindi, colonnello, ci sta dicendo che c’era nel teatro operativo un militare
che aveva subìto il trapianto di un rene, giusto?
ENNIO LETTIERI. Sì, circa cinque anni prima. Rimpatriato con priorità 1 prima al Celio e
poi al Policlinico Tor Vergata, fortunatamente nel giro di qualche giorno di ricovero hanno
iniziato immediatamente un trattamento dialitico e sono riusciti a salvare il rene funzionante,
però era un paziente estremamente critico che io come direttore di un’infermeria piccola non
potevo assolutamente gestire, quindi l’abbiamo mandato all’ospedale tedesco che è
abbastanza attrezzato tranne che per dialisi, perché non ci si aspetta di avere un paziente
simile in teatro operativo, né nelle forze...
PRESIDENTE. Immagino che lei non sapesse che questo militare avesse subìto il trapianto
del rene...
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 4950
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ENNIO LETTIERI. No, non lo sapevo, l’abbiamo appreso con un escamotage perché lui
aveva un polmone che non funzionava, era estremamente dispnoico, aveva un’importante
difficoltà respiratoria, quadro clinico che non tornava né a me, né alla collega che era con me,
quindi ci doveva essere qualcosa in più rispetto a quello che ci aveva raccontato, ossia questa
specie di asma. Con un escamotage siamo riusciti a farci dire che aveva subìto questo
intervento, giustamente era reticente perché sapeva che dando un’informazione del genere io
avrei immediatamente richiesto un’evacuazione in priorità 1, per evitare che perdesse l’unico
rene funzionante o addirittura morisse, perché era in pericolo di vita, quindi qualcosa
bisognava fare. Quello che è inspiegabile è come abbia potuto entrare in teatro operativo un
militare che aveva subìto un trapianto di rene, così come un altro che mi hanno riferito poco
tempo fa con un bypass gastrico, condizioni cliniche incompatibili con una missione
all’estero, dove un soldato deve essere pronto in qualsiasi momento a scappare e a fare tutte le
attività connesse a un servizio operativo, e un soggetto con un bypass gastrico o
un’insufficienza renale mi sembra difficile che possa partecipare attivamente a un servizio
operativo.
PAOLO COVA. Da medico, a un esame obiettivo generale, guardando un militare che parte
per una missione, si riesce o non si riesce a capire che è stato trapiantato?
ENNIO LETTIERI. Sì, il trapianto di rene viene fatto in fossa iliaca, quindi anteriormente, e
la prima cosa che si fa è far spogliare...
PAOLO COVA. Perché si può dire che c’è un militare che è reticente, ma, dato che in questi
mesi ci è stato detto che tutti i militari vengono sottoposti a visite e a controlli prima di
partire, immagino che questo militare sia stato sottoposto almeno a una visita, a un esame
obiettivo generale.
ENNIO LETTIERI. No, perché io ho chiesto al nefrologo che ha preso quel paziente e gli ho
detto: «mi verifichi chi ha fatto l’idoneità a questo signore?» e lui mi ha risposto: «non ce l’ha
l’idoneità», quindi è stato bypassando il servizio sanitario militare.
PAOLO COVA. Vuol dire che è partito senza avere una visita?
ENNIO LETTIERI. Certamente. È impossibile che un medico non si sia accorto di una cosa
simile.
PAOLO COVA. O non ha fatto la visita o è impossibile...
ENNIO LETTIERI. Non l’ha fatta. Le dico questo che chiarisce il concetto di come funziona
la nostra idoneità: io ho preparato 8-9 contingenti, viene fatta una lista che si chiama Attacco e
viene data al medico. Il medico comincia a fare le sue visite, i suoi prelievi, prende i
precedenti, se viene da un altro reparto chiede la cartella clinica all’altro reparto, quindi è un
requisito necessario per poter partire, a meno che chi vuole farci partire non firma e
sottoscrive che può partire, indipendentemente che abbia o meno l’idoneità sanitaria,
altrimenti non mi spiegherei questo, non mi spiegherei il bypass gastrico, non mi spiegherei
chi attualmente in teatro (me l’hanno confermato i colleghi che sono in Libia) ha un indice di
massa corporea superiore a 30, però ci sono, quindi come hanno fatto? Chi vuole farli partire
quindi li fa partire lo stesso, indipendentemente che ci sia il requisito di idoneità sanitaria, e si
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5051
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
immagina poi tutte queste persone che eventualmente hanno dei problemi in teatro quando
rientrano che cosa fanno per prima cosa? Chiedono la causa di servizio, però io non posso
stabilire se lo ha contratto lì o era una condizione preesistente alla partenza.
MARIA CHIARA CARROZZA. Posso capire che qualcuno sfugga ai controlli e riesca a
partire anche quando non dovrebbe, quello che non capisco è se lei come responsabile medico
(non ricordo esattamente la qualifica) o chi ha questa funzione abbia accesso alle cartelle
cliniche di tutti quelli che vengono... Se qualcuno viene durante la missione a farsi visitare, lei
dovrebbe avere la possibilità di guardare la cartella clinica e dire che è congruente o non è
congruente, e questa è la prima cosa, quindi c’è qualcosa che non funziona anche nella
procedura per attivare il monitoraggio, perché ora con la cartella clinica elettronica dovrebbe
essere semplice questo percorso...
ENNIO LETTIERI. Dovrebbe essere più che altro immediato, tanto è vero che quando io
sono arrivato ho chiesto e ottenuto con un altro collega d’arma di verificare all’arrivo di tutto
il personale italiano le vaccinazioni e le idoneità, all’inizio ci sono riuscito, poi mi hanno
bypassato.
MARIA CHIARA CARROZZA. Avendo la responsabilità della salute, chi ha queste funzioni
deve avere accesso alle cartelle cliniche, alle vaccinazioni e a tutto quanto.
Anche gli RSPP esaminati dalla Commissione hanno palesato seri limiti nello svolgimento
della propria attività. Partiamo dal caso dell’RSPP presso lo stabilimento militare
munizionamento terrestre di un territorio come quello di Baiano di Spoleto: sentito in data 12
aprile 2017, egli non ha saputo spiegare perché il DVR non contenesse alcuna valutazione
della vulnerabilità sismica dei fabbricati e degli impianti. E ancora, a proposito di un incidente
accaduto il 22 dicembre 2016 nello stabilimento di Baiano di Spoleto, egli ha dichiarato:
RSPP. In questo caso, per quanto riguarda quella tipologia di attività (parliamo
dell’allestimento della bomba a mano MF 2000, che ormai è partita prima in via sperimentale
e poi in via definitiva), prima dell’evento abbiamo costruito circa 80.000 bombe a mano, con
una linea di assemblaggio approvata anche dalle autorità superiori in questo caso. Certamente
il mio ruolo in quel momento e anche oggi non è quello di stabilire una linea di
lavorazione, perché non ho competenza in merito, ma chi ha costruito la bomba sulla base
della sperimentazione precedente ha anche acquisito elementi per la tutela dei lavoratori in
base ai rischi a cui erano esposti. Per quale motivo sia successo l’evento non compete a me
stabilirlo, la magistratura dovrà fare il suo corso con i pareri di parte.
PRESIDENTE. Lei è al corrente che il vostro DVR è datato, è fermo al 2010 e non avete fatto
le integrazioni a mente del decreto legislativo n. 39 del 2016?
RSPP. L’ultimo è stato firmato mi sembra nel 2015.
PRESIDENTE. No, quello che ci avete mandato è del 2010 e, come lei ben sa, nel 2016 è
intervenuto il decreto legislativo n. 39, che comporta degli adempimenti. Quindi avete il DVR
indietro di circa sette anni. Quindi le raccomandiamo vivamente di procedere con
immediatezza alla sistemazione del tutto.
PRESIDENTE. Noi la informiamo che il MILAN contiene del torio, quindi sarebbe stato,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5152
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
sarebbe e sarà indispensabile che di questo si tenesse conto nella gestione della sicurezza
all’interno dello stabilimento. Lei sa che lo stabilimento è stato realizzato in una zona sismica
1?
RSPP. So che è una zona sismica, ma non ero a conoscenza che fosse zona sismica 1.
Utile è anche prendere in considerazione le dichiarazioni dell’RSPP di Capo Teulada:
“Fino ad oggi, mi sono interessato prevalentemente dei cosiddetti rischi tabellati, quelli da
mansioni lavorative, come uso sempre dire: da mansioni realmente svolte. Uno, infatti,
potrebbe avere un incarico, ma svolgerne un altro, quindi uso questa terminologia. Mi
riferisco ai lavori classici di officina, di falegnameria, di elettricista, di muratore e così via. Vi
ringrazio, invece, perché ho appreso nella giornata di oggi che esistono altre tipologie di
rischio, come quello più volte nominato delle nanoparticelle. Vorrei, però, aggiungere che
per questo abbiamo colto la palla al balzo e, vista la disponibilità dell’Università di Cagliari,
abbiamo subito approfittato e tracciato delle linee collaborative, che proseguono”.
Dove emerge il ruolo di formatore svolto in supplenza dalla Commissione d’inchiesta,
peraltro necessariamente circoscritto agli RSPP esaminati. Ma l’RSPP di Capo Teulada ha
aggiunto una considerazione di ordine economico:
PRESIDENTE. Sono stati individuati rischi associabili all’amianto nel poligono?
RSPP. Sì. A questo proposito, siccome ero presente alla domanda che avete rivolto al
comandante, cercherò di spiegare un po’ meglio. All’interno della base siamo riusciti a
smaltire per intero tutto l’amianto che c’era, per intero, attraverso le ditte specializzate.
Quanto all’hangar, invece, che si trova a qualche chilometro dalla base, la copertura non è
comunque in fase di sfaldamento. Non lo dico io, ma il tecnico del CETLI, che è venuto, e io
ero presente. Ha preso dei campioni, li ha fatti analizzare e ha stabilito che le condizioni
attuali ci permettono di «respirare», cioè abbiamo del tempo utile prima di provvedere allo
smaltimento. Se non ricordo male, chiedemmo un preventivo di spesa, e 2.000 metri quadri è
una bella botta. Ci parlarono, se non ricordo male, di due anni e che poi sarebbero venuti a
ricontrollarlo, prima di provvedere….
È stato esaminato pure l’RSPP del poligono di Salto di Quirra:
RSPP. I rischi che richiedono un approfondimento e che stiamo ancora approfondendo, in
collaborazione con il medico competente e con l’Università degli studi, sono legati a tutte
quelle attività che vengono svolte durante le esercitazioni nell’aree del poligono a terra.
Infatti, a seguito dei provvedimenti e dei noti avvenimenti della Procura, praticamente dal
2011 non abbiamo più svolto attività. Adesso stiamo effettuando una serie di analisi, di
controlli e di monitoraggi dell’evoluzione di tutti quei fenomeni che possono essere nocivi o
dannosi per la salute dei lavoratori.
PRESIDENTE. Non ho capito quali mansioni svolgono le persone che a suo giudizio
sarebbero più esposte ai rischi professionali.
RSPP. Le mansioni più esposte al rischio professionale sono quelle normali. Su due piedi è
difficile dirlo. Comunque, non ci sono rischi elevati; sono tutti rischi per la sicurezza bassi.
Non ci sono casi eccezionali tali da attirare grosse attenzioni, sono tutti rischi bassi per la
sicurezza.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5253
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Elementi contraddittori o lacunosi affiorano anche a proposito delle esercitazioni:
PRESIDENTE. Il documento di valutazione dei rischi (DVR) del poligono del Salto di Quirra
consta di quasi 9.000 pagine. Purtuttavia, in queste 9.000 pagine non viene valutato il rischio
derivante dalle esposizioni ad agenti chimici e fisici che vengono dispersi nell’ambiente
durante le esercitazioni a fuoco. Come spiega lei una carenza così clamorosa?
RSPP. Personalmente non la considero una carenza. L’attività del poligono è ferma dai primi
mesi del 2011, da quando è iniziata l’indagine della Procura. C’è da dire una cosa: non c’è
nessun lavoratore del poligono che segue, all’interno della cornice di sicurezza che l’utente
comunica al poligono… Mi spiego meglio, facendo un preambolo un po’ più vasto. L’utente,
ovvero il terzo che utilizza le aree del poligono per svolgere la propria attività, che può essere
sperimentale o addestrativa, e richiede l’utilizzo delle aree, deve produrre al poligono la
documentazione di sicurezza prevista: delle schede di sicurezza integrate e lo studio di
distribuzione nell’ambiente delle emissioni prodotte in seguito all’attività da svolgere. Queste
analisi sono validate dall’Istituto superiore della sanità e corredate da una valutazione della
nostra direzione generale della sanità, ai fini dell’esclusione di eventuali pericoli per
l’incolumità pubblica derivanti dall’esposizione ad agenti chimici presenti nell’area o
comunque prodotti dall’attività. Questo documento viene presentato. Comunque, prima di
avere l’autorizzazione a svolgere l’attività, come estensione dell’articolo 26 del decreto
legislativo n. 81, viene fatto un coordinamento sulla sicurezza, in cui l’utente ci fornisce tutti i
dati relativi a questi fattori. Contemporaneamente, fornisce anche le cornici di sicurezza,
ovvero le aree di sgombro da applicare, al di fuori delle quali il rischio per la sicurezza è
praticamente nullo. Queste vengono applicate. In assenza di questi atti, l’attività dell’utente
non viene autorizzata e non viene svolta. Dal 2011, quando sono iniziate le indagini, ci sono
state soltanto due attività nel corso di quest’anno. Praticamente l’assenza di questa analisi di
rischio è dovuta proprio all’assenza di attività. Io non posso fare a priori una valutazione,
perché non so cosa useranno. Quando so cosa usano e qual è l’impatto sull’ambiente o sulla
salute posso redigere qualcosa.
PRESIDENTE. Credo che in un poligono, che per definizione è la sede in cui si svolgono
esercitazioni a fuoco, questo tipo di previsione debba essere assolutamente presente. Questa
considerazione, colonnello, mi rimanda a una relazione dei nostri esperti, che tratta il
contenuto relativo ai DVR messi a disposizione della Commissione, quello di Perdasdefogu
(Salto di Quirra) e quello di Capo San Lorenzo. Noi stiamo parlando del primo. Il primo
documento contiene per l’esattezza (abbiamo finalmente il numero esatto) 8.857 pagine. Oltre
ad avere un numero di pagine sicuramente elevato, questo documento risulta essere di difficile
lettura, in quanto mancante di un indice. Non si tratta di un documento organico e strutturato,
ma di un documento stratificato nel tempo. Chi dice queste cose, colonnello, è il presidente
della precedente Commissione d’inchiesta, il senatore Costa, che, nella sua relazione del 9
gennaio 2013, scriveva a proposito di questo documento che «la documentazione non è
presentata in maniera organica, armonica e integrata e, di conseguenza, non è di semplice
approccio valutativo». Non pare, quindi, rispettato l’ultimo capoverso dell’articolo 28, comma
2, del decreto legislativo n. 81, che, come lei ben sa, stabilisce che la scelta dei criteri di
redazione del documento è rimessa al datore di lavoro, che vi provvede con criteri di
semplicità, brevità e comprensibilità, in modo da garantirne la completezza e l’idoneità quale
strumento operativo di pianificazione degli interventi aziendali e di prevenzione.
Senza risposta è poi rimasta un’ulteriore lacuna:
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5354
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
PRESIDENTE. Dall’esame del registro degli esposti ad agenti cancerogeni, colonnello, si
ricava che sono state individuate le seguenti esposizioni ad agenti cancerogeni: polveri di
legno duro per i falegnami, idrocarburi policiclici aromatici (IPA) per i manutentori delle
centrali termiche, naftalene per gli addetti al rifornimento carburanti aerei e benzene per gli
addetti al rifornimento benzina autotrazione. Come spiega, quindi, colonnello, che il
documento di valutazione dei rischi cancerogeni difetti di una valutazione dell’esposizione a
naftalene e IPA, che la valutazione del benzene sia stata effettuata con una metodica non
standardizzata e che le polveri di legno duro siano state determinate solo per il distaccamento
di Capo San Lorenzo? Lei non era al corrente di queste cose, colonnello?
Lacune si affacciano anche dall’esame dell’RSPP del poligono di Capo San Lorenzo:
PRESIDENTE. Vorremmo anche una valutazione specifica del rischio di esposizione a
cancerogeni per il personale di officina e di rifornimento carburante. Lei si impegna a farcelo
pervenire e a segnalare questa carenza, in maniera che possa essere integrato in questi
termini? Per noi, è importante che lei segnali questa carenza.
RSPP. Sì, mi impegno, ma questa valutazione ritenevo di averla fatta. Magari non è
articolata…
PRESIDENTE. Adesso, però, siamo più tranquilli che nel documento della valutazione dei
rischi, grazie a ciò che lei potrà rappresentare in quanto responsabile RSPP, ci potrà essere
quest’integrazione. […] In rapporto alle attività svolte all’interno del poligono dagli esercitati,
come viene garantita la sicurezza con riguardo ai rischi cosiddetti interferenziali? Viene
elaborato il DUVRI?
RSPP. Viene redatto un verbale di interferenze tra noi, che ospitiamo gli utenti – per noi, gli
esercitanti sono utenti – e gli esercitanti. Ci interfacciamo con il loro responsabile, gli diciamo
quali sono i rischi all’interno dell’area in cui vanno a operare e facciamo questo…
PRESIDENTE. Il cosiddetto documento unico di valutazione dei rischi di interferenze, il
DUVRI? È questo?
RSPP. Lo chiamiamo verbale di coordinamento. Sì, è questo, perché non c’è…
PRESIDENTE. Lei si impegnerà a fare la relativa segnalazione, che non serve un verbale
generico, ma serve il DUVRI.
Da sottolineare è, altresì, l’incompletezza della valutazione del rischio radiologico:
RSPP. Noi ci siamo resi conto che non avevamo capacità tali che ci permettessero di far
fronte a un’emergenza di rischio radiologico. Di conseguenza, dicevamo a chiunque si
trovasse in quell’area ad avvisare, all’occorrenza, i Vigili del fuoco, di non dire loro soltanto
di un eventuale incendio, ma del rischio incendio radiogeno, in modo che si attrezzassero in
una certa maniera. Sicuramente, poi, la procedura poteva essere scritta meglio, poteva…”.
Dal suo canto, l’RSPP di un sito come il più volte evocato poligono di Cellina Meduna
afferma:
PRESIDENTE. Per esempio, rischi relativi allo svolgimento e all’effettuazione dell’attività
addestrativa? RSPP. Rischi no.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5455
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
MAURO PILI. Sono stati sparati 300 missili MILAN: 3 grammi per missile sono quasi un
chilo di torio. Per lei questo quantitativo è un quantitativo significante o irrilevante?
RSPP. Non glielo so dire, perché non so gli effetti sulle persone.
MARIA AMATO. Sui Documenti di valutazione dei rischi, almeno dal 2013 in poi, cioè da
quando quest’area è stata recintata, risulta che il rischio sia radiogeno?
RSPP. Per il poligono Cellina Meduna non è stato redatto il Documento di valutazione dei
rischi, perché avevamo già comunicato che il regolamento del poligono, il disciplinare d’uso
e il Piano di tutela ambientale contenevano tutte le norme relative per la sicurezza del
personale.
Del pari eloquenti le dichiarazioni dell’RSPP del poligono di Foce Reno:
RSPP. Io ho completato il corso da responsabile del servizio prevenzione e protezione, se non
sbaglio, il 20 marzo 2015, quindi sono stato formato ufficialmente da quella data in poi. Devo
anche precisare che nel 1998 – parliamo, quindi, degli inizi della prevenzione e protezione in
ambito Forza armata, per cui c’era un poco forse di confusione – il mio comando mi invitò a
frequentare un corso di aggiornamento per RSPP che non aveva nessun tipo di scopi
formativi, ma di aggiornamento. Essendo, però, l’unico del comando che masticava un po’ la
materia appresa negli istituti di formazione, mi incaricarono di essere il responsabile del
servizio prevenzione e protezione, abbinato ad altri incarichi, quindi tanta buona volontà e
tanto impegno. […] (Il DVR) è un documento che noi aggiorniamo con periodicità almeno
annuale, anche se sarebbe previsto ovviamente aggiornarlo almeno una volta ogni quattro
anni [?]. (Il DVR) è sempre in fase di aggiornamento.
PRESIDENTE. Lei ritiene di poter escludere che possa esservi un’esposizione a carico del
personale ad agenti cancerogeni, mutageni o teratogeni?
RSPP. No, presidente. Direi di no. Da quello che mi risulta, no. Lo escludo perché dalle
tipologie di attività che noi svolgiamo al poligono non si è mai verificato che ci siano delle
fonti inquinanti che possono produrre queste patologie.
PRESIDENTE. Per i suoi compiti di valutazione dei rischi, le è capitato di chiedere
consulenze specialistiche al CISAM o al CETLI?
RSPP. Al CETLI, praticamente c’è una programmazione, una pianificazione proprio per
quest’anno per vedere l’inquinamento del suolo. CISAM è la stessa cosa per quanto riguarda
il rischio, che però è sempre pianificato per l’anno prossimo.
Ma l’esame dell’RSPP del poligono Foce Reno si è rivelato utile anche sotto il profilo
attinente all’autonomia:
PRESIDENTE. Lei è in grado di farcelo avere seduta stante (il DVR)?
RSPP. Al momento, c’è la disponibilità, ma mi è stato detto che non posso…
PRESIDENTE. Da chi le è stato detto che non può darcelo?
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5556
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
RSPP. No, dalle note di linguaggio.
1.3.5. RLS nominati dal datore di lavoro.
Fugace è apparsa la figura del Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) nel corso
degli accertamenti svolti dalla Commissione.
Eppure, le tredici attribuzioni riservate all’RLS dall’articolo 50, comma 1, decreto legislativo
n. 81 del 2008 ne fanno comprendere il ruolo basilare ai fini di una effettiva tutela della
sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro. Basti riflettere che l’RLS “accede ai luoghi di
lavoro in cui si svolgono le lavorazioni”, “promuove l’elaborazione, l’individuazione e
l’attuazione delle misure di prevenzione idonee a tutelare la salute e l’integrità fisica dei
lavoratori”, “formula osservazioni in occasione di visite e verifiche effettuate dalle autorità
competenti, dalle quali è, di norma, sentito”, “fa proposte in merito alla attività di
prevenzione”, “avverte il responsabile della azienda dei rischi individuati nel corso della sua
attività”, persino “può fare ricorso alle autorità competenti qualora ritenga che le misure di
prevenzione e protezione dai rischi adottate dal datore di lavoro o dai dirigenti e i mezzi
impiegati per attuarle non siano idonei a garantire la sicurezza e la salute durante il lavoro”.
(Circa la funzione di controllo attribuita all’RLS v. Cass. 19 ottobre 2017 n. 48286).
Nessuna meraviglia, pertanto, se il decreto legislativo n. 81 del 2008 si preoccupa di garantire
l’autonomia e l’indipendenza dell’RLS. Non a caso, lo definisce come “la persona eletta o
designata per rappresentare i lavoratori per quanto concerne gli aspetti della salute e della
sicurezza durante il lavoro”; dispone che “il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza non
può subire pregiudizio alcuno a causa dello svolgimento della propria attività”; e riconduce
comunque ai lavoratori la designazione o elezione dell’RLS.
Il fatto è che l’articolo 250 D.P.R. n. 90 del 2010 introduce un singolare distinguo tra
rappresentanti dei lavoratori civili per la sicurezza e rappresentanti dei lavoratori militari per
la sicurezza: i primi “sono eletti o designati secondo le modalità previste dagli articoli 47 e
seguenti del decreto legislativo n. 81 del 2008, e nel rispetto degli accordi collettivi nazionali
tra le organizzazioni sindacali e l’Agenzia per la rappresentanza delle amministrazioni nel
pubblico impiego”; i secondi, invece, “sono designati dal datore di lavoro su proposta non
vincolante degli organi della rappresentanza militare (COBAR, di cui all’articolo 871, libro
IV, titolo IX, capo I, sezione I)”.
Ognuno intende che con questa norma il cerchio si chiude: il datore di lavoro non solo
designa l’RSPP e il medico competente, ma designa anche l’RLS.
1.3.6. La crisi del CISAM e del CETLI
Basilare ai fini di un’adeguata rilevazione dei rischi nei siti militari sarebbe l’apporto degli
Enti tecnico-operativi di cui dispongono le Forze Armate, primi fra tutti il CISAM e il CETLI,
nel quadro delineato dalla Direttiva SMD-L-018.
La Commissione si è preoccupata di approfondire l’attività svolta da questi enti tecnicooperativi, sia mediante l’esame testimoniale dei loro esponenti, sia mediante una missione
apposita presso il CISAM.
Il risultato è stato tanto inatteso quanto deludente. Il Direttore del CISAM, nel suo esame
testimoniale del 3 maggio 2017, alla domanda “Lei in quanto direttore del CISAM è in grado
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5657
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
di assolvere e di far assolvere all’istituto tutte le funzioni previste dalla legge in maniera
inoppugnabile e completa, sì o no?”, ha risposto “no”. E nella medesima data, un suo
collaboratore, il Ten. Col. Raffaele Zagarella, si è espresso con le parole “dire che il CISAM
non fa il 100 per cento di quello che gli viene chiesto, è evidente”. Emblematico è apparso il
caso del poligono di monte Romano. In una relazione trasmessa il 20 marzo 2017, relativa ad
un intervento effettuato dai tecnici CISAM nel novembre 2016, si mette in luce un nuovo
ritrovamento, in due aree del poligono diverse da quelle controllate nel 2013, di complessive
70 lunette al torio. Questa la conclusione: "L'area del poligono di monte Romano è già stata
sottoposta in varie occasioni a misure e operazioni di raccolta sistematica di torine; le attività
sono state di carattere preliminare a premessa di un lavoro completo caratterizzazione e
bonifica del sito in relazione a una possibile contaminazione derivante dal torio contenuto nel
sistema di guida del missile anticarro MILAN. Anche se i primi parziali risultati non mostrano
la presenza di rischi radiologici particolarmente significativi, è però indispensabile, a
premessa di qualsiasi ulteriore azione di bonifica, procedere ad una completa
caratterizzazione radiometrica del sito. Data l'estensione dell'area, l'attività eccede le attuali
capacità operative del CISAM, per cui si suggerisce di procedere, a similitudine di quanto
fatto presso il poligono di Cellina Meduna (PN), richiedendo la collaborazione di altri enti
istituzionali (ARPA, ISPRA, ENEA, CNR, etc.)". Se ne desume che, dopo circa 10 anni di
controlli, il CISAM indica come necessaria una completa caratterizzazione radiometrica del
sito, mai realizzata sino ad ora, e al contempo dichiara la propria incapacità operativa a
provvedervi.
Significativo è anche quanto ha riferito nella sua audizione del 5 ottobre 2017 dal Sostituto
procuratore della Repubblica di Cagliari circa l’intervento del CISAM presso il poligono di
Capo Teulada:
“Il CISAM, organo tecnico dell’amministrazione militare, dai primi anni 1990, era
intervenuto diverse volte nel poligono. Tuttavia, aveva effettuato delle verifiche all’interno
del poligono senza entrare nelle aree dove si svolgevano le esercitazioni, ma limitandosi alle
installazioni permanenti, quali gli uffici del comando e le zone utilizzate dai militari”.
“Anche allo stesso CISAM prima delle indagini da noi svolte venivano forniti dati non
attendibili e molto riduttivi rispetto agli armamenti esplosi e al numero di esercitazioni
effettuate. Questo non è privo di significato”.
Anche gli accertamenti sulle attività svolte dal CETLI NBC in merito a fattori di rischio
chimici e biologici hanno evidenziato diverse criticità. Già nell’esame testimoniale dell’8
marzo 2017, il Direttore interinale del Centro Tecnico Logistico Interforze NBC aveva
affermato che “l'ente non è in grado di effettuare analisi su particolato aerodisperso e
nanoparticolato”, e in una sua relazione dell’8 aprile 2016 relativa al “monitoraggio
ambientale di una base italiana a Gibuti” si legge: “Dalle analisi chimiche condotte non è stato
possibile accertare la natura dei fenomeni legati ai cattivi odori percepiti dal personale. Ciò
nonostante, analizzando la documentazione fotografica acquisita in fase di campionamento,
riportata in allegato C, è possibile individuare due potenziali sorgenti di inquinamento lungo il
perimetro della base: o presenza di vari cumuli di rifiuti indifferenziati posizionati a ridosso
del perimetro della base, che se incendiati, oltre a provocare un cattivo odore, potrebbero
creare l'emissione di sostanze altamente nocive (es. diossine, PCB, ecc.), la cui analisi non è
tra le potenzialità esprimibili del CETLI NBC; o presenza d'acqua potenzialmente
contaminata da percolato derivante dai rifiuti presenti nell'area”.
Certo, il Direttore del CETLI ha riferito che il centro si sta attivando per superare queste
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5758
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
carenze, anche se purtroppo la soluzione “non è dietro l’angolo”. Tanto è vero che, nel corso
dell’esame testimoniale del 4 maggio 2017, egli ha riferito che il centro è afflitto da
scoperture di organico.
Non stupisce allora che più richieste di monitoraggio avanzate dai datori di lavoro non
vengano soddisfatte. Basti por mente che, in forza della direttiva SMD-L-018, il datore di
lavoro dei siti militari in Italia e all’estero, ove ritenga necessario un monitoraggio di
determinati rischi, deve rivolgersi allo Stato maggiore della propria Forza armata, che
rappresenterà l’esigenza in sede di Comitato Interforze di Coordinamento (CIC), il quale
“conclusa l’analisi generale dell’istanza, valutata la fattibilità dell’esigenza sia in termini
capacitivi che finanziari … la sottopone all’approvazione del Capo di SMD per il suo
inserimento nella prima programmazione finanziaria utile, quale obiettivo annuale o
pluriennale da conseguire con elevata priorità”.
Questa organizzazione mette in luce, non solo un oggettivo limite all’autonomia dei
comandanti nella valutazione dei rischi e nella conseguente individuazione e attuazione delle
misure di prevenzione e protezione, ma altresì una insufficienza di risorse che non consente
agli enti tecnici di fornire tempestivamente un supporto alla valutazione dei rischi.
Un ulteriore esempio tra i molteplici casi emersi grazie all’attività di inchiesta della
Commissione. Con nota inviata dal COI (Comando Operativo di vertice Interforze) allo Stato
maggiore della Difesa in data 16 settembre 2016, si comunicò la necessità di monitoraggi
sulla salubrità dell’aria a Mosul, Erbil e Baghdad perché “nell'aria viene percepita la presenza
maleodorante della 'combustione di rifiuti di materiale plastico”, ad Atrush perché vi sono
“residui provenienti da n. 2 raffinerie di petrolio nel raggio di 10 km”, e a Mogadiscio perché
vi sono “fumi da discariche limitrofe”. Ma non basta. Nel già ricordato esame testimoniale del
7 maggio 2017, il Ten. Col. Pietro Lo Giudice, Capo Divisione J4 del COI, ha riferito alla
Commissione che, di tutte le richieste inviate allo Stato maggiore della Difesa, ne sono state
approvate soltanto due (le misurazioni di radon presso lo schieramento in area diga di Mosul e
il controllo biologico in Kosovo).
Non senza contare che sia il CISAM, sia il CETLI NBC, perdono il controllo delle situazioni
oggetto delle loro attività, e non vengono coinvolti nella ricerca e nell’applicazione delle
soluzioni.
Le criticità di Enti fondamentali come il CISAM e il CETLI - messe in luce dall’attività di
inchiesta della Commissione, ancora una volta in supplenza degli organi di vigilanza militari
rimasti del tutto inerti - sono state portate a conoscenza dei Rappresentanti di vertice
dell’amministrazione della Difesa, i quali hanno sorprendentemente sostenuto che non ne
erano al corrente.
1.3.7. Un Osservatorio epidemiologico della difesa scientificamente non accettabile
“I dati di sorveglianza riportati non supportano l'ipotesi che esista un problema di maggiore
incidenza di neoplasie tra il personale militare, né che la partecipazione a missioni OFCN
rappresenti un rischio specifico per l'insorgenza di neoplasie”.
È la dirompente conclusione esposta dal Direttore dell’Osservatorio epidemiologico della
Difesa Col. Claudio De Angelis nel corso della sua audizione in data 7 aprile 2016.
Successivamente, la Commissione ha approfondito le indagini. Ed è giunta, in particolare, ad
accertare, su dati forniti dalla Procura della Repubblica di Padova, che solo nell’ambito della
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5859
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Marina militare 1.101 persone risultano decedute o ammalate per patologie asbesto correlate
(circa 570 i mesoteliomi); e da una relazione tecnica del Direttore del RENAM Alessandro
Marinaccio trasmessa in data 29 gennaio 2018 dal Presidente dell’INAIL Massimo De Felice,
ha desunto che, nell’ambito dei corpi militari, “sono stati identificati 830 casi di mesotelioma
maligno con esposizione in tale settore”.
Là dove il Direttore dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa aveva riferito alla
Commissione che tra i militari di tutte le Forze armate 107 erano i casi di mesotelioma,
diventati 126 a un successivo esame testimoniale dello stesso Col. De Angelis in data 7
febbraio 2017.
Perché questa stupefacente differenza di dati?
“Noi” - ecco la clamorosa spiegazione successivamente data dal Col. De Angelis il 7 febbraio
2017 a fronte delle contestazioni mossegli dalla Commissione - “perdiamo i dati del personale
in congedo”.
Non a caso, la Commissione ha chiesto all’Ispettore Generale della Sanità Militare Gen.
Enrico Tomao se gli sembrasse congruo, e se gli sembrasse scientificamente accettabile, che
una struttura chiamata Osservatorio epidemiologico della Difesa si fermi alla raccolta e alla
valutazione dei casi relativi ai militari in servizio? La risposta data dal Gen. Tomao nel corso
del suo esame testimoniale è stata “no”.
Una risposta, quella del Gen. Tomao, condivisa dagli epidemiologi Alessandro Marinaccio e
Dario Mirabelli auditi dalla Commissione rispettivamente il 19 ottobre e il 26 ottobre 2017, le
cui dichiarazioni sono valse, altresì, a mettere a fuoco la delicatezza degli studi
epidemiologici e la necessità di approcci e verifiche malauguratamente trascurati
dall’Osservatorio epidemiologico della Difesa:
PRESIDENTE. Lei conviene che non può essere definita procedura epidemiologica quella
che è limitata a un lasso di tempo così breve e non è estesa a tutta la vita biologica della
persona?
ALESSANDRO MARINACCIO, Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene del lavoro
e ambientale dell'INAIL. Direi senza dubbio di sì, soprattutto per malattie come quelle
amianto-correlate, e in particolare come il mesotelioma, che hanno tempi di latenza così
lunghi e derivano da esposizioni molto spesso professionali. L'esposizione all'agente nocivo
parte dall'età lavorativa, quantomeno, del soggetto. In più, la malattia ha tragicamente bisogno
di un numero di anni, mediamente 40, ma può essere anche di più. L'età media dei casi di
mesotelioma nel RENAM, se non ricordo male, è intorno ai 70-75 anni, quindi comunque
l'età media dei casi di mesotelioma è molto alta per sua natura, tant'è vero che per esempio il
sistema di registrazione dei casi di mesotelioma appunto tramite registro nazionale non
avrebbe granché senso se si limitasse alla popolazione lavorativa. Gran parte dei casi è
ammalata, infatti, quando è fuori dal circuito. Il picco dei casi di mesotelioma, sia il numero
di casi sia il numero di tassi, è presumibile sia nel periodo tra il 2015 e il 2020. Questo
predicemmo qualche anno fa e i dati che abbiamo oggi confermano, sostanzialmente, questa
previsione, indicando che è in corso attualmente il momento di maggiore incidenza della
malattia nella popolazione. E’ presumibile che nei prossimi anni – la data precisa è
impossibile da dire – la tendenza sarà necessariamente quella di una diminuzione dei casi. È
evidente che tutte queste analisi hanno come punto di riferimento essenziale la dinamica e la
dimensione dei consumi di amianto prima del bando. In tutti gli esercizi statisticoepidemiologici si mette in correlazione la curva dei consumi di amianto iniziata in Italia dopo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 5960
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
la Seconda guerra mondiale ed è stata crescente fino agli anni Sessanta e Settanta, e purtroppo
in Italia anche nel corso degli anni Ottanta.
DARIO MIRABELLI, Componente del CPO Piemonte. La forza lavoro dipendente di una
certa attività industriale viene monitorata dal punto di vista sanitario fintanto che è in servizio.
Quando poi le persone vanno in dimissione, per pensionamento o perché si trasferiscono a
svolgere un'altra attività, non vengono più viste e sorvegliate dal medico d'azienda, per lo
meno non dal medico d'azienda di quell'azienda, ma della nuova ditta in cui la persona
eventualmente si trasferisce. Questo fa sì che certi fenomeni, certe conseguenze sulla salute,
se ci sono delle esposizioni professionali, possano essere intercettate e certe altre no. Quali
possono essere intercettate? Quali non possono essere intercettate da un sistema di questo
genere? Le conseguenze a breve termine possono essere intercettate. Se ci sono delle sostanze
che provocano asma bronchiale in alcune persone e quelle persone sviluppano asma
bronchiale, questo è un fenomeno che si instaura nel giro di qualche settimana dall'inizio
dell'esposizione alla sostanza asmogena. È chiaro che un fenomeno di questo genere può
essere intercettato dal cosiddetto servizio del medico competente. Analogamente, può essere
intercettato da un osservatorio epidemiologico delle Forze armate che funzioni con questo
criterio. Un'ipoacusia professionale richiede un'esposizione al rumore prolungata, per esempio
di due o tre anni, prima di poter iniziare a instaurarsi. Dipende da quanto è lunga la
permanenza dell'esposto nel luogo di lavoro. Se è abbastanza lunga, chiaramente l'esordio
dell'ipoacusia professionale può essere intercettato dal servizio del medico competente.
Quando ci spostiamo verso malattie che hanno una «scadenza» molto più lunga rispetto
all'inizio dell'esposizione – pensiamo già all'asbestosi – se non siamo di fronte a delle
esposizioni ad amianto del tipo di quelle che si verificavano tra la fine del 1800 e l'inizio del
1900, che provocavano l'asbestosi massiva nel giro di quattro o cinque anni, ma di fronte a
esposizioni già come quelle dell'Eternit degli anni Cinquanta, molto inferiori alle altre, che
provocano sì l'asbestosi, ma dopo trenta quarant'anni, è evidente che un sistema di
sorveglianza sanitaria basato sulla logica del medico competente, del medico d'azienda
(«guardo i lavoratori fintanto che sono dipendenti della mia azienda e poi non li sorveglio
più»), non intercetterà se non una prima parte dei casi di asbestosi, quelli che si ammalano più
precocemente. Quelli che poi hanno una fibrosi progressiva nel tempo, che continua a
progredire lentamente anche dopo la cessazione dell'esposizione attiva – non dimentichiamo
che l'amianto permane nei tessuti, quindi un conto è l'esposizione esterna, un conto è
l'esposizione interna del nostro apparato respiratorio – per cui questa fibrosi continua a
progredire, è evidente che il medico competente non intercetta quei casi che si sviluppano
dopo trenta o quarant'anni, ma non li intercetta neanche l'Osservatorio se non si dota di altri
strumenti. Ecco perché, quando facciamo uno studio di coorte – non è facile, è impegnativo,
richiede davvero tanto tempo e tante risorse umane – «inseguiamo» una persona anche dopo
che è uscita dallo stabilimento. I lavoratori Eternit sono stati monitorati per il loro stato in vita
e le cause di morte anche e soprattutto dopo che erano usciti dall'Eternit. Anche quando
sapevamo che il lavoratore aveva cessato di lavorare in stabilimento, per esempio, nel 1980,
abbiamo continuato a chiedere ai comuni di residenza quale fosse lo stato in vita e, se
deceduti, quali fossero le cause di morte, per lo meno per conoscere le cause di morte.
Conoscere altri aspetti dello stato di salute delle persone è molto più difficile, praticamente
impossibile.
PAOLA BOLDRINI. Vorrei sapere se, secondo lei, può essere corretto far confluire, se
troviamo provvedimenti per farlo, tutti i dati della vita dei militari oltre il percorso militare.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6061
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
L'Osservatorio epidemiologico della Difesa si dovrebbe occupare anche del percorso
successivo.
DARIO MIRABELLI. Sì, penso che sia fondamentale, per un'osservazione epidemiologica
completa, non limitarsi al periodo in cui le persone sono in servizio attivo. È un fatto talmente
conosciuto in epidemiologia che quando si è in servizio attivo c'è un profilo di salute, e
quando si va via ce n'è un altro, che si parla di effetto lavoratore sano. Ovviamente, potete
immaginare quanto possa essere spiccato un effetto lavoratore sano se interessa delle persone
in servizio nelle Forze armate, dove la selezione per la prestanza fisica è un po’ più spinta di
quella di chi deve entrare in un'azienda privata. C'è comunque anche per chi si dedica al
lavoro manuale in un'azienda privata, ma la selezione fisica per chi presta servizio nelle Forze
armate è importante. l'effetto lavoratore sano non è soltanto dovuto, inoltre, a una selezione
iniziale delle persone fisicamente idonee a prestare un certo tipo di attività, ma anche a una
permanenza in servizio delle persone sane, quindi a una componente non solo di effetto
lavoratore sano per selezione, ma anche di effetto lavoratore sano per sopravvivenza. È
qualcosa di estremamente complesso. È ovvio che, se vogliamo intercettare tutte le
conseguenze che può avere un'esposizione, dobbiamo dotarci di strumenti per il monitoraggio
a lunga scadenza e dopo la dimissione delle persone. È anche ovvio che, siccome questi
strumenti sono piuttosto impegnativi, onerosi dal punto di vista proprio materiale, queste non
sono cose che si possono fare in modo generalizzato. Vanno definite delle priorità, e su quelle
vanno messi in piedi gli strumenti di sorveglianza.
MARIA CHIARA CARROZZA. Io ho solo una domanda. Questi studi longitudinali sono
onerosi, come ha detto lei, ma dovrebbero servire a inferire anche delle potenziali misure di
monitoraggio e di assistenza per tutti quelli che vengono in contatto con una situazione simile.
Se si fa uno studio longitudinale e si scopre che ci sono questi effetti, è giusto pensare che
dobbiamo monitorare sempre più con gli stessi studi longitudinalmente un numero maggiore
della popolazione. Non potendolo fare, però, in maniera così estesa, si dovrebbe decidere che
chi è esposto o è passato, per esempio, dalla caserma di Casale Monferrato, ha un rischio
maggiore di contrarre certe malattie, e quindi ha diritto a più monitoraggio, più sostegno per
la propria salute. Ha un rischio maggiore di contrarre certe malattie. Secondo me, dovrebbero
essere presi dei provvedimenti, quelli, sì, estesi a un maggior numero di persone in termini di
monitoraggio della loro salute e di rischio per loro, e di sostegno da parte delle strutture
pubbliche a chi si è esposto di più, non per scelta ma perché si è trovato a lavorare.
DARIO MIRABELLI. Posso solo sottoscrivere.
PAOLO COVA. È venuto a parlare il responsabile del RENAM. Ora, io militare, l'esempio
più classico, che posso essere stato nelle Forze armate per motivi professionali o di leva, mi
ammalo di mesotelioma o asbestosi. L'esempio più semplice è di chi ha fatto il militare di
leva, e non viene considerato. Automaticamente, se viene fatto il militare di leva, verrà
chiesto se a Milano, in Puglia. Dove è stato? Quando ci è stato? È stato a Casale Monferrato
un anno? Ci è stato un mese? In secondo luogo, facile, a volte chiedono se si è fatto il militare
in Marina, sui carri. Si può rispondere che si è stati in fureria in Piemonte, a Casale
Monferrato, e si chiude. Avviene così o no?
DARIO MIRABELLI. No. Non ho avuto modo di narrarvi come operiamo, non solo in
Piemonte, ma anche in Lombardia, in Puglia, in Emilia-Romagna e in generale, per ricostruire
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6162
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
e documentare la storia di esposizione di un caso di mesotelioma. Innanzitutto, il caso di
mesotelioma, dobbiamo intercettarlo. Ci deve essere segnalato o dobbiamo andarcelo a
trovare noi, più frequentemente la seconda che non la prima. Una volta, però, che abbiamo
identificato un caso, cerchiamo di ottenere un'intervista personale con il diretto interessato.
Non è sempre possibile, perché la sopravvivenza è breve, perché le persone stanno male,
perché a volte la rete familiare tende a essere protettiva intorno al paziente, a schermarlo
anche dal contatto con noi, e diverrà chiaro tra un attimo perché. In questo caso, non
otterremo un'intervista diretta, ma un'intervista indiretta, per esempio intervisteremo il
coniuge o un figlio, una figlia. Attraverso un rispondente cercheremo di sapere che cosa?
Cercheremo di conoscere, ricostruire, innanzitutto, l'intera storia lavorativa di una persona e,
all'interno della quale collochiamo sempre il servizio nelle Forze armate, anche se è un
servizio di leva e non è un servizio professionale. Ricostruiamo poi l'intera storia abitativa per
capire se la persona, per esempio, ha vissuto in prossimità di una fonte antropico-ambientale
di inquinamento da amianto. Ricostruiamo anche la storia dei lavori svolti dalle persone con
cui la persona ha convissuto, perché ci sono appunto casi in cui chi si è ammalato di
mesotelioma non è l'esposto, ma un convivente della persona. Si ricostruiscono altri aspetti
ancora dell'ambiente di vita e domestico. Ci sono casi dovuti al fatto che nell'ambiente di casa
erano presenti o utilizzati materiali contenenti amianto particolari. Si tratta, quindi, di
un'intervista complessa, onerosa, che dura, quando va bene, un'ora, ma possono anche essere
due. Tra l'altro, se è un'intervista fatta a un rispondente, non sempre si riescono a ottenere tutti
quei dettagli e tutte quelle informazioni che potrebbero essere utili. Per focalizzare
l'attenzione sul periodo nelle Forze armate, certo, chiediamo esattamente dove è stato prestato
servizio, anche di leva, dove è stato fatto il CAR, dove è stato prestato servizio
successivamente.
PAOLO COVA. Lo chiedono in tutta Italia?
DARIO MIRABELLI. Sì, certamente. Poi può essere che quello addetto alle interviste in un
certo COR, che fa 250, 300, 400 interviste all'anno, come nel caso della Lombardia, sia
personale molto addestrato. In un COR molto più piccolo, con una popolazione più piccola,
un'incidenza più bassa, in cui si fanno 20 interviste all'anno, è chiaro che ci sarà personale con
minore addestramento per forza. Può essere, in quanto meno addestrato, magari anche meno
pronto a sollecitare un'informazione. Se questa non viene fornita spontaneamente, si rischia di
perderla. Non sto dicendo che tutto va ben, madama la marchesa, che è tutto perfetto ovunque.
Ci sono certamente delle situazioni in cui c'è un'esperienza molto maggiore e altre in cui ce
n'è una minore. Inoltre, l'esperienza non è la stessa nei confronti di tutti i settori in cui vi può
essere stata esposizione all'amianto. Noi abbiamo la capacità di fare buone domande se
qualcuno ha lavorato nel cemento-amianto, nell'edilizia o nel settore tessile, ma se ci capita
qualcuno che ha lavorato nelle attività portuali o nella cantieristica navale, esperienza non ne
abbiamo. Notoriamente, in Piemonte non ci sono queste realtà. Relativamente al periodo
lavorativo di quella persona, l'intervistatore si trova in difficoltà e, o le cose gli vengono dette
spontaneamente, o non è in grado di fare delle domande pertinenti.
E del pari significativo è quanto precisato da Franco Ciprani, Dirigente superiore medico della
Polizia di Stato, in una missiva del 27 dicembre 2017 inviata al Presidente della Commissione
a seguito della sua audizione:
“Nel corso delle audizioni che si sono susseguite in seno alla Commissione è emersa la
difficoltà di un attendibile dato epidemiologico - circa l'incidenza e la prevalenza di patologie
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6263
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
tumorali nei militari - dovuta alla circostanza che l'ente della Difesa deputato al monitoraggio
perde i casi quando i militari vanno in congedo.
Premesso che a chi scrive non pare particolarmente indaginosa una ricerca dei militari in
congedo — anche tramite semplice intervista telefonica sullo stato di salute — non bisogna
dimenticare che alcune migliaia di militari impiegati nei territori della ex Jugoslavia, ai sensi
delle norme di legge che lo consentono in via preferenziale, sono transitati nelle Forze di
polizia, dove permarranno fino al sessantesimo anno di età.
La disponibilità dei dati relativi a questi soggetti è attuale e, soprattutto, risulta molto
semplice uno studio prospettico su questa popolazione, con comparazione con adeguati gruppi
di confronto. Anche in tal senso, il coinvolgimento di enti esterni alle amministrazioni
interessate garantirebbe maggiore trasparenza ed uniformità.”
In questa prospettiva, anche l’Osservatorio epidemiologico della Difesa finisce per essere
funzionale alle scelte strategiche di fondo adottate dall’amministrazione della Difesa.
Invero, appare evidente che in un’ottica preventiva la sottostima dei casi può
erroneamente indurre a ritenere efficienti i sistemi di prevenzione in atto e a non
stimolarne una revisione critica. E può indurre, ed ha indotto in specifiche sedi giudiziarie
e non solo giudiziarie, a ritenere indimostrato il nesso causale tra patologia ed
esposizione a determinati agenti nocivi. Una sottostima che diventa ancor più criticabile,
ove si rifletta su quanto riferito Alessandro Marinaccio nella relazione tecnica trasmessa
in data 29 gennaio 2018, e, cioè, che “negli archivi del RENAM sono presenti
informazioni relative a n. 9 casi di mesotelioma maligno con codice di esposizione
‘familiare’ insorti in soggetti esposti per ragioni di convivenza con familiari
professionalmente esposti nel settore della ‘difesa nazionale’”: una esposizione, dunque,
che a maggior ragione sfugge all’Osservatorio epidemiologico della Difesa.
1.3.8. Sanzioni pagate dallo Stato
Nella medesima ottica si collocano gli effetti prodotti dall’articolo 253, comma 8, D.P.R. n.
90 del 2010, ove si dispone che, “salvo quanto previsto al comma 7, gli importi dei pagamenti
in sede amministrativa previsti dal decreto legislativo 19 dicembre 1994, n. 758, e delle
sanzioni amministrative previste dal decreto legislativo n. 81 del 2008, eventualmente irrogate
al personale militare e civile dell’amministrazione della difesa per violazione commesse
presso organismi militari, sono imputate, in via transitoria sul pertinente capitolo dello stato di
previsione della spesa del Ministero della difesa, fatta salva ogni rivalsa dell’amministrazione
nei confronti degli interessati che siano riconosciuti responsabili per dolo o colpa grave a
seguito di specifica inchiesta disposta ai sensi del titolo III del libro III”.
Palese è che il meccanismo contemplato da questa disposizione appare funzionale alle scelte
strategiche di fondo adottate dall’amministrazione della Difesa, in quanto toglie mordente
all’efficacia dissuasiva delle sanzioni previste a carico delle persone fisiche di datori di
lavoro, dirigenti, preposti, medici competenti, e nel contempo alleggerisce il peso di una
responsabilità ragionevolmente mal tollerata da soggetti privi di autonomi poteri decisionali e
di spesa. Non a caso, con missiva del 19 aprile 2017, il Capo di Stato maggiore della Difesa,
Gen. Claudio Graziano, riferisce, a seguito di richiesta rivolta dal Presidente della
Commissione, che “sulla scorta dei conseguenti accertamenti richiesti agli Stati Maggiori
della Forze armate e al Comando generale dell’Arma dei carabinieri, rappresento che,
nell’ambito dell’area tecnico operativa, non sono finora stati rilevati casi di rivalsa per dolo o
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6364
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
colpa grave, da parte dell’amministrazione della Difesa nei confronti dei contravventori delle
norme in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro”. Né cambia sostanzialmente il
quadro d’insieme la successiva nota del 13 settembre 2017 con la quale lo Stato maggiore
della Difesa ha comunicato che “a seguito di ulteriori approfondimenti effettuati lo Stato
maggiore dell'Esercito, a rettifica di quanto inizialmente reso noto, ha informato che nel
proprio ambito è stato rilevato un caso di rivalsa per dolo o colpa grave per un importo pari a
Euro 164.40” (v. anche la nota del 21 novembre 2017 dello Stato maggiore della Difesa). Né
la situazione è mutata nel corso del 2017, visto che il 9 gennaio 2018 il Gen. Covato, in
seguito a richiesta della Commissione in data 21 novembre 2017, ha comunicato che “nel
corso del 2017 e sino ad oggi non risulta essere stata esercitata alcuna azione di rivalsa a
seguito delle inchieste amministrative di cui agli artt. 452 e ss. del D.P.R. n. 90 del 2010”.
Chiunque percepisce la difficoltà di operare un distinguo tra presenza e assenza di dolo o
colpa grave. Tanto più che un sostanziale ausilio non può in proposito sopraggiungere
dall’Autorità Giudiziaria, visto che i procedimenti penali relativi alle contravvenzioni
antinfortunistiche sono abitualmente destinati a chiudersi con l’estinzione del reato per
intervenuta oblazione a norma del decreto legislativo n. 758 del 1994.
1.4. Dal “negazionismo” dei vertici militari alla “supplenza” della Commissione
d’inchiesta
Nel quadro descritto dai paragrafi che precedono, fanno sensazione due fenomeni, l’uno
contraltare dell’altro.
1.4.1. Il “negazionismo” dei vertici militari
Un primo fenomeno è rappresentato da un costante atteggiamento dei vertici inteso a fornire
una visione esasperatamente ottimistica del mondo militare della sicurezza: sia sotto il profilo
dei rischi, sia sotto il profilo della prevenzione, sia sotto il profilo della vigilanza “domestica”,
presentata addirittura come “un esempio virtuoso”. Un atteggiamento che si è poi convertito
per forza di cose in dichiarazioni di stupore nelle ipotesi in cui la Commissione ha contestato i
risultati dei propri accertamenti: come a proposito delle condizioni critiche del CISAM, del
CETLI, dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa.
Ancora ultimamente questo atteggiamento si è manifestato in una intervista rilasciata al TG2,
edizione delle 20.30, dell’8 novembre 2017 dal Gen. B. Carmelo Covato, collocato dal
settembre 2013 in una posizione chiave in quanto responsabile della Direzione per il
Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza, Prevenzione e Protezione dello Stato
maggiore dell’Esercito. Si tratta di un’intervista -come è emerso dall’esame testimoniale reso
dal Gen. Covato il successivo 16 novembre 2017 - che il Gen. Covato rilasciò, non a titolo
personale nel suo ufficio, ma “presso il Gabinetto del Ministro, Palazzo Baracchini, via XX
Settembre”, su incarico datogli due o tre giorni prima dal Capo di Stato maggiore
dell’Esercito Gen. Danilo Errico, il quale gli disse “dal Gabinetto del Ministro mi hanno
chiesto di mandare qualcuno per fare un’intervista al TG2 e io ho scelto te”. Il Gen. Covato si
aspettava che gli “avrebbero posto il problema dei morti in Kosovo”, in quanto “l’argomento
era un’inchiesta sull’uranio in Kosovo”, e si era documentato, leggendo “tutto quello che
riusciva a trovare, per non essere impreparato”. E ancora: “quando il capo mi ha chiamato per
dirmi che mi aveva scelto per andare a svolgere questa intervista, mi ha detto quali erano gli
argomenti, mi ha detto che lui aveva sicuramente parlato con il portavoce del ministro di
questa questione, quindi le indicazioni su cosa verteva l’intervista me le ha date il mio Capo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6465
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
di Stato maggiore”. Dunque, un’intervista non estemporanea, ma con tutti i crismi
dell’ufficialità.
Questa una prima dichiarazione rilasciata dal Gen. Covato nell’intervista:
GIORNALISTA. Signor Generale, gli uomini che operavano sul terreno, lì nell’ex Jugoslavia,
sapevano del pericolo dei bombardamenti dell’uranio impoverito?
CARMELO COVATO. Assolutamente sì, perché durante la fase di pianificazione vengono
prese in considerazione tutti gli aspetti di situazioni che possono essere presenti in un
determinato teatro operativo, e anche una possibile minaccia di tipo nucleare o biologico e
chimico viene sempre presa in considerazione.
Ecco al riguardo il tenore dell’esame testimoniale reso poi dal Gen. Covato il 16 novembre
2017:
PRESIDENTE. Le chiedo, allora, se la stupiscano le affermazioni riportate in una relazione,
presentata dal Colonnello Lo Giudice alla Commissione in data 9 marzo 2017, documento
225/1, nella quale si legge «il COI non dispone di comunicazioni o informazioni di uso di
particolare munizionamento da parte dei Paesi e/o coalizioni che potrebbero avere utilizzato
nei teatri oggetto di schieramento di truppe italiane», affermazione confermata
dall’ammiraglio di squadra Giuseppe Cavo Dragone nell’audizione del 18 maggio 2017. Alla
luce di queste dichiarazioni, signor generale, lei si sente di confermare quanto lei ha affermato
nell’intervista televisiva?
CARMELO COVATO. “Nel rispondere alla domanda del giornalista, mi sono rifatto a quella
che è ed è sempre stata la linea della Difesa in questo campo. Nella fattispecie, rileggendo i
verbali dell’indagine conoscitiva della Commissione difesa della XIII legislatura presieduta
dall’onorevole Valdo Spini, durante l’udienza dei vertici della Difesa il Capo di Stato
maggiore della Difesa in carica all’epoca, il generale Arpino, aveva dichiarato quello che ho
detto io durante l’intervista, cioè che loro conoscevano, ma non…”. “La mia risposta è che io
non ero presente al momento dei fatti e non rivestivo ruoli per i quali potevo essere a
conoscenza delle informazioni che mi sono state richieste. Nel rispondere al giornalista mi
sono rifatto alle conoscenze che ho acquisito leggendo questi verbali, di cui le accennavo
prima. La mia quindi era ed è un riportare informazioni acquisite, perché in quel momento lì
io non rivestivo incarichi, non ero impiegato all’estero e quindi non potevo sapere che cosa
era stato detto”.
PRESIDENTE. Qui siamo alla XVII legislatura, e nella XVII legislatura sono state rese le
dichiarazioni che io le ho ricordato poco fa. Lei svolge una funzione apicale, lei è un generale,
e mi pare che la cosa più naturale e più ovvia anche per chi non è generale sia di attingere alla
memoria della situazione contemporanea, non di ciò che è accaduto, se non ricordo male, nel
1996, perché lei cita la XIII legislatura, che è iniziata nel 1996 ed è finita nel 2001”. “La
domanda era: gli uomini che operavano sul terreno lì nella ex Jugoslavia sapevano del
pericolo dei bombardamenti dell’uranio impoverito? Lei evidentemente, se è stato in grado di
essere così assertivo, probabilmente ha parlato lei con quegli uomini in quell’occasione.
CARMELO COVATO. Nossignore.
Eppure, proprio il Gen. Covato, in un precedente esame del 18 gennaio 2017, ha assicurato
che “l’istituzione di questa Commissione d’inchiesta, che io seguo dal primo giorno in cui
avete cominciato i vostri lavori, è stata fonte di ispirazione per parecchie valutazioni”. E per
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6566
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
giunta, nel corso dell’esame del 16 novembre 2017, egli non ha esitato a sostenere di aver
letto “molto attentamente” la c.d. “relazione intermedia” di questa Commissione del 19 luglio
2017. Solo che davanti all’intervistatore del TG2 il Gen. Covato si è dimenticato delle pagine
14 e 15 della “relazione intermedia” recanti le affermazioni di Lo Giudice, e ha preferito
rifarsi a dichiarazioni risalenti agli anni Novanta attribuite all’allora Capo di Stato maggiore
della Difesa. Non senza poi aggiungere:
CARMELO COVATO. Intanto la mia competenza non si estende all’estero, nel senso che la
mia competenza in quanto coordinatore, come è stato più volte ribadito, è riferita al personale
dell’Esercito…
PRESIDENTE. Come ha potuto lei rispondere in maniera così assoluta, non avendo
conoscenza di quella realtà estera?
Più che mai il Gen. Covato avrebbe potuto tenere in considerazione le dichiarazioni rese già
in precedenza, il 15 marzo 2017, dal C.le magg. Sc. Antonio Attianese, purtroppo
successivamente deceduto:
“Ho fatto due missioni in Afghanistan e mi sono ammalato al rientro. Non ho mai saputo della
pericolosità dell’uranio impoverito. Non ho mai saputo che in zone devastate come quelle in
cui ho operato, oltre a difendersi dalla situazione di guerra, c’era anche da difendersi da
questo nemico invisibile. Quando chiedevamo spiegazioni ai nostri superiori di alcune notizie
che sentivamo in radio, TV o leggendo sui giornali, ci veniva detto che erano sciocchezze
inventate per andare contro il Governo, contro i militari e contro gli americani. Fino a prima
che mi ammalassi, ero convinto anch’io che l’uranio fosse solo una storia inventata per non
mandarci in missione. Se non andiamo in missione, non riusciamo a mantenere la nostra
famiglia, perché sappiamo che purtroppo lo stipendio che prendiamo è misero. Molte volte ci
siamo sentiti dire, io e i miei colleghi, che se volevamo andare in missione per avere un po’ di
soldi da mandare a casa, dovevamo pensare a lavorare e a non creare problemi con malattie o
sciocchezze che si sentivano in TV. Purtroppo, per queste sciocchezze mi sono ammalato.
Sapevo che era ed è vietato parlare di uranio impoverito o di pericolosità ambientale. In tutte
le note di linguaggio che ci si consegnavano e ci ordinavano di rispettare, suggerivano di non
parlare o di dare notizie obiettivamente false.”
Utile in proposito è stata anche l’audizione di Franco Ciprani, Dirigente superiore medico
della Polizia di Stato, audito il 20 dicembre 2017 a proposito di una sua consulenza tecnica
d’ufficio:
GIULIA GRILLO. Nella CTU, lei dice che i rischi di esposizione a uranio depleto, sostanze
chimiche cancerogene, dai gas di scarico dei mezzi a quelle utilizzate per la pulizia delle armi,
erano noti alle autorità militari prima dell’impiego del … nei teatri operativi.
CIPRANI, Alle autorità militari, non ai militari impiegati. La tossicità di taluni fattori era
nota, poi, se non sono state prese delle misure, lo chieda all’amministrazione.
Ma anche la seconda risposta data dal Gen. Covato al giornalista televisivo si muove nel
medesimo orizzonte della minimizzazione:
GIORNALISTA. Eppure ci sono 340 morti, quasi 4.000 malati di varie patologie tumorali
legate all’inquinamento dovuto all’esplosione dei proiettili all’uranio impoverito secondo i
legali dei militari coinvolti.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6667
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
CARMELO COVATO. Questi dati, questi numeri, se confrontati con una popolazione non
militare si può assolutamente notare che i numeri sono notevolmente inferiori di quelli riferiti
ai militari.
Ecco sull’argomento il successivo esame testimoniale del Gen. Covato:
PRESIDENTE. Ci vuole spiegare che cosa intendeva dire con questa affermazione? Che ci si
ammala di più nelle famiglie, nelle realtà domestiche rispetto a come ci si può ammalare nelle
missioni all’estero? Ci spiega poi come abbia potuto fare questa comparazione?
CARMELO COVATO. Sulla questione dei numeri, non avendo io evidenze precise, ho fatto
riferimento specifico a quanto dichiarato più volte (credo anche qui in Commissione, se
ricordo bene) dall’ispettore generale della sanità, il generale Tomao, che ha più volte detto
che dagli studi condotti, dai risultati della Commissione Mandelli inizialmente e poi dagli
studi e dai dati in possesso dell’Osservatorio epidemiologico, non si poteva trovare una
correlazione tra l’impiego nei teatri e l’insorgenza di malattie, e che comunque i casi
riscontrati non superavano quelli attesi, cioè quello che era atteso confrontando con
popolazioni più ampie, con campioni più ampi.
PRESIDENTE. Il generale Tomao parlava del cosiddetto «Osservatorio epidemiologico
militare». La caratteristica di questo Osservatorio epidemiologico militare è che registra le
malattie insorte soltanto durante il periodo in cui le persone svolgono quel servizio. Allora, il
lavoro fatto dall’Osservatorio epidemiologico militare, che lei ha richiamato, al punto che ha
dichiarato alla stampa che addirittura si sta più sani andando a fare il servizio militare, le
ispezioni e le missioni internazionali piuttosto che a casa, lei le conferma?
CARMELO COVATO. Semplicemente era un’affermazione che era riferita al fatto che, da
quello che mi risultava e che lei dice non essere corretto, e io ne prendo atto e valuterò in
questo altro modo eventuali, ulteriori riflessioni da fare su questo argomento, prendevo atto di
quanto riferito dal massimo rappresentante della sanità nell’ambito militare.
Peccato che il Gen. Covato avrebbe potuto sviluppare queste “ulteriori riflessioni” già al
cospetto del giornalista televisivo se solo avesse tenuto nel debito conto la “relazione
intermedia” da lui letta “molto attentamente”, e, segnatamente, le pagine 69-75 dedicate
all’Osservatorio epidemiologico della Difesa, ritenuto scientificamente non accettabile”
proprio dal “massimo rappresentante della sanità nell’ambito militare” assunto come
ispiratore dell’intervista televisiva.
Anche la terza risposta data al giornalista televisivo ha destato l’interesse della Commissione:
“I nostri soldati hanno ricevuto tutta la protezione che era possibile con le conoscenze del
periodo e quindi anche con la tecnologia anche del periodo”.
Meno drastica la versione esposta dal Gen. Covato alla Commissione il 16 novembre 2017:
PRESIDENTE. Ma lei, scusi, che cosa offre a questa Commissione come elemento
inoppugnabile per poter fare questa affermazione? Lei ha appena detto che sarebbe
inconfutabile. Come fa lei a dire in una Commissione d’inchiesta, ma anche ad un passante,
come fa ad impegnarsi in questi termini, fino a dire che sarebbe inconfutabile che i nostri
militari abbiano sempre avuto il massimo della protezione disponibile? Che elementi ha lei, se
ci ha detto che ad esempio non si occupa delle missioni dei nostri militari all’estero? Come fa
lei a propalare queste notizie, non avendo, per sua stessa ammissione, il ruolo giusto per
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6768
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
poterle permettere di farlo?
CARMELO COVATO. Lei mi ha fatto una domanda e io ho risposto per quelle che sono le
mie conoscenze. Ci sono situazioni in cui io sono direttamente coinvolto e altre in cui no.
Tutte le volte che io sono stato impegnato all’estero, quindi esperienza personale, tutto ciò
che era l’ultimo grido in fatto di equipaggiamento veniva destinato al personale all’estero.
PRESIDENTE. Generale, mi dispiace farle notare che lei non è titolato per fare questa
affermazione apodittica. Lei sta parlando, sta esprimendo un punto di vista assolutamente
personale, che non costituisce interesse di questa Commissione. Lei è entrato con il
contingente italiano nei Balcani, generale?
CARMELO COVATO. Nossignore.
Anche a questo proposito sarebbe stato proficuo tener conto di quanto dichiarato a questa
Commissione dal C.le magg. Sc. Antonio Attianese:
ANTONIO ATTIANESE. Mi sono arruolato il 18 aprile del 1998, già con la fissazione di
reparto operativo, quindi ho fatto subito le selezioni per andare nel all’epoca IV Battaglione
alpini paracadutisti. Fui scelto per frequentare il corso ranger, forze per operazioni speciali.
Dopo circa un anno, conclusi l’iter, mi qualificai come ranger, e fui anche uno dei primi. Fui
poi inviato per la prima missione in Afghanistan, ISAF, International Security Assistance
Force, a Kabul, dal 5 maggio 2002 al 4 settembre 2002. La seconda missione, dal 20 febbraio
2003 al 20 maggio 2003, fu in Afghanistan, denominata «Enduring Freedom».
GIULIA GRILLO. Quando siete andati in missione, evidentemente non vi hanno detto di
utilizzare dei dispositivi di protezione individuale rispetto a un rischio di tipo chimico-fisico.
ANTONIO ATTIANESE. No.
GIULIA GRILLO. Per caso, in una di queste missioni c’erano altri contingenti militari?
ANTONIO ATTIANESE. Anche durante la pulizia delle armi, di regola ci dovrebbero dare
mascherina e guanti. La maggior parte di queste cose sono finite, non c’erano, sono finite, non
c’erano. Tutte quelle polveri, quindi, tutti quei detergenti…
PRESIDENTE. Lavoravate senza protezione.
ANTONIO ATTIANESE. Esatto. Purtroppo, sì.
GIULIA GRILLO. In occasione di una di queste missioni, c’erano contemporaneamente
contingenti di altre Forze militari di altri Paesi, che invece, rispetto a voi, utilizzavano…
PRESIDENTE. La domanda della collega era la seguente: rispetto ai militari degli altri
contingenti, degli altri Paesi, lei e i suoi colleghi del contingente italiano disponevate di un
equipaggiamento di misure di sicurezza minori rispetto agli altri?
ANTONIO ATTIANESE. Sì. Minore, sì. Non avevamo niente per queste polveri. Gli
americani avevano tutto. Avevano sempre mascherine quando c’era qualche bonifica di
qualcosa. Avevano un equipaggiamento attrezzato.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 68 – 69
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
PRESIDENTE. Più efficace ed efficiente.
ANTONIO ATTIANESE. Sì, esatto.
Parimenti significative le dichiarazioni rese lo stesso 16 novembre 2017, subito dopo l’esame
del Gen. Covato, dal Gen. Fernando Termentini, presente in varie missioni, anche nella “valle
della mattanza”:
“Nell’amministrazione della Difesa ho praticamente rivestito tutti gli incarichi connessi alle
attività di comando, e in più ho partecipato a missioni all’estero quale responsabile della
bonifica e dell’addestramento per la bonifica da ordigni esplosivi. Kuwait, subito dopo la fine
della guerra del Golfo, fine giugno del 1991; Somalia, in varie riprese dal 1992 in poi; Bosnia
in varie riprese dal 1995 in poi. Queste le più significative. Poi sono stato in Mozambico, in
territori caldi o emergenti da periodi bellici di una certa importanza. Lì mi sono occupato con
un team di ufficiali italiani esperti nel settore di addestrare il personale locale alla bonifica di
ordigni esplosivi di campi minati. Abbiamo operato anche al brillamento e all’eliminazione di
ordigni. In nessuna di queste occasioni che ho citato ho avuto sentore che, oltre agli ordigni
classici che mi aspettavo di trovarmi di fronte (proiettili inesplosi, bombe d’aereo, mine), ce
ne fossero stati altri. In Kuwait (e l’ho scoperto dopo) mi sono trovato alla presenza
sicuramente (con il senno di poi sicuramente) di materiale colpito da proiettili all’uranio
impoverito, ma non sapevo nulla, quindi nei brillamenti, nelle volate (così si chiamano
tecnicamente), nella distruzione dei proiettili può darsi che ci fossero anche mescolati insieme
proiettili all’uranio impoverito. La stessa cosa in Bosnia, dove non avevamo avuto alcun
sentore della presenza di questo materiale. Peraltro, ho sempre partecipato a queste missioni
come responsabile diretto del nucleo di bonificatori, quindi impiegavo degli uomini a diretto
contatto del pericolo, e come persona di staff, quindi a livello comando contingente, ma
onestamente io l’ho scoperto nel 2001.
Quando si dice che avevamo indossato gli indumenti adatti per la protezione, se per indumenti
adatti si intende la tuta da combattimento, l’uniforme da combattimento, e la maschera anti
NBC che fa parte del normale equipaggiamento di un soldato, sì, è vero, ma non avevamo
peculiari accorgimenti contro un’ipotesi di pericolo possibile.
PRESIDENTE. Quindi, lei sta confutando almeno due affermazioni: la prima è quella
secondo cui il personale veniva informato dei rischi presenti in un determinato teatro
operativo e anche di una possibile minaccia di tipo nucleare o biologico o chimico, quindi lei
asserisce che questo non fosse assolutamente vero.
FERNANDO TERMENTINI. No, una possibile minaccia nucleare biologica e chimica è vera,
perché istituzionalmente avevamo la maschera anti NBC al seguito, quindi è la dimostrazione
di un warning mirato. Per quanto attiene altro tipo di avvertimenti, no, io almeno, al mio
livello di responsabilità non ho mai ricevuto specifiche direttive.
PRESIDENTE. Ma solo lei oppure anche gli altri militari?
FERNANDO TERMENTINI. Se io ero il comandante, doveva discendere da me la notizia.
PRESIDENTE. Quindi, in conseguenza di ciò, l’altra precisazione che lei fa in contraddittorio
con il generale Covato è che il personale non aveva nessun tipo di equipaggiamento che
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 6970
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
potesse metterlo al riparo dai rischi conseguenti all’esposizione.
FERNANDO TERMENTINI. Assolutamente. Le posso portare degli esempi pratici: in
Kuwait e in Bosnia indossavo l’uniforme da combattimento e avevo al seguito la maschera, in
Somalia la stessa cosa. Non avevamo particolari accorgimenti. Io mi permisi di suggerire di
far indossare la mascherina antipolvere nell’attraversamento di aree sospette, dove poteva
esserci stato l’uso di uranio impoverito, per evitare che attraverso la respirazione si inalasse
materiale contaminato. Mi fu risposto (dall’allora Capo di Stato maggiore) «i miei tecnici
stanno lavorando». Io mi riferisco in particolare al Kuwait e ai confini del Kuwait con l’Iraq,
dove c’è una distesa di terreno chiamato «la valle della mattanza». Là era pieno di mezzi da
combattimento iracheni, mezzi civili iracheni in fuga martellati dai bombardamenti della
coalizione. A posteriori, ricordando la forma di quei buchi, quando ho cominciato a sentir
parlare dell’uso di uranio impoverito, ho cominciato a tirare le mie conclusioni.
MAURO PILI. Vorrei sapere se lei sia a conoscenza di suoi militari che abbiano contratto la
sua stessa malattia nei teatri operativi.
FERNANDO TERMENTINI. Sissignore, specialmente in Bosnia. Di quelli connessi
direttamente alla mia attività, quella di bonifica, che io sappia, una decina o quindicina.
1.4.2. La supplenza della Commissione d’inchiesta
A fronte di tanta riluttanza dei vertici militari nella descrizione delle criticità in materia di
sicurezza del lavoro, la Commissione ha finito per assumere inopinatamente un ruolo di
supplenza.
Occorre notare più con rammarico che con soddisfazione l’effetto indotto dalle attività della
Commissione, riconducibile nel quadro di una “strategia della deterrenza”. Anche perché la
Commissione non è destinata a funzionare in eterno al fine di garantire la legalità nel mondo
militare della sicurezza.
Basti por mente, a mero titolo di esempio, che, con la richiesta di acquisire i DVR (Documenti
di Valutazione dei Rischi) e con l’esame testimoniale di comandanti, RSPP e medici
competenti, la Commissione ha finito per svolgere di fatto un ruolo suppletivo nei confronti
degli organi di vigilanza, inducendo i soggetti obbligati a elaborare per la prima volta o a
rivedere, in più casi in modo integrale, i propri DVR. Emblematici sono i casi PISQ, Capo
San Lorenzo, Capo Frasca. Ma significativi sono pure i casi di prima redazione del DVR
intervenuta tra il 2016 e il 2017 segnalati il 9 gennaio 2018 dal Gen. Covato in seguito a
richiesta della Commissione in data 21 novembre 2017 e meritevoli di doveroso
approfondimento in sede ispettiva.
Del pari emblematica è la rivisitazione degli obblighi di coordinamento e di cooperazione
previsti dall’articolo 26 decreto legislativo n. 81 del 2008 testimoniata dalla nuova Direttiva
7027 del gennaio 2017 recante "Misure di tutela della sicurezza salute del personale da
adottare nei poligoni e nelle aree addestrative", che proprio alla luce delle indicazioni
emergenti dalle domande rivolte dalla Commissione in più esami testimoniali abroga la
precedente nota dello Stato maggiore Esercito III Reparto n. 42843 del 23 marzo 2015.
Ovvero si pensi che solo nel corso della riunione del CIC del novembre 2016, in coerenza con
un’esigenza sottolineata dalla Commissione nei propri esami testimoniali, è stato concordato
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7071
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
di inserire tra i destinatari delle relazioni degli organi tecnico-operativi come il CISAM e il
CETLI anche gli uffici preposti alla vigilanza, “in modo tale da dare a tutti una panoramica
completa delle situazioni di criticità presenti” (secondo quanto precisato dal Gen. Comelli).
O ancora fanno riflettere le criticità di enti fondamentali come il CISAM e il CETLI, messe in
luce dall’attività di inchiesta della Commissione in supplenza degli organi di vigilanza militari
rimasti del tutto passivi, e portate dalla Commissione stessa a conoscenza dei Rappresentanti
di vertice dell’amministrazione della Difesa dichiaratisi all’oscuro.
Oppure, solo a seguito degli accertamenti condotti al riguardo dalla Commissione, si è
finalmente ritenuto di dover soddisfare l’esigenza di definire i criteri alla stregua dei quali
deve essere svolta l’attività di vigilanza nei teatri operativi all’estero, e alla stregua dei quali
debbono essere individuate “le figure di coloro che devono andare nei vari teatri a fare attività
di vigilanza”, secondo quanto riferito dal Gen. Roberto Comelli (Capo del IV Reparto S.M.D.
G.D.A.).
2. LE PROPOSTE
Al fine di recuperare il mondo militare a una dimensione effettivamente ispirata ai valori
costituzionalmente protetti della sicurezza e della salute, la Commissione d’inchiesta avanza
una serie di proposte fondamentalmente preordinate a bloccare gli effetti distorsivi prodotti
dai meccanismi descritti nel paragrafo 1.
2.1. La sicurezza sul lavoro nella proposta di legge A.C. 3925
Basilare sarebbe, anzitutto, l’approvazione della proposta di legge SCANU A.C. 3925,
firmata dalla quasi totalità dei componenti della Commissione, più che mai indispensabile al
fine di garantire un’effettiva prevenzione contro i rischi incombenti su militari e cittadini.
Come si desume dettagliatamente dalla relazione illustrativa della proposta, le norme ivi
contenute mirano proprio a liberare il mondo militare della sicurezza sul lavoro dai
meccanismi procedurali ed organizzativi che precludono un’effettiva tutela.
In primo luogo, la proposta, all’articolo 2, provvede a rendere esplicitamente inderogabile
anche in relazione alle Forze armate l’individuazione del datore di lavoro nel soggetto dotato
di autonomi poteri decisionali e di spesa. E coerentemente abroga le contrastanti disposizioni
del D.P.R. n. 90 del 2010 (articoli 246, comma 2, e 250, comma 10).
L’articolo 9, a sua volta, rompe il perverso meccanismo della giurisdizione domestica. Infatti,
affida la vigilanza sui luoghi di lavoro dell’amministrazione della Difesa al personale del
Ministero del lavoro e delle politiche sociali, purché in possesso di adeguata abilitazione di
sicurezza, e attribuisce a questo personale la facoltà di avvalersi di servizi sanitari e tecnici
individuati dall’amministrazione della Difesa. Per forza di cose, vengono, quindi, abrogati i
dissonanti articoli da 260 a 263 e 270 del D.P.R. n. 90 del 2010.
Per quel che concerne DVR e DUVRI, l’obiettivo perseguito è quello di specificare
ulteriormente i precetti dettati con rigore dalle norme generali del decreto legislativo n. 81 del
2008. L’articolo 8, comma 1, lettera a), aggiunge tra i « gruppi di lavoratori esposti a rischi
particolari », richiamati dall’articolo 28, comma 1, del decreto legislativo n. 81 del 2008,
anche coloro che svolgono “le attività o mansioni comportanti operazioni connesse ad
attrezzature presenti nei luoghi di lavoro delle Forze armate, quali equipaggiamenti militari
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7172
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
speciali, armi, munizioni, sistemi d’arma, materiali di armamento, o la frequentazione di
luoghi situati in prossimità di tali attrezzature, comprese le operazioni indicate negli articoli
2185 del codice di cui al decreto legislativo 15 marzo 2010, n. 66, e 1079, comma 1, del testo
unico di cui al DPR 15 marzo 2010, n. 90”. Inoltre, si abroga l’articolo 255, comma 3, del
D.P.R. n. 90 del 2010, che devitalizza l’obbligo di valutazione di un rischio, lo stress lavoro
correlato, tutt’altro che irrilevante nell’ambito di un’amministrazione gerarchicamente
ordinata. E anche con riguardo al DUVRI si chiarisce che gli obblighi e gli adempimenti
previsti dal decreto legislativo n. 81 del 2008 in relazione al personale utilizzato dalle imprese
appaltatrici operanti per l’amministrazione della Difesa siano a carico del datore di lavoro
dell’impresa appaltatrice medesima, restando tuttavia fermi a carico del datore di lavoro
committente gli obblighi previsti dall’articolo 26 del citato decreto legislativo n. 81 del 2008.
Contestualmente si abroga lo stridente articolo 256, comma 3, D.P.R. n. 90 del 2010.
La proposta di legge si preoccupa, poi, di salvaguardare l’autonomia degli RSPP, in quanto,
all’articolo 9, prevede che i responsabili e gli addetti al servizio di prevenzione e protezione
adempiano alle proprie funzioni in piena autonomia nei confronti di autorità gerarchicamente
sovraordinate. Inoltre, all’articolo 3, stabilisce che le visite e gli accertamenti sanitari
finalizzati alle verifiche previste dall’articolo 41, comma 4, del decreto legislativo n. 81 del
2008 sono effettuati dal medico competente, che, per accertamenti diagnostici, può avvalersi
dei servizi sanitari delle Forze armate, ed esplicitamente fa salva “la piena autonomia del
medico competente”. Per giunta, nell’articolo 11, comma 1, lettera a), libera un adempimento
preventivo essenziale quale la sorveglianza sanitaria effettuata dal medico competente dalle
strettoie dei cosiddetti “rischi tabellati”, e, dunque, ricollega siffatto adempimento alle
risultanze della valutazione dei rischi inerenti alle attività o mansioni comportanti “operazioni
connesse ad attrezzature presenti nei luoghi di lavoro delle Forze armate, quali
equipaggiamenti militari speciali, armi, munizioni, sistemi d’arma, materiali di armamento, o
alla frequentazione di luoghi situati in prossimità di tali attrezzature, comprese le operazioni
indicate negli articoli 2185 del codice dell’ordinamento militare, di cui al decreto legislativo
n. 66 del 2010, e 1079, comma 1, del Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia
di ordinamento militare, di cui al DPR n. 90 del 2010”.
Determinante è infine l’abrogazione dell’articolo 253, comma 8, del D.P.R. n. 90 del 2010 e,
dunque, la cancellazione del meccanismo consistente nel pagamento delle sanzioni da parte
del Ministero della difesa.
Resta fermo l’auspicio che, al fine di evitare inammissibili disparità di trattamento,
analogamente si provveda per le Forze di polizia e per il Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
2.2. Servizi ispettivi terzi ed efficienti
L’approvazione della proposta di legge A.C. 3925 è indispensabile, ma non ancora
sufficiente, per smontare i meccanismi procedurali ed organizzativi che valgono ad oscurare
nell’universo militare rischi temibili e responsabilità effettive.
Altre misure appaiono necessarie alla luce degli accertamenti condotti dalla Commissione. E
la prima è l’organizzazione di servizi ispettivi, non solo terzi, alla stregua della proposta di
legge A.C. 3925, ma anche efficienti e preparati.
Certo, l’abbandono della giurisdizione domestica costituisce una premessa comunque
essenziale. Ma occorre anche che il Ministro del lavoro provveda a:
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7273
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
- arricchire gli organici e ancor più la professionalità degli ispettori del Ministero del lavoro
chiamati dalla proposta di legge A.C. 3925 a svolgere l’attività di vigilanza, e in ispecie di un
Ispettorato nazionale del lavoro attualmente in difficoltà, con specifico riguardo alle
peculiarità del mondo militare;
- evitare che i dirigenti dei servizi ispettivi indichino come obiettivo primario un numero
elevato di sopralluoghi oggettivamente a discapito della loro qualità;
- premiare, non punire, gli ispettori che si prodigano nelle attività di vigilanza;
- evitare che l’ispettore preannunci le ispezioni;
- garantire l’unitarietà dei comportamenti degli organi di vigilanza, e così scongiurare
inammissibili differenziazioni nell’interpretazione e nell’applicazione delle norme tra zona e
zona e tra settore e settore;
- scongiurare ogni confusione tra l’attività di vigilanza e una sostanziale attività di
consulenza.
Un punto, quest’ultimo, che non a caso ha suscitato l’interesse della Commissione anche
durante l’esame testimoniale del Gen. Covato, responsabile della Direzione per il
coordinamento centrale del servizio di vigilanza, prevenzione e protezione dello Stato
maggiore dell’Esercito, in data 16 novembre 2017:
CARMELO COVATO. L’organizzazione prevenzionale fa capo naturalmente ai singoli
datori di lavoro, e il mio organismo è un organismo di consulenza alta, nel senso che tutte le
volte che gli operatori della prevenzione in periferia hanno dei dubbi su come affrontare una
situazione, su come interpretare una norma, si rivolgono al mio ufficio antinfortunistica, e in
quel caso i miei esperti che stanno lì elaborano queste consulenze per il personale che sta in
periferia.
GIULIA GRILLO. Quindi voi siete dei consulenti, cioè la vigilanza è una consulenza che voi
fate. Se ve la richiedono, fate la consulenza, se no non la fate.
CARMELO COVATO. Stavamo parlando della parte prevenzionale.
GIULIA GRILLO. Quindi è una prevenzione su consulenza, cioè lei passa da un ufficio, la
chiamano: «mi fa una consulenza?», funziona così? Oppure ha un ruolo specifico proattivo
nei confronti di vigilanza, prevenzione e protezione? Chiarisca perfettamente qual è la sua
funzione.
CARMELO COVATO. La domanda era relativa all’aspetto prevenzionale. Nella mia
organizzazione l’aspetto prevenzionale è separato dalla vigilanza, la vigilanza è eseguita da un
altro ufficio, che si chiama Ufficio per il coordinamento.
GIULIA GRILLO. È sotto la sua responsabilità?
CARMELO COVATO. Sempre.
GIULIA GRILLO. Quindi il responsabile è lei.
CARMELO COVATO. Sempre sotto la mia responsabilità, anche se la vigilanza è un organo
autonomo, composto da ufficiali di polizia giudiziaria che, per quanto attiene le indagini,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7374
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dialogano direttamente con le procure. Io non sono un ufficiale di polizia giudiziaria, mi
occupo del coordinamento delle attività, ma l’organo di vigilanza dal punto di vista delle
indagini è autonomo. Quando dicevo che ci occupiamo di consulenza, volevo semplicemente
dire che nella parte prevenzionale, che è ramificata su tutta l’organizzazione della Difesa,
l’organo centrale è l’ultimo organo a cui rivolgersi se qualcosa non è chiaro, se c’è da valutare
qualcosa. Oltre a questo, naturalmente, l’ufficio si occupa della formazione, quindi garantisce
che in periferia tutto il personale che svolge compiti prevenzionali, i responsabili del servizio
e quant’altro, siano debitamente formati, e, se non lo sono, si preoccupa di avviarli ai corsi di
formazione, si occupa di valutare e di fornire il proprio contributo nei tavoli tecnici quando si
parla di prevenzione, quando si interviene su norme, su disegni di legge e quant’altro. Questa
è la funzione della parte prevenzionale della mia organizzazione, la parte vigilanza è un’altra
cosa.
Dove desta sorpresa il distinguo tra prevenzione e vigilanza: come se la vigilanza (beninteso,
quella “domestica”) nulla avesse a spartire con la prevenzione.
2.3. Una Procura nazionale sulla sicurezza del lavoro
Si è sottolineato in precedenza che non appaiono sistematici gli interventi della magistratura
penale a tutela della sicurezza e della salute del personale dell’amministrazione della Difesa, e
che, in materia di patologie occorse a militari o a cittadini residenti nei pressi di siti militari ivi compresi gli stessi mesoteliomi da amianto o i tumori polmonari da radon - i procedimenti
per reati quali l’omicidio colposo o le lesioni personali colpose nemmeno vengono avviati,
ovvero si sviluppano con una tale lentezza o senza gli indispensabili approfondimenti, con la
conseguenza che si concludono con il proscioglimento nel merito o per prescrizione del reato.
Sarebbe il momento di passare dalle parole ai fatti. Dobbiamo costruire una nuova
organizzazione nei settori delle morti e dei disastri causati dagli ambienti di vita o di lavoro,
una Procura nazionale, o quantomeno un’agenzia nazionale, altamente specializzata e con
competenza estesa a tutto il Paese, sul modello dei pôles de santé publique francesi.
Pensiamo ai casi più eclatanti di tumori o altre patologie che si verificano tra i militari.
Ogniqualvolta esplode un’emergenza del genere, si avverte la necessità di una gestione
unitaria del caso. E invece accade che ogni singola Procura o nemmeno si fa carico del
fenomeno, o ne valuta autonomamente un solo aspetto, non è in grado di approfondire i fatti
nella loro globalità, non ha il quadro d’insieme, esamina un pezzetto della storia complessiva.
Come non bastasse, bisogna ammettere che vi sono procure della repubblica (poche)
specializzate, e Procure della Repubblica (la maggior parte) non specializzate, e per lo più con
un organico a tal punto ridotto da impedire ai pochi magistrati presenti di farsi la competenza
e l’esperienza necessarie. Paradigmatica, sotto questo verso, è la situazione segnalata alla
Commissione d’inchiesta dal Procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lanusei.
Come stupirsi allora se, ad esempio, le indagini sui tumori occorsi a militari esercenti la
medesima attività e situati in diverse parti del territorio italiano si chiudano in una zona con la
condanna (come, ad esempio, in primo grado a Padova) e nelle altre zone nemmeno si aprano
o finiscano con un’archiviazione?
2.4. Alla ricerca del datore di lavoro di fatto
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7475
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Una quarta misura, strettamente connessa alle precedenti, consiste nell’applicazione
sistematica dell’articolo 299 del decreto legislativo n. 81 del 2008 da parte degli organi
ispettivi.
Tale articolo stabilisce che “le posizioni di garanzia relative ai soggetti di cui all’articolo 2,
comma 1, lettere b), d) ed e), gravano altresì su colui il quale, pur sprovvisto di regolare
investitura, eserciti in concreto i poteri giuridici riferiti a ciascuno dei soggetti ivi definiti”. La
Corte di cassazione ne desume che il debito di sicurezza del datore di lavoro può derivare da
due fonti: l’investitura formale come datore di lavoro e l’esercizio di fatto delle funzioni
tipiche del datore di lavoro (v., ad es., Cass. 17 novembre 2017 n. 52536; Cass. 31 ottobre
2017 n. 50019; Cass. 25 ottobre 2017 n. 48940): “con la conseguente possibilità della
coesistenza, all’interno della medesima impresa, di più figure aventi tutte la qualifica di datore
di lavoro cui incombe l’onere di valutare i rischi per la sicurezza, di individuare le necessarie
misure di prevenzione e di controllare l’esatto adempimento degli obblighi di sicurezza da
parte del coobbligato” (così, per tutte, Cass. 20 aprile 2017 n. 19036).
Gli ispettori “domestici” si sono ben guardati dall’applicare questi insegnamenti della Corte di
cassazione nell’ambito militare. Tocca a ispettori terzi verificare se l’esercizio di funzioni
tipiche del datore di lavoro quali quelle - a mero titolo di esempio - riservate al Capo di Stato
maggiore della Difesa dalla Direttiva SMD-L-018, avente per oggetto «il coordinamento degli
enti tecnico/operativi della Difesa e il ricorso a istituzioni esterne nel campo chimico,
biologico, radiologico e nucleare (CBRN)», approvata dal Capo di Stato maggiore della
Difesa nel novembre 2006, non valga a far individuare un datore di lavoro formale e un datore
di lavoro di fatto nell’ambito militare, l’uno e l’altro chiamati a rispondere per la violazione di
un obbligo quale la valutazione dei rischi.
2.5. RSPP e medici competenti preparati e autonomi
Già la proposta di legge A.C. 3925 introduce varianti preordinate a soddisfare l’esigenza di
garantire l’autonomia e la competenza dei responsabili del servizio prevenzione e protezione e
dei medici competenti militari. Ma queste varianti debbono essere accompagnate da
provvedimenti atti a definire apposite procedure, promuovere buone prassi, aumentare le
risorse destinate alla formazione di RSPP e medici competenti, creare a livello di Forza
armata un’apposita direzione centrale di coordinamento dell’attività degli RSPP e dei medici
competenti, ormai non più coinvolta nella vigilanza affidata ad organi esterni.
In particolare, la scelta dell’RSPP non può più ricadere su colui che in questo o quel reparto
“ne mastica di sicurezza” e occorre evitare che un RSPP sia condotto a un corso di
aggiornamento senza aver prima seguito un corso di formazione base.
In questa ottica, si auspica che, nel quadro dell’accordo Stato-Regioni n. 128/2016
“finalizzato alla individuazione della durata e dei contenuti minimi dei percorsi formativi per i
responsabili e gli addetti dei servizi di prevenzione e protezione, ai sensi dell’articolo 32 del
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e successive modificazioni”, si preveda un modulo
specifico aggiuntivo per gli RSPP operanti nell’ambito delle Forze armate, così come avviene
per alcuni altri comparti. Un modulo che dovrebbe riguardare specificatamente anche i rischi
connessi ai sistemi d’arma e ai relativi munizionamenti in tutte le fasi (dalla produzione,
all’immagazzinamento, all’uso nei poligoni e nei teatri operativi, alla bonifica, e allo
smaltimento).
Per quanto riguarda i medici competenti, si rende necessario garantire l’aggiornamento
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7576
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
formativo ECM (Educazione Continua in Medicina) per la specifica specializzazione, così
come richiesto dall’articolo 38, comma 3, del decreto legislativo n. 81 del 2008, anche per
consentire lo scambio di competenze tra medici competenti civili e militari.
2.6. Organi tecnico-operativi rigenerati
La crisi in cui versano attualmente gli organi tecnico-operativi impone l’adozione di
provvedimenti atti a consentire una risposta sistematica e tempestiva alle richieste provenienti
dai datori di lavoro.
Non basta, peraltro, assicurare maggiori risorse al CISAM, al CETLI e agli altri enti tecnicooperativi. Occorre anche e previamente condurre un’analisi sul tipo e sulla quantità delle
prestazioni prevedibilmente richieste per soddisfare le esigenze delle Forze armate: ad
esempio, quanti esperti qualificati in radioprotezione sono indispensabili, quanti luoghi
devono essere monitorati per il radon, quante indagini ambientali nelle diverse matrici (aria,
acqua, suolo) sono necessarie per completare e in alcuni casi per elaborare le valutazioni dei
rischi chimici, fisici, biologici, radiologici, cancerogeni, e teratogeni, quanto amianto è ancora
presente e quante analisi servono per definirne i piani di manutenzione e controllo o per
monitorarne la bonifica?
Proficue sarebbero, altresì, alla luce degli accertamenti condotti dalla Commissione, cinque
misure:
- assegnazione agli enti tecnico-operativi di personale qualificato, non solo militare, ma anche
civile, con profili e formazione tecnico-scientifica adeguata;
- implementazione della strumentazione scientifica;
- una rete interforze tra i diversi enti tecnico-operativi per evitare sovrapposizioni di
competenze e massimizzare l’utilizzo delle risorse disponibili;
- prosecuzione del controllo da parte degli enti tecnico-operativi in ordine alle situazioni
oggetto delle loro attività;
- coinvolgimento degli enti tecnico-operativi nella ricerca e nell’applicazione delle soluzioni.
2.7. RLS eletto o designato dai lavoratori militari
Un rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (RLS) nominato dallo stesso datore di lavoro
è una figura che si accompagna coerentemente con un ispettore che appartiene alla medesima
impresa sottoposta a vigilanza, all’insegna di una giurisdizione integralmente domestica.
Ha scritto la Corte di cassazione che “l'articolo 9 dello Statuto dei lavoratori ha costituito il
primo riconoscimento normativo della presenza organizzata dei lavoratori ai fini
dell'attuazione del diritto alla sicurezza sui luoghi di lavoro” e che questo riconoscimento
“trova, altresì, conforto, sempre più incisivamente, nella previsione dell'elezione o della
designazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza, con funzioni di accesso,
consultazione e proposizione (cfr. dapprima il decreto legislativo n. 626 del 1994 e, poi, il
decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81)” (Cass. 30 giugno 2015 n. 27183).
Una norma come quella dettata dall’articolo 250 del D.P.R. n. 90 del 2010, stabilendo la
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7677
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
nomina dell’RLS da parte dello stesso datore di lavoro, tradisce la logica profonda sottesa alla
figura dell’RLS istituita dal decreto legislativo n. 81 del 2008 in sintonia con la Direttiva
madre CEE 12/06/1989 n. 89/391/CEE: una figura contemplata proprio al fine di sollecitare la
partecipazione dei lavoratori all’attività di prevenzione e insieme il loro controllo sull’operato
del datore di lavoro. Ognuno intende quanto ardue diventino una simile partecipazione e un
simile controllo da parte di un RLS nominato dallo stesso controllato.
Per giunta, quell’articolo 250 introduce un’inammissibile disparità di trattamento nell’ambito
della medesima amministrazione della Difesa tra i rappresentanti dei lavoratori civili per la
sicurezza “eletti o designati secondo le modalità previste dagli articoli 47 e seguenti del
decreto legislativo n. 81 del 2008, e nel rispetto degli accordi collettivi nazionali tra le
organizzazioni sindacali e l’Agenzia per la rappresentanza delle amministrazioni nel pubblico
impiego” e i rappresentanti dei lavoratori militari per la sicurezza “designati dal datore di
lavoro su proposta non vincolante degli organi della rappresentanza militare”.
In questo quadro, si propone di integrare l’articolo 12 della proposta di legge A.C. 3925,
indicando tra le norme abrogate anche quelle disposizioni che nell’art. 250 D.P.R. n. 90 del
2010 si riferiscono specificamente ai rappresentanti dei lavoratori militari per la sicurezza in
termini differenziati rispetto ai rappresentanti dei lavoratori civili per la sicurezza.
2.8. Una ricerca epidemiologica affidata all’Istituto Superiore di Sanità
Nessun dubbio, poi, che anche nel mondo militare risulti fondamentale la ricerca
epidemiologica.
Quante volte, e ancora in questi giorni, militari e cittadini lamentano una mancata risposta
sulla associabilità di determinate patologie a esposizioni lavorative o ambientali all’interno o
nelle vicinanze di aree militari. Esortiamo e aiutiamo le istituzioni scientifiche a svolgere al
riguardo ricerche approfondite e neutrali. E d’altra parte andiamo in tutto il Paese alla ricerca
dei tumori causati dal lavoro, anche dei tumori occorsi ai militari. Non lasciamo che
continuino a restare sepolti negli archivi dei comuni e degli ospedali e che continuino a non
essere segnalati all’autorità giudiziaria, né all’ente assicuratore, né agli organi di vigilanza.
Preziosa anche sotto questo riguardo è una nota redatta dal consulente della Commissione,
Dott. Pietro Comba, epidemiologo presso l’Istituto superiore di sanità, da assumere come
punto di riferimento per una seria riorganizzazione di un osservatorio epidemiologico nel
mondo militare:
“Gli osservatori epidemiologici sono strutture nate in attuazione dell’articolo 58 della legge n.
833 del 23 dicembre 1978: “Nel piano sanitario nazionale di cui all'articolo 53 sono previsti
specifici programmi di attività per la rilevazione e la gestione delle informazioni
epidemiologiche, statistiche e finanziarie occorrenti per la programmazione sanitaria
nazionale e regionale e per la gestione dei servizi sanitari. I programmi di attività, per quanto
attiene alle competenze attribuitegli dal precedente articolo 27, sono attuati dall'Istituto
superiore di sanità. Le regioni, nell'ambito dei programmi di cui al primo comma, provvedono
ai servizi di informatica che devono essere organizzati tenendo conto delle articolazioni del
Servizio sanitario nazionale. Con decreto del Ministro della sanità, sentito il Consiglio
sanitario nazionale, sono dettate norme per i criteri in ordine alla scelta dei campioni di
rilevazione e per la standardizzazione e comparazione dei dati sul piano nazionale e
regionale”.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7778
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Due nozioni emergono in particolare da questa impostazione:
1) Le “informazioni epidemiologiche”, ovvero le informazioni sullo stato di salute della
popolazione, vengono raccolte secondo norme e criteri ben precisi.
2) Tali informazioni vengono utilizzate per la programmazione sanitaria.
Deriva da questa sintetica analisi che un osservatorio epidemiologico deve qualificarsi per la
coerenza scientifica e di sanità pubblica fra il proprio specifico mandato, gli strumenti di cui
si dota e i risultati che produce.
Nel caso concreto della rilevazione dei mesoteliomi è fin troppo ovvio che una rilevazione
troncata al momento del congedo è priva di validità e si impone uno stretto raccordo con il
Registro Nazionale dei Mesoteliomi (RENAM) per realizzare una significativa rilevazione dei
dati. Il Registro, come è noto a chiunque abbia familiarità con questa materia, è un sistema
fondato sui Centri operativi regionali, che detengono l’informazione primaria, e su una
struttura centrale, ubicata presso l’INAIL, che elabora periodiche sintesi dei dati raccolti,
secondo procedure dettagliatamente illustrate sul sito web dell’INAIL al quale si rinvia per
una disamina più approfondita. È molto importante che la collaborazione osservatorio
epidemiologico – RENAM a) si attivi sollecitamente; b) produca indicatori epidemiologici
validi; c) produca informazioni utili a fini preventivi, ossia contribuisca a indicare le attività e
i territori in cui sorgenti importanti di amianto abbiano determinato esposizioni professionali e
ambientali ancora in atto ovvero già rimosse. Chi voglia intraprendere uno studio in
collaborazione con il RENAM deve quindi raccordarsi con la struttura centrale (diretta dal
Dott. Alessandro Marinaccio) e, attraverso di lui, con la rete dei COR. Si veda ad esempio
come questo raccordo è stato trovato con successo e senza particolari difficoltà per la
realizzazione del Progetto SENTIERI-RENAM sull’incidenza dei mesoteliomi nei Siti di
Interesse Nazionale per le bonifiche.”
È il caso di aggiungere che purtroppo l’Osservatorio epidemiologico della Difesa non ha
tempestivamente, né adeguatamente, osservato queste indicazioni metodologiche pur dopo le
plurime audizioni del suo direttore davanti alla Commissione. Al riguardo, il Presidente
dell’INAIL, Prof. Massimo De Felice, ha comunicato alla Commissione che solo in data 22
marzo 2017 l’Osservatorio ha fatto pervenire una richiesta formale volta ad acquisire alcune
tipologie di dati relativi al comparto in questione. E a sua volta il Direttore del RENAM Dott.
Marinaccio, audito il 19 ottobre 2017, ha posto in risalto l’accidentato, e tutt’altro che
concluso, percorso dei rapporti tra RENAM e Osservatorio epidemiologico della Difesa:
DONATELLA DURANTI. Siccome ha parlato di questo protocollo tra il RENAM e
l'Osservatorio epidemiologico della Difesa per un approfondimento dei casi appunto nel
comparto difesa, vorrei capire a che punto è questo protocollo e se è possibile fornirci tutti i
dati.
ALESSANDRO MARINACCIO. Dopo questa discussione preliminare, in cui è stato chiarito
da parte nostra che il ricorso ai COR regionali era essenziale, abbiamo fornito all'Osservatorio
i riferimenti e i contatti di tutti i responsabili dei COR, che sono stati contattati recentemente
dall'Osservatorio e a cui è stata sottoposta una prima bozza di protocollo per vedere le
disponibilità e la fattibilità dello studio. I COR stanno rispondendo, proprio in questi giorni,
con le loro disponibilità, anche ponendo il problema delle risorse necessarie per un lavoro
aggiuntivo rispetto a quello che correntemente fanno e chiedendo anche di approfondire il
protocollo e di renderlo più operativo. Quello che è circolato in una prima fase, infatti,
probabilmente è un documento che va ancora approfondito e reso più cogente. Siamo, quindi,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 7879
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
nella fase in cui i COR stanno esprimendo la loro disponibilità alla collaborazione. Quello che
ho verificato è che chiedono una definizione più accurata del protocollo e anche
un'identificazione, se possibile, delle risorse con le quali svolgere queste attività ulteriori.
PRESIDENTE. L’attività vera e propria ancora non è iniziata.
ALESSANDRO MARINACCIO. No.
Ulteriori indicazioni operative sono state suggerite da Franco Cipriani, Dirigente superiore
medico della Polizia di Stato, in una missiva del 27 dicembre 2017 inviata al Presidente della
Commissione a seguito della sua audizione:
“Nel corso delle audizioni che si sono susseguite in seno alla Commissione è emersa la
difficoltà di un attendibile dato epidemiologico — circa l'incidenza e la prevalenza di
patologie tumorali nei militari — dovuta alla circostanza che l'ente della Difesa deputato al
monitoraggio perde i casi quando i militari vanno in congedo. Premesso che a chi scrive non
pare particolarmente indaginosa una ricerca dei militari in congedo — anche tramite semplice
intervista telefonica sullo stato di salute — non bisogna dimenticare che alcune migliaia di
militari impiegati nei territori della ex Jugoslavia, ai sensi delle norme di legge che lo
consentono in via preferenziale, sono transitati nelle forze di polizia, dove permarranno fino al
sessantesimo anno di età. La disponibilità dei dati relativi a questi soggetti è attuale e,
soprattutto, risulta molto semplice uno studio prospettico su questa popolazione, con
comparazione con adeguati gruppi di confronto. Anche in tal senso, il coinvolgimento di enti
esterni alle amministrazioni interessate garantirebbe maggiore trasparenza ed uniformità.”
Diventano, dunque, urgenti il superamento dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa, e
l’affidamento delle indispensabili ricerche epidemiologiche nel mondo militare a un ente terzo
e qualificato per coerenza scientifica come l’Istituto superiore di sanità.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 79 80
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Capitolo 3.
CRITICITÀ E PROPOSTE IN MATERIA PREVIDENZIALE
1. Per una adeguata tutela previdenziale del personale delle Forze armate
Al fine di verificare l’adeguatezza della tutela previdenziale assicurata al personale delle
Forze armate dalle norme vigenti e dalle prassi applicative, la Commissione ha proceduto,
innanzi tutto, ad una ricognizione delle prestazioni previdenziali e assistenziali previste, a
legislazione invariata, in favore di detto personale.
Al riguardo, occorre premettere che, in forza della norma di interpretazione autentica di cui
all'articolo 12-bis del decreto-legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni,
con legge 23 aprile 2009 n. 38, le disposizioni di cui al DPR 30 giugno 1965, n. 1124, non si
applicano al personale delle Forze armate, come a quello delle Forze di polizia, che
rimangono disciplinate dai rispettivi ordinamenti, fino al complessivo riordino della materia.
Considerato, inoltre, che, per espresso dettato legislativo, l’abrogazione degli istituti
dell'accertamento della dipendenza dell'infermità da causa di servizio, del rimborso delle
spese di degenza per causa di servizio, dell'equo indennizzo e della pensione privilegiata,
disposta dall’articolo 6 del decreto-legge 6 dicembre 2011, n.201, non si applica nei confronti
del personale appartenente al comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soccorso pubblico,
il personale delle Forze armate continua ad avere diritto, in caso di evento lesivo causato dal
servizio, alla erogazione dell’equo indennizzo.
Questo elemento differenzia il trattamento riservato al personale delle Forze armate da quello
garantito alla generalità dei lavoratori, compresi i dipendenti civili dello Stato, che hanno
diritto non già all’ equo indennizzo, bensì alla tutela indennitaria prevista dal D.P.R. 30
giugno 1965, n. 1124 (Testo unico delle disposizioni per l'assicurazione obbligatoria contro
gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali), e successive modificazioni e integrazioni.
La comparazione tra le due diverse tutele indennitarie assume, quindi, decisiva rilevanza ai
fini della valutazione dell’adeguatezza delle prestazioni lato sensu previdenziali previste per il
personale delle Forze armate.
1.1. L’equo indennizzo
La base di calcolo dell’equo indennizzo è stata costituita, fino al 31 dicembre 1994, dalla
classe iniziale di stipendio della qualifica o del livello di appartenenza (nel caso delle Forze
armate, del grado rivestito) al momento della domanda, maggiorata dell'80 per cento, secondo
quanto disposto dall‘art. 154 del D.P.R. n. 312/89 e dall’art. 1, comma 120, della legge n.
662/96.
I criteri di determinazione della base di calcolo dell’equo indennizzo sono stati più volte
modificati nel corso degli anni.
La disciplina attualmente vigente è stata dettata dall’art. 1, comma 210, della legge 23
dicembre 2015, n. 266, ai cui sensi la base di calcolo dell’equo indennizzo è costituita dal solo
stipendio tabellare iniziale del grado rivestito alla data della domanda, con esclusione ogni
altra voce retributiva e di qualsivoglia maggiorazione.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8081
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Al fine di determinare l’importo dell’indennizzo, la predetta base di calcolo deve essere
moltiplicata per due e deve, poi, essere applicato il coefficiente relativo alla categoria di
inabilità riconosciuta, come da tabella che segue:
L’importo così ottenuto, si riduce del 25 per cento o del 50 per cento se il dipendente ha
superato il cinquantesimo o il sessantesimo anno di età al momento dell'evento che ha
provocato il danno.
L’approdo finale dei criteri e delle modalità di calcolo dell’equo indennizzo ha portato, con
ogni evidenza, ad un drastico ridimensionamento delle provvidenze riconosciute al personale
delle Forze armate.
1.2. L’indennizzo garantito dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul
lavoro e le malattie professionali
A seguito dell’entrata in vigore del decreto legislativo n. 38 del 2000, le principali prestazioni
economiche garantite in caso di inabilità permanente o di morte, causate da infortunio sul
lavoro o da malattia professionale, sono le seguenti:
• l’indennizzo in capitale del danno biologico, per menomazioni comprese tra il 6 e il 15 per
cento;
• la rendita diretta, per menomazioni pari o superiori al 16%;
• la rendita a superstiti, in caso di morte.
L’ indennizzo in capitale è erogato in un’unica soluzione, e l’importo dello stesso è indicato
nell’apposita Tabella dell’indennizzo del danno biologico, in funzione del grado di
menomazione, accertato sulla base della tabella delle menomazioni prevista dal decreto
legislativo n. 38 del 2000.
La tabella dell’indennizzo del danno biologico è impostata secondo i seguenti criteri:
- areddituale, indipendente cioè dal reddito, in quanto la menomazione in sé produce lo stesso
pregiudizio alla salute per tutti gli essere umani;
- crescente, al crescere della gravità della menomazione;
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8182
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
- variabile, in funzione dell’età (decresce al crescere dell’età) e del sesso (tiene conto della
maggiore longevità femminile).
La rendita diretta, erogata mensilmente per tutta la vita, si compone di due quote. Una
areddituale, che indennizza il danno biologico ed è commisurata soltanto alla percentuale di
menomazione, l’altra reddituale, destinata a ristorare le conseguenze patrimoniali della
menomazione, e pertanto commisurata, oltre che al grado di menomazione, alla retribuzione
percepita dall’assicurato.
La retribuzione da utilizzare quale base di calcolo della quota reddituale della rendita è quella
effettiva percepita nell’anno precedente l’evento lesivo, con il limite del minimale e del
massimale stabilito dalla legge, pari, rispettivamente, a euro 16.195,20 e a euro 30.076,80
annui.
L’assicurato, dopo il riconoscimento del diritto alla prestazione, può denunciare successivi
aggravamenti per ottenere l’adeguamento dell’indennizzo in capitale o la costituzione della
rendita o, ancora, una maggiore rendita, se già costituita.
In caso di morte causata dalle conseguenze dell’infortunio o della malattia professionale, è
costituita la rendita a favore dei superstiti.
Beneficiari della prestazione sono:
• il coniuge, fino alla morte o a nuovo matrimonio (nel caso di matrimonio sono dovute tre
annualità)
• i figli fino al 18° anno di età, senza ulteriori requisiti, fino al 21° anno di età, se studenti di
scuola media superiore o professionale viventi a carico e senza un lavoro retribuito, per tutta
la durata normale del corso, non oltre il 26° anno di età, se studenti universitari viventi a
carico e senza un lavoro retribuito, per tutta la durata normale del corso di laurea, oltre la
maggiore età e finché dura l'inabilità se inabili al lavoro.
In mancanza di coniuge e figli:
• genitori naturali o adottivi, viventi a carico, fino alla morte
• fratelli e sorelle, viventi a carico e conviventi, negli stessi termini validi per i figli.
Per eventi mortali antecedenti al 1° gennaio 2014, la rendita a superstite era calcolata sulla
retribuzione annua effettiva del lavoratore deceduto, nel rispetto dei limiti minimo e massimo
stabiliti per legge (minimale e massimale di rendita).
Per le rendite a favore di superstiti di lavoratori deceduti a far data dal 1° gennaio 2014, il
calcolo è effettuato sulla base del massimale di legge, pari, come già sottolineato, a euro
30.076,80.
La rendita ai superstiti è cumulabile con la pensione di reversibilità; la rendita diretta è
cumulabile con la pensione di anzianità o di vecchiaia e con l’assegno o pensione di
invalidità, purché, in quest’ultimo caso, le due prestazioni non siano connotate da completa
sovrapponibilità, per essere fondate sullo stesso quadro morboso (Cassazione civile, sez. VI,
22 marzo 2016, n. 5636).
Le rendite, inoltre, sono esenti da ritenute IRPEF.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 82 83
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
1.3. Risultati della comparazione
Dalla comparazione tra i due sistemi è risultato di tutta evidenza che la tutela indennitaria
prevista dall’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali è di maggior favore rispetto a quella garantita dall’equo indennizzo, non soltanto
perché è più bassa la soglia minima di indennizzabilità (6 per cento invece di 11 per cento),
ma perché la quota patrimoniale della rendita, spettante a partire dal 16 per cento di inabilità,
è calcolata con riferimento alla complessiva retribuzione effettiva (sia pure con il massimale
di euro 30.076,80 annui), invece che al solo stipendio tabellare iniziale. Questa conclusione è
stata confermata dai numerosissimi confronti effettuati su fattispecie concrete, né
diversamente si può opinare sul rilievo che talune infermità di cui alla tabella A, categoria 1,
sono valutate con un grado di inabilità superiore a quello previsto dalla tabella delle
menomazioni di cui al decreto legislativo n. 38 del 2000.
Il grado di menomazione, infatti, costituisce soltanto una delle variabili che determinano
l’importo della prestazione spettante. Sviluppando l’intero calcolo, il risultato è comunque più
favorevole, nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria, anche nei casi sopra menzionati.
A ciò si aggiunga che la tutela contro gli infortuni e le malattie professionali non soltanto
assicura un indennizzo destinato a garantire la continuità del sostegno economico, ma si
articola in prestazioni anche di diversa natura finalizzate al miglioramento della qualità della
vita degli infortunati e dei tecnopatici. Basti pensare all’assistenza protesica di eccellenza
erogata dal Centro protesi di Vigorso di Budrio e all’assistenza sanitaria privilegiata, con
conseguente erogazione delle prestazioni sanitarie eccedenti rispetto ai livelli essenziali di
assistenza, ivi compresa la gratuità dei farmaci di fascia C necessari.
2. L’accertamento del nesso di causalità e le prassi applicative, con particolare
riferimento alle patologie multifattoriali
Le reiterate sentenze della magistratura ordinaria e amministrativa hanno costantemente
affermato l’esistenza, sul piano giuridico, di un nesso di causalità tra l’accertata esposizione
all’uranio impoverito e le patologie denunciate dai militari o, per essi, dai loro superstiti. La
patogenicità dell’uranio impoverito è stata altresì riconosciuta sul piano scientifico, dal
momento che la tabella delle malattie professionali, approvata con decreto ministeriale del 9
aprile 2008, su proposta dell’apposita commissione scientifica, elenca al numero 15 le
malattie causate da effetti non radioattivi dell’uranio e suoi composti. Vero è che l’unica
patologia nosologicamente definita è la nefropatia tubulare, ma altrettanto vero è che la voce
15 della tabella contiene anche una dizione aperta, così formulata: “altre malattie causate
dall’esposizione …”. Ciò dimostra che gli effetti patogenetici dell’uranio impoverito sono
multiformi e che a dieci anni di distanza dall’emanazione della predetta tabella, i progressi
della scienza medica e i risultati delle indagini epidemiologiche imporrebbero un
aggiornamento della tabella stessa, con l’inclusione di altre patologie nosologicamente
definite, con particolare riguardo a talune forme tumorali del sistema emolinfopoietico.
Nell’ambito dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali, per quanto riguarda le malattie professionali, vige il c.d. sistema misto: accanto
a malattie indicate in tabella, con previsione delle lavorazioni e delle malattie dalle stesse
causate, sono tutelabili anche quelle non tabellate, purché ne sia dimostrata la eziopatogenesi
lavorativa.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8384
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
La differenza tra le due categorie di patologie professionali riguarda la distribuzione
dell'onere della prova.
Nel caso delle malattie tabellate, sul lavoratore incombe l'onere di provare di essere stato
addetto alla lavorazione indicata in tabella e di essere affetto dalla patologia prevista nella
medesima tabella. Il nesso di causalità tra lavorazione e patologia è assistito da presunzione
legale, che può essere superata soltanto laddove l'INAIL fornisca la prova certa di una diversa
causa extra lavorativa.
Nel caso delle malattie non tabellate, il lavoratore deve provare non soltanto di essere stato
addetto ad una lavorazione che lo ha esposto ad un determinato agente e di essere affetto dalla
patologia denunciata, ma anche il nesso di causalità tra l'agente patogeno e la malattia.
È da notare che le patologie a genesi multifattoriale, per la maggior parte delle quali non è
possibile esprimersi in termini di certezza scientifica, sono valutate e definite nel pieno
rispetto dei principi di diritto dettati in materia dalla giurisprudenza di legittimità. La prova
del nesso di causalità tra l'agente patogeno e la malattia si ritiene raggiunta quando sussista
una probabilità qualificata, fondata sulle risultanze di accreditate indagini epidemiologiche e
di studi condivisi dalla comunità scientifica. Se concorrono cause lavorative con fattori
eziologici extra lavorativi, in forza del principio di equivalenza causale di cui all'articolo 41
c.p., la malattia si considera professionale. Ai fini della corretta applicazione della regola
contenuta nell'articolo 41 c.p. in tema di nesso causale tra attività lavorativa e malattia
professionale, deve, pertanto, escludersi l'esistenza del nesso eziologico richiesto dalla legge
solo nel caso in cui possa essere con certezza ravvisato l'intervento di un fattore estraneo
all'attività lavorativa, che sia per sé sufficiente a produrre l'infermità tanto da far degradare
altre evenienze a semplici occasioni.
Per quanto riguarda il personale delle Forze armate, il percorso amministrativo che porta al
riconoscimento della c.d. «causa di servizio» prevede:
il parere della CMO (Commissione medica ospedaliera) composta da medici militari,
che si pronuncia sulla gravità della patologia e sulla corrispondente percentuale di invalidità
che ne deriva, ma non sull'eziopatogenesi;
il parere del CVCS (Comitato di verifica per le cause di servizio), organo del MEF, nel
quale i medici militari sono in maggioranza nella formulazione del giudizio sulla sussistenza
del nesso di causalità, pronunciato su base esclusivamente documentale ed in assenza di un
reale contraddittorio con l'interessato.
Nell'ambito del procedimento or ora descritto, non appare sufficientemente garantita la
terzietà di giudizio e, soprattutto, i pareri negativi espressi dal Comitato di verifica per le
cause di servizio, a conclusione del descritto procedimento risultano redatti «con motivazioni
di stile, stereotipate, meramente apparenti, apodittiche o generiche» (TAR Friuli Venezia
Giulia, sez. I, 10 dicembre 2015) e «aprioristicamente in contrasto con quanto sostenuto dalla
comunità scientifica e persino recepito dalle istituzioni politiche, che hanno riconosciuto con
legge dello Stato l'esistenza del rischio specifico» (TAR Lazio, sez. I; cfr. inoltre, ex multis,
Cons. St. n. 837 del 29 febbraio 2016; TAR Toscana Sez. I n. 462 del 15 marzo 2016; TAR
Lazio sez. I-bis, n. 7363 del 16 agosto 2012).
Molto spesso, in particolare con riferimento alle patologie più gravi, esitate nel decesso del
militare che ne era affetto, il CVCS si è espresso in termini negativi per l’asserita mancanza di
certezza assoluta, sul piano scientifico, in ordine al nesso di causalità, senza alcuna
valutazione del criterio probabilistico-statistico che, per costante insegnamento dei giudici di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8485
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
legittimità, deve essere applicato in questi casi, anche con riguardo alla causa di servizio
(Cassazione civile, sez. un., 17/06/2004, n. 11353, e, da ultimo, Cassazione civile, sez. lav.,
02/01/2018, n. 12).
La prassi adottata dal CVCS è stata censurata anche dai giudici amministrativi che hanno
annullato i provvedimenti di diniego rilevando che l'accertamento in ordine al nesso di
causalità il più delle volte ha avuto esito negativo, perché effettuato secondo canoni di
certezza assoluta, anziché fondato sul consolidato principio probabilistico-statistico, affermato
da costante giurisprudenza, proprio per «l'impossibilità di stabilire sulla base delle attuali
conoscenze scientifiche un nesso diretto di causa-effetto» (TAR Lazio, sez. I-bis, n. 7777 del
21 luglio 2014).
Particolarmente significative sono le sentenze, di cui sono di seguito riportati alcuni esempi,
con le quali i giudici amministrativi hanno censurato l’atteggiamento negazionista del CVCS
in merito agli effetti dell’esposizione all’uranio impoverito.
“La probabile connessione tra l'esposizione all'uranio impoverito e l'insorgenza di gravi
patologie, anche di natura oncologica, ha indotto l'ONU a vietare l'utilizzo di armi contenenti
tale elemento (risoluzione n. 1996/16) e diversi Paesi hanno assunto misure di protezione e di
precauzione a favore dei militari impiegati nelle operazioni NATO. Va, quindi, riconosciuta la
responsabilità del Ministero della difesa, secondo la fattispecie astratta dell'art. 2087 c.c., nel
caso di contrazione da parte del militare impegnato in missioni ad alto rischio della patologia
ematoncologica classificata come linfoma di Hodgkin, a causa dell'assenza di dispositivi di
protezione personale ed informazioni sull'utilizzo di armamenti e proiettili ad uranio
impoverito.” (TAR Aosta, (Valle d'Aosta), sez. I, 20/09/2017, n. 56).
“Sono illegittimi i pareri medico-legali del Comitato di verifica per le cause di servizio che
escludono la riconducibilità a causa di servizio dell'infermità patita dall'interessato - militare
già in missione di pace in Kosovo e Libano - sulla scorta di una motivazione di stile,
stereotipata e, comunque, meramente apparente, sicuramente non in grado di consentire la
ricostruzione dell'iter logico-giuridico che ha indotto ad escludere il nesso di causalità tra
attività espletata e patologia insorta. Nella fattispecie, il Comitato di verifica non ha né
menzionato il complesso insieme di fattori di rischio riconducibili all'esposizione di
inquinanti in ambito lavorativo (l'interessato, in qualità di meccanico di mezzi corrazzati, era
particolarmente esposto ad agenti inquinanti e cancerogeni), né tantomeno fornito congrue
ragioni per escludere che le particolari condizioni di impiego del militare potessero aver
influito sull'insorgere della patologia in contestazione. I pareri in questione non tengono,
invero, in alcun conto il potenziale effetto patogeno dei fattori di rischio, ormai riconosciuti
pericolosi, menzionati dal militare, in particolare l'esposizione oltre che all'inquinamento
atmosferico, alle contaminazioni tossiche provocate dall'impatto ed esplosione di munizione
anche all'uranio impoverito, alle esalazioni dei gas di scarico degli automezzi bellici e dei
solventi chimici per la pulizia delle armi e a massicci bombardamenti elettromagnetici,
assieme alla sottoposizione ad un elevato livello di stress e alla massiccia somministrazione di
vaccini, elementi che hanno indotto lo stesso legislatore nazionale a riconoscere l'esistenza di
appositi benefici economici in favore del personale interessato (art. 1079, comma 1, del DPR
n. 90/2010 e già con l'abrogato art. 2 DPR n. 37/2009 emendato in attuazione dell'art. 2,
commi 78 e 79, della legge 244 del 2007).” (TAR Bolzano, (Trentino-Alto Adige), sez. I,
08/02/2017, n. 55).
“In tema di accertamenti in ordine alla dipendenza da causa di servizio, l'impossibilità di
stabilire, sulla base delle attuali conoscenze scientifiche, un nesso diretto di causa-effetto tra
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8586
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
l'impiego nei contesti fortemente inquinati dei teatri operativi (nella specie il ricorrente era
stato impiegato nel 2002 nel Kosovo in zone interessate dall'utilizzo di ordigni all'uranio
impoverito) e la patologia neoplastica comporta che non debba essere richiesta la
dimostrazione dell'esistenza del nesso causale con un grado di certezza assoluta, essendo
invece sufficiente la dimostrazione in termini probabilistico-statistici, come indicato nella
relazione della Commissione parlamentare di inchiesta nominata in materia. In tale ottica, il
verificarsi dell'evento costituisce ex se un dato sufficiente, secondo il cosiddetto « criterio di
probabilità », a far sì che le vittime delle patologie abbiano diritto ai benefici previsti dalla
legislazione vigente ogni qual volta, accertata l'esposizione del militare all'inquinante in
parola, l'amministrazione non riesca a dimostrare che essa non abbia determinato l'insorgenza
della patologia e che questa dipenda, invece, da fattori esogeni dotati di autonoma ed
esclusiva portata eziologica.” (TAR Genova, (Liguria), sez. I, 29/09/2016, n. 956).
“In caso di infermità contratte da militari a causa dell'esposizione a polveri sottili derivanti
dall'uranio impoverito, il verificarsi dell'evento costituisce un dato ex se sufficiente a
ingenerare il diritto per le vittime delle patologie e per i loro familiari al risarcimento a meno
che la pubblica amministrazione non riesca a dimostrare che essa non aveva determinato
l'insorgenza della patologia la quale dipenda, invece, da fattori esogeni, dotati di autonoma ed
esclusiva portata eziologica e determinanti per l'insorgere dell'infermità.” (TAR Torino,
(Piemonte), sez. I, 06/03/2015, n. 429).
Le sentenze del TAR e del Consiglio di Stato non hanno, però condotto alla soluzione delle
questioni controverse, perché al giudice amministrativo poteva essere domandata soltanto la
tutela demolitoria, cioè l’annullamento del provvedimento impugnato, e non la decisione nel
merito della questione controversa.
Ne è conseguita l’instaurazione di un circolo vizioso - il TAR annullava, il CVCS riesaminava
e ribadiva il diniego, sia pure con piccole variazioni della motivazione, l’interessato
impugnava di nuovo, il TAR annullava …. e così via - che ha prodotto una moltiplicazione
del contenzioso con effetti pregiudizievoli per la finanza pubblica e, soprattutto, molto penosi
per i militari interessati - o, troppo spesso, per gli eredi - che si sono visti negare, o differire
all’infinito, il diritto alla tutela di cui lo Stato è debitore verso i propri servitori.
Questo circolo vizioso è stato almeno in parte neutralizzato dalle sezioni unite della Suprema
Corte, affermando che la giurisdizione va attribuita al giudice amministrativo solo in relazione
ai pregiudizi patiti in vita dal militare poi deceduto e fatti valere iure hereditatis dagli eredi,
mentre sussiste la giurisdizione del giudice ordinario quando gli eredi facciano valere iure
proprio i danni da loro patiti in conseguenza del decesso del congiunto (Cassazione civile,
sez. un., 05/05/2014, n. 9573).
I superstiti dei militari deceduti a causa delle patologie contratte in servizio si sono visti, così
costretti, stanti gli impropri ostacoli opposti all’accesso alla tutela previdenziale che avrebbe
dovuto essere garantita dallo Stato, a ricorrere alla tutela risarcitoria, di competenza del
giudice ordinario. Ciò ha determinato un incremento della spesa pubblica, puntualmente
rilevato dalla Corte dei conti che, nella sua relazione sul consuntivo del 2016 ha evidenziato
come:
“Le cause pendenti relative al risarcimento danni da esposizione da uranio impoverito, escluse
quelle pendenti presso questa Corte dei conti, per il riconoscimento del trattamento
pensionistico privilegiato militare, sono aumentate da 57 del 2015 a 71 del 2016 per un valore
totale passato da 60,15 milioni a 80,81 milioni, davanti al giudice sia civile (nel 2015, 31
cause per un valore complessivo di 27,5 milioni, nel 2016, 37 cause per un valore
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8687
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
complessivo di 35,6 milioni) che amministrativo (nel 2015, 26 cause per un valore
complessivo di 2,3 milioni, nel 2016, 34 cause per un valore di 45,1 milioni)” .
Si è venuta, quindi, a determinare una situazione in cui i diritti che l’ordinamento riconosce al
personale delle Forze armate sono nei fatti annullati dalla prassi applicativa e coloro che
vorrebbero essere tutelati dallo Stato, come, secondo legge sarebbe loro diritto, si vedono
costretti, per non divenire vittime silenti ed acquiescenti, ad avviare un rapporto conflittuale,
con addebiti di responsabilità, quale è quello oggetto di una azione civilistica di risarcimento
danni.
In conclusione, la tutela previdenziale del personale delle Forze armate si rivela del tutto
inadeguata, non soltanto per l’esiguità delle provvidenze garantite dall’ordinamento a detto
personale, ma anche per la carenza di effettività della tutela, dovuta a criticità procedurali e a
una prassi che ne pregiudica sostanzialmente la corretta applicazione.
3. La proposta di legge A.C. 3925
L’accertata inadeguatezza della tutela previdenziale garantita al personale delle Forze
armate, al quale è riservato un trattamento deteriore rispetto alla generalità dei lavoratori,
appare inaccettabile, considerata la specificità e la rilevanza della funzione svolta, e in aperto
contrasto con il principio di eguaglianza, di cui all’articolo 3 della Costituzione. Nella
specifica materia la Corte costituzionale ha numerose volte ribadito che a parità di rischio
deve corrispondere parità di tutela (Corte costituzionale, 7 aprile 1981, n. 55, Corte
costituzionale, 10 dicembre 1987, n. 476, Corte costituzionale, 16 ottobre 1986, n. 221, Corte
costituzionale, 21 marzo 1989, n. 137, Corte costituzionale, 4 aprile 1990, n. 160, Corte
costituzionale, 2 marzo 1990, n. 98, Corte costituzionale, 15 luglio 1992, n. 332, Corte
costituzionale, 10 maggio 2002, n. 171). Né può essere dimenticato che la Corte
costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulla legittimità dell’esclusione degli appartenenti al
Corpo dei vigili del fuoco dalla tutela apprestata dal DPR 30 giugno 1965, n, 1124, con
sentenza n. 157/1987, dichiarò l’inammissibilità della questione perché l’ordinanza di
rimessione non la poneva in condizione di accertare se la specifica normativa applicabile agli
appartenenti al Corpo prevedesse provvidenze non meno valide di quelle previste dal Testo
unico del 1965.
Così pronunciando, i giudici delle leggi hanno chiaramente indicato il principio guida da
seguire: se le provvidenze previste a favore di soggetti esclusi dalla generale assicurazione
contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali sono inferiori a quelle garantite dalla
predetta assicurazione obbligatoria, si è in presenza di una violazione del precetto
costituzionale.
Non essendo in alcun modo ipotizzabile che le Forze armate siano esposte, nell’esercizio delle
loro alte funzioni, a rischi inferiori a quelli che affronta un qualsiasi altro lavoratore, la
Commissione ha ritenuto urgente proporre un intervento legislativo finalizzato a porre
rimedio alla evidenziata e macroscopica disparità di trattamento, nel rispetto di un
fondamentale principio di equità.
In particolare, la Commissione ha ritenuto necessario che si proceda al riordino dell'intera
materia della tutela previdenziale del personale delle Forze armate, riconducendola
nell'ambito dell'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie
professionali, garantita alla generalità degli altri lavoratori.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8788
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
La soluzione prospettata, da estendere anche al personale del comparto sicurezza, d'altro
canto, costituisce piena attuazione della norma di interpretazione autentica di cui all'articolo
12-bis del decreto legge 23 febbraio 2009, n. 11, convertito, con modificazioni, con legge 23
aprile 2009 n. 38, secondo il quale le Forze armate dovevano intendersi escluse dal predetto
sistema di tutela soltanto «fino al complessivo riordino della materia».
Si è pertanto previsto che al personale delle Forze armate, ivi compresa l'Arma dei carabinieri,
si applichino le disposizioni contenute nel DPR 30 giugno 1965, n. 1124.
Conformemente a quanto è previsto per tutti i dipendenti di ruolo dello Stato, l'assicurazione
di tale personale verrà attuata dall'Istituto nazionale dell'assicurazione contro gli infortuni sul
lavoro (INAIL) con il sistema della gestione per conto dello Stato.
Con la gestione per conto, le amministrazioni dello Stato non corrispondono all'INAIL il
premio assicurativo previsto per il regime ordinario, di cui al titolo I del Testo unico n.
1124/1965 (settore industria), ma rimborsano all'istituto gli importi delle prestazioni erogate
ai dipendenti dello Stato infortunati e tecnopatici, le spese dovute per accertamenti medicolegali e per prestazioni integrative, nonché una quota unitaria per le spese generali di
amministrazione relative alla gestione degli infortuni denunciati e delle rendite in vigore in
«conto Stato», come disposto dall'articolo 2 del decreto ministeriale 10 ottobre 1985.
I dipendenti dello Stato hanno diritto a tutte le prestazioni previste dal DPR 30 giugno 1965,
n. 1124, con la sola eccezione dell'indennità giornaliera per inabilità temporanea assoluta. La
predetta indennità, infatti, è una prestazione economica finalizzata a indennizzare la mancata
retribuzione dovuta all'astensione dal lavoro in conseguenza di un infortunio o di una malattia
professionale e, pertanto, in caso di gestione per conto, non viene riconosciuta per mancanza
del presupposto, dal momento che le Amministrazioni dello Stato continuano ad erogare la
retribuzione anche durante il periodo di temporanea astensione dal lavoro.
Anche nel regime della gestione per conto, il lavoratore ha facoltà di proporre opposizione
avverso l'atto con il quale l'INAIL definisce il caso. Se l'opposizione attiene a questioni di
carattere medico-legale, la stessa viene solitamente trattata in sede di visita collegiale, con la
presenza di un sanitario di fiducia del lavoratore, così assicurando quella fase di
contraddittorio che, come già segnalato, è, invece, del tutto assente nel procedimento innanzi
al CVCS.
In relazione a quanto sopra e ai fini di una coerente ed efficace applicazione dei principi che
governano la materia si dovrà comunque procedere, con le modalità previste dalle norme
vigenti, ai tempestivi aggiornamenti delle tabelle delle malattie professionali, inserendovi le
specifiche patologie afferenti al personale delle Forze armate, tenendo conto delle risultanze
scientifiche e di quanto accertato da questa Commissione d'inchiesta e da quelle che l'hanno
preceduta, e anche in linea con le stesse indicazioni fornite dai richiamati decreto legislativo
n. 66/2010 (articolo 2185) e dal DPR n. 90/2010 (articolo 1079).
La disposizione di cui all'articolo 12 della proposta legislativa non comporta oneri assicurativi
per lo Stato proprio per l'evidenziata insussistenza dell'obbligo di versamento dei premi che
consegue alla scelta della formula della «gestione per conto».
Il riconoscimento del diritto del personale delle Forze armate alle prestazioni indennitarie
previste dal DPR 30 giugno 1965, n. 1124 non comporta maggiori oneri per la finanza
pubblica, poiché il rimborso all'INAIL delle prestazioni riconosciute al personale delle Forze
armate è compensato dall'abrogazione dell'istituto dell'equo indennizzo per il predetto
personale.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 8889
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Al fine di non determinare diminuzioni del livello di tutela garantito al personale delle Forze
armate e in considerazione delle peculiarità di natura e funzione esercitate, è riconosciuta la
cumulabilità delle speciali provvidenze – già previste dall'ordinamento a suo favore – con le
prestazioni indennitarie garantite dall'INAIL.
Inoltre, per evitare ogni possibile duplicazione di indennizzo, in coerenza con i principi che
governano la compatibilità delle prestazioni previdenziali, è stata espressamente prevista la
non cumulabilità di quelle che traggono origine dalla stesso evento lesivo ed assolvono alla
medesima funzione.
Per garantire il raccordo tra i diversi istituti e scongiurare ogni possibilità di valutazioni
contraddittorie è previsto che la presentazione della domanda di infortunio sul lavoro o di
malattia professionale sia condizione di procedibilità della domanda di riconoscimento del
diritto alle specifiche provvidenze previste in favore delle Forze armate. A tal fine si è
previsto che l'accertamento effettuato dall'INAIL sul nesso di causalità tra l'attività lavorativa
e l'evento lesivo sia vincolante anche ai fini del riconoscimento del diritto a tali provvidenze e
che il relativo procedimento rimanga sospeso sino all'esito dell'accertamento predetto.
L'impianto normativo come ricostruito determina una spinta alla maggiore efficienza
dell'azione amministrativa nell'ambito dei procedimenti di riconoscimento di causa di
servizio, evitando le duplicazioni del ricorso alla CMO e al CVCS e, con esso, le criticità già
evidenziate nel precedente paragrafo.
La proposta di legge contiene anche la disciplina della fase transitoria in relazione, per un
verso, ai procedimenti in corso e, per l'altro, agli infortuni verificatisi e alle malattie
professionali manifestatesi prima dell'entrata in vigore del nuovo regime e per i quali, a tale
data, non pende il relativo procedimento.
Per i primi è prevista una loro interruzione con obbligo a carico dell'amministrazione della
Difesa di trasmissione all'INAIL della denuncia di infortunio sul lavoro o di malattia
professionale entro 180 giorni, con relativa sanzione in caso di inottemperanza.
Per i secondi è previsto un termine di decadenza (12 mesi) entro il quale l'interessato dovrà
denunciare l'evento infortunistico o la malattia professionale manifestatasi.
Sempre nell'ottica di garantire un'ordinata transizione tra i due regimi è altresì previsto che il
rigetto con sentenza passata in giudicato della domanda di equo indennizzo, per insussistenza
del nesso di causalità tra l'attività di servizio e la patologia, precluda la proposizione della
domanda di riconoscimento di infortunio sul lavoro o di malattia professionale per la
patologia oggetto del giudizio.
Come norma di chiusura, è parso opportuno prevedere la non applicazione della normativa
ipotizzata con riferimento alle patologie per cui, alla data di entrata in vigore della medesima,
sia stato riconosciuto, in via definitiva, il diritto all'equo indennizzo o alla pensione per causa
di servizio.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 89 90
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Capitolo 4.
I POLIGONI DI TIRO
1. Premessa
La delibera della Camera dei deputati 30 giugno 2015, che ha istituito la Commissione
d’inchiesta sugli effetti derivanti dall’utilizzazione dell’uranio impoverito ha definito
all’articolo 1, comma 1, le materie oggetto dell’indagine, indicando, alla lettera a), i “casi di
morte e di gravi malattie che hanno colpito il personale italiano impiegato nelle missioni
militari all'estero, nei poligoni di tiro e nei siti in cui sono depositati munizionamenti, anche
sulla base dei dati epidemiologici disponibili riferiti alle popolazioni civili nelle zone di
conflitto e nelle zone adiacenti alle basi militari nel territorio nazionale in relazione
all'esposizione a particolari fattori chimici, tossici o radiologici dal possibile effetto patogeno,
con particolare attenzione agli effetti dell'utilizzo di proiettili all'uranio impoverito e della
dispersione nell'ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dalle esplosioni di
materiale bellico e a eventuali interazioni”.
La delibera della Camera dei deputati ha dunque ripreso pressoché alla lettera le omologhe
disposizioni contenute negli atti con cui il Senato istituì, nella XV e XVI legislatura, le
Commissioni d’inchiesta dedicate anch’esse alla questione dell’uranio impoverito,
rispettivamente con la deliberazione 11 ottobre 2006 e con la deliberazione 16 marzo 2010.
Con tali atti, e, in particolare, con la deliberazione del 2006 veniva ampliato e meglio
articolato l’ambito dell’inchiesta, rispetto alla deliberazione del Senato 17 novembre 2004,
nella quale si conferiva all’omologo organo parlamentare inquirente istituito nella XIV
legislatura il mandato di indagare “sui casi di morte e gravi malattie che hanno colpito il
personale italiano impegnato nelle missioni internazionali di pace e sulle loro cause, nonché
sulle condizioni della conservazione e sull’eventuale utilizzo di uranio impoverito nelle
esercitazioni militari sul territorio nazionale”. Estendendo la portata dell’indagine ai poligoni
di tiro e alle condizioni ambientali degli ambienti circostanti, nonché alle condizioni sanitarie
della popolazione civile residente nelle aree prossime alle installazioni militari, gli atti di cui
sopra hanno inteso cogliere anche un dato politico di grande rilievo, relativamente
all’esigenza di associare all’indagine sulle cause di morte e sulle patologie gravemente
invalidanti contratte dal personale recatosi in missione all’estero, anche quella relativa
all’ampia materia dei danni ambientali e dei rischi per le persone derivanti dall’attività svolta
da diversi enti della difesa in patria: esigenza confermata, per il personale militare, anche dai
dati epidemiologici riferiti alla Commissione d’inchiesta presieduta dal senatore Costa (XVI
legislatura) dall’Osservatorio epidemiologico militare, in base ai quali su 3.761 casi di
patologie neoplastiche occorse nel personale militare dal 1991 al 21 febbraio 2012 (alla data,
cioè, in cui la rilevazione fu posta a disposizione della Commissione), 3.063 riguardavano
persone che non si erano mai mosse dal territorio nazionale e 698 i militari recatisi in
missione.
Al di là di qualsiasi considerazione sulla completezza dei dati forniti, occorre comunque
rilevare uno scarto significativo tra malati “missionari” e “non missionari” che, peraltro, ha
concorso a imprimere un indirizzo piuttosto uniforme allo svolgimento delle inchieste
parlamentari succedutesi nel corso delle diverse legislature, nel senso di rivolgere l’attenzione
non su un unico agente patogeno, sia pure rilevante, ma di orientare la ricerca sulla pluralità di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9091
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
agenti patogeni, chimici, fisici e radiologici e sui rischi ad essi connessi, che riguardano
l’intero mondo militare e, per alcuni aspetti, si ripercuotono anche sulla popolazione civile e
sulla salubrità degli ambienti. Anche su questi ambiti tematici l’inchiesta si è orientata in base
al presupposto che dalla constatazione della specificità della condizione militare dovessero
derivare misure legislative e amministrative intese a rafforzare la tutela di beni
costituzionalmente protetti quali la salute dei cittadini e dei lavoratori in divisa e l’integrità
dell’ambiente, e non, come purtroppo la Commissione ha avuto occasione di riscontrare,
regole e comportamenti indirizzati a ridurre i livelli di protezione, con pregiudizio delle
persone che presso i predetti enti lavorano o che vivono in aree ad essi adiacenti.
Deve essere inoltre evidenziato il particolare tipo di raccordo istituito tra la presente
Commissione parlamentare e quelle che l’hanno preceduta e che furono costituite nel 2006 e
nel 2010. Il 2° comma dell’art. 1 della delibera dispone: “La Commissione fonda la sua
attività sulle conclusioni e promuove l’attuazione delle proposte contenute nelle relazioni
finali presentate al termine dei propri lavori” dalle richiamate Commissioni di inchiesta del
Senato.
Non si tratta dunque della generica prosecuzione dell’inchiesta sulla stessa materia e con
identiche finalità. La delibera ha implicitamente riconosciuto a tal punto l’importanza delle
conclusioni e delle proposte formulate dalle due precedenti Commissioni che le ha
esplicitamente indicate non solo come presupposto storico ma come acquisizioni consolidate
che sono entrate a fare parte del patrimonio cognitivo al quale la Commissione attualmente in
carica può attingere nella formulazione delle sue conclusioni.
Proprio sui complessi temi riguardanti salute e ambiente nei poligoni di tiro la Commissione
del Senato istituita nella XVI legislatura aveva svolto un’intensa attività procedendo a
numerose audizioni di militari ed esperti, nonché del Procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Lanusei che, a conclusione di un’inchiesta svolta sulla situazione ambientale del
poligono interforze di Salto di Quirra (PISQ), aveva chiesto il rinvio a giudizio di venti
imputati, alcuni dei quali accusati di aver dolosamente omesso le cautele necessarie a
prevenire infortuni e disastri. La predetta Commissione aveva inoltre effettuato sopralluoghi
presso il PISQ, nonché presso i poligoni di Perdasdefogu, Capo Teulada e Capo Frasca in
Sardegna e Torre Veneri in Puglia, delegato ispezioni e promosso un’indagine epidemiologica
che ha riguardato in particolare il presidio del Salto di Quirra, acquisendo le conclusioni dei
risultati del precedente progetto di monitoraggio ambientale.
A conclusione dell’attività qui brevemente richiamata, dalla quale era emersa la presenza di
siti inquinati all’interno e nei pressi di alcuni dei poligoni visitati, la Commissione nella
relazione conclusiva approvata il 9 gennaio 2013, pur prendendo atto del preannunciato
progetto ministeriale di risanamento ambientale, si preoccupava di sottolineare che tale
operazione “deve costituire il presupposto di un cambiamento strutturale, sia per quello che
riguarda le condizioni di svolgimento delle attività militari sia per quello che attiene alla
gestione del territorio”. Esprimeva inoltre l’auspicio che venisse realizzato un sistema capace
di consentire “l’individuazione puntuale delle attività gravemente dannose per la salute e per
l’ambiente e il conseguente divieto di svolgerle nei poligoni”. Operazioni, queste, ritenute
necessarie in quanto “costituiscono il presupposto affinché si possa parlare di effettivo e
duraturo recupero ambientale e sono la premessa per la modernizzazione e la
razionalizzazione dell’addestramento e delle esercitazioni”.
Infine sui temi della salute e delle condizioni socio-economiche degli abitanti dei comuni
confinanti con i poligoni di tiro la relazione così concludeva:” E’ necessario assicurare
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9192
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
anzitutto a chi risiede all’interno o ai margini di essi che le attività si svolgano in sicurezza e
senza rischi per la salute e l’ambiente, rimuovendo una condizione di incertezza che si protrae
da anni e che si ritorce solo in un danno per i residenti e per le economie locali”.
Adempiendo al compito conferitole dalla Camera dei deputati, nel corso della presente
legislatura, la Commissione ha quindi proceduto ad una serie di audizioni e di sopralluoghi,
recandosi in particolare nelle strutture della Sardegna, della Sicilia, della Puglia e nel nord
Italia. Con riferimento ai poligoni della Sardegna, dove peraltro è concentrata la maggior
parte degli insediamenti di questo tipo, la Commissione ha anche tenuto conto dei risultati
dell’inchiesta svolta nel 2011 dalla Procura della Repubblica presso il tribunale di Lanusei sul
poligono di Salto di Quirra e delle indagini condotte dalla Procura di Cagliari relativamente
alla situazione del poligono di Capo Teulada.
Diversamente dalle precedenti legislature, la Commissione si è avvalsa in numerosi casi dei
poteri dell’autorità giudiziaria, di cui all’articolo 82 della Costituzione, ascoltando come testi,
con il relativo obbligo di deporre e di rispondere, secondo verità, alle domande poste, i
soggetti ritenuti informati di fatti rilevanti ai fini dello svolgimento dell’inchiesta nell’ambito
degli accertamenti finalizzati a valutare l’esistenza e la portata del rischio lavorativo a carico
del personale civile e militare impiegato nei poligoni militari. Questo procedimento è stato
adottato, in particolare, per il personale in servizio investito dall'amministrazione militare di
compiti specificamente concernenti la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Nel corso dei lavori, sono emerse rilevanti criticità che investono in primo luogo i temi della
salute dei lavoratori e dei cittadini che vivono nelle aree adiacenti agli insediamenti militari,
nonché della salubrità degli ambienti, ma anche quelli relativi al governo del territorio,
considerato che le aree dei poligoni, appartenenti al demanio militare e soggette a specifiche
servitù, sono di fatto sottratte alla giurisdizione delle amministrazioni elettive, che solo da
pochi anni hanno iniziato a rivendicare un più attivo controllo sulle aree di loro pertinenza, in
un rapporto di costante confronto (e, in taluni casi, di fattiva collaborazione) con le autorità
militari. Si tratta, in sostanza, del tema del couso del territorio di insediamento delle strutture
militari e delle diverse forme che esso può assumere e in parte ha già assunto.
2. Sicurezza del lavoro e valutazione dei rischi.
Per quanto riguarda le politiche di prevenzione e protezione e per la sicurezza del personale
addetto ai poligoni di tiro, una rilevante criticità è emersa relativamente alla valutazione dei
rischi. Secondo la normativa vigente, tale compito spetta al datore di lavoro, nel caso di specie
individuato nel comandante della struttura (articolo 246 del DPR 15 marzo 2010, n. 90,
recante il Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare), e
non può essere delegato ad altri soggetti. Quanto all’oggetto della valutazione, l’articolo 28
del decreto legislativo n. 81 del 2008 precisa che esso riguarda tutti i rischi per la sicurezza e
la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi di
tipo particolare, dettando quindi un obbligo che non consente deroghe o eccezioni di qualsiasi
tipo, come peraltro ha ampiamente e costantemente ricordato la Corte di cassazione, secondo
una giurisprudenza costante di cui ha dato ampiamente conto la relazione sull'attività
d'inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale nelle Forze armate: criticità e
proposte (Doc. XXII-bis, n. 11) approvata dalla Commissione nella seduta del 19 luglio 2017
(di seguito, seconda relazione intermedia).
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9293
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Proprio alla luce di tali premesse, la Commissione ha preso atto di una generale criticità,
riconducibile a una condizione obiettiva, nella quale la valutazione dei rischi lavorativi
effettuata nei poligoni di tiro a cura degli organi competenti è risultata mancante, in alcuni
casi, e lacunosa, nella maggior parte delle realtà esaminate, nonché a un profilo soggettivo,
riscontrabile nella persistenza, da parte dei responsabili delle Forze armate, di
un’interpretazione della normativa vigente (sia quella di cui al decreto legislativo n. 81 del
2008, sia quella di cui al Titolo IV, Capo I, sicurezza sui luoghi di lavoro, del DPR 15 marzo
2010, n. 90, recante Testo unico delle disposizioni regolamentari in materia di ordinamento
militare), accreditata in taluni casi anche da documenti e dichiarazioni ufficiali, tendente a
ridimensionare e ad assoggettare a deroghe e condizioni la portata dell’obbligo di valutazione
dei rischi, appellandosi alla specificità dell’attività svolta per motivarne il mancato o parziale
adempimento
Su tale questione, occorre ricordare che nel corso dell’inchiesta svoltasi nella precedente
legislatura, era stato acquisito solo il documento di valutazione dei rischi del poligono
interforze di Salto di Quirra; esso, sottoposto alla valutazione di alcuni consulenti e previa
acquisizione di un rapporto di valutazione del dipartimento di medicina del lavoro (già
ISPESL) dell’INAIL, era risultato poco organico, anche a causa di una certa pletoricità,
incompleto quanto alla valutazione dei singoli rischi, con particolare riferimento
all’esposizione ad agenti cancerogeni, privo di indicazioni in ordine alle modalità di
effettuazione della sorveglianza sanitaria e non adeguatamente aggiornato.
Nella presente legislatura, questa opera di analisi ha assunto carattere di maggiore
sistematicità e la lettura dei DVR acquisiti ha non solo confermato ma anche approfondito le
valutazioni già espresse a proposito del DVR del PISQ, ponendo in luce varie criticità in
ordine all’incompletezza della valutazione, con riferimento all’esposizione a specifici agenti
patogeni, al mancato aggiornamento, alla sopravvalutazione di alcune tipologie di rischio e
alla sottovalutazione di altre, alla pletoricità della trattazione che in alcuni casi è suscettibile
di rendere problematica l’utilizzazione del DVR come strumento operativo, alla parzialità o
all’assenza di valutazione dei rischi interferenziali, ovvero i rischi dovuti all’interferenza tra
attività lavorative svolte da organizzazioni di diversi datori di lavoro, di particolare rilievo per
strutture che ospitano continuamente reparti in addestramento o in esercitazione, le cui
problematiche, in termini prevenzione e sicurezza, possono essere notevolmente diverse da
quelle accertate per il personale addetto ai singoli siti.
Infatti, per quanto riguarda quest’ultima problematica, si ricorda che l’art. 26 del decreto
legislativo n. 81 del 2008 prevede che, il datore di lavoro che affidi lavori, servizi o forniture
a un’impresa appaltatrice o a lavoratori autonomi all’interno dell’impresa, debba adempiere
ad obblighi: di valutazione dell’idoneità tecnico-professionale dell’impresa appaltatrice; di
informazione della stessa sui rischi specifici esistenti nell’ambiente in cui è chiamata ad
operare e sulle relative misure di prevenzione; di cooperazione; di coordinamento e di
redazione del DUVRI (Documento unico di valutazione dei rischi interferenziali), contenente
l’indicazione delle misure da adottare per eliminare o quanto meno ridurre al minimo i rischi
da interferenze lavorative.
Nella seconda relazione intermedia la Commissione ha sostenuto che le attività svolte dagli
esercitati nell’ambito di quelle proprie dei poligoni rientrano nel campo di applicazione
dell’articolo 26 del decreto legislativo n. 81. Infatti, anche se tale disposizione fa riferimento
“ai lavori, ai servizi e alle forniture da affidare in appalto o mediante contratto d’opera o di
somministrazione” occorre, come peraltro ha già sottolineato la richiamata relazione, rifarsi
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9394
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
alle indicazioni derivanti dalla giurisprudenza della Corte di cassazione, in particolare laddove
quest’ultima ha precisato che ai fini dell’operatività degli obblighi dettati dall’articolo 26 del
decreto legislativo n. 81 “occorre aver riguardo non alla qualificazione civilistica attribuita al
rapporto tra le imprese che cooperano tra loro – vale a dire contratto d’appalto o d’opera o di
somministrazione – ma all’effetto che tale rapporto origina, vale a dire alla concreta
interferenza tra le organizzazioni ad esse facenti capo, che può essere fonte di ulteriori rischi
per l’incolumità dei lavoratori” (Cass. 23 giugno 2017, n. 31410).
Non di rado, nel corso delle audizioni dei comandanti dei poligoni che ospitano attività
esercitative, o del personale addetto alla sicurezza, è emersa una scarsa attenzione verso
questo profilo, accompagnata alla tendenza a giustificare la mancata o parziale valutazione dei
rischi interferenziali con l’esclusione dell’applicabilità di una disposizione riferita al contratto
di appalto, al quale ovviamente, non è riconducibile l’attività di addestramento ed
esercitazione. Questa eccezione, come si è detto, risulta superata alla luce della citata
giurisprudenza della Corte di cassazione, e di recente anche gli organi competenti delle Forze
armate hanno avvertito l’esigenza di superare un approccio meramente formalistico a questa
problematica: appare opportuno, a questo proposito, riportare integralmente quanto è stato già
affermato nella seconda relazione intermedia:
“La Commissione, nelle diverse audizioni effettuate, ha più volte richiamato sul punto i
Comandanti/datori di lavoro esaminati. In particolare, ha sottolineato esplicitamente
l’esigenza che anche per le attività esercitative e addestrative sia necessaria una specifica e
puntuale valutazione di tutti i rischi, ivi compresi quelli da interferenza legati alle attività
antecedenti, contemporanee e successive che si svolgono nei poligoni da parte dei reparti
esercitati e da parte dei reparti che gestiscono tali aree. Ed ha, quindi, richiamato la necessità
di provvedere alla redazione del documento di valutazione dei rischi (DVR) e del documento
unico di valutazione dei rischi da interferenza (DUVRI). Anche sotto questo profilo, fa spicco
la funzione rieducativa svolta dalla Commissione. Basti pensare che lo Stato maggiore
dell’Esercito – Direzione per il Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza e
Prevenzione e Protezione (DICOPREVA) – ha emanato, nel gennaio 2017, la direttiva 7027
recante ″Misure di tutela della sicurezza salute del personale da adottare nei poligoni e nelle
aree addestrative″. In primo luogo, questa nuova direttiva sostituisce la precedente nota dello
Stato maggiore Esercito III Reparto n. 42843 del 23 marzo 2015, abrogandone dunque i
contenuti. La nuova direttiva premette esattamente che «l’azione di coordinamento tra il
Comandante/datore di lavoro del poligono/area addestrativa (ospitante) ed il
Comandante/datore di lavoro del reparto in esercitazione (ospitato), costituisce un obbligo
primario ai fini della tutela della salute e della sicurezza di tutto il personale». Indi, prende le
distanze dalle note precedentemente emanate dallo Stato maggiore dell’Esercito, e stabilisce
che è «indispensabile una preventiva attività ricognitiva, nonché un coordinamento tra il
servizio prevenzione e protezione del reparto in addestramento e quello dell’ente gestore del
poligono» e che «in tale quadro, risulta necessario produrre una valutazione congiunta e
documentata dei rischi da parte dei Comandanti/datori di lavoro (poligono/aree addestrative e
reparti in addestramento)». Inoltre, la nuova direttiva osserva che, «qualora dalla valutazione
dei rischi interferenziali dovesse emergere la necessità di effettuare varianti ai DVR del
reparto in addestramento e/o dell’ente gestore del poligono/area addestrativa, questi dovranno
essere di conseguenza aggiornati». Secondo quanto riportato nelle indicazioni contenute nella
direttiva 7027/2017, l’attività valutativa svolta dai datori di lavoro «ospitato e ospitante» che a
loro volta sono oggetto «del DVR dell’ente gestore del poligono/area addestrativi» dovrà, tra
l’altro, permettere di verificare la compatibilità «sia con la valutazione dei rischi » e con « le
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9495
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
conseguenti misure/mezzi/disposizioni contenute nel DVR del reparto in addestramento, sia
con quelle approntate dal Comandante/datore di lavoro ospitante e che sono oggetto del DVR
dell’ente gestore del poligono/area addestrativa». La stessa direttiva prevede che «a valle della
valutazione congiunta dei rischi interferenziali» il processo deve concludersi «con la
redazione di un attestato di cooperazione e di coordinamento che, rifacendosi ai principi
dell’articolo 26 (obblighi connessi ai contratti d’appalto e d’opera o di somministrazione) del
decreto legislativo n. 81/2008, dovrà essere firmato congiuntamente e conservato agli atti di
entrambi gli enti». Benché la denominazione adottata per il documento di valutazione dei
rischi da interferenza – attestato di cooperazione e di coordinamento – non è conforme al
linguaggio del nostro legislatore, resta, però, il fatto che un simile attestato risulta completo
nei contenuti. Con un’avvertenza: che il facsimile di attestato di cooperazione e di
coordinamento allegato alla direttiva 7027/2017 risulta persino troppo schematico. L’auspicio
è che i soggetti interessati non si limitino ad una compilazione formale dell’attestato, ma si
preoccupino di pervenire a una definizione concreta e contestualizzata dei principi contenuti
nella direttiva in applicazione dell’articolo 26 del decreto legislativo n. 81 del 2008.
Importante, inoltre, è che l’iniziativa intrapresa dallo Stato maggiore dell’Esercito con la
direttiva n. 7027/2017 trovi concreta applicazione nei Poligoni di Forza Armata, e venga
replicata o estesa dalle altre Forze armate, prima fra tutte l’Aeronautica militare per il
poligono di Capo Frasca e il poligono interforze di Salto di Quirra (PISQ).”
Un altro aspetto già messo in rilievo nella citata relazione intermedia, e che rientra a pieno
titolo nell’ambito delle criticità indicate, riguarda alcune realtà, le cui caratteristiche operative
sono state addotte per giustificare la mancata predisposizione del DVR. Già la predetta
relazione aveva indicato come emblematico il caso del poligono di Cellina Meduna; per tale
insediamento, l’ex comandante della 132° brigata Ariete, generale di brigata Antonio
Vespaziani, nella testimonianza resa innanzi alla Commissione nel corso dell’audizione del 21
dicembre 2016, aveva segnalato la mancata predisposizione del DVR, nel presupposto che il
carattere episodico dell’utilizzazione della struttura rendesse necessaria la valutazione del
rischio soltanto in occasione dello svolgimento delle esercitazioni; non si trattava, peraltro, di
una decisione isolata, adottata da un singolo comandante, ma di una conseguenza della già
rilevata tendenza a ritenere che le peculiarità di talune delle attività svolte dalle Forze armate
costituiscano di per se stesse una giustificazione per derogare nell’applicazione della
legislazione vigente. Infatti, poco prima dell’audizione del generale Vespaziani, lo Stato
maggiore della Difesa, IV reparto logistica e infrastrutture, con la nota del 14 novembre 2016
aveva confermato che nei poligoni di Casalborsetti (Foce Reno), Cellina Meduna e Torre
Veneri non era stato disposto un DVR specifico, in quanto “le attività lavorative sono svolte
in modo non continuativo” e la valutazione dei rischi era pertanto effettuata nell’ambito dei
documenti dei reparti impegnati nelle esercitazioni. Per tale aspetto, la nota riprendeva quanto
già sostenuto nella nota dello Stato maggiore Esercito III reparto 23 marzo 2015, prot. 42843
avente ad oggetto “decreto legislativo n. 81/08 – Testo unico sulla sicurezza del lavoro –
Documenti di esercitazione/antinfortunistica” nella quale, in base a un non meglio precisato
“effetto dell’evoluzione della normativa in argomento” si chiariva appunto che i DVR non
dovessero essere elaborati per lo svolgimento delle attività esercitative, in quanto le misure di
sicurezza erano già sancite “nei documenti di esercitazione e nei relativi manuali, regolamenti
e pubblicazioni di riferimento”. Va detto, ribadendo quanto già affermato dalla Commissione,
che tale affermazione non trova alcun riscontro nella lettera e nello spirito della legislazione
antinfortunistica: come ha precisato la Corte di cassazione, l’articolo 28 del decreto legislativo
n. 81, nel prescrivere l’onnicomprensività della valutazione dei rischi, non stabilisce alcuna
eccezione in relazione alla discontinuità della prestazione lavorativa, in quanto l’obbligo di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9596
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
valutazione “si estende a tutte le persone che vengano a trovarsi in situazioni di pericolo
connesse all’attività esercitata, a prescindere dall’episodicità della prestazione” (Cass. 6
dicembre 2016, n. 51947).
Come già si desume dall’ampia citazione della seconda relazione intermedia sopra riportata,
sembra che l’intera materia della valutazione dei rischi abbia iniziato a costituire l’oggetto di
un ripensamento critico da parte degli organi competenti delle Forze armate, conseguenza
anche dei rilievi e delle considerazioni critiche mosse dalla Commissione in relazione alle
lacune e alle carenze riscontrate nei poligoni di tiro visitati; si può pertanto riscontrare una
maggiore consapevolezza del fatto che una più rigorosa applicazione della normativa
antinfortunistica costituisce di per sé un fattore importante di superamento di approcci e
comportamenti rivelatisi non rispondenti alla necessità di tutelare quanto più possibile
l’integrità psicofisica dei lavoratori che indossano la divisa e, nel caso dei poligoni, anche
delle popolazioni residenti nelle aree circostanti ad insediamenti militari. Questo nuovo
approccio è riscontrabile sia nella citata direttiva 7027 recante ″Misure di tutela della
sicurezza salute del personale da adottare nei poligoni e nelle aree addestrative″, sia
nell’adozione di conseguenti comportamenti da parte dei comandanti/datori di lavoro,
concretizzatisi nella recente redazione del DVR del poligono di Foce Reno (15 novembre
2016) e di quello della Scuola di cavalleria dalla quale dipende il poligono di Torre Veneri
(28 febbraio 2017).
La Commissione, peraltro, ha svolto la sua attività di indagine nel presupposto che
l’individuazione di lacune e criticità debba essere sottoposta ai soggetti istituzionali chiamati
in causa, non soltanto al fine di accertare eventuali responsabilità di qualsiasi natura, ma
anche come concretizzazione del principio costituzionale di leale collaborazione, nel senso
dello sviluppo di un confronto mirato a una comune ricerca delle misure più idonee a
incrementare l’efficacia dell’azione di prevenzione e di tutela della salute e dell’ambiente in
aree dove, per la specificità delle attività a cui sono destinate, sono obiettivamente
riscontrabili rischi di varia natura, in misura senza dubbio superiore a quelli presenti in altri e
diversi ambienti di vita e di lavoro, e che necessitano quindi della messa a punto di adeguati
interventi protettivi.
In questo spirito, nel corso delle audizioni svoltesi presso i vari siti visitati, e segnatamente
nelle audizioni di testimoni, la Presidenza ha avuto occasione di rivolgere numerose
raccomandazioni sia ai datori di lavoro, sia ai responsabili dei servizi di prevenzione e
protezione e ai medici competenti delle diverse strutture, tutte volte all’unico fine di
assicurare che la valutazione dei rischi e dei rischi interferenti nell’ambito delle strutture
militari visitate fosse effettuata conformemente al dettato normativo, senza forzature
interpretative della legislazione vigente, riscontrate in taluni casi e non sempre giustificabili in
relazione all’invocata peculiarità delle funzioni e dei compiti delle strutture militari. Come la
Commissione ha avuto modo più volte di ricordare, anche sulla scorta di un’ormai consolidata
giurisprudenza di merito e di legittimità, tali peculiarità non possono essere infatti invocate
per giustificare la riduzione dei livelli di tutela assicurati dalla legge.
D’altra parte, sembra opportuno richiamare i comandi dei singoli reparti sulla rilevanza delle
responsabilità che gravano su di essi in relazione alla loro posizione di datori di lavoro.
Complessivamente, infatti, non si può non ribadire quanto già sostenuto in altri documenti,
circa il fatto che un’accresciuta sensibilità verso le problematiche della sicurezza del lavoro in
ambito militare, sia da parte dei comandi sia da parte di coloro che sono investiti dei compiti
di responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e di medico competente, di per sé
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9697
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
apprezzabile, stenta però a tradursi in una cultura della prevenzione uniformemente diffusa e
in comportamenti del tutto conseguenti, rivolti alla piena, uniforme e rigorosa attuazione delle
disposizioni vigenti, a partire da quanto disposto dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81.
La persistenza di aree di incertezza, di valutazione incompleta, parziale o non adeguatamente
aggiornata dei rischi, comporta una prevenzione lacunosa che investe in primo luogo la
responsabilità del comandante-datore di lavoro e dei soggetti preposti alle relative funzioni.
A tale proposito, si osserva che la necessaria evoluzione da un atteggiamento di maggiore
consapevolezza a una pratica di piena e costante applicazione delle normative di sicurezza in
ambito militare non può essere affidata a misure parziali e tanto meno alla buona volontà dei
singoli. Occorrono, al contrario, interventi strutturali, rivolti in primo luogo ad assicurare che
la vigilanza sull’applicazione della normativa antinfortunistica sia attuata nel rispetto dei
principi di terzietà, indipendenza e professionalità, come segnalato nella Relazione sulla
sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle forze armate (Doc. XXII-bis, n. 7, di
seguito, prima relazione intermedia) approvata dalla Commissione nella seduta del 26 maggio
2016, i cui contenuti sono stati in larga misura recepiti nella proposta di legge n. 3295 (Scanu
e altri: Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni concernenti la
sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie professionali del
personale delle Forze armate) il cui iter di approvazione, ostacolato peraltro da resistenze di
varia natura, è stato interrotto per l’anticipato scioglimento delle Camere.
È infatti necessario che tutti i livelli dell’organizzazione militare impegnati ad assicurare
l’osservanza della normativa di sicurezza siano posti nelle condizioni di adempiere a tale
delicato compito, e dispongano di risorse e strumenti, anche normativi, adeguati e di
interlocutori in grado anche, laddove necessario, di indirizzare la loro azione. Sotto questo
profilo, la Commissione non ritiene accettabile che, come peraltro è capitato di udire in alcune
audizioni, l’adozione di misure di prevenzione e sicurezza, e in particolare la disponibilità di
dispositivi di protezione individuale, nei poligoni e nelle strutture industriali della Difesa,
possa essere condizionata dalla indisponibilità di mezzi finanziari adeguati.
Nel complesso, si può affermare che le audizioni dei responsabili degli uffici
dell’amministrazione della Difesa preposti ai compiti di prevenzione e di vigilanza responsabili dei servizi di prevenzione e protezione (RSPP) e medici competenti - hanno
posto in risalto problematiche in larga misura già note alla Commissione e che rinviano
direttamente alle proposte formulate nella prima relazione intermedia e alla proposta di legge
sopra richiamata. Va aggiunto che, se si raffrontano tali audizioni con quelle di alcuni
responsabili degli uffici dell’amministrazione facenti capo al Segretariato generale e allo Stato
maggiore della Difesa e competenti in materia di prevenzione e sicurezza, emerge con una
certa evidenza che, al di là di quella che può essere l’accertata professionalità e personale
correttezza dei soggetti ascoltati, la situazione attuale, caratterizzata dalla totale
autoreferenzialità dell’apparato di protezione e prevenzione in ambito militare, specialmente
per quanto attiene alla vigilanza, ha dato luogo a un sistema che, nei profili attuativi, operativi
e ispettivi, si caratterizza per una complessità artificiosa, fatta di duplicazioni,
sovrapposizione e frammentazione di competenze, suscettibili di tradursi in scarsa trasparenza
per quanto attiene a una precisa individuazione delle funzioni e delle responsabilità. Senza
una semplificazione e una ridistribuzione dei compiti - che, peraltro, ad avviso della
Commissione può discendere solo da un riassetto delle funzioni di vigilanza nei termini già n
precedenza illustrati - infatti, sussiste il rischio che, al di là delle volontà individuali, si radichi
nei fatti un meccanismo nel quale il peso degli adempimenti e delle relative responsabilità
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9798
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
risulta in ultima analisi distribuito in una misura e con modalità tali da ripercorrere in senso
inverso l’ordine gerarchico.
3. Sicurezza ambientale: criticità
Se ci si volge a considerare l’impatto delle attività svolte dai poligoni di tiro sull’ambiente
circostante, e conseguentemente su profili rilevanti che investono la qualità della vita non solo
dei lavoratori ivi impiegati, ma anche dei residenti nelle zone limitrofe, si deve constatare
anche in questo caso che, malgrado un’aumentata attenzione rivolta in questi ultimi anni alle
problematiche ambientali da parte delle autorità militari, persiste un’obiettiva difficoltà a
passare dalle dichiarazioni di intenti a comportamenti conseguenti.
Sono particolarmente significativi al riguardo i dati emergenti dalle indagini sui poligoni di
tiro relativi alla salute dei cittadini che vivono nelle aree adiacenti i poligoni, soprattutto in
Sardegna, una realtà già nota da tempo e oggetto di attenta valutazione da parte di diversi
organismi, delle cui conclusioni si è avvalsa sia l’inchiesta parlamentare in corso sia quelle
svolte nelle passate Legislature.
Per quanto riguarda il poligono interforze di Salto di Quirra, già nella scorsa legislatura, il
board scientifico istituito dall’Istituto superiore di sanità con la collaborazione della regione
Sardegna, in seguito all’approvazione da parte del Senato della mozione n. 366, nella seduta
del 23 febbraio 2011, nella sua relazione finale, consegnata alla Commissione nel corso
dell’audizione del prof. Gualtiero Ricciardi, Presidente dell’Istituto superiore di sanità e del
Direttore generale dello stesso istituto, dott. Angelo Del Favero (21 aprile 2016), precisava
che l’analisi dell’ospedalizzazione dell’area considerata aveva fatto riscontrare, per gli
uomini, eccessi relativamente ai tumori del sistema linfoematopoietico e per le donne alla
tiroide, “e, per entrambi, eccessi associati alle malattie cardiovascolari, alle malattie
dell’apparato digerente ed a quelle dell’apparato urinario”. Per quanto riguarda la frazione di
Quirra del comune di Villaputzu, situata in prossimità del sito militare, la relazione, pur
precisando che il numero dei soggetti è molto esiguo, che il periodo di follow up è breve (5
anni) e che pertanto il sistema di osservazione ha una bassa sensibilità, ha riportato tre casi di
patologie oncologiche rare, due dei quali sono risultati in eccesso rispetto a quanto previsto in
base ai tassi di ospedalizzazione della popolazione di riferimento, in termini di significatività
statistica.
Conseguentemente, nella considerazioni conclusive sulla situazione dell’area di Quirra, la
stessa relazione raccomanda “la prosecuzione del piano di sorveglianza epidemiologica per
essere in grado di cogliere eventuali segnali a sostegno dell’ipotesi di un eccesso del numero
di soggetti residenti a Quirra affetti da neoplasie in diverse sedi. Si ritiene inoltre opportuno
che la tematica dell’elevata radioattività naturale riscontrata nel sito venga approfondita”.
Sulla situazione di quel poligono e sul raffronto con quella riscontrata a Capo Teulada si è
espresso nel corso delle sue audizioni (20 luglio e 3 agosto 2016) il Prof. Annibale Biggeri,
docente di statistica medica all’Università di Firenze, già componente del citato board
scientifico e consulente tecnico della Procura di Cagliari nell’indagine in corso che riguarda il
poligono di Capo Teulada.
“Per quello che riguarda Quirra gli eccessi per questi particolari tumori potrebbero essere
anche coerenti (sottinteso con le attività militari), soprattutto se consideriamo che l’area
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 9899
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
complessiva di tutti i tumori su cui insistono i due poligoni, sia quello a mare che quello a
terra, vede un eccesso di malattie del sistema linfopoietico nei maschi. Questo farebbe pensare
a sostanze tossiche specifiche di una possibile esposizione professionale. Pensiamo ai pastori
che entrano nel poligono o alle donne che risiedono nelle vicinanze.”. Afferma lo stesso prof.
Biggeri inoltre: “il sospetto epidemiologico è verso le sostanze radioattive, ma bisogna che
siano documentate nelle relazioni tecniche sulle matrici ambientali”.
Ulteriori audizioni svolte presso la Commissione hanno peraltro evidenziato come, fino a un
recente passato, la gestione del PISQ sia stata caratterizzata da una notevole sottovalutazione
dell’impatto delle attività svolte sull’ambiente circostante. Un primo aspetto rilevante riguarda
l’utilizzo dei missili anticarro MILAN, il cui sistema di puntamento include una componente
radioattiva, consistente in una lunetta di torio, una sostanza radioattiva, che, dopo il lancio,
ricade sul terreno. Il 7 giugno 2017, rispondendo a una richiesta della Commissione, il
comandante del PISQ, generale Giorgio Francesco Russo, ha comunicato che “il numero di
missili MILAN lanciati presso il PISQ nel periodo dal 1986 al 2000 è di 463 a testa attiva e 50
a testa inerte”: un numero peraltro inferiore a quello riferito, per il poligono di Capo Teulada,
dal generale Roberto Nordio, vice Capo di Stato maggiore della Difesa, il quale, ascoltato il
21 giugno 2017, ha comunicato che presso tale insediamento sono stati utilizzati 1242 missili
MILAN. Per quanto riguarda il PISQ, il fatto che non si sia provveduto al recupero dei
residuati di torio è documentato dalle dichiarazioni rese dal Procuratore della Repubblica
presso il tribunale di Lanusei, dott. Biagio Mazzeo, in occasione dell’audizione del 7 giugno
2017: “Abbiamo avuto il problema dei missili MILAN. Sfortunatamente questi missili erano
stati concepiti con un sistema di puntamento che usava il torio, che è un elemento radioattivo
abbastanza conosciuto. Le indagini svolte hanno fatto emergere la presenza del torio sia nel
bestiame, sia in alcune persone, e in particolare è stata fatta una riesumazione di salme di
pastori deceduti per malattie oncologiche o linfomi e si è visto che c’era una componente di
torio nelle loro ossa”. Nel corso dell’audizione il magistrato ha fornito altre informazioni, sui
predetti accertamenti, svolti per conto della Procura della Repubblica dal prof. Lodi Rizzini,
direttore del Dipartimento di chimica e fisica dell’Università di Brescia e membro del CERN
di Ginevra, precisando che è stata appurata la presenza del torio 232 nelle salme dei pastori
deceduti per patologie tumorali. Il dott. Mazzeo ha inoltre fornito la documentazione relativa
all’utilizzazione dei missili MILAN, tra cui un’informativa di polizia giudiziaria in cui si
afferma che tra il 1986 e il 2000 sono stati lanciati 1.184 missili MILAN (il Procuratore aveva
parlato di 1.187 missili lanciati, una cifra comunque notevolmente superiore a quella
comunicata dal Comandante del PISQ).
Come è già stato rilevato nella seconda relazione intermedia, anche per quanto riguarda i
brillamenti di munizionamento obsoleto (i cosiddetti “fornelli”), particolarmente presso il
PISQ, sono state fornite versioni contraddittorie. In particolare nel corso dell’audizione resa il
5 ottobre 2016 innanzi la Commissione, il Gen. Giorgio Russo, Comandante del PISQ, ebbe a
dichiarare che l’attività di brillamento, svolta a fini addestrativi, era stata interrotta alla fine
degli anni Ottanta del secolo scorso, e aggiunse:
“Per ciò che concerne il periodo dal 2013 in poi, sono sicuro di quello che affermo: non è mai
stata distrutta un’arma. Quello che è stato distrutto è il munizionamento – lo ripeto – a fini
addestrativi.”
Relativamente agli effetti dei brillamenti sulla salute delle persone e degli animali e
sull’ambiente, sono state fornite utili informazioni dal Procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Lanusei che, nella predetta audizione, ha fatto presente che dalle indagini svolte
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 99100
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
emerge con chiarezza che “gli animali, i cui organi sono risultati contaminati da sostanze
estranee, essenzialmente da metalli pesanti, pascolavano nell’area del poligono e in zone
limitrofe a quella in cui avvenivano alcune attività pericolose, quali i brillamenti”.
Quanto alla destinazione dell’area di Perdasdefogu ai brillamenti, il Procuratore ha precisato:
“Il poligono teoricamente sarebbe un luogo dove devono svolgersi attività addestrative o
attività sperimentali, ma a un certo punto della sua storia (per volontà che non so individuare,
ma sicuramente sono decisioni prese a livelli più alti rispetto a quelli della direzione del
poligono) si è deciso di utilizzare l’area di Perdasdefogu per la distruzione di arsenali di
materiali obsoleti. Stiamo parlando soprattutto, se non esclusivamente, di materiali di
pertinenza dell’Aeronautica militare, cioè bombe d’aereo, munizioni di artiglieria antiaerea e
anche munizionamento leggero, piccoli calibri per armi portatili”.
Anche dalle indagini svolte nelle passate Legislature, risulta quanto ha affermato il dottor
Mazzeo, circa la provenienza dei materiali obsoleti da distruggere non soltanto dall’area del
poligono, ma da tutto il territorio nazionali; lo smaltimento, come ha precisato il magistrato si
svolgeva “attraverso sessioni che duravano anche mesi e si svolgevano quotidianamente per
lunghi periodi, si procedeva a fare delle buche profonde anche 20 metri, usando mezzi
meccanici nella disponibilità del poligono, si collocava il materiale da eliminare, si metteva
una carica di tritolo (si è parlato di un metro cubo di 700-800 chili, ma comunque stiamo
parlando di quantità piuttosto consistenti) e si procedeva al brillamento”.
“Venivano scavate queste buche e poi veniva sgomberata l’area, il personale militare veniva
messo in zona di sicurezza, dopodiché si procedeva al brillamento, che consisteva
nell’esplosione del tritolo che portava con sé anche il resto del materiale. Si verificava una
proiezione di materiali combusti, incombusti, terra, tutto quello che possiamo immaginare,
che formava colonne alte diverse decine di metri, dopodiché si aveva per un periodo di tempo
abbastanza lungo una ricaduta di queste polveri, di questi materiali sul territorio circostante.
La cosa più grave è che il personale militare che interveniva immediatamente dopo ogni
brillamento per verificare che non ci fossero degli ordigni rimasti inesplosi, che potessero
costituire un pericolo per la sicurezza delle persone, interveniva senza adeguate protezioni,
alcuni testi ci hanno detto che non portavano niente, altri dicevano che usavano delle
mascherine del tipo di quelle che usano le infermiere o gli imbianchini quando lavorano,
venivano usati i guanti di pelle di dotazione militare e portavano le loro uniformi da lavoro,
senza nessuna particolare protezione”.
“Per quanto riguarda invece le persone non dipendenti del poligono, cioè i pastori, questi
venivano ammessi a rientrare nell’area del poligono una volta che l’artificiere garantiva che
non ci fosse più pericolo di ulteriori esplosioni o cose di questo genere. Per cui, tenendo conto
che il bestiame veniva lasciato all’interno del poligono, ovviamente questi avevano fretta di
rientrare per poter controllare se gli animali fossero dispersi o meno. Abbiamo visto che gli
animali che si trovavano in quell’area hanno manifestato una forte presenza di metalli e
materiali estranei all’interno del loro corpo: sono stati esaminati organi di animali che non
erano giovanissimi, di quattro o cinque anni, quindi si è potuto verificare l’esistenza di un
accumulo di queste sostanze. Per quanto riguarda il personale militare, abbiamo avuto
numerosi casi di persone ammalate. Diciamo che sono dei cluster che non sono
particolarmente allarmanti, se visti in proporzione alla generalità del personale militare;
tuttavia, se andiamo a considerare le mansioni specifiche svolte da questo personale, vediamo
che quelli che erano maggiormente esposti, cioè quelli che si recavano immediatamente dopo
l’esplosione nel luogo, sono quelli che hanno subito i maggiori danni. Così è avvenuto fra i
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 100
101
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
pastori, per cui abbiamo avuto, nell’ambito della stessa famiglia, uno o più casi di linfoma o
di malattie oncologiche riferibili ai gruppi di pastori che operavano nell’area vicina a questa
dei famosi brillamenti di cui ho parlato”.
Conferme indirette sul danno ambientale prodotto dalla pratica dei brillamenti sono venute
anche dall’audizione in data 27 settembre 2017 del Generale Francesco Piras, capo ufficio
operativo del PISQ tra il 1982 e il 1988. Secondo la testimonianza resa alla Commissione, in
aree appositamente individuate del poligono, vennero condotte in quel periodo operazioni di
brillamento su vasta scala, per lo smaltimento di materiale militare obsoleto, proveniente da
tutta Italia. Confermando quanto dichiarato nel corso dell’inchiesta svolta dalla Procura della
Repubblica del tribunale di Lanusei, il Generale Piras ha altresì ricordato che “al termine del
brillamento l’area veniva controllata per verificare la presenza del materiale inesploso e poi
ricoperta con il terreno di riporto, lasciando al suo interno le parti metalliche residue degli
armamenti distrutti.” In effetti, pur tenendo presente il dato di una diversa misura della
sensibilità ambientalistica negli anni Ottanta, non soltanto in seno alle Forze armate, dalla
predetta audizione è emerso come le attività di brillamento venissero condotte tenendo in
scarsa considerazione le condizioni di sicurezza degli operatori (come peraltro si evince anche
dalla testimonianza resa nella stessa audizione del 27 settembre 2017, dal Maresciallo
dell’Aeronautica Francesco Palombo) e delle popolazioni residenti nelle aree prossime alle
zone di brillamento.
A sua volta, il medico competente del poligono di Salto di Quirra, Prof. Marcello Campagna,
ha fatto pervenire una «relazione sul poligono sperimentale e di addestramento interforze di
Salto di Quirra: valutazione dell’esposizione a nanoparticolato aerodisperso durante le attività
di brillamento di munizionamento obsoleto», del 4 luglio 2015. Dalla relazione, finalizzata a
«valutare l’esposizione a nanoparticolato aerodisperso durante alcune campagne di brillamenti
svolte presso la base di Perdasdefogu del poligono sperimentale e di addestramento interforze
di Salto di Quirra» risulta, in particolare, che le prove effettuate dal prof. Campagna durante
le operazioni di brillamento risalgono ad aprile e maggio 2015, un periodo nel quale, secondo
il Comandante del poligono, tali attività avrebbero dovuto essere cessate da tempo. Inoltre, la
predetta relazione osserva:
"Da quanto riferito dal servizio di prevenzione e protezione aziendale, nei periodi di
effettuazione delle campagne, le attività di brillamento vengono effettuate dal lunedì al
venerdì nei periodi prestabiliti. Generalmente durante la giornata lavorativa vengono effettuati
dai due ai quattro brillamenti. In particolare dal lunedì al giovedì vengono effettuati due
brillamenti la mattina e due/uno la sera, il venerdì due la mattina”.
Appare evidente che le attività svolte presso i poligoni di tiro sono potenzialmente pericolose,
non solo a causa della natura intrinseca delle operazioni svolte, ma anche in ragione delle
caratteristiche dei sistemi d’arma e dei munizionamenti impiegati. Rischi connessi a fumi,
polveri, nanopolveri, contenenti tra l’altro metalli pesanti, sono ormai elementi acquisiti, dato
che i brillamenti, anche se di sostanze non inquinanti di per sé, sono comunque tali da
determinare il fenomeno definito di risospensione, poiché possono comunque sollevare e
rimettere in atmosfera inquinanti sia di origine artificiale, prodotti dalle stesse attività militari
anche anni prima, sia di origine minerale-naturale, cioè arsenico, piombo ed eventualmente
anche uranio naturale. Per giunta, si associano rischi connessi alle radiazioni ionizzanti (ad
esempio radon) e non ionizzanti, in particolare campi elettromagnetici e radiazioni ottiche
artificiali. Alcuni documenti sollecitati e acquisiti dalla Commissione mettono in luce rischi di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 101
102
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
esposizione ad agenti chimici e cancerogeni connessi a sostanze impiegate nelle diverse
attività, dai carburanti alle vernici, dai solventi ai fumogeni.
Non risultano inoltre pervenute dall’autorità militare competente risposte soddisfacenti al
quesito, posto in più occasioni dal deputato Pili, circa l’interramento di napalm nell’area del
poligono di Salto di Quirra; a tale proposito, infatti, tra la documentazione che il dottor
Mazzeo ha fatto pervenire relativamente ai missili MILAN, è inclusa una nota del centro
consultivo studi e ricerche dell’Aeronautica militare, dell’agosto 1984, avente per oggetto
“Controllo materiale NAPALM” in cui si indica l’interramento come la soluzione più
ragionevole. Peraltro, l’interramento di materiali di varia natura non è una prassi estranea al
PISQ: nell’inchiesta svolta nella passata legislatura, il Procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Lanusei pro tempore, dottor Domenico Fiordalisi, riferì la notizia del
ritrovamento, nell’ambito delle indagini svolte, di una vera e propria discarica nella zona di Is
Pibiris, all’interno dell’area del PISQ, dove sono stati interrati, su una superficie di circa un
ettaro, e per una profondità da tre a cinque metri, rilevanti quantità di rifiuti pericolosi
(comprendenti amianto, impianti elettronici, gomme di camion, batterie e accenditori per
missili, rocchette di fili di rame di missili teleguidati e parti di missili anticarro). Inoltre, la
discarica era situata sopra la «testata» di un’asta fluviale che alimenta il fiume Flumendosa, a
non più di un chilometro e mezzo dall’abitato del comune di Perdasdefogu.
Come è stato messo in rilievo negli atti precedentemente adottati, sia nell’ambito
dell’inchiesta parlamentare in corso, sia nei documenti riguardanti le inchieste parlamentari
svolte nelle passate legislature, il degrado nello stato fisico-chimico di alcuni siti dei citati
poligoni militari e il rapporto tra le attività ivi svolte e le condizioni sanitarie sia del personale
in servizio sia delle popolazioni residenti nei pressi degli insediamenti, sono state oggetto di
eloquenti considerazioni da parte di soggetti chiamati a svolgere le loro valutazioni su basi
scientifiche e in posizione di imparzialità. Numerose criticità presenta anche il poligono di
Capo Teulada, oggetto di particolare attenzione anche nel corso dell’inchiesta svolta nella
passata legislatura, a causa di una situazione ambientale che risulta fortemente compromessa.
L’insediamento, che si estende su una superficie di 7.200 ettari, comprende anche il poligono
Delta, più noto come penisola interdetta, un’area che è sempre stata utilizzata come zona di
arrivo dei colpi (proiettili, razzi, bombe) e che, al contrario di tutte le altre del poligono, non è
mai stata interessata da operazioni di bonifica, né di recupero degli ordigni inesplosi ovvero di
rimozione dei materiali (anche inerti) utilizzati per le singole esercitazioni. Lo stesso
regolamento ne prescrive l’interdizione permanente al movimento di uomini e mezzi.
L’analisi condotta sulle immagini satellitari ha evidenziato la presenza di rilevanti alterazioni
del terreno. Predominano quelle a forma di cratere con dimensioni che arrivano a 19-20 metri
di diametro. Risulta che dal 2009 al 2013 nel poligono sono stati utilizzati circa 24.000 colpi
tra artiglieria pesante, missili e razzi, la maggior parte dei quali sparati contro la penisola.
Sulla base di questi dati e considerando soltanto le munizioni di calibro superiore, tenuto
conto che negli ultimi 50 anni l’attività è stata costante, si calcola che sulla superficie si
potrebbero trovare residuati per un peso totale che varia tra 1.750 e 2.950 tonnellate. Questi
residuati contengono quantità rilevanti di materiali inquinanti e sono potenzialmente in grado
di determinare la contaminazione dell’ambiente. La continua attività addestrativa potrebbe
provocare dispersione di polveri e sedimenti sul suolo innescando processi di inquinamento
delle principali matrici ambientali (suolo, acqua, aria) e delle componenti vegetali e animali.
La situazione ambientale di Capo Teulada, analiticamente descritta dal Dott. Cappai (dirigente
tecnico dell’ARPA Sardegna) nelle sue audizioni (20 luglio e 3 agosto 2016) e negli atti che
le hanno accompagnate, è ben sintetizzata nell’audizione del Sostituto procuratore della
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 102
103
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Repubblica presso il tribunale di Cagliari, dott. Emanuele Secci (5 ottobre 2016), incaricato
dell’indagine preliminare nata da alcuni esposti di persone che, affette da patologie tumorali,
ne attribuivano la causa alle esercitazioni militari svolte all’interno del poligono. Il dottor
Secci, facendo riferimento anche alle consulenze tecniche e all’attività svolta dall’ARPA
Sardegna e dall’ISPRA per ricostruire tempi e modalità delle esercitazioni e relativo impatto
sull’ambiente, ha dedicato una parte della sua audizione proprio alla cosiddetta penisola
interdetta, affermando: “ (…) dal punto di vista oggettivo gli accertamenti che abbiamo svolto
hanno dimostrato una compromissione del territorio estremamente significativa (…) Dai dati
che abbiamo rilevato, che sono molto empirici, sembrerebbe che siano presenti nella penisola
interdetta 566 tonnellate di armamenti e che in due anni ne siano stati eliminati otto (…) In
effetti, il problema nasce dal fatto che l’area della cosiddetta penisola interdetta è ancora
oggetto di esercitazioni. Certamente ciò non accade nel momento in cui stanno operando per
aprire i varchi (…) ma dal 2008 in poi, nonostante l’entrata in vigore del decreto ministeriale
del 2009 che ha imposto la bonifica dei luoghi coinvolti dalle azioni di esercitazione,
quest’area ha continuato a essere il bersaglio delle esercitazioni”. Proseguendo nella sua
esposizione, il Procuratore ha ricordato che le esplosioni comportano la diffusione degli
eventuali contaminanti, anche di natura radioattiva presenti in situ: “Si rimette in movimento
il materiale radioattivo e quindi si determina ancora un’immissione di sostanze pericolose
contaminanti nell’ambiente. Certamente bonificare integralmente questa area non è semplice.
In altre realtà, quando ci si è avveduti che una zona era contaminata a seguito di esercitazioni,
l’attività è stata dismessa, anche per non esporre il personale a ulteriori rischi”.
A parte le riscontrate tracce di radioattività nei luoghi che sono stati nel tempo bersaglio del
lancio dei missili MILAN e l’alterazione dei luoghi (si contano circa 30.000 crateri nella sola
penisola Delta) dovuti all’impatto degli ordigni con il suolo, ciò che ha contribuito non poco a
determinare il potenziale disastro è stato il mancato, puntuale recupero del materiale di risulta
delle esercitazioni, che, se è ufficialmente ammesso per la penisola interdetta, non è stato
trascurabile anche in altre aree risultate bersaglio di colpi. Dai documenti dell’ARPAS
acquisiti dalla Commissione (indagine ambientale presso il poligono di Capo Teulada, del 27
luglio 2016, accompagnato dalla bozza dell’indagine ambientale preliminare sulla presenza di
materiali radioattivi nell’area del poligono militare di Capo Teulada, datato anch’esso luglio
2016) si può desumere che in alcune zone è presente un rilevante numero di corpi artificiali,
inclusi i residui del tracciatore dei missili MILAN (secondo i dati comunicati dal comando del
poligono dal 1991 al 2004 sono stati utilizzati 4.242 missili) che costituiscono potenziali fonti
di pericolo a causa dell’emissione radioattiva di torio potenzialmente in grado di contaminare
il suolo circostante, così che alcune aree dell’insediamento potrebbero essere qualificate come
discariche non controllate. Da questi ed altri documenti acquisiti nel corso dell’inchiesta
risulta, in conclusione, che, oltre al caso estremo della penisola interdetta, altre parti del
territorio del poligono sono oggetto di un utilizzo che minaccia lo stato dei luoghi e che
potrebbe compromettere in modo irreversibile il suo ecosistema terrestre e marino se non
saranno intraprese in breve importanti azioni di bonifica e nel contempo avviato un nuovo
modello di uso.
Quanto alla bonifica, occorre rilevare che alla sua attuazione si frappongono non poche
difficoltà, legate soprattutto a una gestione del territorio affidata in via esclusiva all’autorità
militare, senza prevedere alcuna interlocuzione con l’amministrazione dell’ambiente, con la
regione e le autonomie locali: è auspicabile, a questo proposito, che le disposizioni
recentemente varate nell’ambito della manovra di bilancio per il triennio 2018-2020, di cui si
darà conto più avanti, possano concorrere a modificare questa situazione e segnare una decisa
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 103
104
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
inversione di tendenza rispetto a una realtà di grave compromissione dell’ambiente e di
colpevole inerzia delle istituzioni che avrebbero dovuto assicurarne la salvaguardia. Ad oggi,
la bonifica è stata avviata con risorse tali da farla ritenere assolutamente inadeguata rispetto
alle necessità; essa diventa inoltre ancora più complicata per le ragioni esposte dall’ing.
Sanna, dirigente dell’ARPA Sardegna (audizione del 4 ottobre 2016): “(…) quando si opera la
bonifica di un sito industriale dismesso conosciamo il processo industriale e tutte le tipologie
di lavorazione effettuate, di conseguenza diventa più facile capire quali sono gli elementi da
indagare all’interno del sito. Allora, anche la predisposizione del piano di caratterizzazione, di
eventuali piezometri, di deposimetri, e il prelievo di campioni di suolo possono essere fatti
con una logica strettamente correlata all’attività industriale operata nell’ambito dei siti oggetto
di bonifica. Nelle aree militari questo non accade. Il decreto ministeriale del 2009 prevede che
l’autorità militare sia quella procedente, quindi diventa difficile operare i monitoraggi
nell’area, non conoscendo i processi delle attività di addestramento che avvengono all’interno
del poligono e non potendo di conseguenza stabilire le matrici da indagare”. Ed ancora: “Per
le attività di monitoraggio sarebbe importante avere dei presidi che risultino essere sempre
presenti sul territorio (…) Sarebbe inoltre opportuno fare anche un monitoraggio al contorno
ovvero nelle fasce perimetrali per verificare le ricadute su quelle antropizzate situate in
prossimità dei poligoni”.
Infine, la mancanza di presidi sul territorio interno ai poligoni di tiro funzionali al
monitoraggio della situazione ambientale è tanto più importante se si considera che buona
parte delle aree dei poligoni militari in Sardegna costituisce area SIC, ovvero sito di
importanza comunitaria.
“Dei siti di importanza comunitaria (…) - ha dichiarato alla Commissione l’assessore
all’ambiente della regione Sardegna Donatella Spano (audizione del 6 ottobre 2016) - si dice
che devono essere conservati, addirittura, essere elevati cioè portati a zone di speciale
conservazione, per poi avviare dei piani di gestione, i quali per normativa devono subire una
procedura, e cioè devono essere valutati in termini ambientali e se ne deve capire l’incidenza.
E’ chiaro (…) che questa valutazione non può essere fatta se mancano i dati”. L’assessore ha
poi aggiunto: “La VINCA (valutazione di incidenza ambientale) richiede, infatti, che ci sia un
monitoraggio, ci siano informazioni, quindi una valutazione dello stato di conservazione dei
siti. Ci troviamo, dunque, proprio nell’impossibilità di condurre questa procedura, questa
valutazione di incidenza per i siti che insistono su zone interdette (…)”. A tale proposito, nel
prosieguo dell’audizione, l’assessore Spano ha quindi dato lettura di una prescrizione inclusa
nei piani di gestione dei SIC, nella quale si afferma, tra l’altro: “Dal piano di gestione emerge
come l’attività militare sia potenzialmente una fonte di impatti significativi sull’habitat e sulle
specie di interesse comunitario, e pertanto si ritiene opportuno che la stessa sia oggetto di
apposita pianificazione”. Ha quindi tratto la seguente conclusione “Mi soffermerei ancora una
volta su una differenza. C’è un principio che vale per tutti: chi inquina paga. Questo è vero
anche per quanto riguarda i siti militari. Negli altri siti, chi ha inquinato è obbligato a
condurre attività di bonifica, la quale però è controllata, vigilata per garanzia della salute,
dell’effettuazione corretta delle attività appunto di bonifica e di caratterizzazione da un terzo.
Questo terzo può essere, a seconda dei casi, il Ministero, la regione con le sue agenzie per
l’ambiente e così via. Nel caso specificato, manca questa terzietà degli enti controllo. Allora,
a garanzia di tutti - questa è ancora una sollecitazione – va garantita questa terzietà”.
La Commissione ha potuto acquisire dati sufficientemente ampi e aggiornati sullo stato di
salute dei residenti nei comuni situati nei pressi del poligono di Capo Teulada. Di particolare
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 104
105
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
interesse sono le conclusioni della consulenza prestata per la Procura di Cagliari dal prof.
Annibale Biggeri: risulta infatti preoccupante la situazione di Foxi, frazione del comune di
Sant’Anna Arresi, che insiste su un territorio in prossimità delle esercitazioni militari. Infatti, i
sopralluoghi effettuati dalla Commissione hanno consentito di accertare la notevole frequenza
negli anni dal 1995 al 2014 di esercitazioni militari con impiego di mezzi corazzati e con
attività a fuoco comprendenti missili con raggi a lunga gittata. Nell’area di Foxi,
relativamente al periodo considerato, 2000-2013, si è registrato un raddoppio della mortalità
per tutte le cause e un rischio almeno tre volte maggiore di mortalità e morbosità per le
malattie cardiache. A tale proposito, nell’audizione del 6 agosto 2016, il prof. Biggeri ha
precisato che “ci sono varie ipotesi per cui le patologie cardiovascolari, per quella piccola
popolazione che risiede nell’area di Foxi, possono essere aumentate (…). Abbiamo diverse
ipotesi tra loro molto coerenti legate alle attività militari. Quella più semplice riguarda il
rumore delle esercitazioni, il rumore impulsivo relativo agli spari e quello relativo alle basse
frequenze. In questo caso l’esposizione dalla popolazione è documentata in casa delle persone
durante le esercitazioni. L’altra cosa non documentata ma chiaramente desumibile, è
l’esposizione alle polveri fini (…). Polveri fini e rumore sono elementi molto solidi in
letteratura come cause di malattie cardiovascolari”. Una situazione altrettanto compromessa è
stata segnalata dal professor Biggeri anche per altre aree circostanti, come si legge nelle
conclusioni dell’indagine epidemiologica sugli impatti per la salute nella popolazione
residente in prossimità del poligono militare di Teulada predisposta nell’ambito della
consulenza tecnica per la Procura di Cagliari, depositata il 20 maggio 2016 e consegnata dal
professor Biggeri agli atti della Commissione. In tale documento si legge, tra l’altro: “I
confronti tra le aree sub comunali, classificate per vicinanza alle attività militari del poligono,
hanno mostrato per i residenti nella frazione di Foxi un raddoppio della mortalità per tutte le
cause e un rischio tre volte maggiore di mortalità e morbosità per malattie cardiache.” Le
criticità riscontrate non riguardano solo Foxi. Prosegue infatti il documento: “Questo non
esaurisce le problematiche relative all’impatto del poligono. L’analisi sui residenti nelle aree
di Sa Portedda, Gutturu Saidu e nelle zone del comune di S. Anna Arresi limitrofe al poligono
mostra eccessi per patologie respiratorie, digerenti e del sistema urinario e per alcune
patologie tumorali che potrebbero anche trovare riscontro nel profilo di sostanze tossiche
emesse, ove tale informazione si rendesse disponibile”.
Queste, in sintesi, le conclusioni degli accertamenti tecnici sulla salute di alcune popolazioni
che vivono nelle aree prossime ai due principali poligoni militari della Forze armate.
Il caso dei poligoni sardi, considerata anche l’ampiezza dell’estensione degli insediamenti, è
emblematica di una situazione che però investe anche altre realtà, e che è in una certa misura
assimilabile a quanto si è già detto sulle carenze registrate in ordine alla valutazione dei rischi,
in quanto entrambe queste criticità sono riconducibili a una più generale sottovalutazione da
parte dell’autorità militare degli effetti sulle persone e sull’ambiente derivanti da attività
militari di particolari intensità. A questo proposito, peraltro, occorre sottolineare che nel corso
dei sopralluoghi svolti in diverse realtà, la Commissione ha preso atto di un significativo
cambio di passo, nel senso di una maggiore sensibilità verso le tematiche sanitarie e
ambientali, sia da parte dei comandanti sia da parte delle autorità gerarchicamente
sovraordinate, rilevante sotto il profilo culturale, ma ancora carente nei suoi profili operativi,
proprio perché ancora limitato, dal punto di vista ordinamentale, da un regime che fino ad
oggi ha privilegiato una dimensione di separatezza e autoreferenzialità del mondo militare
rispetto alla sfera civile anche per quanto riguarda la gestione delle aree affidate alle Forze
armate e le conseguenti iniziative per la tutela dell’ambiente. È emblematica a questo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 105
106
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
proposito, la vicenda, della quale si riferirà più avanti, del poligono di Torre Nebbia, dove il
comando dell’ente gestore della struttura, la brigata Pinerolo, si è impegnato a definire forme
di collaborazione con l’autorità civile – in questo caso, la presidenza dell’ente parco dell’Alta
Murgia, nel cui territorio il poligono è situato – per quanto attiene alla programmazione e alla
gestione delle esercitazioni e all’impatto di queste su una realtà ambientale particolarmente
complessa, la cui efficacia è però limitata dalla mancanza, ad oggi, di un quadro normativo
che definisca meglio compiti e responsabilità dei soggetti istituzionali coinvolti. Un passo in
avanti, in tal senso, è costituito dall’approvazione delle norme sopra ricordate, che
introducono principi di maggiore trasparenza e di collaborazione istituzionale nella gestione
delle aree destinate ai poligoni di tiro e che hanno recepito le linee di indirizzo già indicate
dalla Commissione nella seconda relazione intermedia.
4. Le modifiche normative
Venendo ai profili relativi all’aggiornamento e adeguamento della normativa, occorre in
primo luogo considerare che il codice sull'ambiente (decreto legislativo 4 aprile 2006, n. 152,
recante norme in materia di tutela ambientale) nella sua originaria stesura non conteneva
disposizioni specifiche sulle aree militari, che dovevano pertanto ritenersi assoggettate alla
disciplina generale.
Con il decreto legislativo 16 gennaio 2008, n. 4, recante “Ulteriori disposizioni correttive ed
integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152”, fu inserita una norma, il comma 5 bis
dell'art. 184, che attribuisce al Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'ambiente,
il potere di regolamentare con apposito decreto l'intera materia del trattamento dei rifiuti
prodotti da armi e infrastrutture destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale, e della
bonifica dei siti contaminati.
In esecuzione della predetta disposizione, il Ministro della difesa, con il decreto 22 ottobre
2009, ha dettato norme specifiche in materia ambientali prevedendo una distinta disciplina
che comprende: l'intera riformulazione della materia dei rifiuti, a partire dalla definizione di
rifiuto fino alle speciali procedure per la loro gestione, nonché la prevenzione da
contaminazioni e la bonifica dei siti inquinati. Ma, per tale materia, l'impianto normativo
dell’articolo 6 interviene solo a partire dal presupposto “di un evento potenzialmente in grado
di contaminare un sito”. In tal caso l'intera attività di riscontro è affidata esclusivamente alle
autorità militari e solo quando dall'indagine preliminare emerga l'avvenuto superamento delle
concentrazioni di soglia di contaminazione per un qualsiasi parametro l'autorità militare deve
coinvolgere quelle civili.
Successivamente, il codice dell'ambiente ha subito ulteriori modifiche. Con l'art. 13, comma
5, del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la
tutela ambientale e l'efficientamento [sic] energetico dell'edilizia scolastica e universitaria, il
rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche,
nonché per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea) è
stato sostituito il citato comma 5 bis dell'art. 184 del codice dell’ambiente, nel quale inoltre è
stato introdotto l'art. 241 bis, avente specificamente a oggetto le aree militari .
La nuova formulazione in tema di rifiuti non innova quanto alla definizione di rifiuto e alle
procedure di gestione ma si limita a prescrivere che le norme del decreto ministeriale
“rispettino” quelle dell'Unione Europea e del codice dell'ambiente.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 106
107
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
L'art. 241bis dispone inoltre che, nelle aree del demanio destinate ad uso esclusivo delle Forze
armate per attività connesse alla difesa nazionale si applichino le concentrazioni di soglia di
contaminazione previste nella tab. 1, colonne A e B, dell'allegato 5 al titolo V della parte
quarta del decreto legislativo n. 152, a seconda delle diverse destinazioni e delle attività
effettivamente condotte all'interno delle aree militari. In sostanza nelle aree ad uso
residenziale si applicano le concentrazioni di soglia della colonna A), nelle altre, ovvero in
quelle destinate alle esercitazioni o sperimentazioni trovano applicazione i parametri della
colonna B), recanti parametri ben più elevati di quelli previsti per i siti ad uso residenziale.
In effetti la disciplina regolamentare risultava carente perché l'art. 6 del citato decreto
ministeriale del 2009, pur introducendo il criterio obiettivo delle concentrazioni di soglia di
contaminazione da verificare al termine dell'indagine preliminare sui parametri oggetto
dell’inquinamento dell’area interessata, da effettuarsi a cura del Comandante o del Direttore
dell’ente, non specificava quali fossero in relazione ai vari composti inorganici i livelli
massimi di concentrazione, se quelli della colonna A) o quelli della colonna B). Bisogna
inoltre aggiungere che per le sostanze non incluse nella tab. 1 (v. uranio impoverito, torio e
altre ancora) l'art. 241 bis attribuisce all'Istituto Superiore di Sanità il compito di determinare
le concentrazioni soglia “sulla base delle informazioni tecniche fornite dal Ministero della
difesa”.
Il recente intervento del legislatore ha dunque voluto rimediare esclusivamente ad una carenza
di sistema indicando per le aree militari i livelli di concentrazione di soglia di contaminazione
più elevati grazie all'equivalenza tra aree militari e siti industriali. La normativa in materia di
ambiente resta tuttavia quella di natura regolamentare, vale a dire le norme contenute del
decreto del Ministro della difesa del 22 ottobre 2009, anche per quanto riguarda la
prevenzione e la bonifica delle aree militari e in particolare dei poligoni di tiro.
Partendo dai dati obiettivi raccolti durante l’inchiesta in corso e in quelle svolte in precedenti
legislature, di cui si è dato conto nei paragrafi precedenti, relativamente all'attività militare
svolta nei principali poligoni di tiro nazionali destinati ad uso esclusivo delle Forze armate,
unitamente all'analisi delle conseguenze, certe, sulla alterazione dei luoghi e quelle, probabili,
sulla salute di coloro che, pur risiedendo all'esterno dei poligoni, vivono per lunghi periodi in
prossimità degli stessi, la Commissione, sin dalla seconda relazione intermedia, ha fornito
alcune indicazioni che sono ora confluite in una serie di modifiche normative introdotte con
l’articolo 1, comma 304, della legge 27 dicembre 2017, n. 205 (Bilancio di previsione per
l’anno finanziario 2018 e bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020).
La prima criticità emersa attiene alla dispersione nel territorio dei poligoni dei residui dei
colpi esplosi nel corso delle esercitazioni militari.
Dalle dichiarazioni rese da alcuni rappresentanti delle autorità militari competenti sembra
emergere, sia pure implicitamente, che il puntuale controllo delle esplosioni avrebbe luogo
solo quando le esercitazioni sono effettuate dalle Forze armate italiane. Non così quando alle
esercitazioni partecipino forze armate di altri paesi.
E' chiaro che si rende necessaria, per evitare la potenziale contaminazione dell'area circostante
l'arrivo dei colpi, una rapida e generalizzata attività di recupero. Ed è altrettanto chiaro che
l'attività di recupero presuppone la puntuale conoscenza di tutti i colpi in partenza, qualunque
sia la Forza armata che svolge le esercitazioni militari.
L’esigenza di specifici interventi normativi, posta dalla Commissione con l’approvazione
della seconda relazione intermedia, è stata recepita nell’ambito della discussione parlamentare
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 107
108
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
del disegno di legge recante il bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2018 e
bilancio pluriennale per il triennio 2018-2020, e tradotta in una serie di emendamenti, discussi
e varati in prima lettura al Senato e ora definitivamente licenziati dalle Camere. In particolare,
viene integrato l’articolo 184 (sulla classificazione dei rifiuti) del decreto legislativo 3 aprile
2006, n. 152, “Norme in materia ambientale”, con l’introduzione presso ciascun poligono e
sotto la responsabilità del Comandante, del registro delle attività a fuoco, nel quale sono
annotati, immediatamente dopo la conclusione di ciascuna attività, l’arma o il sistema d’arma
utilizzati, il munizionamento utilizzato e la data dello sparo e i luoghi di partenza e di arrivo
dei colpi (comma 5 bis.1). Il registro è conservato per almeno dieci anni dalla data dell’ultima
annotazione, ed è esibito, secondo l’indicazione fornita dalla citata relazione della
Commissione, agli organi di vigilanza e di controllo ambientali (ISPRA e ARPA) e di
sicurezza e igiene del lavoro, su richiesta degli stessi, per gli accertamenti di rispettiva
competenza (comma 5 bis.2). Si tratta di un’importante innovazione, sul piano della
trasparenza delle procedure e dei controlli, poiché si prevede che l’attività di vigilanza
sull’applicazione della normativa ambientale, anche in aree appartenenti al demanio militare,
possa essere svolta dalle amministrazioni titolari di queste funzioni, diverse dalle Forze
armate (che in questo come in altri ambiti hanno svolto finora queste attività attraverso le loro
strutture), e quindi collocate in quella posizione di terzietà e indipendenza che appare
indispensabile ai fini dell’effettività della sorveglianza sull’applicazione delle norme vigenti.
L’istituzione del registro è peraltro funzionale all’ordinato ed efficace svolgimento delle
attività finalizzate al recupero dei residuati del munizionamento impiegato. Secondo la nuova
disciplina, queste ultime devono essere iniziate entro trenta giorni dal termine del periodo
esercitativo e concludersi entro centottanta giorni, al fine di assicurare gli adempimenti
previsti dal decreto del Ministro della difesa 22 ottobre 2009, riguardanti le procedure per la
gestione dei materiali e dei rifiuti e la bonifica dei siti e delle infrastrutture direttamente
destinati alla difesa militare e alla sicurezza nazionale (comma 5 bis.3).
Un altro elemento di forte innovazione riguarda l’introduzione - con l’integrazione
dell’articolo 241 bis (bonifica di aree militari contaminate) del citato decreto legislativo n.
152 - del piano di monitoraggio permanente sulle componenti di tutte le matrici ambientali in
relazione alle attività svolte nel poligono, adottato dal comandante di ciascun poligono, e
integrato con l’indicazione delle iniziative da assumere per estendere il monitoraggio, a cura
degli organi competenti, anche alle aree limitrofe all’insediamento militare. Viene infine
precisato che per i poligoni temporanei o semi permanenti, il piano è limitato al periodo di
utilizzo da parte delle Forze armate (comma 4 bis).
Al piano di monitoraggio si aggiunge un altro adempimento di grande rilievo: la
predisposizione sempre da parte del comandante del poligono, per ciascuna tipologia di
esercitazione o sperimentazione da eseguire nell'area del poligono, di un documento
indicante, su base semestrale, le attività previste, le modalità operative di tempo e di luogo e
gli altri elementi rilevanti ai fini della tutela dell'ambiente e della salute (comma 4 ter). Il
documento è inoltre trasmesso alla regione in cui ha sede il poligono ed è messo a
disposizione dell'ARPA e dei comuni competenti per territorio (comma 4 quater).
Con un’ulteriore disposizione si prevede la possibilità di istituire, nelle regioni in cui hanno
sede poligoni militari delle Forze armate, un Osservatorio ambientale regionale sui poligoni
militari, nell'ambito dei sistemi informativi ambientali regionali afferenti alla rete informativa
nazionale ambientale (SINANET) di cui all’articolo 11 della legge 28 giugno 2016, n. 132. Il
comandante del poligono militare, entro trenta giorni dal termine del periodo esercitativo,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 108
109
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
trasmette all'Osservatorio le risultanze del piano di monitoraggio ambientale, e le forme di
collaborazione tra gli Osservatori ambientali regionali e il Ministero della difesa sono
disciplinate da appositi protocolli.
L’adozione di queste norme risponde direttamente a un rilievo della citata seconda relazione
intermedia, che aveva segnalato “l’assenza o la mera episodicità dell’attività di controllo
dell’impatto sull’ambiente delle esercitazioni militari”, osservando anche che il citato decreto
del Ministro della difesa 22 ottobre 2009 non fa parola di controlli ambientali, prevedendo
solo, come già si è accennato in precedenza, l’adozione di misure specifiche di indagine e
salvaguardia dell’ambiente soltanto ex post ossia, come recita l’incipit del comma 1
dell’articolo 6, “al verificarsi di un evento potenzialmente in grado di contaminare un sito”.
Con riferimento all’adozione anche per gli insediamenti militari delle concentrazioni di soglia
di contaminazione previste nella tabella 1, colonne A (siti ad uso residenziale) e B (siti a uso
commerciale e industriale) dell’allegato 5 al titolo V della parte quarta del decreto legislativo
n. 152 del 2006, la seconda relazione intermedia aveva anche rilevato che “la formale
equiparazione delle aree militari ai siti industriali quanto alle concentrazioni di soglia di
contaminazione non dà però conto di una differenza fondamentale che corre tra il sito che
ospita un impianto industriale e quello che ospita un poligono di tiro. Si tratta di quel
controllo che le autorità ambientali (statali e/o regionali) hanno il compito di svolgere in fase
autorizzativa sulle iniziative industriali”: in effetti le procedure previste dal decreto legislativo
n. 152 per le diverse valutazioni dell’impatto ambientale non hanno trovato applicazione per
quanto riguarda i poligoni di tiro, con conseguente assenza di controlli con le caratteristiche di
tecnicità e terzietà garantite dal codice dell’ambiente relativamente alla compatibilità delle
attività esercitative o sperimentali con la salvaguardia dell’ambiente e con la salute degli
addetti al poligono e delle popolazioni che risiedono nelle aree prossime agli insediamenti
militari.
L’insieme delle disposizioni introdotte con la legge di bilancio, include le Forze armate nel
circuito dei soggetti istituzionalmente preposti alla vigilanza sul rispetto della legislazione
ambientale, interrompendo un’autoreferenzialità del mondo militare che, anche per questo
aspetto, in passato ha prodotto diseconomie, inefficienze e ineguali ripartizioni di
responsabilità, con negative ripercussioni sull’assetto del territorio, e sul benessere delle
persone impiegate nei poligoni e della popolazione residente nelle aree ad essi adiacenti. Il
superamento delle criticità che hanno caratterizzato l’attività di monitoraggio di queste aree,
anche per effetto di norme che si muovano in questa prospettiva, può favorire il
conseguimento dell’obbiettivo di realizzare una gestione del territorio non appannaggio di un
unico soggetto, i cui gravosi oneri gestionali sono surrettiziamente compensati da un’implicita
elusione delle corrispettive responsabilità, ma condivisa tra tutti i soggetti interessati, secondo
principi di leale collaborazione tra le istituzioni.
In questa prospettiva, si muovono anche le altre disposizioni introdotte nel codice
dell’ambiente. La prima di esse ((comma 4 sexies) rinvia a un decreto del Ministro della
difesa, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, con il
Ministro della salute, con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e con il Ministro
dell’economia e delle finanze, la definizione delle procedure applicabili al verificarsi, nei
poligoni, di un evento in relazione al quale esista il pericolo imminente di un danno
ambientale, seguendo il modello adottato con il comma 5 bis dell’articolo 184 del decreto
legislativo n. 152 del 2006, relativamente alla definizione delle procedure per la gestione dei
rifiuti prodotti da sistemi d’arma e dai mezzi, dai materiali e dalle infrastrutture direttamente
destinati alla difesa e alla sicurezza nazionale. Un’ulteriore disposizione (comma 4 septies)
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 109
110
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
demanda a un decreto del Ministro della difesa, di concerto con il Ministro dell'ambiente e
della tutela del territorio e del mare e con il Ministro della salute, la fissazione del periodo
massimo di utilizzo annuale dei poligoni militari delle Forze armate per le esercitazioni e le
sperimentazioni. Infine, viene introdotta un’importante novità in materia di vigilanza sul
rispetto della normativa relativa ai rifiuti (4 octies): nell’ambito dell’amministrazione della
difesa, quest’ultima è attribuita, ai sensi dell’articolo 9 del decreto del Ministro della difesa 22
ottobre 2009 al Comando carabinieri tutela dell’ambiente e al Corpo delle capitanerie di
porto; con le nuove disposizioni, sempre in materia di rifiuti, è previsto che a tali organismi,
ferme restando le loro competenze, si affianchi anche l’ISPRA, con l’eventuale
collaborazione delle ARPA, secondo le modalità definite con decreto del Ministro della
difesa, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
Ulteriori disposizioni specificano le sanzioni per la mancata osservanza degli obblighi
contemplati dalla nuova normativa.
Nel complesso, quindi, con le modifiche introdotte al codice dell’ambiente sono entrate a fare
parte dell’ordinamento una serie di disposizioni che coronano l’attività di inchiesta svolta
dalla Commissione e ne raccolgono l’indirizzo di fondo, rivolto alla realizzazione di una
gestione più trasparente delle attività addestrative e dei territori di insediamento dei poligoni,
alla garanzia della tempestività e della completezza delle attività di bonifica e al
rafforzamento delle funzioni di vigilanza e controllo sul rispetto della normativa in materia
ambientale, attraverso la creazione di canali di collaborazione dell’amministrazione della
difesa con altri soggetti istituzionali, per realizzare una maggiore tutela dei lavoratori in divisa
e delle popolazioni che risiedono nei territori circostanti agli insediamenti militari.
La riconversione duale dei poligoni e il rapporto con gli enti locali. - Lo svolgimento
dell’inchiesta ha posto in rilievo anche un altro problema, che si inserisce nella questione più
generale di una complessiva rimodulazione e razionalizzazione della presenza di enti militari
sul territorio e di un utilizzo sostenibile dello stesso, basato anche su un diverso e più
equilibrato rapporto tra autorità militari e autorità civili. Si tratta della possibilità di realizzare
forme di couso del territorio, inteso come gestione duale, civile e militare, delle aree di
insediamento dei poligoni, già adombrate nella relazione intermedia sui poligoni di tiro (30
maggio 2012) predisposta dal senatore Scanu nell’ambito dell’inchiesta svolta nella passata
legislatura dalla Commissione monocamerale istituita al Senato, nella quale, tra l’altro, si
formulava l’ipotesi, relativamente al poligono di Salto di Quirra, di “riqualificare l’intera area
attualmente soggetta a servitù militare, pervenendo anche ad un suo ridimensionamento e
destinando le aree non più soggette a vincolo ad usi civili o di tipo duale, con particolare
riferimento allo sviluppo di attività attinenti alla protezione civile, alla ricerca scientifica e
tecnologica in settori innovativi, ivi compresa l’elettronica, alla sperimentazione di aerei
UAV, alla ricerca per il miglioramento delle condizioni di sicurezza dei militari impegnati
nelle missioni internazionali, alla tutela delle iniziative imprenditoriali e delle competenze
tecniche e professionali sviluppate nei territori interessati”.
Una parziale realizzazione di questa ipotesi, pur in assenza di un ridimensionamento
territoriale del PISQ, è costituito dall’esperienza del consorzio aerospaziale, che sta dando
vita a forme di interazione con le autorità militari suscettibili di ulteriori e positivi sviluppi.
Questo argomento è stato specificamente affrontato nell’audizione (4 ottobre 2016)
dell’ingegner Giacomo Cao, presidente del Distretto aerospaziale della Sardegna (Dass), una
società consortile con il 51 per cento di capitale pubblico (al quale partecipano l'Università di
Cagliari, il CNR, l’Istituto nazionale di astrofisica e due istituti regionali, Sardegna ricerca e
CRS4) e il 49 per cento di capitale privato (tra i soci privati sono stati citati in particolare tre
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 110
111
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
aziende leader del settore aerospaziale, Avio Spa, che gestisce il lanciatore Vega dei satelliti,
il Centro italiano ricerche aerospaziali di Caserta e Vitrociset): interpellato sulla
collaborazione con il poligono di Salto di Quirra, che vede attualmente 150 dei 200 dipendenti
del consorzio assegnati all’area di Capo San Lorenzo (l’area costiera del poligono), l’ingegner
Cao ha preliminarmente precisato che i progetti portati avanti dal distretto aerospaziale hanno
esclusivamente applicazioni di carattere civile, e non ne esiste alcuno che abbia applicazioni
di carattere militare: tali progetti, tuttavia, per potere essere adeguatamente sviluppati, hanno
necessità di almeno due infrastrutture militari presenti in Sardegna. L’ingegner Cao ha citato
in primo luogo i test di motori a propellente liquido e motori a propellente solido del razzo
Vega: questo progetto, al quale si aggiunge la produzione di un composito carbon-carbon, può
avvalersi, per la sua realizzazione, delle strutture presenti a Capo San Lorenzo. Un altro
progetto riguarda il test e la certificazione di velivoli senza pilota. La regione Sardegna con le
sue tre infrastrutture aeroportuali militari (Decimomannu, Fenosu, Tortolì) potrebbe costituire
un unicum in tutto il territorio nazionale, poiché attraverso queste infrastrutture esiste la
possibilità di testare velivoli senza pilota di qualunque tipo e dimensione.
Nella sua esposizione, l’ingegner Cao ha anche parlato dei progetti relativi al monitoraggio
della cosiddetta «spazzatura spaziale» (SSA, Space situation awareness) e delle rotte
satellitari (Space surveillance and tracking), che potrebbero candidare la Sardegna come
punto di riferimento nazionale per quanto riguarda la sala controllo che monitora la spazzatura
spaziale e le rotte satellitari, e che potrebbero essere svolti di concerto con le infrastrutture
radar presenti al PISQ, nonché di altri progetti, la cui realizzazione potrebbe comportare il
coinvolgimento di altre strutture militari, come l’aeroporto di Decimomannu. Rispondendo
alle domande dei parlamentari presenti, il Presidente del Dass si è anche soffermato sulle
prospettive occupazionali, e sulla possibilità, anche attraverso la collaborazione con la regione
(il 4 agosto 2016 è stato siglato un accordo quadro), di implementare i diversi progetti, e, con
essi di accrescere il numero di occupati, al momento piuttosto modesto (200 persone
impiegate nel consorzio).
Dell’esigenza di una “riconversione in senso duale” dei poligoni di tiro, ha parlato anche il
presidente della giunta regionale sarda, prof. Francesco Pigliaru (audizione del 7 ottobre
2016), che ha insistito sulla necessità di un impegno del Governo e segnatamente
dell’amministrazione della difesa, per mobilitare risorse idonee a promuovere attività di
ricerca e sviluppo che facciano leva anche sul tessuto dell’imprenditoria locale: al tempo
stesso, il presidente Pigliaru – che ha accennato nel corso della sua esposizione all’ipotesi di
dare vita a una scuola di protezione civile sempre nei pressi del PISQ, anche con il
coinvolgimento della Scuola di sottufficiali de La Maddalena - non ha mancato di sottolineare
l’esigenza di pervenire comunque a un riequilibrio della presenza militare in Sardegna,
affinché vengano restituiti all’uso civile siti di grande rilevanza paesaggistica e ambientale,
che da sessant’anni sono inclusi nei 30 mila ettari occupati da insediamenti militari nell’Isola.
Attività come quelle sviluppate dal consorzio aerospaziale Dass dimostrano inoltre che è
possibile adottare una prospettiva più dinamica relativamente al contributo dei poligoni e di
altri analoghi insediamenti allo sviluppo economico e sociale delle aree circostanti. Nel corso
dell’inchiesta svolta nella passata legislatura, da parte delle autorità militari si è molto insistito
sul circolo virtuoso che la presenza di queste strutture può attivare, dando vita ad indotti
significativi, anche in termini di impatto occupazionale, legati al fabbisogno di servizi per il
personale militare residente. Si tratta di una circostanza che deve essere attentamente valutata,
anche nell’ambito di un progetto di razionalizzazione e ridimensionamento dell’estensione
territoriale di alcuni insediamenti. Al tempo stesso, come in taluni casi è stato posto in
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 111
112
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
evidenza dai rappresentanti di alcune amministrazioni locali, non vanno trascurate le
diseconomie legate al degrado ambientale conseguente ad alcune delle attività di
addestramento e di esercitazione (di cui si è detta più sopra), e al pregiudizio che ne può
derivare sul piano economico, in particolare per il turismo e l’agricoltura. Ben altro discorso è
quello riguardante il potenziale di crescita, in termini qualitativi e quantitativi, riconducibile a
una riconversione duale dei poligoni, che potrebbe portare alla creazione di occupazione più
stabile e ben più qualificata e dinamica di quella indotta da una modesta crescita della
domanda di servizi generata dalla presenza di personale militare nei poligoni.
Riconversione duale e ridimensionamento territoriale dei poligoni non sono dunque in
contraddizione, ma risultano, al contrario, due elementi che possono costituire l’architrave di
un più generale progetto di riorganizzazione e di razionalizzazione della presenza militare sul
territorio nazionale.
In questo quadro, nella prospettiva di una maggiore sostenibilità nell’utilizzo del territorio, va
ricordato anche il progetto SIAT (Sistema Integrato per l’Addestramento Terrestre), in fase
sperimentale dal giugno del 2014 presso i Centri di Addestramento Tattico (CAT) distribuiti
in 5 aree del territorio nazionale, tra cui il poligono di Capo Teulada, e i cui tratti essenziali
sono stati illustrati alla Commissione nel corso del sopralluogo svolto presso quel sito (6
ottobre 2016). In tale occasione sono stati elencati i notevoli vantaggi che l’adozione di questo
sistema di guerra simulata potrebbe comportare: tra di essi, la contrazione dei tempi necessari
all’organizzazione logistica delle unità, il risparmio di strumenti e risorse (ad esempio i
simulatori di guida abbattono i costi di carburante e l’usura dei mezzi impiegati), la maggiore
sicurezza del personale e un impatto ambientale estremamente ridotto, con conseguente
diminuzione delle bonifiche post addestramento a fuoco. Si tratta, nel complesso, di una
misura di modernizzazione che va nella direzione più volte auspicata nel corso delle inchieste
parlamentari svolte su questi temi, anche nelle passate legislature.
Nel prendere atto con favore di tale innovazione, occorre però sottolineare l’esigenza che
anche il sistema SIAT sia funzionale al più generale progetto di razionalizzazione della
presenza militare sul territorio nazionale, e che venga utilizzato anche in relazione alle sue
potenzialità di generare ricerca duale, come peraltro è stato evidenziato anche nel corso della
presentazione svoltasi presso il poligono di Capo Teulada, realizzando così un duplice
obiettivo di dare luogo ad attività militari che non solo alleggeriscano l’impatto ambientale,
ma che aprano opportunità di ricerca avanzata e innovativa, da realizzare principalmente in
loco, avvalendosi delle strutture scientifiche già presenti sul territorio, senza peraltro
escludere la possibilità di dare vita a network di collaborazione internazionale.
La ricerca di sistemi di guerra simulata che riducano l’impatto delle attività svolte nei
poligoni sul territorio richiama un altro profilo di forte criticità emerso nel corso delle
audizioni e dei sopralluoghi, relativo alle condizioni delle aree protette e dei siti della Rete
Natura 2000 (il principale strumento della politica dell’Unione Europea per la conservazione
della biodiversità, costituito dalla rete dei Siti di Interesse Comunitario - SIC) nel cui ambito
insistono del tutto o in parte alcuni insediamenti militari. Sono infatti siti di interesse
comunitario l’area del poligono militare di Torre Veneri in provincia di Lecce, e l’area di
Isola rossa e Capo Teulada, in provincia di Cagliari, entrambi oggetto di specifici sopralluoghi
da parte della Commissione. In queste stesse aree si svolgono attività di esercitazione e
addestramento, anche a fuoco, da parte delle Forze armate italiane e della NATO. Ad oggi,
salvo alcune eccezioni, la maggior parte di tali attività si è svolta senza che ne venissero
informati gli enti gestori delle aree protette e senza che venissero svolte le valutazioni di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 112
113
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
impatto ambientale pur previste dalla normativa vigente: queste omissioni sono state sovente
motivate invocando il segreto militare, ma non sempre tale giustificazione è apparsa basata su
un solido fondamento fattuale. In forza delle modifiche al codice dell’ambiente introdotte con
la legge di bilancio 2018-2020, delle quali si è detto in precedenza, sarà possibile accertare,
sulla base della documentazione messa a disposizione delle autorità preposte alla tutela
dell’ambiente da parte dei comandi dei poligoni, che lo svolgimento delle attività di
addestramento ed esercitazione a fuoco non sia in contrasto con le esigenze di salvaguardia
dell’habitat delle aree predette, e con la previsioni normative contenute nella legge 6
dicembre 1991, n. 394 (legge quadro sulle aree protette) e nella direttiva 92/43/CEE del
Consiglio, del 21 maggio 1992, relativa alla conservazione degli habitat naturali e
seminaturali e della flora e della fauna selvatiche, che ha istituito la Rete Natura 2000.
Appare a tale proposito emblematica l’audizione (21 marzo 2017) del Presidente dell’ente
parco Alta Murgia, Cesare Veronico, il quale ha spiegato che da circa quattro anni lo
svolgimento di attività militari facenti capo al poligono di Torre Nebbia nell’area del parco è
concordata con il comando della brigata Pinerolo (che gestisce il poligono) e di altri comandi
eventualmente coinvolti, e l’intesa è preliminare alla presentazione del progetto al Comitato
misto paritetico. Come è stato possibile riscontrare con l’audizione del comandante della
brigata Pinerolo (21 marzo 2017), i rapporti che si sono positivamente stabiliti nel singolo
caso tra autorità militari ed ente gestore, hanno costituito comunque un evento isolato e,
partendo su una base essenzialmente volontaristica, si sono andati evolvendo secondo un
percorso concertativo che, a quanto affermato da ambo le parti, è stato comunque utile a
contenere il rischio di grave pregiudizio che lo svolgimento di esercitazioni militari a fuoco
può comportare per l’habitat naturale protetto: l’approvazione delle modifiche al codice
dell’ambiente consente, sotto questo profilo, di uscire da una dimensione informale e non
codificata del rapporto tra autorità civili e autorità militari quanto alla gestione del territorio;
di prospettare, di conseguenza, un ruolo più incisivo dei Comitati paritetici, il cui ruolo negli
ultimi anni si è andato progressivamente appannando, e di porre i presupposti affinché i
programmi di esercitazione e addestramento siano sottoposti a valutazione di incidenza
ambientale (VINCA) condotta congiuntamente dal Ministero della difesa, dall’ARPA e dagli
enti gestori delle aree protette eventualmente interessate
La questione si presenta sotto vari profili, che consentono una riflessione sul passato prossimo
e sulle prospettive future della tutela dell’ambiente nelle aree di insediamento dei poligoni di
tiro e nelle aree limitrofe.
In linea generale, il fatto che la gestione di porzioni di territorio, in alcuni casi di non
trascurabile interesse paesaggistico e ambientale, sia stato completamente sottratto alla
giurisdizione degli organi elettivi di governo locale, oltre che alla vigilanza degli organi
istituzionalmente preposti alla tutela dell’ambiente, ha dato luogo a un situazione non del tutto
in linea con il principio affermato all’articolo 5 della Costituzione, in virtù del quale la
Repubblica “adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e
del decentramento”; pur tenendo conto delle specifiche esigenze, anche di segretezza,
connesse allo svolgimento di attività militari, non sembra possibile sostenere l’ammissibilità
di una deroga permanente a un principio fondamentale dell’ordinamento democratico.
Guardando poi al concreto svolgimento degli eventi, non si può non rilevare che l’assenza di
controlli sulla gestione del territorio, in particolare da parte degli organi di governo locale, ha
consentito che si verificassero casi come quelli della cosiddetta “penisola interdetta di Capo
Teulada”; può essere opportuno riportare a tale proposito quanto ha affermato, nella già citata
audizione, il presidente della giunta regionale sarda, rivolgendosi alla Commissione: “Non
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 113
114
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
può essere accettabile – l’ho detto anche due mesi fa – che il poligono Delta di Teulada sia
dichiarato permanentemente interdetto. So che adesso avete visto la penisola e che vi sono
state illustrate le attuali attività di caratterizzazione, ma voglio anche qui ricordare che sono
nate di nuovo sotto l’impulso della magistratura. Senza quell’indagine della magistratura
ancora oggi forse parleremmo di un’area interdetta per sempre perché non sarebbe – da un
certo punto di vista certamente sbagliato – economicamente conveniente bonificarla.
Ovviamente, la Difesa potrebbe giudicare non conveniente bonificarla, mentre dal punto di
vista dell’interesse generale la situazione cambia ed è quello che dobbiamo assumere con
forza perché è utile, importante, necessario ed essenziale proseguire con bonifiche
sistematiche.”
Sotto questo profilo, pertanto, le modifiche apportare al codice dell’ambiente delineano una
serie di misure che si possono definire di adeguamento della legislazione ordinaria ai principi
costituzionali , laddove si prevede che la gestione di una porzione del territorio nazionale
risponda a principi di pluralismo, di partecipazione democratica e di collaborazione tra i
diversi livelli istituzionali, secondo criteri che fino ad oggi sono rimasti disattesi, con
conseguenze negative sulla salubrità dell’ambiente e sulla salute dei cittadini. Proprio
partendo da queste premesse la Commissione ritiene che sia necessario mettere in campo,
nell’immediato futuro, una pluralità di strumenti e di iniziative rivolti a fare sì che la presenza
dei poligoni di tiro sul territorio venga armonizzata con le esigenze di sviluppo sociale ed
economico, di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini e di
salvaguardia dell'ambiente nelle aree di insediamento. Occorre, a tal fine, riflettere
sull’ineludibile esigenza di un riordino e di una razionalizzazione della rete degli insediamenti
militari sul territorio nazionale, e in particolare in aree come la Sardegna, dove tale presenza
si caratterizza per la sua particolare pervasività; si tratta di una questione che deve essere
affrontata evitando di porre drastiche alternative, suscettibili di risolversi in astratte petizioni
di principio di difficile attuazione, ma partendo piuttosto dalla situazione data e tenendo ben
presenti i passi in avanti che sono stati compiuti negli ultimi anni per quanto concerne il
reciproco ascolto delle ragioni dei diversi soggetti portatori di interessi distinti e
potenzialmente confliggenti, la cui composizione presenta difficoltà che non possono essere
sottovalutate.
Il punto di partenza per una tale riflessione, peraltro, non può non essere quello indicato dalla
Commissione d’inchiesta istituita nella precedente legislatura e ripreso anche nel corso di
alcune delle audizioni svolte nei recenti sopralluoghi (si vedano in particolare le audizioni del
presidente Pigliaru e del Presidente del consiglio regionale della Sardegna, Gianfranco
Ganau), ovvero la necessità di considerare tale problematica alla luce dei mutamenti
intervenuti, soprattutto a partire dalla fine degli anni Ottanta nel quadro geopolitico. Infatti, la
rete dei poligoni di tiro, così come è ora, è stata attuata in larga misura in un periodo che risale
agli anni Cinquanta e agli inizi degli anni Sessanta (per fare fronte al fabbisogno addestrativo
di un esercito di leva, di dimensioni molto più estese delle attuali Forze armate), caratterizzato
da un contesto internazionale del tutto diverso da quello attuale. Non si può non confermare, a
questo proposito, quanto si affermava nella citata relazione intermedia sulla situazione dei
poligoni di tiro: “La dissoluzione del bipolarismo, la minaccia del terrorismo, non radicata in
uno specifico ambito statale, e un assetto geopolitico caratterizzato dal multipolarismo sono
tutti fattori che sollecitano un ripensamento di un assetto progettato in un periodo storico che
ha ormai definitivamente concluso la sua parabola.”
Questa considerazione preliminare, inoltre, va declinata anche in un contesto politico e
culturale nel quale una politica di contenimento della spesa pubblica orientata al
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 114
115
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ridimensionamento di apparati pletorici piuttosto che alla riduzione delle prestazioni ai
cittadini appare un nodo non più eludibile. Ne consegue che un ripensamento sulla rete dei
poligoni appare necessario, sia alla luce dei nuovi contesti geo politici, sia anche in relazione
a innovazioni organizzative e tecnologiche che rendono oggi possibile una razionalizzazione
che comporti in primo luogo la previa bonifica laddove essa si renda necessaria, e anche,
laddove possibile, la dismissione di aree la cui utilizzazione non risulti più necessaria e la
restituzione delle stesse ad usi civili.
Dai dati emersi dall’inchiesta in corso e dalle conclusioni contenute nelle Relazioni finali
delle due precedenti Commissioni parlamentari emerge la complessità dei problemi e la
pluralità di nodi da sciogliere, che riguardano: in particolare, nella passata legislatura, già la
relazione intermedia sulla situazione dei poligoni di tiro (relatore: Scanu), approvata il 30
maggio 2012, aveva posto un’esigenza che mantiene tutta la sua attualità, e che la
Commissione fa propria: quella, cioè, di un ripensamento complessivo della distribuzione e
del dislocamento sul territorio nazionale degli insediamenti militari, in vista di una
razionalizzazione e di un adeguamento ai nuovi assetti geopolitici, anche mediante il
ridimensionamento delle aree del demanio militare; di un utilizzo sostenibile del territorio
dove le predette strutture sono situate, con il coinvolgimento delle amministrazioni locali e
degli altri enti a vario titolo interessati, per tutte la materie che attengono alla salubrità
dell’ambiente e alla tutela della salute dei cittadini, in particolare per quanto attiene alla
programmazione delle attività di bonifica; della verifica costante circa l’adeguatezza della
legislazione vigente nell’assicurare che attività militari suscettibili di avere un impatto
rilevante sull’ambiente circostante vengano assoggettate alle stesse misure di valutazione e di
controllo che sono disposte dalle normative comunitaria e interna per attività civili con
caratteristiche analoghe.
I passi in avanti compiuti con le modifiche del codice dell’ambiente sopra illustrate, peraltro,
se considerati anche alla luce degli accertamenti condotti dalla Commissione nel corso di
diversi sopralluoghi, non solo non fanno venire meno, ma confermano e corroborano il
convincimento della Commissione circa la necessità e indifferibilità dell’avvio di un percorso
di snellimento, razionalizzazione e modernizzazione degli insediamenti militari sul territorio
nazionale. In particolare, i sopralluoghi svolti in Sardegna hanno consentito di accertare non
solo la possibilità, ma l’auspicabilità di un riordino basato su un deciso ridimensionamento
delle aree destinate a impieghi militari, essenziale al fine di ridurre l’impatto delle attività ivi
svolte sulla salute dei lavoratori e dei residenti, nonché sull’ambiente circostanze, ma anche
più coerente rispetto ai processi di innovazione nelle tecniche addestrative ed esercitative
delle Forze armate, oltre che all’impegno alla promozione di forme di uso duale dei poligoni.
Per questo motivo, la Commissione, a conclusione delle sue valutazioni sulla situazione dei
poligoni di tiro, e riprendendo il filo della riflessione, già avviata nella passata legislatura su
questa materia, ribadisce la necessità di ripensare nel suo complesso la presenza militare in
Sardegna, e, conseguentemente, di adottare misure che conducano a un graduale
ridimensionamento di insediamenti, che appaiono, nel loro complesso, rispondenti a esigenze
difensive riconducibili a un contesto geopolitico del tutto diverso da quello attuale, e ormai
superato. Pertanto, la Commissione ritiene necessario procedere in direzione di una radicale
bonifica e della progressiva dismissione dei poligoni di Capo Frasca e di Capo Teulada,
garantendo il mantenimento dei livelli di occupazione, e della concentrazione di tutte le
attività sostenibili nel poligono interforze di Salto di Quirra, la cui estensione territoriale
dovrà comunque essere ridimensionata, sempre previe le necessarie misure di bonifica, e
ferma restando la prospettiva di una gestione duale dell’area e delle strutture in essa presenti,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 115
116
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
secondo le modalità che la Commissione stessa ha avuto modo di conoscere e apprezzare nel
corso dei suoi lavori.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 116
117
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Capitolo 5.
EFFETTI DELLE MODALITA’ DI SOMMINISTRAZIONE DEI VACCINI SUI
MILITARI
1. Premessa.
Ai sensi dell’art. 1 della delibera istitutiva del 30 giugno 2015 la Commissione ha, tra gli altri,
il compito di indagare: d) sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare,
indipendentemente dal successivo impiego del medesimo personale; e) sulle modalità della
somministrazione dei vaccini al personale militare nonché sul monitoraggio delle condizioni
immunitarie dei soggetti osservati, tenendo conto in particolare dei risultati del progetto
denominato «Studio sull’impatto genotossico nelle unità militari» (SIGNUM).
In relazione alle suddette tematiche è stato costituito un apposito gruppo di lavoro i cui
risultati sono stati analiticamente illustrati nella relazione intermedia approvata da questa
Commissione il 19 luglio 2017, a cui si fa integrale rinvio.
Alla luce degli approfondimenti svolti è possibile formulare le seguenti osservazioni finali.
2. Lavori della Commissione sul tema.
Tra i temi approfonditi dalla Commissione, fanno spicco quelli concernenti la sorveglianza
sanitaria e la profilassi vaccinale sul personale dell’amministrazione della Difesa.
Per quanto attiene alla profilassi vaccinale, nell’ambito del decreto legislativo recante
disposizioni integrative e correttive dei decreti legislativi 28 gennaio 2014, n. 7 e n. 8, è stata
introdotta nel corpo del decreto legislativo n. 66 del 2010 il nuovo testo dell’art. 206 bis,
intitolato “Profilassi vaccinale del personale militare” che qui di seguito si riporta:
1. La sanità militare può dichiarare indispensabile la somministrazione, secondo appositi
protocolli, di specifiche profilassi vaccinali al personale militare per poterlo impiegare in
particolari e individuate condizioni operative o di servizio, al fine di garantire la salute dei
singoli e della collettività.
2. Con decreto del Ministro della difesa adottato di concerto con il Ministro della salute sono
approvati i protocolli sanitari di cui al comma 1 che recano altresì l'indicazione analitica
degli adempimenti riferiti alle modalità di somministrazione dei vaccini, quali quelli di
comporre il quadro anamnestico del paziente prima di iniziare le profilassi vaccinali e di
registrare su apposita documentazione, anche elettronica, riferita a ciascun militare tutte le
profilassi vaccinali adottate nei suoi confronti.
3. Se il militare da sottoporre a profilassi vaccinale rappresenta documentati motivi sanitari
per non sottoporsi alla profilassi stessa, la valutazione di merito è rimessa alla commissione
medica ospedaliera competente per territorio.
Questa nuova normativa, diversamente da quanto proposto dal Ministero della difesa, non
prevede che il rifiuto motivato di sottoporsi alle vaccinazioni costituisca una violazione
disciplinare.
Pertanto la Commissione raccomanda di verificare con attenzione l’applicazione puntuale di
quanto previsto dalla nuova normativa per limitare tutte le forme di rischio connesse alla
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 117
118
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
profilassi vaccinale, anche quelle inerenti il personale da impegnare fuori dal territorio
nazionale, precisando che qualora il militare da sottoporre a profilassi vaccinale rappresenti e
produca copia delle certificazioni sanitarie inerenti pregresse attività vaccinali eseguite ed
eventuali test sierodiagnostici, la valutazione di merito sia rimessa alla commissione medica
ospedaliera competente per territorio.
3. Indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare,
indipendentemente dal successivo impiego del medesimo personale
La Commissione ha ricevuto nel mese di novembre 2017 la documentazione richiesta ad
AIFA nella primavera 2016, riguardante le specifiche tecniche, gli studi di sicurezza e la
composizione dei vaccini, comprensivi degli elementi sotto soglia.
La documentazione riguarda i vaccini compresi nella profilassi vaccinale militare di cui al
decreto ministeriale 31 marzo 2003 del Ministero della difesa e, cioè, vaccini che vengono
somministrati a soggetti ADULTI, selezionati a mezzo di visita che accerta idoneità e buono
stato di salute. Nello specifico si tratta di:
vaccinazione anti meningococcica;
vaccinazione antimorbillo, parotite e rosolia;
vaccinazione anti tetano, difterite e anti polio;
vaccinazione anti epatite A + B.
vaccinazione anti varicella;
vaccinazione anti influenzale;
vaccinazione contro agenti biologici critici;*
cutireazione tubercolinica;*
vaccinazione anti febbre gialla;
vaccinazione anti encefalite giapponese;
vaccinazione antirabbica;
vaccinazione anti febbre tifoide;
vaccinazione anti colera;
chemioprofilassi antimalarica.*
*dati non presenti nella documentazione
La documentazione appare incompleta, sotto diversi aspetti: alcuni vaccini non contengono
tutta la documentazione richiesta e per alcune malattie manca il vaccino corrispondente.
Tuttavia, i dati ricevuti risultano essere di enorme interesse ai fini dell’attività della
Commissione.
Lo scopo della richiesta di tali dati era quello di verificare se dalla profilassi vaccinale
militare, potessero configurarsi pericoli per la salute, tali da far incorrere in rischi inutili le
persone sottoposte al trattamento. I singoli vaccini somministrati ai militari, che ricordiamo
essere gli stessi autorizzati da AIFA per il settore civile, contengono adiuvanti, conservanti e
contaminanti, nei limiti delle autorizzazioni per la commercializzazione individuale. Quando
un farmaco viene autorizzato è preso in considerazione singolarmente e i parametri, nonché i
criteri, per determinare la soglia oltre la quale un componente diventa tossico, sono
determinati dal fatto che il farmaco sia assunto da solo. Tuttavia, nel caso di specie siamo di
fronte alla somministrazione di un calendario vaccinale per la profilassi obbligatoria, e non di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 118
119
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
una vaccinazione singola, pertanto i farmaci e i loro componenti si sommano. La verifica che
tale somma rispetti comunque le soglie del singolo vaccino è fondamentale, perché se così
non fosse i militari sarebbero esposti ad inutili rischi di fenomeni di immunosoppressione e di
reazioni avverse (causate appunto dai componenti estranei il principio attivo e dal principio
attivo stesso).
Sebbene la Commissione sia al corrente del fatto che le reazioni avverse differiscono tra
adulti e bambini, ritiene doveroso non sottovalutare la complessiva quantità di alluminio
somministrata ai militari nell’intera profilassi vaccinale, in quanto negli adulti il maggior
grado di sviluppo dei sistemi immunitario e nervoso al momento della vaccinazione, e le
possibili forme di autoimmunità fisiologiche, possono favorire l’induzione di reazioni di tipo
linfoproliferativo e malattie autoimmuni, come risulta dall’elencazione degli effetti
indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni, contenute nelle schede tecniche elaborate
dalle case farmaceutiche.
4. Verifiche richieste in merito ai rischi legati a problemi di immunosoppressione,
iperimmunizzazione, autoimmunità e di ipersensibilità
Come già evidenziato nella relazione intermedia di luglio, la vaccinazione comporta dei rischi
in termine di problemi di immunosoppressione, iperimmunizzazione, autoimmunità e di
ipersensibilità. Questa affermazione ha trovato conferma dall’analisi dei documenti pubblici
dei vaccini, quali fogli illustrativi e schede tecniche (vedi da punto 4.4 delle RCP fornite da
AIFA), come sintetizzati nella tabella che segue. In particolare, le case farmaceutiche
chiedono l’applicazione di opportune precauzioni all’impiego del vaccino e, tra l’altro, la
verifica dello stato di salute del vaccinando e dell’assenza delle patologie sotto elencate al
momento della vaccinazione.
Verifica richiesta dalla casa farmaceutica delle patologie di cui
accertarsi dell'assenza prima di effettuare la vaccinazione
Numero dei vaccini
compresi nella
profilassi militare che
la richiede
immunosoppressione endogena o iatrogena
7
Immunodepressione congenita
3
Immunodepressione idiopatica
2
terapia immunosoppressiva
immunodeficienza
10
6
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 119
120
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
soggetto HIV positivo
1
immunodeficienza umorale o cellulare
3
immunodeficienza congenita o ereditaria
1
malattia autoimmune
1
trombocitopenia
2
tumori solidi maligni
2
neoplasie maligne del sistema ematopoietico e linfatico
1
linfomi di qualunque tipo
1
leucemie
1
farmaci antimitotici
1
radioterapia
2
timoma
1
test qualitativo per gli anticorpi
2
produzione anticorpi efficacemente
1
sistema immunitario indebolito
2
Test sierologici
2
malattie gastrointestinali acute
1
malattie febbrili acute.
8
dieta a basso contenuto di sodio
1
disordini della coagulazione
1
disordini neurologici
1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 120
121
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
epilessia
1
emofilia
1
alterazioni della coagulazione
1
disturbi della coagulazione
2
malattia cerebrale
1
malattia febbrile grave acuta
3
Altre forme di Epatite
1
Incubazione Epatite A
2
emodialisi
2
insufficienza renale
1
farmaci citotossici
2
timectomia
1
disfunzione timica
1
infezioni gastrointestinali acute
1
trattamento con antibiotici o sulfonamidi
1
affezioni febbrili
5
infezione acuta
5
patologie a carico del sistema Nervoso Centrale
1
suscettibilità alle convulsioni febbrili
1
Complicazioni neurologiche a seguito di vaccinazione
1
gravi malattie croniche
1
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
– 122
Atti Parlamentari
- 121 -–
— DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI —
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
discrasie ematiche
1
Tubercolosi attiva non trattata
1
Sono ben 22 le indicazioni di svolgere accertamenti pre vaccinali volti ad escludere
l’esistenza di eventuali stati di immunosoppressione, 7 quelle che prevedono la preventiva
valutazione dell’efficienza o inefficienza del sistema immunitario, 3 quelle riferite alle
necessità di escludere malattie autoimmuni, 9 le malattie oncologiche e, a vario titolo, ben 11
che chiedono una vera e propria analisi dell’eventuale immunodeficienza.
Alla luce di questo elenco la Commissione ritiene che l’allegato F alla direttiva DIFESAN 14
febbraio 2008, riguardante il modulo anamnestico e il consenso informato da compilare a cura
del militare in sede di somministrazione vaccinale, appaia insufficiente e che la mera
compilazione del modulo non possa ritenersi sostitutiva degli accertamenti sanitari richiesti
dalle aziende produttrici dei vaccini. Conclude pertanto che il modulo debba essere integrato
con i corrispondenti accertamenti diagnostici.
5. Ipersensibilità e allergie
Su tutti i vaccini analizzati e rientranti nella profilassi vaccinale militare, oltre al principio
attivo del vaccino, sono 81 gli elementi per cui è prevista una valutazione di sensibilità o
allergia.
Ipersensibilità da verificare prima della
somministrazione del vaccino indicate dalla casa
farmaceutica
Numero di vaccini che lo
richiedono
Cloruro di Sodio (Sodio cloruro )
15
formaldeide
10
Principio attivo
8
neomicina solfato
8
potassio fosfato monobasico
6
proteine di pollo
5
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–
dei deputati
CameraCamera
dei Deputati
123- 122
–-
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Saccarosio
5
neomicina
4
polisorbato 80
4
Cellule di Uova di pollo*
4
embrioni di gallina*
4
Ovalbumina
4
Sodio fosfato dibasico diidrato
4
idrossido di alluminio
4
aminoacidi per preparazioni iniettabili
4
kanamicina
3
cetiltrimetilammonio bromuro (CTAB)
3
solfato di bario
3
sodio fosfato dibasico
3
lievito
3
Potassio cloruro
3
cloruro di potassio
3
Lattosio
3
Sorbitolo E420
3
emoagglutinina
3
ottoxinolo 10
2
Albumina umana
2
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
Atti Parlamentari
—
–
dei deputati
CameraCamera
dei Deputati
124- 123
–-
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Cellule diploidi umane (MRC-5)*
2
sodio fosfato dibasico dodecaidrato
2
Sodio fosfato monobasico diidrato
2
cloruro di magnesio esaidrato
2
sodio desossicolato
2
α-tocoferolo succinato acido
2
Sodio borato
2
Potassio diidrogeno fosfato
2
gentamicina solfato
2
Mannitolo
2
Trometamolo*
2
gentamicina
1
clorotetraciclina*
1
anfotericina B
1
polisorbato 20
1
Sodio glutammato
1
Sodio fosfato dibasico anidro
1
Sodio bicarbonato
1
Sodio citrato
1
sodio diidrogeno fosfato
1
Sodio carbonato, anidro
1
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
Atti Parlamentari
—
–
dei deputati
CameraCamera
dei Deputati
125- 124
–-
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Disodio idrogeno fosfato
1
Cloruro di Sodio
1
Sodio
1
alluminio fosfato
1
monofosforil lipide A
1
potassio tiocianato
1
Acido citrico
1
Saccarina sodica
1
Magnesio solfato
1
Calcio cloruro
1
E171 (titanio diossido)*
1
E172 (ossido di ferro giallo e ossido di ferro rosso)*
1
E127 (eritrosina)*
1
gelatina
1
Gelatina idrolizzata
1
idrossipropilmetilcellulosaftalato (HP-MCP)-50*
1
dibutilftalato*
1
dietilftalato*
1
etilenglicole
1
L-alanina
1
L-istidina idroclorito
1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 125
126
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
fenolo
1
2-fenossietanolo
1
idrossido di sodio*
1
Acido cloridrico*
1
Urea
1
solfato di protamina*
1
lattice*
1
Edetato bisodico
1
Potassio-L-glutammato*
1
Polygelina*
1
9-ottoxinolo*
1
streptomicina*
1
polimixina B*
1
*componenti di cui non ci è stata fornita una quantificazione
Come si evince dal prospetto sovrastante, piuttosto che una valutazione sulla tollerabilità ad
ogni singolo elemento può essere percorribile la scelta di effettuare una valutazione di
tollerabilità complessiva per vaccino da somministrare. In questo modo si metterebbe in
evidenza anche la possibile intolleranza o ipersensibilità agli allergeni tra loro combinati.
6. Effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni
Dall’analisi degli effetti indesiderati, delle reazioni avverse e delle controindicazioni, sono
emerse informazioni importanti. Nel totale le reazioni censite ammontano a ben 240, con
frequenza variabile dal 10 per cento alla “frequenza non nota”. Di seguito si riporta la tabella
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 126
127
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
che descrive la frequenza di accadimento di reazioni avverse e di eventi indesiderati e il
numero di volte in cui è citata nei fogli illustrativi dei vaccini.
Reazione avversa o evento indesiderato
Numero di volte in cui
è citata con la
medesima frequenza 21
M
N
M N
C C C R R N
dolore al sito di iniezione
13 1
0 1
0
0
Affaticamento
8 2
4 0
2
1
cefalea
5 8
3 0
2
0
Mialgia
5 5
5 1
2
1
indurimento al sito di iniezione
4 11
1 2
0
0
rossore al sito di iniezione
4 7
0 1
0
0
Irritabilità
4 2
2 0
0
0
febbre
3 16
1 1
1
1
21
MC = Molto Comune, C = Comune, NC = non comune, R = Raro, MR = Molto Raro e NN = Non nota (1 su 1
milione)frequenza non nota
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
Atti Parlamentari –
—
128 - 127
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dolore
3 2
1 0
0
1
eritema al sito di iniezione
2 5
1 0
0
0
mal di testa
2 4
0 0
0
0
Dolore e sensibilità al sito di iniezione
2 2
0 0
0
0
malessere
1 7
4 3
2
1
Ecchimosi al sito di iniezione
1 3
2 0
0
0
astenia
1 2
3 2
1
3
Ematoma al sito di iniezione
1 0
4 0
0
0
Eritema e gonfiore
1 0
1 4
0
0
Calore al sito di iniezione
1 0
1 2
0
0
nodulo al sito di iniezione
1 0
0 2
0
0
edema al sito di iniezione
1 0
0 0
0
0
gonfiore della sede di iniezione
1 0
0 0
0
0
nausea
0 15
3 2
2
0
Gonfiore al sito di iniezione
0 13
0 2
1
1
vomito
0 11
6 1
2
0
diarrea
0 10
6 2
2
1
dolore addominale
0 7
4 3
2
1
Artralgia
0 7
3 3
3
3
brividi
0 7
1 2
2
2
perdita dell’appetito o scarso appetito
0 6
0 1
0
1
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
129 - 128
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
sonnolenza
0 5
2 3
1
0
sudorazione
0 5
0 2
1
0
eruzione cutanea
0 3
1 0
2
0
piressia
0 3
0 0
0
0
Prurito al sito di iniezione
0 2
3 1
1
0
sindrome simil-influenzale
0 2
2 5
3
3
infezione del tratto respiratorio superiore
0 2
2 0
0
0
stanchezza
0 2
0 0
1
1
Vertigini
0 1
7 2
1
2
linfoadenopatia
0 1
5 4
4
2
Rash
0 1
5 1
6
3
capogiri
0 1
2 1
1
0
eruzione cutanea simile a varicella
0 1
1 0
0
0
Irritazione al sito di iniezione
0 1
1 0
0
0
Dolori muscoloscheletrici
0 1
0 1
0
0
Esantema
0 1
0 0
0
1
sindrome simile a morbillo
0 1
0 0
0
1
sindrome simile a rosolia
0 1
0 0
0
0
prurito
0 0
5 5
2
3
orticaria
0 0
4 5
6
6
Tosse
0 0
3 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
130 - 129
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
rigidità muscoloscheletrica
0 0
2 1
1
0
Anoressia
0 0
2 1
0
0
congiuntivite
0 0
2 1
0
0
rinite
0 0
2 1
0
0
insonnia
0 0
2 0
1
0
faringite
0 0
2 0
0
0
otite media
0 0
2 0
0
0
Pianto insolito
0 0
2 0
0
0
Nervosismo
0 0
1 3
0
0
Vampate di calore
0 0
1 3
0
0
Dolore al braccio (nell’arto in cui è stata effettuata
l’iniezione)
0 0
1 1
0
1
Rigidità
0 0
1 1
0
1
Congestione nasale
0 0
1 1
0
0
infezione virale
0 0
1 1
0
0
iperidrosi
0 0
1 1
0
0
Malattia similinfluenzale
0 0
1 1
0
0
Rinorrea
0 0
1 1
0
0
aumento degli enzimi epatici
0 0
1 0
1
0
gastroenterite
0 0
1 0
0
1
atralgia
0 0
1 0
0
0
bronchite
0 0
1 0
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
131 - 130
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
congestione respiratoria
0 0
1 0
0
0
crampi addominali
0 0
1 0
0
0
Dermatiti da contatto
0 0
1 0
0
0
disturbi del sonno
0 0
1 0
0
0
emicrania
0 0
1 0
0
0
esantema virale
0 0
1 0
0
0
fastidio addominale
0 0
1 0
0
0
Gonfiore dei linfonodi
0 0
1 0
0
0
gonfiore delle ghiandole parotidi
0 0
1 0
0
0
gorgoglio gastrico/addominale (gas)
0 0
1 0
0
0
miliaria rubra
0 0
1 0
0
0
Otite
0 0
1 0
0
0
Varicella
0 0
1 0
0
0
parestesia*
0 0
0 6
4
3
Reazioni allergiche
0 0
0 5
7
4
Sindrome di Guillain Barré/paralisi*
0 0
0 3
7
6
Convulsioni
0 0
0 3
6
5
angioedema
0 0
0 3
4
3
neurite*
0 0
0 3
4
2
encefalomielite*
0 0
0 3
4
0
Dermatite
0 0
0 3
0
1
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
132 - 131
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Trombocitopenia*
0 0
0 2
4
5
dolore alle estremità
0 0
0 2
2
0
dispnea
0 0
0 2
0
2
edema palpebrale
0 0
0 2
0
0
edema periferico
0 0
0 2
0
0
Reazioni circolatorie (come palpitazioni o vampate di
calore)
0 0
0 2
0
0
paralisi*
0 0
0 1
2
1
sclerosi multipla*
0 0
0 1
2
1
mielite trasversa*
0 0
0 1
1
2
debolezza muscolare
0 0
0 1
1
1
Paralisi facciale/Paralisi di Bell's*
0 0
0 1
1
1
eczema
0 0
0 1
1
0
mieliti
0 0
0 1
1
0
flatulenza
0 0
0 1
0
2
Ipersensibilità
0 0
0 1
0
1
ipoestesia*
0 0
0 1
0
1
mal di schiena
0 0
0 1
0
1
acne
0 0
0 1
0
0
agitazione
0 0
0 1
0
0
anomalie del sogno
0 0
0 1
0
0
Apatia
0 0
0 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
133 - 132
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
aumento delle transaminasi (lieve e reversibile)
0 0
0 1
0
0
bronchiti
0 0
0 1
0
0
candidosi
0 0
0 1
0
0
Cinetosi
0 0
0 1
0
0
Compromissione/disturbi della visione
0 0
0 1
0
0
congestione polmonare
0 0
0 1
0
0
Congiuntiviti acute
0 0
0 1
0
0
contusione
0 0
0 1
0
0
dermatite atopica
0 0
0 1
0
0
disgeusia*
0 0
0 1
0
0
disturbi della deambulazione
0 0
0 1
0
0
Disturbi visivi
0 0
0 1
0
0
dolore agli occhi
0 0
0 1
0
0
Dolore al torace
0 0
0 1
0
0
Dolore all'orecchio
0 0
0 1
0
0
Dolore alla schiena
0 0
0 1
0
0
dolore pulsante o lancinante ad uno o più nervi
0 0
0 1
0
0
Eczema nel sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
ematochezia
0 0
0 1
0
0
epistassi
0 0
0 1
0
0
Fastidio al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
134 - 133
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Formazione di una crosta al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
Formicolio al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
formicolio o intorpidimento
0 0
0 1
0
0
Fuoco di S. Antonio
0 0
0 1
0
0
herpes simplex
0 0
0 1
0
0
infezioni respiratorie
0 0
0 1
0
0
Infiammazione al cervello
0 0
0 1
0
0
Infiammazione al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
infiammazione dei nervi
0 0
0 1
0
0
infiammazione del nervo ottico
0 0
0 1
0
0
infiammazione della pelle
0 0
0 1
0
0
infiammazione delle meningi
0 0
0 1
0
0
ipersonnia
0 0
0 1
0
0
irritazione agli occhi
0 0
0 1
0
0
irritazione meningea
0 0
0 1
0
0
lacrimazione
0 0
0 1
0
0
Linfoadeniti
0 0
0 1
0
0
Morbillo
0 0
0 1
0
0
Otalgia
0 0
0 1
0
0
Patologie autoimmuni*
0 0
0 1
0
0
Polmoniti
0 0
0 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
135 - 134
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Rapide pulsazioni del cuore
0 0
0 1
0
0
reazione simile a quella da morso/puntura nonvelenosa
0 0
0 1
0
0
respiro ansimante
0 0
0 1
0
0
Respiro corto
0 0
0 1
0
0
Rigidità/contrattura e sensazione di puntura
0 0
0 1
0
0
rossore della pelle
0 0
0 1
0
0
sbalzi emotivi
0 0
0 1
0
0
Sensazione di calore
0 0
0 1
0
0
Sensazione di scampanellio alle orecchie
0 0
0 1
0
0
sensibilità alla luce
0 0
0 1
0
0
sete
0 0
0 1
0
0
sintomi respiratori
0 0
0 1
0
0
Sinusite
0 0
0 1
0
0
starnuti
0 0
0 1
0
0
tachicardia
0 0
0 1
0
0
tendinite
0 0
0 1
0
0
Travaso sanguigno
0 0
0 1
0
0
tremore
0 0
0 1
0
0
ulcera del cavo orale
0 0
0 1
0
0
vescicole
0 0
0 1
0
0
Vasculiti*
0 0
0 0
5
4
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
136 - 135
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Sincope
0 0
0 0
5
0
Nevralgia
0 0
0 0
4
0
Anafilassi
0 0
0 0
3
5
presincope
0 0
0 0
3
0
sintomi da malattia da siero
0 0
0 0
3
0
Encefalite*
0 0
0 0
2
5
Eritema multiforme
0 0
0 0
2
5
neurite ottica*
0 0
0 0
2
1
shock anafilattico
0 0
0 0
2
1
nevriti
0 0
0 0
2
0
Edema angioneurotico
0 0
0 0
1
3
Meningite
0 0
0 0
1
3
Artrite*
0 0
0 0
1
2
encefalopatia*
0 0
0 0
1
2
ipotensione
0 0
0 0
1
2
Sincope vasovagale in risposta all’iniezione
0 0
0 0
1
2
neuropatia*
0 0
0 0
1
1
alopecia*
0 0
0 0
1
0
Asma
0 0
0 0
1
0
disidratazione
0 0
0 0
1
0
dispepsia
0 0
0 0
1
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
137 - 136
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dolore articolare
0 0
0 0
1
0
Gonfiore alle estremità, mani, caviglie e piedi
0 0
0 0
1
0
gonfiore della bocca
0 0
0 0
1
0
gonfiore della gola
0 0
0 0
1
0
gonfiore delle labbra
0 0
0 0
1
0
lipotimia
0 0
0 0
1
0
mal di gola
0 0
0 0
1
0
0 0
0 0
1
0
ottundimento del gusto
0 0
0 0
1
0
poliarterite nodosa*
0 0
0 0
1
0
poliradicoloneurite*
0 0
0 0
1
0
Sintomi tipo broncospasmo
0 0
0 0
1
0
Uveite*
0 0
0 0
1
0
cerebellite*
0 0
0 0
0
2
edema facciale
0 0
0 0
0
2
Meningite asettica
0 0
0 0
0
2
sintomi simili a cerebellite*
0 0
0 0
0
2
acidosi metabolica
0 0
0 0
0
1
Anemia aplastica
0 0
0 0
0
1
attacco cerebrovascolare
0 0
0 0
0
1
aumento dell’espettorato
0 0
0 0
0
1
malattia demielinizzante
centrale*
del
sistema
nervoso
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
138 - 137
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
citolisi del muscolo e del fegato
0 0
0 0
0
1
Crisi cerebrovascolari
0 0
0 0
0
1
deficit neurologici focali
0 0
0 0
0
1
distensione addominale
0 0
0 0
0
1
eruzione maculopapulare
0 0
0 0
0
1
herpes zoster
0 0
0 0
0
1
ipertensione
0 0
0 0
0
1
ipoestesia dell'arto nel quale è stato somministrato il
vaccino
0 0
0 0
0
1
letargia
0 0
0 0
0
1
lichen planus*
0 0
0 0
0
1
linfocitopenia
0 0
0 0
0
1
Neurite brachiale*
0 0
0 0
0
1
Pallore
0 0
0 0
0
1
Parestesia transiente*
0 0
0 0
0
1
porpora di Schönlein-Henoch*
0 0
0 0
0
1
porpora trombocitopenica*
0 0
0 0
0
1
raffreddore
0 0
0 0
0
1
scompenso renale
0 0
0 0
0
1
scompenso respiratorio.
0 0
0 0
0
1
Sindrome di Stevens-Johnson*
0 0
0 0
0
1
sindrome simile a parotite
0 0
0 0
0
1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
stato di confusione
–- 138
139
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
0 0
—
0 0
DOC. XXII-BIS N. 23
0
1
*malattie autoimmuni
Dall’analisi dei prospetti emerge che i vaccini che hanno un alto contenuto di componenti in
termini quantitativi, ma anche di varietà di componenti estranei, presentano più reazioni
avverse.
Inoltre è il caso di rimarcare che i dati trasmessi dalle aziende produttrici evidenziano
l’indicazione di una serie di malattie autoimmuni (indicate in grassetto e con asterisco in
tabella) come effetti indesiderati o reazioni avverse alla vaccinazione.
Va sottolineato che il monitoraggio delle reazioni avverse viene svolto in un periodo molto
ristretto dopo la vaccinazione, motivo per cui sono molto più frequenti le reazioni avverse
immediate, mentre le reazioni rare sono relative a patologie più a lungo termine e che
richiedono un campione di popolazione molto ampio, spesso non raggiunto in fase di
autorizzazione all’immissione in commercio. Per tale motivo le reazioni avverse non acute
sono notevolmente sottostimate.
A conferma della necessità di adottare precauzioni alle reazioni avverse si osserva infine che
le case farmaceutiche richiedono esami e verifiche preventive in numero proporzionalmente
maggiore, tanto più questi contengono componenti estranei al principio attivo.
7. Monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati. Analisi dei dati
sul follow-up del progetto denominato Studio sull'impatto genotossico nelle unità
militari (SIGNUM)
La seconda fase del progetto SIGNUM prevede l’osservazione longitudinale della coorte di
militari in esame per almeno dieci anni, con controlli eseguiti a cadenza annuale, finalizzati a
valutare l’esposizione a genotossici ambientali e l’eventuale presenza di marcatori di un
danno a carico del DNA.
In relazione a tale seconda fase, la Commissione ha svolto attività di indagine al fine di
conoscere se l’osservazione annuale sulla coorte fosse di fatto avvenuta e con quali esiti.
Sul punto è stata acquisita la dichiarazione dell’allora colonnello DE ANGELIS resa
nell’audizione del 1° marzo 2017, per cui il follow-up sarebbe stato effettuato e che la
rielaborazione dei dati sarebbe stata concordata in collaborazione con l’Istituto Superiore di
Sanità (ISS) in data 24 febbraio 2017.
Con l’interrogazione CATALANO n° 5/12290, sono stati accertati i costi relativi alla prima
fase del progetto che ammontano a euro 1.810.696,31. Per la seconda fase, il Gen. TOMAO
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 139
140
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ha comunicato, mediante lettera, che la spesa destinata all’ISS è stata determinata in euro
40.700,00.
L’attività cui l’ISS è chiamato consiste nell'analisi della matrice dei dati del follow-up del
progetto SIGNUM.
La Commissione, in data 10 maggio 2017, ha fatto richiesta di accesso a detto database, al
fine di verificarne il contenuto e l’integrità dei dati. I dati richiesti sono stati trasmessi con
nota del 16 giugno 2017.
A fronte dei dati trasmessi, la Commissione ha elaborato qualche dato statistico dal quale è
emerso che nell’ambito del progetto SIGNUM sono stati reclutati in tutte le Forze armate solo
981 militari: 14 appartenenti all’Aeronautica militare; 150 della Marina militare, 187
all’Arma dei carabinieri; 630 all’Esercito e 94 congedati.
Di questi, solo 644 in tutto, ossia il 65,6 per cento, hanno dato adesione ad essere sottoposti al
follow-up, e più precisamente 480 Militari su 981 nel 2005; 385 nel 2006; 388 nel 2007; 181
nel 2008 e via via sempre meno fino al numero di 98 nel 2014, secondo il grafico che si
riporta di seguito.
Alla luce di questi dati la Commissione ha dovuto riscontrare l'impossibilità di giungere a
conclusione precise a causa della loro insufficienza. Mancavano inoltre tutti i dati relativi ai
soggetti congedati e i dati anagrafici dei militari della coorte di studio, nonché i dati sulle
vaccinazioni multiple per ogni militare e i relativi effetti sul DNA per ogni singolo militare
malato.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 140
141
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Pertanto, la Commissione insisteva con nuova richiesta con nota di prot. n° 854 datata
21/11/2017 al fine di conoscere se la matrice ricevuta a giugno fosse identica a quella
consegnata all’ISS o se fossero sopraggiunte integrazioni. Con la nota di risposta del 14
dicembre 2017, l’Osservatorio epidemiologico della Difesa, nella persona del Direttore Brig.
Gen. Claudio DE ANGELIS, ha trasmesso alla Commissione la matrice completa del progetto
SIGNUM “come trasmessa all'Istituto superiore di sanità”, che però risulta essere la stessa
già ricevuta a giugno 2017.
Tuttavia, contrariamente a quanto fatto intendere, l’Allegato n° 2 della predetta nota di
risposta, riporta le dichiarazioni dello stesso Brig. Gen. DE ANGELIS, rilasciata a verbale
nella riunione tenutasi presso IGESAN in data 26 ottobre 2017 tra i rappresentanti del
Ministero della difesa, l’Istituto superiore di sanità e i ricercatori incaricati dello studio del
follow-up, secondo cui “Le informazioni [di giugno 2017] sono state, altresì, integrate da dati
in possesso all'OED per l'attività istituzionale che svolge e integrata con le informazioni circa
il personale aderente allo studio e nel frattempo andato in congedo, già ottenute dalla
Direzione generale per il personale militare. I dati [così aggiornati] sono già stati consegnati
alla dott.ssa De Angelis dell'ISS. Inoltre, si è pensato di arricchire i dati con quelli contenuti
nelle Schede Dimissione Ospedaliera (SDO) da acquisire presso il Ministero della salute
dopo l'autorizzazione del Comitato etico dell'Istituto superiore di sanità. Infine, l'ISS
integrerà ulteriormente con i dati ISTAT sui decessi della popolazione”.
Alla luce di quanto sopra, la Commissione rileva la grave incompletezza dei dati ricevuti
rispetto a quelli che sono nella disponibilità dal Ministero della difesa e che quest’ultimo ha
consegnato al solo Istituto superiore di sanità. Rileva in particolare che l’Osservatorio
epidemiologico della Difesa, struttura competente del Ministero, ha omesso di trasmettere alla
Commissione parlamentare tali integrazioni, sebbene ne avesse la disponibilità.
Osserva, infine, che il gruppo di rappresentanti delle istituzioni che si è fatto carico del
follow-up di SIGNUM, nella stessa riunione del 26 ottobre 2017 presso IGESAN, sopra
richiamata, ha concordato di filtrare le risposte da fornire a soggetti istituzionali, quali la
presente Commissione, e volte a conoscere i dati relativi allo studio del follow-up: “[...] è
necessario concordare preventivamente con l'Ispettorato generale le informazioni
eventualmente richieste da organi esterni” (cit. testuale del C.A. CROCIATA).
La Commissione avrebbe voluto che prima del termine della legislatura i dati richiesti fossero
trasmessi nella loro versione integrale ma così non è avvenuto.
Fermo restando quanto sopra la Commissione ribadisce che per avere l’anagrafica completa
dei dati relativi al follow-up SIGNUM è necessario incrociare le informazioni esposizionali
(ossia conoscere i luoghi che hanno frequentato nelle missioni all’estero, nonché le caserme e
i poligoni e le mansioni, espletate nel territorio nazionale) con le informazioni sanitarie e
quelle anagrafiche vere e proprie. Pertanto valuterà i dati Trasmessi all’ISS anche nel merito
dei criteri di selezione adottati nella loro raccolta. Infatti rileva che dal verbale non si evince
che siano stati raccolti dati dal registro nazionale dei tumori, dal ministero delle finanze (per
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 141
142
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
lo stato in vita e di residenza) e non è chiaro quali dati militari siano stati raccolti
(occorrerebbero ad esempio i fogli matricolari - curricula militari).
Come detto i risultati raggiunti dal progetto di ricerca denominato Progetto SIGNUM (Studio
di Impatto Genotossico nelle Unità Militari), iniziato nel 2004, con l’obiettivo di comprendere
se il rischio di contrarre patologie tumorali o malattie degenerative croniche riscontrate nei
militari, potesse essere in rapporto con la variazione di alcuni biomarcatori di danno a carico
del DNA o del patrimonio cromosomico.
Alla luce dei dati raccolti e delle risultanze del progetto, già alla data del 9 gennaio 2013, la
Commissione Costa aveva ritenuto che le patologie e i decessi osservati tra i militari potessero
essere determinati da “una concomitante e interagente azione dei fattori potenzialmente
nocivi” riassunta nel concetto di “multifattorialità”.
Pertanto, aveva sancito la necessità di adottare un “principio di precauzione” nell’attività di
somministrazione dei farmaci e, in specie, dei vaccini, per cui “ogni attività di
somministrazione di farmaci, vaccini, antidoti e ogni intervento medico-chirurgico
suscettibile di determinare effetti iatrogeni [devono] essere effettuati tenendo conto della
particolare situazione individuale, in relazione a specifiche indicazioni cliniche e [devono
essere] praticati:
•
previa puntuale raccolta e registrazione di anamnesi mirata e specifica per il tipo di
intervento da effettuare,
•
previa acquisizione di consenso informato all’effettuazione dell’intervento con
illustrazione puntuale degli effetti e dei rischi legati all’intervento stesso e alla sua
mancata esecuzione secondo le disposizioni di legge,
•
con rigoroso rispetto dei protocolli e dei calendari previsti”.
Peraltro, anche agli esiti della ricerca condotta su 600 militari del 186º reggimento «Folgore»
reduci da missioni internazionali in teatri di guerra, era emersa “la possibilità che pratiche
vaccinali particolari fossero state suscettibili di comportare una «disorganizzazione del
sistema immunitario» che avrebbe potuto a sua volta essere alla base di patologie
autoimmuni quali la tiroidite autoimmune, la sclerosi multipla, l’eritema nodoso, il lupus,
l’artrite reumatoide, il diabete, la neurite ottica e, secondo alcuni ricercatori, di leucemie e
linfomi” 22.
Una serie di elementi concorrono ad intaccare la salute dei militari selezionati ab
origine sulla base di una valutazione di idoneità fisica che li qualifica per lo stato di salute
certamente buono e comunque superiore alla media nazionale, come requisito essenziale per
l’assunzione del servizio e che possono determinare, nella loro reciproca interconnessione
causale, la malattia oncologica.
Si può trattare del contatto con armamenti radioattivi o con polveri sottili provenienti
da metalli pesanti in assenza di protezione, o della somministrazione massiva di farmaci volti
alla prevenzione di malattie infettive di vario genere o di altre malattie in violazione di
principi di prudenza pacificamente riconosciuti dal mondo scientifico.
Prof. Franco Nobile, oncologo direttore del Centro prevenzione della lega contro i tumori di Siena, audizione
del
7
dicembre
2010.
Cfr.
“La
prevenzione
oncologica
nei
reduci
dei
Balcani”;http://www.legatumori.siena.it/pdf/uranio-it.pdf.
22
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 142 – 143
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
In ultimo si dà atto che la Commissione, nel corso della sua indagine, ha anche provveduto a
sentire alcuni militari affetti da patologie contratte in servizio, al fine di acquisire utili
elementi informativi così come i genitori di alcuni di loro risultati deceduti: in particolare si
segnalano la vicenda del Caporale Maggiore F.R. (deceduto dopo quattro anni
dall’arruolamento per linfoma di Hodgkin senza essere stato mai inviato in missione); quella
del già Caporal Maggiore G.T., arruolato nel 1999 e in congedo dal 25.11.2000 dichiarato
“permanentemente non idoneo al servizio militare incondizionato” perché affetto da linfoma
di Hodgkin (tipo sclerosi nodulare in stadio clinico II A) e quella del soldato semplice D. G.,
congedato dopo poco più di sei mesi dall’arruolamento, avvenuto l’8 febbraio 2007, a seguito
di grave astenia e deperimento fisico iniziati il giorno stesso della vaccinazione multipla,
avvenuta il 19 giugno 2006.
Dalle loro testimonianze si sono tratti significativi elementi a conferma che non sempre sia
stata richiesta, analizzata o comunque approfondita, da parte del medico vaccinatore l’analisi
pre vaccinale del militare sottoposto e analogamente è emerso, con preoccupante ricorrenza,
che alcuni medici vaccinatori non si attengono nel somministrare i vaccini alle norme di
precauzione indicate dalle linee guida del 14 febbraio 2008.
8. Le modalità di somministrazione dei vaccini. Art. 1, lett. e) della delibera
istitutiva della Commissione.
La scelta dei vaccini da somministrare ai militari e le modalità di somministrazione sono
regolate con decreto ministeriale 31 marzo 2003 e successive linee guida attuative, contenute
nella direttiva tecnica per l’applicazione dello stesso, emanata dalla Direzione Generale della
Sanità militare (DIGESAN, oggi IGESAN), intitolata "Aggiornamento delle schedule
vaccinali e delle altre misure di profilassi per il personale militare” del 14 febbraio 2008.
L’adozione di pratiche come le vaccinazioni multiple compresse può rappresentare, di per sé,
un rischio per la salute in relazione ad almeno tre aspetti:
●
la quantità cumulativa dei vari componenti dei vaccini eccede il limite permesso per
l’autorizzazione all’immissione in commercio del singolo vaccino;
●
le ipersensibilità indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche
solo singolarmente considerati confermano la necessità delle analisi pre vaccinali;
●
le reazioni avverse indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche
solo singolarmente considerati confermano la necessità di una valutazione dei rischi
personalizzata sulla profilassi vaccinale e la necessità di un monitoraggio periodico a
lungo termine su ogni singolo vaccinato.
Fermo restando quanto sopra, la Commissione conferma ancora una volta le conclusioni già
evidenziate dal progetto SIGNUM, nonché dal lavoro del prof. Nobile sulla brigata Folgore –
per quanto riguarda la necessità di non somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini
monovalenti monodose sui militari: tale modalità di inoculazione appare, dunque, la più
corretta per evitare l’insorgere di reazioni avverse.
Infatti la Commissione, nell’ambito della sua attività di indagine, ha preso conoscenza di casi
in cui si erano manifestate reazioni avverse in seguito alle vaccinazioni, con l’instaurarsi di
patologie autoimmuni o neoplastiche sopravvenute, in una parte di popolazione militare non
sottoposta a fattori di rischio diversi da quelli vaccinali.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 143
144
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Nel caso specifico è stato studiato nel dettaglio il caso del Caporalmaggiore Francesco
Rinaldelli deceduto per linfoma di Hodgkin, mentre nell’ultimo periodo prima della chiusura
del lavoro della Commissione sono stati analizzati altri casi quali Francesco Finessi, Giuseppe
Tripoli, Davide Gomiero e Umberto Gambino. Per l’analisi di alcuni di questi si rinvia alla
relazione intermedia della Commissione pubblicata nel luglio 2017. Va sottolineato, inoltre,
che è giunto all’attenzione della Commissione il caso di Daniela Sinibaldi della compagnia
femminile di Ascoli Piceno, con evidenze di patologia autoimmuni gravemente invalidanti.
Comunque l’introduzione del novellato art. 206 bis, sopra riportato, può efficacemente
contribuire all’eliminazione di tali avverse reazioni, instaurando un percorso virtuoso sia nella
somministrazione dei vaccini sia nell’anamnesi delle condizioni di salute soggettive del
militare da sottoporre all’inoculazione.
Giova dunque raccomandare, ancora una volta, la puntuale applicazione della nuova
normativa e la rigorosa verifica che ciò accada, anche e soprattutto con riferimento al
personale militare da impegnare in missioni all’estero.
9. Conclusioni sulle modalità di somministrazione dei vaccini.
La Commissione ha approfondito la tematica dei componenti dei vaccini, assegnata allo
studio dalla delibera istitutiva all'art. 1, comma 1, lett. d). Per quanto concerne
l’approfondimento delle modalità di somministrazione dei vaccini si osserva quanto segue:
la Commissione, al fine di garantire una effettiva ed efficace tutela della salute (e della
sicurezza) dei militari impegnati in Italia e all’estero, nonché per perseguire la sicurezza della
somministrazione dei vaccini, nell’ottica della eliminazione o quantomeno della massima
riduzione del rischio di effetti negativi conseguente all’uso di vaccini in dosi multiple,
raccomanda l’utilizzo di vaccini monodose, stante la concreta possibilità che il militare, data
l’età adulta, risulti già immunizzato contro alcuni antigeni contenuti nei vaccini in dosi
multiple.
Si raccomanda altresì che non vengano inoculati, in un’unica soluzione, più di cinque vaccini,
essendo questa la soglia oltre la quale possono verificarsi eventi avversi.
Si raccomanda ancora una particolare attenzione all’anamnesi prevaccinale e negli esami
reputati necessari nei casi dubbi o di eventuale, pregressa immunizzazione.
La Commissione prende atto che, in data 14 gennaio 2018, sono pervenute dal vicepresidente
Ivan Catalano osservazioni “in merito all’analisi dei componenti dei vaccini autorizzati per la
profilassi vaccinale militare obbligatoria, all’analisi dei dati del follow-up di SIGNUM e sui
dati relativi alle malattie neoplastiche di cui soffrono i militari italiani”. Data la rilevanza dei
temi affrontati in queste osservazioni, ai fini di un’adeguata tutela della salute dei militari, la
Commissione invita l’intera comunità scientifica, di cui l’ISS è parte, a prenderne
conoscenza. La Commissione provvederà a trasmettere il predetto documento all’Istituto
superiore di sanità per una indispensabile valutazione scientifica dei relativi contenuti. Il
documento contenente le predette osservazioni viene integralmente allegato alla presente
relazione. (vedi allegato 1)
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 144 145
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Capitolo 6.
PARLAMENTO, GOVERNO E FORZE ARMATE
Un elemento importante di novità progressivamente emerso nel corso di un’inchiesta
parlamentare protrattasi per più legislature è consistito nella comprensione che il tema
dell’uranio impoverito e della sua nocività, con riferimento alla specifica realtà italiana,
potesse essere collocato nella sua giusta rilevanza solo se preso in considerazione come
aspetto di una questione più generale, che riguarda l’esposizione del personale militare a tutti i
fattori di rischio lavorativo presenti nel mondo civile, oltre a quelli propri della specificità
della funzione, nonché la mancata o parziale applicazione al personale delle Forze armate
della disciplina generale di sicurezza e protezione del lavoro, di cui al decreto legislativo n. 81
del 2008 e successive modificazioni e integrazioni.
Solo inquadrato in tale contesto, il rischio derivante dall’esposizione all’uranio impoverito e
dagli effetti prodotti dal suo impiego militare assume un significato più pregnante,
esemplificativo non tanto di un episodio specifico e circoscritto di mancata protezione rispetto
a un agente tossico ben definito dal punto di vista chimico e radiologico, quanto di uno dei
tanti casi in cui, a fronte di una pluralità di situazioni di rischio note, sia nelle missioni di pace
sia sul territorio nazionale, il personale militare si è trovato in condizioni di non protezione o
comunque di protezione più ridotta rispetto a quella di cui avrebbe goduto un lavoratore civile
nella medesima posizione e con le stesse mansioni. Così che l’attribuzione esclusiva a un solo
fattore di rischio ovvero a un limitato numero di essi della causa delle patologie mortali o
gravemente invalidanti riscontrate in ambito militare appare riduttiva rispetto a quanto è stato
accertato nel corso della stragrande maggioranza delle audizioni svolte sia in forma libera sia
rese come testimonianze durante l’inchiesta svoltasi nella presente legislatura: ovvero la
sussistenza di una pluralità di rischi lavorativi amplificata da un assetto istituzionale inidoneo
a valutarli e a prevenirli in modo corretto.
Occorre pertanto interrogarsi, ed è ciò che la Commissione ha fatto nel corso dei propri lavori,
sulla radice di tale criticità, che investe problemi riguardanti non solo l’integrità psico-fisica
dei lavoratori che indossano la divisa, ma anche la salute delle popolazioni che vivono nelle
aree circostanti ad insediamenti militari e l’integrità dell’ambiente. Per quanto riguarda
specificamente il tema della sicurezza del lavoro e della prevenzione nel mondo militare,
occorre riportarsi in primo luogo all’articolo 3 del decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, in
materia di tutela della salute e della sicurezza ne luoghi di lavoro: questo articolo (che peraltro
riproduce la sostanza del previgente articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 626 del
1994) dopo avere affermato al comma 1 che il decreto si applica a tutti i settori di attività,
pubblici e privati, e a tutte le tipologie di rischio, al comma 2 precisa che per alcune
amministrazioni, tra le quali le Forze armate, “le disposizioni del presente decreto legislativo
sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato
o alle peculiarità organizzative ivi comprese quelle per la tutela della salute e sicurezza del
personale nel corso di operazioni ed attività condotte dalla Forze armate, compresa l'Arma dei
carabinieri, nonché dalle altre Forze di polizia e dal Corpo dei vigili del fuoco, nonché dal
Dipartimento della protezione civile fuori dal territorio nazionale”. Tali peculiarità, secondo la
citata disposizione, avrebbero dovuto essere individuate attraverso l’adozione di decreti
emanati dai Ministri competenti di concerto con i Ministri del lavoro e della previdenza
sociale, della salute e per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione, acquisito
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 145
146
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
il parere della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e di Bolzano, sentite le organizzazioni sindacali comparativamente più
rappresentative sul piano nazionale nonché, relativamente agli schemi di decreti di interesse
delle Forze armate, compresa l'Arma dei carabinieri ed il Corpo della guardia di finanza, gli
organismi a livello nazionale rappresentativi del personale militare. Come è noto, per le Forze
armate si è provveduto nell’ambito del DPR 15 marzo 2010, n. 90, recante testo unico delle
disposizioni regolamentari in materia di ordinamento militare (di seguito TUOM).
Come si potrà evincere dalla lettura degli atti della Commissione, in ambito militare,
l’interpretazione che è prevalsa della citata disposizione di cui al comma 2 dell’articolo 3 del
decreto legislativo n. 81 ha teso a enfatizzare, nell’interpretazione del “riferimento alle
effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative”,
un profilo derogatorio, che ha riguardato sia la formulazione di alcune disposizioni del
TUOM (ad esempio quelle relative all’individuazione del datore di lavoro e all’autonomia del
responsabile dei servizi di prevenzione e protezione, argomenti per i quali si rimanda alla
Relazione sulla sicurezza sul lavoro e sulla tutela previdenziale nelle Forze armate, approvata
dalla Commissione nella seduta del 26 maggio 2016, di seguito “prima relazione intermedia”)
sia, soprattutto, la concreta prassi applicativa delle norme del decreto legislativo n. 81. È
sufficiente ricordare, a tale ultimo proposito, che in alcuni documenti ufficiali (ad esempio, la
nota dello Stato maggiore Esercito III reparto n. 42843 del 23 marzo 2015, del cui contenuto
si riferisce nella presente relazione), oltre che nelle dichiarazioni rese da alcuni alti ufficiali
ascoltati dalla Commissione, si è giunti a teorizzare la possibilità di disapplicare, per talune
specifiche situazioni, le disposizioni del decreto legislativo n. 81 relative alla valutazione dei
rischi, come se la specificità delle funzioni potesse essere addotta per giustificare la
degradazione di un obbligo tassativo di legge ad adempimento facoltativo, assoggettato alla
discrezionalità dell’amministrazione.
Giova riprendere, su questo specifico profilo, le considerazioni svolte nella prima relazione
intermedia; questa, richiamandosi a una consolidata giurisprudenza di merito e di legittimità
(si veda, in particolare: Cassazione penale, sez. I – sentenza n. 6694 del 18 febbraio 2010) ha
chiarito che le specificità alle quali si riferisce l’articolo 3, comma 2, del decreto legislativo n.
81 non possono essere invocate per circoscrivere delle “zone franche”, impermeabili al
rispetto delle norme di legge; che anzi proprio nei luoghi di lavoro indicati dal predetto
articolo 3 deve essere perseguita e garantita l’assoluta osservanza delle leggi, e in specie,
proprio delle norme antinfortunistiche e di quelle che attengono alla sicurezza dei luoghi di
lavoro, la cui precisa osservanza, pretesa dall’imprenditore privato, non può non essere
richiesta a chiunque, nella pubblica amministrazione, ricopra un ruolo di responsabilità del
tutto simile a quello dell’imprenditore privato, ed al quale si debba riconoscere una posizione
di garanzia nei confronti del lavoratore. Ne deriva, secondo la citata giurisprudenza, che le
particolari esigenze connesse al servizio espletato riguardano evidentemente problemi di
organizzazione e di sicurezza interna alle strutture che certamente non possono portare alla
sostanziale abrogazione di precise norme di legge ed all’azzeramento, o anche solo alla
compressione, delle garanzie riconosciute dalla legge a tutti i lavoratori, senza differenze di
sorta, e con riguardo a tutti i luoghi di lavoro, nessuno escluso; e che il richiamo all’esigenza
di adattare la normativa generale alle speciali esigenze del servizio risulta gravemente
fuorviante rispetto alla lettera e allo spirito della norma quando finisca con l’attribuire ai
dirigenti dell’amministrazione interessata il potere di individuare, di volta in volta, quali
obblighi prevenzionali debbano essere rispettati e quali no, se non, addirittura, nei confronti di
chi tra i lavoratori essi debbano essere osservati.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 146
147
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Ne deriva, in estrema sintesi, un principio che la Commissione non può fare a meno di
ribadire, a conclusione dei propri lavori, ovvero che la specificità delle funzioni, come
indicata dal legislatore nelle “effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o
alle peculiarità organizzative” non può essere invocata per legittimare una riduzione delle
tutele che il legislatore stesso ha accordato a tutti i lavoratori, a prescindere dalla tipologia
contrattuale del rapporto di lavoro o dall’appartenenza al settore pubblico o privato, per
garantire la loro sicurezza e la prevenzione sui luoghi di lavoro.
Per quanto riguarda le Forze armate, occorre invece rilevare come la prevalente lettura in
termini derogatori della disposizione contenuta nel comma 2 dell’articolo 3 del decreto
legislativo n. 81 abbia comportato una espansione qualitativa e quantitativa del concetto di
specificità, che si è andata configurando, sia nella percezione soggettiva sia nella pratica
operativa dell’amministrazione della difesa, soprattutto in termini di separatezza e
autoreferenzialità.
Si tratta di una questione cruciale, sulla quale non si deve dare adito ad equivoci.
Disconoscere la specificità che caratterizza compiti e modalità operative delle Forze armate
sarebbe ovviamente erroneo, così come sarebbe erroneo negare che la complessità tecnica
propria del comparto difesa richieda un grado di discrezionalità particolarmente elevato da
parte dei soggetti chiamati a svolgere funzioni di comando ai vari livelli. Al tempo stesso, se
la considerazione della specificità del “mestiere delle armi” può senza dubbio motivare per
alcune fattispecie l’adozione di discipline speciali, essa non può tradursi, come di fatto sembra
essersi verificato per le materie di cui si è occupata la Commissione, nella teorizzazione e
soprattutto nella pratica di uno spazio operativo separato e privo di controlli esterni e nella
delimitazione di un perimetro assai ampio nell’ambito del quale le Forze armate gestiscono in
proprio (quindi con un assetto organizzativo solo interno) attività e funzioni che nella sfera
civile sono invece istituzionalmente distribuite tra soggetti diversi e in posizione di
indipendenza reciproca, in attuazione dei principi di buon andamento e imparzialità che la
Costituzione prescrive all’azione amministrativa (art. 97, secondo comma).
Ci si riferisce, in particolare, a profili ordinamentali che sono ampiamente affrontati
nell’ambito dell’inchiesta: gli accertamenti compiuti hanno indotto la Commissione a ritenere
necessario ricondurre anche il personale militare nell’ambito della disciplina generale
dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie del lavoro di cui al decreto del
Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, al fine di superare inadeguatezze che
trovano la loro origine, come fu a su tempo affermato nella prima relazione intermedia, “non
già nell’entità delle provvidenze previste dall’ordinamento vigente, ma nelle incongruenze e
criticità del procedimento di attribuzione di tali provvidenze”; analogamente, l’attribuzione in
via esclusiva agli organi interni del Ministero della difesa delle funzioni relative alla vigilanza
sull’applicazione della normativa in materia di sicurezza del lavoro ha dato luogo, come si è
più volte e con dovizia di argomenti sostenuto nei documenti della Commissione, a un sistema
farraginoso e inefficace, nel quale oneri e responsabilità risultano distribuiti in misura inversa
all’ordine gerarchico, e che, a prescindere da qualsiasi valutazione sulla competenza e la
correttezza delle persone che ne fanno parte, manca dei requisiti di terzietà e indipendenza (e
per alcuni aspetti anche di professionalità) che costituiscono il presupposto giuridico e fattuale
dell’efficacia di ogni attività ispettiva e di controllo. Peraltro, su questi temi, ripresi anche in
specifiche iniziative legislative purtroppo rimaste senza esito, la difesa pregiudiziale da parte
di autorevoli esponenti delle Forze armate della richiamata posizione di separatezza, anche
laddove essa è risultata in fine dei conti penalizzante e gravosa per il buon andamento del
sistema militare nel suo complesso, ha fatto sì che la Commissione si sia trovata più volte a
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 147
148
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
misurarsi con un vero e proprio cono d’ombra proiettato su alcune rilevanti criticità che, una
volta evidenziate, si sono rilevate sintomatiche di una disfunzionalità del sistema nel suo
complesso, misconosciuta, talvolta con una tenacia degna di miglior causa, da chi avrebbe
potuto porvi rimedio: spesso, a fronte dei fondati rilievi emersi in Commissione sulle
inadeguatezze del sistema di vigilanza interno, la maggior parte degli esponenti delle Forze
armate interpellati dalla Commissione in virtù della loro specifica competenza ha assunto una
posizione meramente e burocraticamente difensiva, rivendicando pregiudizialmente la
correttezza dell’operato dei singoli ispettori (mai messa in discussione, peraltro, dall’organo
parlamentare inquirente) e l’efficacia dei risultati dell’attività ispettiva, della quale, però, non
hanno potuto offrire riscontri oltre le assicurazioni verbali, regolarmente smentite dagli
accertamenti condotti dalla Commissione, che ha invece potuto concretamente verificare il
carattere episodico e limitato, nonché l’inefficacia della predetta attività.
Nel porre il problema dell’attuazione della legislazione in materia di tutela previdenziale e di
sicurezza del lavoro in ambito militare, la Commissione ha inteso anche rimuovere una
situazione di diritto e di fatto che fa gravare sulle Forze armate e sui suoi vertici responsabilità
che nella sfera civile sono distribuite in modo più equilibrato e coerente - come si è detto con i principi costituzionali sui quali poggia l’ordinamento della pubblica amministrazione.
Appaiono pertanto ingiustificate le diffidenze e i timori di quanti, più o meno velatamente,
hanno ritenuto che l’approvazione di norma intese a trasferire all’INAIL la gestione
dell’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali del personale
militare e a superare l’organizzazione “domestica” della vigilanza in materia di sicurezza del
lavoro, potesse costituire un pregiudizio all’autonomia funzionale delle Forze armate. Al
contrario, la redistribuzione di oneri e responsabilità tra diverse amministrazioni risultante da
un intervento riformatore avrebbe potuto migliorare la tutela del personale e contestualmente
liberare risorse umane e materiali che avrebbero potuto essere destinate in modo più congruo
all’adempimento dei compiti istituzionali in materia di difesa e sicurezza. Poiché la
conclusione della legislatura ha coinciso con la decisione del Governo di inviare un
contingente militare italiano in Niger, la Commissione, sulla scorta della documentazione
acquisita, raccomanda al prossimo Parlamento di vigilare con il massimo scrupolo sulle
modalità di realizzazione della missione, anche per quanto attiene alla valutazione dei rischi,
all’idoneità sanitaria e ambientale dei luoghi di insediamento del contingente, alla congruità
delle pratiche vaccinali adottate e alle pratiche di sorveglianza sanitaria. I dati acquisiti
relativamente a questi profili e riferiti a pregresse esperienze di missioni all’estero, come si
può evincere dalla lettura degli atti della Commissione, hanno fatto emergere limiti e
inefficienze che senza alcun dubbio l’approvazione delle riforme prefigurate dalla proposta di
legge n. 3925, "Modifiche al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, e altre disposizioni
concernenti la sicurezza sul lavoro e la tutela assicurativa contro gli infortuni e le malattie
professionali del personale delle Forze armate" avrebbe potuto superare o quanto meno
ridurre in modo significativo.
Se, dunque, l’adozione, anche sul piano normativo, di una visione non “separatista” delle
caratteristiche di specialità dell’ordinamento militare avrebbe consentito, come la
Commissione ritiene, di pervenire a una tutela più efficace e tempestiva relativamente alla
previdenza e alla sicurezza dei lavoratori che indossano la divisa, non si può non concludere
questa breve riflessione con un’ulteriore considerazione sugli effetti e sulle conseguenze di
una posizione di separatezza: quest’ultima, quando tenda ad estendersi oltre le ragioni
oggettive che giustificano, per determinati profili, l’adozione di discipline speciali, è
suscettibile di degenerare in un arroccamento corporativo, che, in una pubblica
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 148
149
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
amministrazione caratterizzata da profili di elevata complessità, può a sua volta incoraggiare
un’autorappresentazione come struttura parallela, legittimata a contrattare direttamente il
proprio status con gli organi di vertice dello Stato, sia in positivo che in negativo, con il
conseguente smarrimento della consapevolezza dei limiti entro i quali possono essere
rappresentate le esigenze e le richieste di un apparato servente, posto a disposizione della
comunità dall’ordinamento democratico, per soddisfare il fondamentale bisogno di pace e
sicurezza dei cittadini.
Peraltro, nel corso dell’inchiesta, la Commissione ha avuto modo di appurare che i rilievi e le
proposte avanzate hanno trovato interlocutori attenti in alcuni esponenti delle Forze armate, e
che in seno a queste ultime è andata comunque maturando negli anni una maggiore sensibilità
sui temi della tutela della salute e della sicurezza. Questa nuova consapevolezza, peraltro, si è
tradotta anche in iniziative apprezzabili, anche se ancora troppo circoscritte ed episodiche per
colmare le lacune riscontrate dalla Commissione. Proprio per tale motivo, e per incoraggiare
segnali di cambiamento in seno al mondo militare che si sono rivelati ancora molto timidi, è
essenziale che, anche nel prossimo Parlamento, non venga abbandonato un terreno di
riflessione sulla necessità di mantenere fermo l’equilibrio tra le prerogative di discrezionalità,
di cui le Forze armate godono e devono godere in quanto pubblica amministrazione, e
l’affermazione inequivoca della centralità del ruolo del Parlamento e del Governo
nell’esercizio della funzione di indirizzo politico, che deve restare al riparo da tensioni e
rivendicazione di carattere settoriale ed attuarsi con modalità nelle quali la giusta e necessaria
interlocuzione con i soggetti destinatari della decisione politica non sia spinta fino a mettere
in discussione l’esclusività della titolarità del potere di decidere, spettante solo agli organi
democraticamente legittimati.
Sciolto questo nodo, sarà possibile che alcuni dei temi trattati nel corso dell’inchiesta svolta
nel corso della legislatura testé conclusasi possano essere ripresi nella prossima, nel
presupposto che il superamento della condizione di separatezza della quale si è cercato di dare
conto in queste pagine possa essere realizzato di concerto con tutti i soggetti coinvolti,
nell’interesse della comunità e delle stesse Forze armate, e concorrere così a rendere più
trasparente, partecipato ed efficiente il sistema nazionale di difesa e sicurezza nel contesto
europeo, dando in tal modo una più piena e concreta attuazione al principio sancito al comma
3 dell’articolo 52 della Costituzione: “L’ordinamento delle Forze armate si ispira allo spirito
democratico della Repubblica”.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 149
150
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
UNA RIFLESSIONE FINALE
Ambizioso appare l’obiettivo che la Commissione si è proposta di raggiungere: quello di
essere, non solo la quarta, ma soprattutto l’ultima Commissione d’inchiesta sull’uranio
impoverito.
Perché una quarta Commissione d’inchiesta? Perché le tre Commissioni precedenti ebbero il
merito di individuare le criticità e di proporre un ampio ventaglio di indicazioni e proposte
volte ad eliminare queste criticità. Ciò malgrado, queste criticità non solo non sono state
eliminate, ma sotto alcuni aspetti si sono persino aggravate.
Con la proposta di legge A.C. 3925, si sono accese grandi speranze, specialmente tra i
“lavoratori militari” e tra i prossimi congiunti dei tanti morti e malati per causa di lavoro.
Salvatore RULLO, presidente dell’associazione Assodipro. Questa è la quarta Commissione
che si occupa di un tema fondamentale e di argomenti importantissimi per i militari, per le
loro famiglie, per il Paese e per l’ambiente. Si tratta di temi e argomenti che secondo noi
dovrebbero essere delle priorità in un grande Paese come il nostro, tra i fondatori della
Comunità europea e firmatario di trattati internazionali fondamentali sui diritti e le tutele di
tutti i cittadini e lavoratori senza distinzione alcuna. Registriamo, invece, e temiamo
fortemente che lavori importanti, profondi, accurati e documentati di questa Commissione
parlamentare si possano concludere senza risultati e, fatto ancor più grave, senza che il
Parlamento recepisca e approvi la proposta di legge A.C. 3925, che è frutto diretto dei lavori
di questa Commissione. Denunciamo fortemente il rischio che si possa concludere la
legislatura senza che sia stata fatta almeno una legge, in cinque anni, che possa migliorare i
diritti e le tutele dei militari.
È riuscita la quarta Commissione d’inchiesta nel proprio intento?
Il suo bilancio è altamente positivo, in particolare sotto tre profili.
Un primo profilo concerne la tutela ambientale nei poligoni di tiro nazionali, sollecitata dalle
apposite modifiche normative introdotte nell’ambito della legge di bilancio per il triennio
2018-2020 in seguito a un’apposita proposta di legge preparata dalla Commissione.
In secondo luogo, grazie a una molteplicità di accertamenti mirati (sia esami testimoniali, sia
richieste di documentazioni), si è oggettivamente ottenuto un risultato non perseguito, ma
quanto mai gradito: e, cioè, in più casi la scomparsa come d’incanto di comportamenti o
situazioni contrastanti con le norme vigenti in materia di sicurezza del lavoro. Chi ha parlato
di supplenza, chi di strategia della deterrenza, chi di ruolo pedagogico. Certo, non è questo il
compito istituzionalmente affidato alla Commissione. Ma in fin dei conti un adempimento più
diffuso dell’obbligo di valutazione dei rischi o l’estensione della vigilanza ai teatri operativi
all’estero (in aggiunta alle “addettanze”) sono esiti di eccezionale rilievo mai prima conseguiti
da alcuna istituzione, e denotano, d’altra parte, una reazione positiva dei debitori della
sicurezza militare messi di fronte a contestazioni serrate e puntuali.
Ma è soprattutto il terzo profilo che deve essere ascritto a merito della quarta Commissione.
Mai come questa volta il mondo militare della sicurezza è stato scandagliato in ogni sua piega
anche più riposta, mai come questa volta l’inchiesta non si è fermata al rilievo di questa o
quella carenza occasionale o episodica, e si è addentrata nell’oscuro groviglio delle scelte
strategiche di fondo. D’ora in avanti, sarà arduo non partire in qualsiasi analisi sul mondo
militare dalla scoperta degli otto meccanismi procedurali e organizzativi che
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 150
151
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
oggettivamente convergono nel produrre il duplice effetto di offuscare i rischi
incombenti su militari e cittadini e nel contempo di arginare le responsabilità dei reali
detentori del potere: datori di lavoro sprovvisti di autonomi poteri decisionali e di spesa;
ispettori “domestici”; DVR e DUVRI omessi o inadeguati; RSPP e medici competenti alle
prese con problemi sovrastanti i propri livelli di autonomia e preparazione; Rappresentanti dei
lavoratori militari per la sicurezza nominati dallo stesso datore di lavoro; crisi strutturale degli
organi tecnico-operativi dell’amministrazione della Difesa, in testa il CISAM e il CETLI; un
Osservatorio epidemiologico della Difesa scientificamente non accettabile; sanzioni per
violazioni alle norme di sicurezza direttamente pagate dallo Stato, fatte salve rivalse nei
confronti dei contravventori del tutto ipotetiche.
Spetterà al prossimo Parlamento approvare due capitoli fondamentali quali quelli attinenti alla
sicurezza sul lavoro e alla tutela previdenziale. Tanto più che i principi ispiratori delle
proposte elaborate al riguardo dalla Commissione - e, in ispecie, il superamento della
giurisdizione domestica in materia di sicurezza del lavoro e un nuovo regime previdenziale ed
assistenziale per il personale militare - hanno riscosso il consenso anche di altri comparti del
settore sicurezza, quali le forze di polizia, la guardia costiera e la polizia penitenziaria. E per
giunta hanno espresso parere favorevole i Ministeri della difesa, dell’interno, della giustizia,
delle infrastrutture e dei trasporti, nonché il Ministero del lavoro, chiamato a formare i nuovi
ispettori e a coadiuvare i vari ministeri nell'elevare i livelli di sicurezza sul lavoro nell’ambito
di tali amministrazioni. Un riconoscimento, questo, dell’importanza dei lavori svolti e dei
risultati raggiunti dalla Commissione, e, segnatamente, delle soluzioni prospettate nella
proposta di legge nata dal lavoro d’inchiesta al fine di garantire effettivamente la sicurezza e
la salute di tutti gli addetti del comparto sicurezza. Tanto è vero che, in una missiva trasmessa
alla Commissione l’11 gennaio 2018, la Ministra della difesa ha espresso la “piena
soddisfazione per il fatto che le interlocuzioni tenutesi in questi mesi, tra i rappresentanti di
questo Dicastero e la Commissione, abbiano evidentemente contribuito alla definizione degli
emendamenti proposti nella manovra di bilancio”, con particolare riferimento “alle modifiche
approvate in materia di attività svolte nei poligoni militari ed agli approfondimenti svolti per
l'identificazione di potenziali misure per la migliore tutela del personale dell'amministrazione
della Difesa”.
In questo quadro, per dare concretamente seguito alle proposte di miglioramento dei livelli
della salute e sicurezza e della tutela previdenziale del personale delle Forze armate e del
comparto sicurezza, la Commissione chiede al Governo di avviare un tavolo di concertazione
tra il Ministero della difesa, il Ministero dell’interno, gli altri Ministeri interessati, e l’INAIL
per definire le più efficaci modalità di transizione dal regime vigente a quello che entrerà in
vigore dopo l’auspicata approvazione, da parte del prossimo Parlamento, della proposta di
legge A.C. 3925.
La posta in palio è evidente: occorre proteggere a tutti i costi il mondo militare contro sguardi
indiscreti? O invece a tutti i costi occorre proteggere la sicurezza e la salute dei “lavoratori
militari”? Ed è giusto arrendersi all’asserita indisponibilità di risorse finanziarie per garantire
indennizzi adeguati ai militari morti o deceduti per causa di lavoro?
La drammaticità dell’attuale situazione è confermata dai casi nei quali la Commissione ha
doverosamente segnalato fatti specifici vuoi al Procuratore della Repubblica presso il
tribunale di Roma (in data 2 agosto 2017 e 27 novembre 2017), vuoi al Procuratore della
Repubblica presso il tribunale militare di Roma (in data 23 marzo 2017), onde consentire alle
autorità competenti di valutare la configurabilità di ipotesi di reato. Né sfugga il rilievo della
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 151
152
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
segnalazione in data 20 settembre 2017 al Presidente e al Procuratore generale della Corte dei
conti, per quanto di competenza, dei risultati degli accertamenti eseguiti dalla Commissione e
rappresentati nella Relazione sull’attività d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e
tutela ambientale nelle forze armate: criticità e proposte, approvata il 19 luglio 2017, “con la
richiesta di voler altresì fornire ogni informazione, notizia, documento, in ordine alle
molteplici e gravi criticità rappresentate dalla predetta relazione”. Non a caso, il Procuratore
generale presso la Corte dei conti, letta la relazione, con missiva del 28 dicembre 2017, ha
sottolineato “il rilievo delle criticità esposte e delle riflessioni contenute nella relazione”, e ha
“ritenuto opportuna la sua trasmissione all’Ufficio di controllo sul Ministero della difesa,
perché ne possa eventualmente tener conto nelle valutazioni di competenza”.
Ecco perché la Commissione d’inchiesta ha pienamente assolto al proprio mandato. Infatti, ha
avanzato una ricca gamma di proposte normative, organizzative, procedurali atte a completare
l’opera di tutela dei lavoratori militari anche sotto i profili attinenti alla sicurezza sul lavoro e
alla tutela previdenziale.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 152
153
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATO 1
Osservazioni del Vicepresidente Ivan Catalano in merito all’analisi dei componenti dei
vaccini autorizzati per la profilassi vaccinale militare obbligatoria, all’analisi dei dati del
follow-up di SIGNUM e sui dati relativi alle malattie neoplastiche di cui soffrono i
militari italiani
INDICE
❖ ABSTRACT - Sintesi del contenuto della relazione
❖ Indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale militare,
indipendentemente dal successivo impiego del medesimo personale
➢ Componenti: adiuvanti, eccipienti e contaminanti
➢ Verifiche richieste in merito ai rischi legati a problemi
immunosoppressione,
iperimmunizzazione,
autoimmunità
e
ipersensibilità
➢ Ipersensibilità e allergie
➢ Effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni
➢ Conclusioni preliminari
di
di
❖ Monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati. Analisi dei
dati sul Follow-up del progetto denominato «Studio sull'impatto genotossico nelle
unità militari» (SIGNUM)
❖ Analisi dei dati sui casi di Neoplasie e gravi malattie che hanno colpito il
personale italiano impiegato anche nelle missioni militari all'estero
❖ Controesame dello studio commissionato dal Ministero della Difesa sulle
vaccinazioni multiple nei giovani adulti
❖ CONCLUSIONI
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 153
154
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ABSTRACT
Breve sintesi del contenuto della relazione
Nell’adempimento dell'obiettivo di cui all’articolo 1, comma 1, lettera d) della propria
delibera istitutiva 30 giugno 2015 della Camera dei deputati 23 - analisi dei “componenti dei
vaccini somministrati al militare, indipendentemente dal successivo impiego del personale” -,
la Commissione ha preliminarmente preso atto dell’assenza di qualunque studio scientifico in
letteratura volto a valutare la tollerabilità della quantità complessiva dei componenti dei
vaccini con riferimento ad adiuvanti, conservanti, antigeni e allergeni, eccipienti e
contaminanti, anche in relazione alle conseguenze in termini di ipersensibilità e di reazioni
avverse già dichiarate dalle industrie produttrici per singolo vaccino. Pertanto con nota n° 327
del 19/10/2016, ha fatto richiesta ad AIFA della documentazione tecnica dei singoli vaccini
somministrati ai militari.
Con nota di risposta STDG/P/122005 datata 14/11/2017, AIFA ha trasmesso i dossier relativi
ai vaccini somministrati in Italia, previsti dalla profilassi vaccinale di cui al decreto
ministeriale 31 marzo 2003 del Ministero della Difesa, e cioè vaccini che vengono
somministrati a soggetti ADULTI, selezionati a mezzo di visita che accerta idoneità e buono
stato di salute. La documentazione si divide in: dati relativi alla quantità dei componenti,
valutazioni di ipersensibilità ai componenti ed elenco delle reazioni avverse.
Dall’esame è emerso che:
● la quantità cumulativa dei vari componenti dei vaccini eccede il limite permesso per
l’autorizzazione all’immissione in commercio del singolo vaccino;
● le ipersensibilità indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini anche
solo singolarmente considerati confermano la necessità delle analisi pre vaccinali;
● le reazioni avverse indicate nei dossier di registrazione e allegati tecnici ai vaccini
anche solo singolarmente considerati confermano la necessità di una valutazione dei
rischi personalizzata sulla profilassi vaccinale e la necessità di un monitoraggio
periodico a lungo termine su ogni singolo vaccinato.
Fermo restando quanto sopra, la Commissione conferma ancora una volta le conclusioni già
evidenziate dal Progetto SIGNUM, nonché dal lavoro del Prof. Nobile sulla brigata Folgore ovvero la necessità di non somministrare contemporaneamente più di 5 vaccini monovalenti
monodose sui militari.
Anche sulla base dei dati ricevuti da AIFA sopraddetti, e a maggior ragione, contesta le
affermazioni del Ministro della salute contenute nella comunicazione al Presidente della
Commissione, nota prot. 6628-P-15/12/17, che si esprimono in senso critico sulla validità
delle risultanze di SIGNUM. Dette affermazioni, infatti, sono basate su valutazioni generali e
su dati statistici che non tengono in considerazione la somministrazione cumulativa dei
23
http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/13/15A05399/sg
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 154
155
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
componenti dei vaccini e lo stato immunitario del vaccinando. Inoltre, non tengono conto dei
progressi dell’inchiesta effettuata da codesta Commissione in ambito militare e non
considerano come letteratura di riferimento il lavoro scientifico documentale elaborato
nell’ambito dei lavori della Commissione parlamentare.
La Commissione ha iniziato le sue attività di indagine sulle reazioni avverse alle vaccinazioni
a seguito del riscontro di un cospicuo numero di casi con sopravvenute patologie autoimmuni
o neoplastiche, in una parte di popolazione militare non sottoposta a fattori di rischio diversi
da quelli vaccinali.
Nel caso specifico è stato studiato nel dettaglio il caso del Caporalmaggiore Francesco
Rinaldelli deceduto per linfoma di Hodgkin, mentre nell’ultimo periodo prima della chiusura
del lavoro della Commissione sono stati analizzati altri casi quali Francesco Finessi, Giuseppe
Tripoli, Davide Gomiero e Umberto Gambino. Per l’analisi di alcuni di questi si rinvia alla
relazione intermedia della Commissione pubblicata nel luglio 2017. Va sottolineato inoltre
che è arrivato all’attenzione della Commissione il caso di Daniela Sinibaldi e della compagnia
femminile di Ascoli Piceno, affette da patologie autoimmuni gravemente invalidanti, che
aprono un capitolo a se stante.
Alla luce di quanto emerso agli atti, la Commissione riscontra la necessità di utilizzare vaccini
maggiormente purificati, in modo che il limite dei componenti in quantità cumulativa rientri
entro il limite permesso per il singolo componente di ciascun vaccino, nei termini in cui gli
studi prodromici alle singole AIC li abbiano riconosciuti come non pericolosi per la salute.
In secondo luogo, La Commissione insiste sulla necessità di abbattere il rischio dovuto alla
procedura di somministrazione, prevedendo che vengano affidate alla struttura sanitaria
nazionale e che all’atto dell’arruolamento vengano esclusi i militari che non superano i test
pre-vaccinali. Tali esami devono rilevare eventuali alterazioni del sistema immunitario e le
ipersensibilità. Suggerisce inoltre che i risultati degli esami vengano inseriti nella scheda
anamnestica del militare quale elemento di inidoneità all’arruolamento o di idoneità alla
continuazione del servizio o di particolari mansioni.
La Commissione considera lo studio dal titolo «Lack of evidence for postvaccine onset of
autoimmune/lymphoproliferative disorders, during a nine month follow-up in multiply
vaccinated Italian military personnel», pubblicato nel mese di agosto 2017 a firma, tra l’altro,
di alcuni esponenti della sanità militare, e finanziato dal Ministero della difesa italiano con
domanda di sovvenzione di progetto n. D85D10000250001, come redatto in situazione di
conflitto di interessi, privo di alcun fondamento scientifico nel metodo e negli esiti
contraddittorio. Osserva che, a dispetto dell'intitolazione che induce ad erronee conclusioni,
gli stessi autori dichiarano lo studio non conclusivo. Peraltro, lo studio è stato effettuato con
esclusione dalla coorte di quei militari con problemi di immunosoppressione, in tal modo
confermando la pericolosità delle somministrazioni vaccinali a tali categorie di soggetti.
Sussistono dubbi di corretta utilizzazione del finanziamento pubblico a detto studio e per tali
ragioni la Commissione trasmette la presente relazione alla Procura della Corte dei conti
territorialmente competente.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 155
156
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
La Commissione ha acquisito agli atti i dati del follow-up del progetto SIGNUM.
Da un primo esame è emerso che la raccolta delle informazioni ai fini del follow-up è stata
effettuata utilizzando marcatori poco efficaci per valutare l’insorgenza di malattie
linfoproliferative. la Commissione ha riscontrato, inoltre, che nella matrice dei dati fatta
pervenire vi sono ampie lacune, che rendono impossibile una valutazione statistica, con
conseguenti dubbi sulla fattibilità dell’incarico di studio di tali dati attribuito dal Comitato di
ricerca sanitaria militare all’Istituto superiore di sanità, finanziato con la somma di euro
40.700,00, come comunicato con nota prot. 819/COMM.URANIO del 10/10/2017.
Successivamente nel corso dell’attività istruttoria la Commissione, ha dovuto prendere atto
che il Ministero della difesa è in possesso di ulteriori dati, utili ad integrare il quadro
gravemente deficitario, rispetto a quelli fatti avere alla Commissione, come è risultato dal
verbale della prima riunione del costituendo gruppo di studio sui dati del follow-up 24.
Censura, pertanto, detto comportamento e ingiunge di completare l'invio e si riserva di fare
denuncia alle autorità giudiziarie competenti in caso di perdurante omissione.
CONCLUSIONI
Alla luce degli elementi raccolti, la Commissione conferma che vi sia una associazione
statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative, e altre patologie
(es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale
militare. La Commissione ritiene di non poter escludere il nesso di causa.
24
La riunione è avvenuta in data 26 ottobre 2017. Dal verbale si evince che l’Osservatorio epidemiologico della
Difesa ha inviato al solo ISS i dati relativi al follow-up in forma integrale e completa, omettendo di inviarli anche
alla Commissione come da questa richiesto. Di seguito si riporta l’estratto del verbale: “Il Brig. Gen. DE
ANGELIS (Direttore dell'Osservatorio Epidemiologico-OED), comunica di essere in possesso dei dati del follow-up
decennale del personale che ha aderito allo studio, evidenziando, al riguardo, la progressiva diminuzione di
adesione volontaria avvenuta nel corso degli anni. Le informazioni sono state, altresì, integrate da dati in
possesso all'OED per l'attività istituzionale che svolge e integrata con le informazioni circa il personale
aderente allo studio e nel frattempo andato in congedo, già ottenute dalla Direzione Generale per il
Personale Militare. I dati sono già stati consegnati alla dott.ssa De Angelis dell'ISS. Inoltre, si è pensato di
arricchire i dati con quelli contenuti nelle Schede Dimissione Ospedaliera (SDO) da acquisire presso il Ministero
della Salute dopo l'autorizzazione del Comitato etico dell'Istituto superiore di sanità. Infine, l'ISS integrerà
ulteriormente con i dati ISTAT sui decessi della popolazione.”
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 156 157
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Indagine sulle componenti dei vaccini somministrati al personale
militare, indipendentemente dal successivo impiego del medesimo
personale
La Commissione ha ricevuto nel mese di novembre 2017 la documentazione richiesta ad
AIFA nella primavera 2016, riguardante le specifiche tecniche, gli studi di sicurezza e la
composizione dei vaccini, comprensivi degli elementi sotto soglia.
La documentazione riguarda i vaccini compresi nella profilassi vaccinale militare di cui al
decreto ministeriale 31 marzo 2003 del Ministero della Difesa e, cioè, vaccini che vengono
somministrati a soggetti ADULTI, selezionati a mezzo di visita che accerta idoneità e buono
stato di salute. Nello specifico si tratta di:
vaccinazione anti meningococcica;
vaccinazione antimorbillo, parotite e rosolia;
vaccinazione anti tetano, difterite e anti polio;
vaccinazione anti epatite A + B.
vaccinazione anti varicella;
vaccinazione anti influenzale;
vaccinazione contro agenti biologici critici;*
cutireazione tubercolinica;*
vaccinazione anti febbre gialla;
vaccinazione anti encefalite giapponese;
vaccinazione antirabbica;
vaccinazione anti febbre tifoide;
vaccinazione anti colera;
chemioprofilassi antimalarica.*
*dati non presenti nella documentazione
La documentazione appare incompleta, sotto diversi aspetti: alcuni vaccini non contengono
tutta la documentazione richiesta e per alcune malattie manca il vaccino corrispondente.
Tuttavia, i dati ricevuti risultano essere di enorme interesse ai fini dell’attività della
Commissione.
Lo scopo della richiesta di tali dati era quello di verificare se dalla profilassi vaccinale
militare, potessero configurarsi pericoli per la salute, tali da far incorrere in rischi inutili le
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 157
158
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
persone sottoposte al trattamento. I singoli vaccini somministrati ai militari, che ricordiamo
essere gli stessi autorizzati da AIFA per il settore civile, contengono adiuvanti, conservanti e
contaminanti, nei limiti delle autorizzazioni per la commercializzazione individuale. Quando
un farmaco viene autorizzato è preso in considerazione singolarmente e i parametri, nonché i
criteri, per determinare la soglia oltre la quale un componente diventa tossico, sono
determinati dal fatto che il farmaco sia assunto da solo. Tuttavia, nel caso di specie siamo di
fronte alla somministrazione di un calendario vaccinale per la profilassi obbligatoria, e non di
una vaccinazione singola, pertanto i farmaci e i loro componenti si sommano. La verifica che
tale somma rispetti comunque le soglie del singolo vaccino è fondamentale, perché se così
non fosse i militari sarebbero esposti ad inutili rischi di fenomeni di immunosoppressione e di
reazioni avverse (causate appunto dai componenti estranei il principio attivo e dal principio
attivo stesso).
Il regime di riservatezza dei documenti impone di non divulgare alcuna descrizione del
singolo vaccino che consenta di replicarlo in maniera completa. Pertanto, si è ritenuto di
trattare i dati in modo aggregato. La documentazione tecnica specifica relativa ai singoli
vaccini è depositata presso l'archivio della Commissione.
La Commissione ha scelto di effettuare un’analisi documentale sui vaccini che risultano ad
oggi autorizzati in italia, sviluppando 4 categorie di ricerca:
1. quantificazione dei componenti dei vaccini;
2. determinazioni di tutte le ipersensibilità dichiarate dai produttori;
3. determinazioni di tutte le verifiche pre vaccinali indicate come necessarie dai
produttori;
4. elencazione di tutti gli effetti indesiderati e/o reazioni avverse dichiarate, con relativa
probabilità.
Componenti: adiuvanti, eccipienti e contaminanti.
La Commissione ha provveduto a rilevare la quantità massima di ogni singolo componente
censito dai documenti AIFA e a controllare nella letteratura disponibile le tolleranze
ammesse 25.
Riportiamo di seguito la tabella riassuntiva sulla quantità complessiva dell’adiuvante a base di
alluminio che il militare riceve al termine della profilassi vaccinale obbligatoria.
25
La Commissione ha elaborato la profilassi vaccinale completa comprensiva dei vaccini che vengono
somministrati in caso di missione. In caso di possibilità alternativa di vaccini è stata considerata la quantità
massima di ogni singolo componente (quantità massima teorica).
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 158
159
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ADIUVANTI 26
quantità
massima
teorica
Nome Componente
quantità
Fascia Min e
minima
Massima della
relativa al
presenza del
modulo di componente con la
profilassi completa
base
Aluminium
[mg]
2,57
0
Tra 2,07 e 2,57
Aluminium hydroxide
[mg]
5,1
0,35
Tra 0,85 e 5,1
Aluminium hydrated hydroxide
[mg]
1,05
0
Tra 0 e 1,05
[mg]
1,5
0
0
Amorphous Aluminium
hydroxyphosphate
Appare interessante osservare che le quantità di alluminio complessive iniettate nei militari
risultano considerevoli.
Studi scientifici hanno dimostrato gli effetti neurotossici dell’alluminio 27 in quantità molto
inferiori a quelle sopra riportate. A tal proposito si richiama il seguente studio pubblicato su
Journal of Toxicol 2014;2014:491316. doi: 10.1155/2014/491316. Epub 2014 Oct 2, dal titolo
“Aluminum-induced entropy in biological systems: implications for neurological disease” di
Shaw CA a altri. Lo studio evidenza tra l’altro che : “L'alluminio forma complessi tossici con
altri elementi, come il fluoro, e interagisce negativamente con mercurio, piombo e glifosato.
L’Al ha un impatto negativo sul sistema nervoso centrale in tutte le specie che sono state
studiate, compresi gli esseri umani. L’Al ha un impatto negativo sul sistema nervoso centrale
in tutte le specie che sono state studiate, compresi gli esseri umani.”. Inoltre in conformità a
quanto riscontrato dalla commissione nella lettura dei dossier forniti dalle case farmaceutiche
chiarisce che gli esseri umani sono sempre più esposti all’alluminio da varie fonti tra cui i
vaccini.
Si richiama inoltre lo studio pubblicato sul Journal of Trace Elements in Medicine and
Biology al volume 46, nel marzo 2018, alle pagine 76-82, dal titolo: “Aluminium in brain
tissue in autism” di Matthew Molda, Dorcas Umar, Andrew Kingc, Christopher Exley28,
concernente la presenza di alluminio nel tessuto cerebrale di bambini affetti da malattie
26
In immunologia, sostanza che si unisce all’antigene per amplificare la risposta anticorpale e cellulare in
seguito alla stimolazione immunitaria. In generale gli antigeni dei vaccini usati da soli non sono efficienti
stimolatori della risposta immunitaria ed è necessario l’ausilio di sostanze che facilitano questo compito.
27
28
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25349607
Lo studio è depositato agli atti della Commissione ed è reperibile a questo indirizzo:
http://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0946672X17308763?via%3Dihub
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 159
160
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
neurologiche. Lo studio ha riscontrato che “...Il contenuto di alluminio nel tessuto cerebrale
nei soggetti autistici era costantemente alto. Il contenuto medio di alluminio (deviazione
standard) su tutti e 5 gli individui per ciascun lobo era 3,82 (5,42), 2,30 (2,00), 2,79 (4,05) e
3,82 (5,17) μg / g di peso secco per il lobo occipitale, frontale, temporale e parietale
rispettivamente. Questi sono alcuni dei valori più alti per l'alluminio nel tessuto cerebrale
umano [finora] registrati e bisogna chiedersi perché, per esempio, il contenuto di alluminio
del lobo occipitale di un bambino di 15 anni sarebbe di 8,74 (11,59) μg / g di peso secco.…”.
Sebbene la Commissione sia al corrente del fatto che le reazioni avverse differiscono tra
adulti e bambini, ritiene doveroso non sottovalutare la complessiva quantità di alluminio
somministrata ai militari nell’intera profilassi vaccinale, in quanto negli adulti il maggior
grado di sviluppo dei sistemi immunitario e nervoso al momento della vaccinazione, e le
possibili forme di autoimmunità fisiologiche, possono favorire l’induzione di reazioni di tipo
linfoproliferativo e malattie autoimmuni, come risulta dall’elencazione degli effetti
indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni, contenute nelle schede tecniche elaborate
dalle case farmaceutiche. A riguardo si veda l’apposito paragrafo Effetti indesiderati,
reazioni avverse e controindicazioni della presente relazione.
Di seguito la tabella completa divisa tra ECCIPIENTI e CONTAMINANTI (inclusi i
conservanti) introdotti nell’organismo in seguito alla profilassi vaccinale militare. La tabella è
suddivisa in cinque colonne: la prima contiene la denominazione del componente, la seconda
l’unità di misura, la terza la quantità massima teorica 29, la quarta la quantità relativa al
modulo di base della profilassi vaccinale 30, la quinta la quantità minima e massima relativa
all’intera profilassi vaccinale 31.
Nel caso in cui il componente sia causa di una reazione allergica, questo verrà indicato con un
asterisco. Nel caso in cui il componente sia tossico o potenzialmente tossico verrà indicato
con due asterischi.
29
I vaccini sono stati esaminati nella loro scomposizione nelle distinte componenti. Queste ultime sono state
successivamente sommate quando presenti in più vaccini. Nel caso in cui siano disponibili vaccini di diverse
case produttrici, relativi alla profilassi della stessa malattia, e quindi da somministrare in alternativa fra loro, il
componente presente in ciascuno in quantità differenti è stato conteggiato nella sua quantità massima.
30
Per il modulo di base relativo alla semplice leva non ci sono, nella documentazione AIFA, marchi di vaccini
utilizzabili alternativamente. In questo caso dunque la somma è fatta per quantità effettivamente
somministrate nell’intera profilassi di base.
31
Come per la nota precedente, anche in questo caso i valori si riferiscono alla quantità effettivamente
somministrata, scegliendo tra le marche di vaccini alternativi, quelli più recenti e con maggiore o minore
quantità totale di componenti.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 160
161
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ECCIPIENTI 32
Nome Componente
Quantità
massima
teorica
Quantità
relativa al
modulo di
base
Fascia Min e Max
della presenza del
componente con la
profilassi completa
2-phenoxyethanol**
[mg]
5
0
0
Amino acids for injection*
[mg]
21
6
Tra 9 e 18
Calcium chloride dihydrate
CaCl₂*2H₂O
[mg]
0,09956
0,03356
Tra 0,09356 e
0,09956
Citric Acid
[mg]
0,04
0
Tra 0 e 0,04
Disodium phosphate dodecahydrate [mg]
2,45
0
Tra 0 e 1,15
32
Ethanol
[mg]
1,632001
0
Tra 0 e 0,632001
Hydrolyzed Porcine Gelatin*
[mg]
17,8
0
Tra 0 e 17,8
L–Arginine
[mg]
4
0
Tra 0 e 4
Lactose*
[mg]
96
32
Tra 32 e 96
Magnesium chloride hexahydrate
MgCl₂•6H₂O
[mg]
0,05545
0,00545
0,05545
Magnesium sulfate heptahydrate
MgSO4.7H2O
[mg]
0,03655
0,02855
Tra 0,02855 e
0,03655
Mannitol
[mg]
24
8
Tra 8 e 24
Potassium dihydrogen phosphate
KH2PO4
[mg]
0,65589
0,00789
Tra 0,32589 e
0,56589
Phenylalanine
[mg]
0,990001
0,33
Tra 0,330001 e 0,99
Polyethylene 400 (PEG 400)*
[mg]
0,000004
0
0,000004
Nella tecnica farmaceutica, sostanza farmacologicamente inerte e di scarsa reattività chimica, che conferisce
a una preparazione medicinale la forma, la consistenza, la diluizione e gli altri caratteri fisici e chimico-fisici
necessari per la sua formulazione, fungendo soprattutto da veicolo per le sostanze attive.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 161
162
-
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Polysorbate 20*
[mg]
0,04005
0
Tra 0,04 e 0,04005
Polysorbate 80 + Octoxynol 10
(Triton X-100)*
[mg]
1,175003
0
Tra 0,000001 e
1,175
Potassium chloride KCl
[mg]
0,512
0,068
Tra 0,256 e 0,512
RRR-alpha-Tocopheryl hydrogen
succinate
[mg]
0,1
0
0
Sodium borate
[mg]
0,21
0
0
Sodium Borate Decahydrate
[mg]
0,14
0
Tra 0 e 0,14
Sodium chloride NaCl
[mg]
129,44
5,84
Tra 84,44 e 128,04
Sodium citrate
[mg]
12,66
0
Tra 12 e 12,66
Sodium deoxycholate
[mg]
0,005
0
0
Sodium dihydrogen phosphate
Na2HPO4
[mg]
0,415395
0,0126
Tra 0,013395 e
0,415395
Sodium dihydrogen phosphate
dihydrate
[mg]
2,84
0
Tra 0 e 2,84
Sodium phosphate dibasic dihydrate [mg]
24,05
0
Tra 20,12 e 23,39
Sodium phosphate monobasic
dihydrate
[mg]
4
0
4
sorbitan trioleate
[mg]
1,175
0
Tra 0 e 1,175
Sorbitol
[mg]
21
9
Tra 9 e 21
Squalene**
[mg]
9,75
0
Tra 0 e 9,75
Sucrose
[mg]
36,5
0
Tra 0,000001 e
36,000001
Urea
[mg]
7,2
0
Tra 0 e 7,2
L-Cysteine hydrochloride -H2O
[mg]
0,000436
0,000436
0,000436
L-Arginine
[mg]
3
3
3
L-Glutamine
[mg]
0,01455
0,01455
0,01455
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 162
163
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
L-Tyrosine
[mg]
0,000602
0,000602
0,000602
Solution N°4 (Amino Acids)
[μL]
0,363
0,363
0,363
Solution N°6 (vitamins)
[μL]
0,145
0,145
0,145
Sodium hydrogen carbonate
(NaHCO3)
[mg]
7200,17
0,17
7200,17
Sodium carbonate anhydrous
[mg]
800
0
800
D-Bactogalactose
[mg]
0,02909
0,02909
0,02909
Saccharin
[mg]
60
0
60
Dextrose
[mg]
0,02909
0,02909
0,02909
CONTAMINANTI 33
Acetaldehyde*
[mg]
0,00065
0
Tra 0 e 0,00065
Acetone**
[mg]
0,000375
0
Tra 0 e 0,000375
AmberliteTM XAD4*
[mg]
0,000001
0
0,000001
ANTIBIOTICS*
[mg]
0,00006
0
0,00006
Gentamicin sulfate*
[mg]
0,00015
0
0
Kanamycin acid sulphate*
[mg]
0,000001
0
0,000001
0
Tra 0,0004 e
0,00128
Neomycin*
33
[mg]
0,00168
Neomycin sulphate*
[mg]
0,075021
0,025
Tra 0,025021 e
0,075001
Antifoaming agent*
[mg]
0,00028
0
Tra 0 e 0,00028
Sostanza tossica o potenzialmente tossica presente nel farmaco a causa del processo di lavorazione, o nelle
materie prime da cui viene derivato.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 163
164
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Arsenic**
[mg]
0,00000975
0
Tra 0 e 0,00000975
Bacterially-derived DNA*
[mg]
0,000201
0
Tra 0 e 0,000201
Barium sulphate**
[mg]
0,000001
0
0,000001
BOVINE SERUM ALBUMIN
(BSA)*
[mg]
0,00035
0,00005
Tra 0,00030002 e
0,0003345
CaCl2
[mg]
0,000004
0
0,000004
Caesium chloride (CsCl2)
[mg]
0,004
0
0,004
Cetyrilmethylammonium bromide
(CTAB)
[mg]
0,200001
0
Tra 0,000001 e
0,200001
Chloroform**
[mg]
1,157
0
Tra 0,001 e 1,156
EDTA and phenylmethyl sulfonyl
fluoride e PMSF**
[mg]
0,072004
0
Tra 0,000004 e
0,072004
Endotoxin**
[mg]
0,000001
0
Tra 0 e 0,000001
Ethylene glycol.
[mg]
0,000004
0
0,000004
Formaldehyde*
[mg]
0,120003
0
Tra 0,015025 e
0,115001
Free Fatty Acids (acidi grassi)
[mg]
0,0052
0
Tra 0 e 0,0052
Haemagglutinin (HA) e
Neuraminidase (NA)*
[mg]
0,015
0
0,015
Heavy metals
[mg]
0,000121
0
Tra 0 e 0,000121
Heptaacyl MPL
[mg]
0,001
0
Tra 0 e 0,001
HUMAN SERUM ALBUMIN
(HSA)*
[mg]
2,45
0
Tra 0,45 e 2,45
Hydrocortisone
[mg]
0,0000016
0
0
Isopropanol
[mg]
0,000004
0
0,000004
KDO 2-keto-3-deoxyoctonate (Sialic
acid)
[mg]
0,00048
0
Tra 0 e 0,00048
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 164
165
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
L-cystine
[mg]
0,0858
0,0678
Tra 0,0678 e 0,0858
Methanol
[mg]
0,628
0
Tra 0 e 0,628
Monosodium L-Glutamate**
[mg]
0,72
0
Tra 0 e 0,72
Ovalbumin*
[mg]
0,01685
0
0,0168
0
Tra 0 e
0,00000000644
PCB/Dioxin**
0,0000000064
[mg]
4
Phenol red**
[mg]
0,02111
0,00511
Tra 0,00511 e
0,02111
Phospholipid
[mg]
0,00076
0
Tra 0 e 0,00076
SILICIUM (SILICON)
[mg]
0,000001
0
Tra 0 e 0,000001
thiocyanate**
[mg]
0,000003
0
0
Thiomersal o sodio-etilmercuriotiosalicilato (C9H9HgNaO2S)**
[mg]
0,2
0
0
[mg] 0,000000004
0
Tra 0 e
0,000000004
Yeast-derived polysaccharides*
[mg]
0,008
0
0,008
Yeast-derived proteins (HBsAg
etc..)*
[mg]
0,000801
0
Tra 0,0008 e
0,000801
Β-propiolactone
[mg]
0,0006
0
0,0006
phenol**
[mg]
1,25
1,25
1,25
Medium 199
[mg]
1,33
1,33
1,33
0,0000618
0,000061
8
0,0000618
0,00000728
0,000007
28
0,00000728
Yeast DNA*
Adenine
Thymidine
[mg]
[mg]
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 165
166
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Dai calcoli effettuati dalla Commissione è emerso che al termine della profilassi vaccinale, la
quantità di contaminanti assunti (calcolata come adiuvanti + contaminanti + eccipienti) è
compresa tra circa 8,32 e 8,42 g. Questo valore è comunque sottostimato perché non sono
stati testati i contaminanti biologici - ovvero virus, batteri, micoplasmi e micobatteri, nonché
DNA umano fetale e DNA animale - che provengono dai tessuti biologici di coltura dei
vaccini 34.
A questo proposito, nell’articolo già agli atti della Commissione (New Quality-Control
Investigations on Vaccines: Micro and Nanocontamination 35) è riportata una foto (foto n. 7 a
pag. 11) della contaminazione di un vaccino con cellule umane/animali provenienti dal
tessuto di coltura.
34
Biologicals. 2010 May;38(3):332-4. Human and animal vaccine contaminations. Pastoret PP; EVM reflection paper on the
Safety Assessment of Residuals and Contaminants in Vaccines; Minimum requirements for biological products; Guidance for
Industry – Characterization and Qualification of Cell Substrates and Other Biological Materials Used in the production of
Viral Vaccines for Infectious Disease – Indications; Guidelines on the nonclinical evaluation of vaccine adjuvants and
adjuvanted vaccines; Cancer Res. 2005 Nov 15;65(22):10273-9. Some oral poliovirus vaccines were contaminated with
infectious SV40 after 1961. Cutrone R1, Lednicky J, Dunn G, Rizzo P, Bocchetta M, Chumakov K, Minor P, Carbone M;
Pharmacoepidemiol Drug Saf. 2010 Mar;19(3):306-10. Safety assessment of recalled Haemophilus influenzae type b (Hib)
conjugate vaccines--United States, 2007-2008. Huang WT1, Chang S, Miller ER, Woo EJ, Hoffmaster AR, Gee JE, Clark TA,
Iskander JK, Ball R, Broder KR; Bovine Derived Materials Used in Vaccine Manufacturing Questions and Answers; Hum
Vaccin Immunother. 2013 Aug 28;9(11). Investigation of a regulatory agency enquiry into potential porcine circovirus type
1contamination of the human rotavirus vaccine, Rotarix™: Approach and outcome. Dubin G1, Toussaint JF, Cassart JP, Howe
B, Boyce D, Friedland L, Abu-Elyazeed R, Poncelet S, Han HH, Debrus S.; Recall of FLUVIRIN (Influenza Virus Vaccine) 20102011 Formula Multidose Vial; Jpn J Infect Dis. 2004 Apr;57(2):58-9. Endotoxin content in Haemophilus influenzae type b
vaccine. Ochiai M1, Kataoka M, Toyoizumi H, Yamamoto A, Kamachi K, Arakawa Y, Kurata T, Horiuchi Y.; Vaccine. 2015 Jan
1;33(1):252-9. Detecting and preventing reversion to toxicity for a formaldehyde-treated C. difficile toxin B mutant. Wang
B1, Wang S1, Rustandi RR1, Wang F1, Mensch CD1, Hong L1, Kristopeit A1, Secore S1, Dornadula G1, Kanavage A1, Heinrichs
JH1, Mach H1, Blue JT1,Thiriot DS2.; Vaccine. 2008 Jul 23;26(31):3835-41. Residual enzymatic activity of the tetanus toxin
light chain present in tetanus toxoid batches used for vaccine production. Behrensdorf-Nicol HA1, Kegel B, Bonifas U,
Silberbach K, Klimek J, Weiber K, Krämer B.; Med Hypotheses. 2005;65(3):509-20. Multiple sclerosis and hepatitis B
vaccination: could minute contamination of the vaccine by partial hepatitis B virus polymerase play a role through
molecular mimicry? Faure E1.; Issues Law Med. 2015 Spring;30(1):47-70.Epidemiologic and Molecular Relationship Between
Vaccine Manufacture and Autism Spectrum Disorder Prevalence.Deisher TA, Doan NV, Koyama K, Bwabye S.;
Computational Detection of Homologous Recombination Hotspots in X-Chromosome Autism-Associated Genes A. Arda , S.
Bwabye , K. Koyama , N. Doanb, M. A. LaMadridc , T. A. Deisher.; J Immunotoxicol. 2011 Jan-Mar;8(1):68-79.Theoretical
aspects of autism: causes--a review. Ratajczak HV; Cytotechnology. 2002 Jul;39(2):91-116. Virus contaminations of cell
cultures - A biotechnological view. Merten OW1. ;J Virol. 2010 Jun;84(12):6033-40. Viral nucleic acids in live-attenuated
vaccines: detection of minority variants and an adventitious virus. Victoria JG1, Wang C, Jones MS, Jaing C, McLoughlin K,
Gardner S, Delwart EL
35
Gatti A.M., Montanari S. (2016) New Quality-Control Investigations on Vaccines: Micro and
Nanocontamination. Int J Vaccines 4(1) (foto n.7 a pag. 11).
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 166
167
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Figure 7: Immagine di un’area in una goccia di Repevax
(vaccino antidifterite, tetano, pertosse, polio) dove è stata
identificata la morfologia di globuli rossi (frecce rosse). E’
impossibile stabilire se sono di origine umana o animale.
Poiché molti dei vaccini utilizzati vengono prodotti con colture di cellule e tessuti animali
(embrioni di pollo) o umani (tessuti fetali, linee cellulari), tale contaminazione pone dei seri
rischi per la salute umana, perché potrebbe essere responsabile di reazioni autoimmuni contro
il DNA umano. In particolare è il caso di richiamare lo studio dal tiolo “Epidemiologic and
Molecular Relationship Between Vaccine Manufacture and Autism Spectrum Disorder
Prevalence” di Deisher TA, et al. Issues Law Med. 2015, nelle cui conclusioni si legge: “I
vaccini prodotti in linee di cellule fetali umane contengono livelli inaccettabili di
contaminanti del frammento di DNA fetale. Il genoma umano contiene naturalmente regioni
suscettibili di formazione di rottura a doppio filamento e mutagenesi inserzionale del DNA.
La "Scossa di Wakefield" ha creato un esperimento naturale che può dimostrare una
relazione causale tra vaccini fabbricati da linee cellulari fetali e la prevalenza di ASD” 36. La
Commissione osserva che lo studio è frutto dell’analisi di laboratorio svolta su un vaccino
presente nell’elenco della documentazione consegnata da AIFA, ma nella quale non si fa
menzione di tale componente.
In relazione alle reazioni autoimmuni si fa rinvio alla trattazione nell’apposito paragrafo dal
titolo Ipersensibilità e allergie, della presente relazione, in cui le aziende produttrici
interessate suggeriscono di appurare l’ipersensibilità, tra l’altro, a cellule di pollo e uovo e a
cellule diploide umane, prima di provvedere alla somministrazione del vaccino al fine di
evitare reazioni indesiderate.
36
https://www.ncbi.nlm.nih.gov/m/pubmed/26103708/
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 167
168
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Verifiche richieste in merito ai rischi legati a problemi di immunosoppressione,
iperimmunizzazione, autoimmunità e di ipersensibilità
Come già evidenziato nella relazione intermedia di luglio, la vaccinazione comporta dei rischi
in termine di problemi di immunosoppressione, iperimmunizzazione, autoimmunità e di
ipersensibilità. Questa affermazione ha trovato conferma dall’analisi dei documenti pubblici
dei vaccini, quali fogli illustrativi e schede tecniche (vedi da punto 4.4 delle RCP fornite da
AIFA), come sintetizzati nella tabella che segue. In particolare, le case farmaceutiche
chiedono l’applicazione di opportune precauzioni all’impiego del vaccino e, tra l’altro, la
verifica dello stato di salute del vaccinando e dell’assenza delle patologie sotto elencate al
momento della vaccinazione.
Verifica richiesta dalla casa farmaceutica delle patologie di cui
accertarsi dell'assenza prima di effettuare la vaccinazione
Numero dei vaccini
compresi nella
profilassi militare che
la richiede
immunosoppressione endogena o iatrogena
7
Immunodepressione congenita
3
Immunodepressione idiopatica
2
terapia immunosoppressiva
10
immunodeficienza
6
soggetto HIV positivo
1
immunodeficienza umorale o cellulare
3
immunodeficienza congenita o ereditaria
1
malattia autoimmune
1
trombocitopenia
2
tumori solidi maligni
2
neoplasie maligne del sistema ematopoietico e linfatico
1
linfomi di qualunque tipo
1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 168
169
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
leucemie
1
farmaci antimitotici
1
radioterapia
2
timoma
1
test qualitativo per gli anticorpi
2
produzione anticorpi efficacemente
1
sistema immunitario indebolito
2
Test sierologici
2
malattie gastrointestinali acute
1
malattie febbrili acute.
8
dieta a basso contenuto di sodio
1
disordini della coagulazione
1
disordini neurologici
1
epilessia
1
emofilia
1
alterazioni della coagulazione
1
disturbi della coagulazione
2
malattia cerebrale
1
malattia febbrile grave acuta
3
Altre forme di Epatite
1
Incubazione Epatite A
2
emodialisi
2
insufficienza renale
1
farmaci citotossici
2
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
– 170
Atti Parlamentari
- 169 -–
— DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI —
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
timectomia
1
disfunzione timica
1
infezioni gastrointestinali acute
1
trattamento con antibiotici o sulfonamidi
1
affezioni febbrili
5
infezione acuta
5
patologie a carico del sistema Nervoso Centrale
1
suscettibilità alle convulsioni febbrili
1
Complicazioni neurologiche a seguito di vaccinazione
1
gravi malattie croniche
1
discrasie ematiche
1
Tubercolosi attiva non trattata
1
Sono ben 22 le indicazioni di svolgere accertamenti pre vaccinali volti ad escludere
l’esistenza di eventuali stati di immunosoppressione, 7 quelle che prevedono la preventiva
valutazione dell’efficienza o inefficienza del sistema immunitario, 3 quelle riferite alle
necessità di escludere malattie autoimmuni, 9 le malattie oncologiche e, a vario titolo, ben 11
che chiedono una vera e propria analisi dell’eventuale immunodeficienza.
Alla luce di questo elenco la Commissione ritiene che l’allegato F alla direttiva DIFESAN 14
febbraio 2008, riguardante il modulo anamnestico e il consenso informato da compilare a cura
del militare in sede di somministrazione vaccinale, appaia insufficiente e che la mera
compilazione del modulo non possa ritenersi sostitutiva degli accertamenti sanitari richiesti
dalle aziende produttrici dei vaccini. Conclude pertanto che il modulo debba essere integrato
con i corrispondenti accertamenti diagnostici.
Ipersensibilità e allergie
Su tutti i vaccini analizzati e rientranti nella profilassi vaccinale militare, oltre al principio
attivo del vaccino, sono 81 gli elementi per cui è prevista una valutazione di sensibilità o
allergia.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 170 171
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
Ipersensibilità da verificare prima della
somministrazione del vaccino indicate dalla casa
farmaceutica
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Numero di vaccini che lo
richiedono
Cloruro di Sodio (Sodio cloruro )
15
formaldeide
10
Principio attivo
8
neomicina solfato
8
potassio fosfato monobasico
6
proteine di pollo
5
Saccarosio
5
neomicina
4
polisorbato 80
4
Cellule di Uova di pollo*
4
embrioni di gallina*
4
Ovalbumina
4
Sodio fosfato dibasico diidrato
4
idrossido di alluminio
4
aminoacidi per preparazioni iniettabili
4
kanamicina
3
cetiltrimetilammonio bromuro (CTAB)
3
solfato di bario
3
sodio fosfato dibasico
3
lievito
3
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–
dei deputati
CameraCamera
dei Deputati
172- 171
–-
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Potassio cloruro
3
cloruro di potassio
3
Lattosio
3
Sorbitolo E420
3
emoagglutinina
3
ottoxinolo 10
2
Albumina umana
2
Cellule diploidi umane (MRC-5)*
2
sodio fosfato dibasico dodecaidrato
2
Sodio fosfato monobasico diidrato
2
cloruro di magnesio esaidrato
2
sodio desossicolato
2
α-tocoferolo succinato acido
2
Sodio borato
2
Potassio diidrogeno fosfato
2
gentamicina solfato
2
Mannitolo
2
Trometamolo*
2
gentamicina
1
clorotetraciclina*
1
anfotericina B
1
polisorbato 20
1
Sodio glutammato
1
Sodio fosfato dibasico anidro
1
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
Atti Parlamentari
—
–
173- 172
–-
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
dei deputati
Camera Camera
dei Deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Sodio bicarbonato
1
Sodio citrato
1
sodio diidrogeno fosfato
1
Sodio carbonato, anidro
1
Disodio idrogeno fosfato
1
Cloruro di Sodio
1
Sodio
1
alluminio fosfato
1
monofosforil lipide A
1
potassio tiocianato
1
Acido citrico
1
Saccarina sodica
1
Magnesio solfato
1
Calcio cloruro
1
E171 (titanio diossido)*
1
E172 (ossido di ferro giallo e ossido di ferro rosso)*
1
E127 (eritrosina)*
1
gelatina
1
Gelatina idrolizzata
1
idrossipropilmetilcellulosaftalato (HP-MCP)-50*
1
dibutilftalato*
1
dietilftalato*
1
etilenglicole
1
L-alanina
1
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 173
174
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
L-istidina idroclorito
1
fenolo
1
2-fenossietanolo
1
idrossido di sodio*
1
Acido cloridrico*
1
Urea
1
solfato di protamina*
1
lattice*
1
Edetato bisodico
1
Potassio-L-glutammato*
1
Polygelina*
1
9-ottoxinolo*
1
streptomicina*
1
polimixina B*
1
*componenti di cui non ci è stata fornita una quantificazione
Come si evince dal prospetto sovrastante, piuttosto che una valutazione sulla tollerabilità ad
ogni singolo elemento può essere percorribile la scelta di effettuare una valutazione di
tollerabilità complessiva per vaccino da somministrare. In questo modo si metterebbe in
evidenza anche la possibile intolleranza o ipersensibilità agli allergeni tra loro combinati.
Effetti indesiderati, reazioni avverse e controindicazioni
Dall’analisi degli effetti indesiderati, delle reazioni avverse e delle controindicazioni, sono
emerse informazioni importanti. Nel totale le reazioni censite ammontano a ben 240, con
frequenza variabile dal 10 per cento alla “frequenza non nota”. Di seguito si riporta la tabella
che descrive la frequenza di accadimento di reazioni avverse e di eventi indesiderati e il
numero di volte in cui è citata nei fogli illustrativi dei vaccini.
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
– - 174
175 - –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Reazione avversa o evento indesiderato
Numero di volte in cui
è citata con la
medesima frequenza 37
M
N
M N
C C C R R N
dolore al sito di iniezione
13 1
0 1
0
0
Affaticamento
8 2
4 0
2
1
cefalea
5 8
3 0
2
0
Mialgia
5 5
5 1
2
1
indurimento al sito di iniezione
4 11
1 2
0
0
rossore al sito di iniezione
4 7
0 1
0
0
Irritabilità
4 2
2 0
0
0
febbre
3 16
1 1
1
1
dolore
3 2
1 0
0
1
eritema al sito di iniezione
2 5
1 0
0
0
mal di testa
2 4
0 0
0
0
Dolore e sensibilità al sito di iniezione
2 2
0 0
0
0
37
MC = Molto Comune, C = Comune, NC = non comune, R = Raro, MR = Molto Raro e NN = Non nota (1 su 1
milione)frequenza non nota
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
176 - 175
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
malessere
1 7
4 3
2
1
Ecchimosi al sito di iniezione
1 3
2 0
0
0
astenia
1 2
3 2
1
3
Ematoma al sito di iniezione
1 0
4 0
0
0
Eritema e gonfiore
1 0
1 4
0
0
Calore al sito di iniezione
1 0
1 2
0
0
nodulo al sito di iniezione
1 0
0 2
0
0
edema al sito di iniezione
1 0
0 0
0
0
gonfiore della sede di iniezione
1 0
0 0
0
0
nausea
0 15
3 2
2
0
Gonfiore al sito di iniezione
0 13
0 2
1
1
vomito
0 11
6 1
2
0
diarrea
0 10
6 2
2
1
dolore addominale
0 7
4 3
2
1
Artralgia
0 7
3 3
3
3
brividi
0 7
1 2
2
2
perdita dell’appetito o scarso appetito
0 6
0 1
0
1
sonnolenza
0 5
2 3
1
0
sudorazione
0 5
0 2
1
0
eruzione cutanea
0 3
1 0
2
0
piressia
0 3
0 0
0
0
Prurito al sito di iniezione
0 2
3 1
1
0
sindrome simil-influenzale
0 2
2 5
3
3
infezione del tratto respiratorio superiore
0 2
2 0
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
177 - 176
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
stanchezza
0 2
0 0
1
1
Vertigini
0 1
7 2
1
2
linfoadenopatia
0 1
5 4
4
2
Rash
0 1
5 1
6
3
capogiri
0 1
2 1
1
0
eruzione cutanea simile a varicella
0 1
1 0
0
0
Irritazione al sito di iniezione
0 1
1 0
0
0
Dolori muscoloscheletrici
0 1
0 1
0
0
Esantema
0 1
0 0
0
1
sindrome simile a morbillo
0 1
0 0
0
1
sindrome simile a rosolia
0 1
0 0
0
0
prurito
0 0
5 5
2
3
orticaria
0 0
4 5
6
6
Tosse
0 0
3 1
0
0
rigidità muscoloscheletrica
0 0
2 1
1
0
Anoressia
0 0
2 1
0
0
congiuntivite
0 0
2 1
0
0
rinite
0 0
2 1
0
0
insonnia
0 0
2 0
1
0
faringite
0 0
2 0
0
0
otite media
0 0
2 0
0
0
Pianto insolito
0 0
2 0
0
0
Nervosismo
0 0
1 3
0
0
Vampate di calore
0 0
1 3
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
178 - 177
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Dolore al braccio (nell’arto in cui è stata effettuata
l’iniezione)
0 0
1 1
0
1
Rigidità
0 0
1 1
0
1
Congestione nasale
0 0
1 1
0
0
infezione virale
0 0
1 1
0
0
iperidrosi
0 0
1 1
0
0
Malattia similinfluenzale
0 0
1 1
0
0
Rinorrea
0 0
1 1
0
0
aumento degli enzimi epatici
0 0
1 0
1
0
gastroenterite
0 0
1 0
0
1
atralgia
0 0
1 0
0
0
bronchite
0 0
1 0
0
0
congestione respiratoria
0 0
1 0
0
0
crampi addominali
0 0
1 0
0
0
Dermatiti da contatto
0 0
1 0
0
0
disturbi del sonno
0 0
1 0
0
0
emicrania
0 0
1 0
0
0
esantema virale
0 0
1 0
0
0
fastidio addominale
0 0
1 0
0
0
Gonfiore dei linfonodi
0 0
1 0
0
0
gonfiore delle ghiandole parotidi
0 0
1 0
0
0
gorgoglio gastrico/addominale (gas)
0 0
1 0
0
0
miliaria rubra
0 0
1 0
0
0
Otite
0 0
1 0
0
0
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
Atti Parlamentari –
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
179 - 178
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Varicella
0 0
1 0
0
0
parestesia*
0 0
0 6
4
3
Reazioni allergiche
0 0
0 5
7
4
Sindrome di Guillain Barré/paralisi*
0 0
0 3
7
6
Convulsioni
0 0
0 3
6
5
angioedema
0 0
0 3
4
3
neurite*
0 0
0 3
4
2
encefalomielite*
0 0
0 3
4
0
Dermatite
0 0
0 3
0
1
Trombocitopenia*
0 0
0 2
4
5
dolore alle estremità
0 0
0 2
2
0
dispnea
0 0
0 2
0
2
edema palpebrale
0 0
0 2
0
0
edema periferico
0 0
0 2
0
0
Reazioni circolatorie (come palpitazioni o vampate di
calore)
0 0
0 2
0
0
paralisi*
0 0
0 1
2
1
sclerosi multipla*
0 0
0 1
2
1
mielite trasversa*
0 0
0 1
1
2
debolezza muscolare
0 0
0 1
1
1
Paralisi facciale/Paralisi di Bell's*
0 0
0 1
1
1
eczema
0 0
0 1
1
0
mieliti
0 0
0 1
1
0
flatulenza
0 0
0 1
0
2
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
180 - 179
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Ipersensibilità
0 0
0 1
0
1
ipoestesia*
0 0
0 1
0
1
mal di schiena
0 0
0 1
0
1
acne
0 0
0 1
0
0
agitazione
0 0
0 1
0
0
anomalie del sogno
0 0
0 1
0
0
Apatia
0 0
0 1
0
0
aumento delle transaminasi (lieve e reversibile)
0 0
0 1
0
0
bronchiti
0 0
0 1
0
0
candidosi
0 0
0 1
0
0
Cinetosi
0 0
0 1
0
0
Compromissione/disturbi della visione
0 0
0 1
0
0
congestione polmonare
0 0
0 1
0
0
Congiuntiviti acute
0 0
0 1
0
0
contusione
0 0
0 1
0
0
dermatite atopica
0 0
0 1
0
0
disgeusia*
0 0
0 1
0
0
disturbi della deambulazione
0 0
0 1
0
0
Disturbi visivi
0 0
0 1
0
0
dolore agli occhi
0 0
0 1
0
0
Dolore al torace
0 0
0 1
0
0
Dolore all'orecchio
0 0
0 1
0
0
Dolore alla schiena
0 0
0 1
0
0
dolore pulsante o lancinante ad uno o più nervi
0 0
0 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
181 - 180
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Eczema nel sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
ematochezia
0 0
0 1
0
0
epistassi
0 0
0 1
0
0
Fastidio al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
Formazione di una crosta al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
Formicolio al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
formicolio o intorpidimento
0 0
0 1
0
0
Fuoco di S. Antonio
0 0
0 1
0
0
herpes simplex
0 0
0 1
0
0
infezioni respiratorie
0 0
0 1
0
0
Infiammazione al cervello
0 0
0 1
0
0
Infiammazione al sito di iniezione
0 0
0 1
0
0
infiammazione dei nervi
0 0
0 1
0
0
infiammazione del nervo ottico
0 0
0 1
0
0
infiammazione della pelle
0 0
0 1
0
0
infiammazione delle meningi
0 0
0 1
0
0
ipersonnia
0 0
0 1
0
0
irritazione agli occhi
0 0
0 1
0
0
irritazione meningea
0 0
0 1
0
0
lacrimazione
0 0
0 1
0
0
Linfoadeniti
0 0
0 1
0
0
Morbillo
0 0
0 1
0
0
Otalgia
0 0
0 1
0
0
Patologie autoimmuni*
0 0
0 1
0
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
182 - 181
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Polmoniti
0 0
0 1
0
0
Rapide pulsazioni del cuore
0 0
0 1
0
0
reazione simile a quella da morso/puntura nonvelenosa
0 0
0 1
0
0
respiro ansimante
0 0
0 1
0
0
Respiro corto
0 0
0 1
0
0
Rigidità/contrattura e sensazione di puntura
0 0
0 1
0
0
rossore della pelle
0 0
0 1
0
0
sbalzi emotivi
0 0
0 1
0
0
Sensazione di calore
0 0
0 1
0
0
Sensazione di scampanellio alle orecchie
0 0
0 1
0
0
sensibilità alla luce
0 0
0 1
0
0
sete
0 0
0 1
0
0
sintomi respiratori
0 0
0 1
0
0
Sinusite
0 0
0 1
0
0
starnuti
0 0
0 1
0
0
tachicardia
0 0
0 1
0
0
tendinite
0 0
0 1
0
0
Travaso sanguigno
0 0
0 1
0
0
tremore
0 0
0 1
0
0
ulcera del cavo orale
0 0
0 1
0
0
vescicole
0 0
0 1
0
0
Vasculiti*
0 0
0 0
5
4
Sincope
0 0
0 0
5
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
183 - 182
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Nevralgia
0 0
0 0
4
0
Anafilassi
0 0
0 0
3
5
presincope
0 0
0 0
3
0
sintomi da malattia da siero
0 0
0 0
3
0
Encefalite*
0 0
0 0
2
5
Eritema multiforme
0 0
0 0
2
5
neurite ottica*
0 0
0 0
2
1
shock anafilattico
0 0
0 0
2
1
nevriti
0 0
0 0
2
0
Edema angioneurotico
0 0
0 0
1
3
Meningite
0 0
0 0
1
3
Artrite*
0 0
0 0
1
2
encefalopatia*
0 0
0 0
1
2
ipotensione
0 0
0 0
1
2
Sincope vasovagale in risposta all’iniezione
0 0
0 0
1
2
neuropatia*
0 0
0 0
1
1
alopecia*
0 0
0 0
1
0
Asma
0 0
0 0
1
0
disidratazione
0 0
0 0
1
0
dispepsia
0 0
0 0
1
0
dolore articolare
0 0
0 0
1
0
Gonfiore alle estremità, mani, caviglie e piedi
0 0
0 0
1
0
gonfiore della bocca
0 0
0 0
1
0
gonfiore della gola
0 0
0 0
1
0
Atti Parlamentari –
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera
dei deputati
Camera
dei Deputati
184 - 183
– -
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
gonfiore delle labbra
0 0
0 0
1
0
lipotimia
0 0
0 0
1
0
mal di gola
0 0
0 0
1
0
0 0
0 0
1
0
ottundimento del gusto
0 0
0 0
1
0
poliarterite nodosa*
0 0
0 0
1
0
poliradicoloneurite*
0 0
0 0
1
0
Sintomi tipo broncospasmo
0 0
0 0
1
0
Uveite*
0 0
0 0
1
0
cerebellite*
0 0
0 0
0
2
edema facciale
0 0
0 0
0
2
Meningite asettica
0 0
0 0
0
2
sintomi simili a cerebellite*
0 0
0 0
0
2
acidosi metabolica
0 0
0 0
0
1
Anemia aplastica
0 0
0 0
0
1
attacco cerebrovascolare
0 0
0 0
0
1
aumento dell’espettorato
0 0
0 0
0
1
citolisi del muscolo e del fegato
0 0
0 0
0
1
Crisi cerebrovascolari
0 0
0 0
0
1
deficit neurologici focali
0 0
0 0
0
1
distensione addominale
0 0
0 0
0
1
eruzione maculopapulare
0 0
0 0
0
1
herpes zoster
0 0
0 0
0
1
malattia demielinizzante
centrale*
del
sistema
nervoso
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 184
185
-
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ipertensione
0 0
0 0
0
1
ipoestesia dell'arto nel quale è stato somministrato il
vaccino
0 0
0 0
0
1
letargia
0 0
0 0
0
1
lichen planus*
0 0
0 0
0
1
linfocitopenia
0 0
0 0
0
1
Neurite brachiale*
0 0
0 0
0
1
Pallore
0 0
0 0
0
1
Parestesia transiente*
0 0
0 0
0
1
porpora di Schönlein-Henoch*
0 0
0 0
0
1
porpora trombocitopenica*
0 0
0 0
0
1
raffreddore
0 0
0 0
0
1
scompenso renale
0 0
0 0
0
1
scompenso respiratorio.
0 0
0 0
0
1
Sindrome di Stevens-Johnson*
0 0
0 0
0
1
sindrome simile a parotite
0 0
0 0
0
1
stato di confusione
0 0
0 0
0
1
*malattie autoimmuni
Dall’analisi dei prospetti emerge che i vaccini che hanno un alto contenuto di componenti in
termini quantitativi, ma anche di varietà di componenti estranei, presentano più reazioni
avverse.
Inoltre è il caso di rimarcare che i dati trasmessi dalle aziende produttrici evidenziano
l’indicazione di una serie di malattie autoimmuni (indicate in grassetto e con asterisco in
tabella) come effetti indesiderati o reazioni avverse alla vaccinazione.
Va sottolineato che il monitoraggio delle reazioni avverse viene svolto in un periodo molto
ristretto dopo la vaccinazione, motivo per cui sono molto più frequenti le reazioni avverse
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 185
186
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
immediate, mentre le reazioni rare sono relative a patologie più a lungo termine e che
richiedono un campione di popolazione molto ampio, spesso non raggiunto in fase di
autorizzazione all’immissione in commercio. Per tale motivo le reazioni avverse non acute
sono notevolmente sottostimate.
A conferma della necessità di adottare precauzioni alle reazioni avverse si osserva infine che
le case farmaceutiche richiedono esami e verifiche preventive in numero proporzionalmente
maggiore, tanto più questi contengono componenti estranei al principio attivo.
Conclusioni preliminari
Concludendo, per la profilassi vaccinale obbligatoria militare, la valutazione della tossicità e
della tollerabilità dei componenti (principio attivo, adiuvanti, eccipienti e contaminanti)
contenuti nel farmaco deve essere effettuata in relazione all’intero ciclo di somministrazioni
prescritto dal calendario vaccinale. Conseguentemente il grado di purezza del singolo vaccino
deve essere maggiore rispetto a quello garantito per i farmaci considerati singolarmente e
attualmente in commercio per i fini civili.
Occorre migliorare la selezione del personale militare, sottoponendolo all’atto
dell’arruolamento a test di valutazione del sistema immunitario, nonché di tutte le
ipersensibilità.
A tal fine la Commissione suggerisce che nella metodologia di valutazione delle
ipersensibilità si prenda in considerazione l’intero vaccino in luogo del singolo componente al
fine di verificare gli effetti della somministrazione del farmaco considerato in toto. La
valutazione dell’ipersensibilità all’intero farmaco potrebbe essere condotta in analogia a
quella relativa alle intolleranze alimentari, studiando la reazione linfocitaria sul sangue del
vaccinando, ed i risultati inseriti nella scheda anamnestica del militare quale elemento di
idoneità all’arruolamento o di idoneità alla continuazione del servizio o di particolari
mansioni.
La Commissione ha riscontrato come la prescrizione dei vaccini monovalenti e monodose, a
parte per i due trivalenti MPR e TDP, appaia rispettata. La Commissione per le ragioni già
espresse in sede di relazione intermedia, e ribadite nei paragrafi di cui sopra, ritiene conforme
al principio di precauzione anche la fornitura monovalente monodose di questi ultimi due.
Il completamento dell’analisi documentale sui dossier di registrazione fin qui svolta, richiede
la verifica sperimentale su vaccini da prelevare a campione, nell’ambito di una attività
ispettiva da svolgere nelle sedi dove vengono effettuate le vaccinazioni ai militari. Solo in tal
modo è possibile controllare la conformità alla scheda tecnica nonché la presenza di
componenti non dosati, e di cui non è stato dato conto. Questo obiettivo, già prefissato dalla
legge istitutiva della Commissione non ha trovato attuazione a causa delle limitate risorse
economiche a disposizione della Commissione.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 186
187
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
In merito alla profilassi anti influenzale e antitifica, la Commissione rileva che, nel calcolo
rischio/beneficio, spesso, per indicazione di efficacia della vaccinazione si prende in
considerazione la percentuale di copertura vaccinale. Al contrario detta valutazione deve
prendere in considerazione anche la reale efficacia calcolata tenendo conto del numero di
soggetti che incorrono nella malattia nonostante la vaccinazione 38.
Monitoraggio delle condizioni immunitarie dei soggetti osservati. Analisi dei dati sul
follow-up del progetto denominato «Studio sull'impatto genotossico nelle unità militari»
(SIGNUM)
La seconda fase del progetto SIGNUM prevede l’osservazione longitudinale della coorte di
militari in esame per almeno dieci anni, con controlli eseguiti a cadenza annuale, finalizzati a
valutare l’esposizione a genotossici ambientali e l’eventuale presenza di marcatori di un
danno a carico del DNA.
In relazione a tale seconda fase, la Commissione ha svolto attività di indagine al fine di
conoscere se l’osservazione annuale sulla coorte fosse di fatto avvenuta e con quali esiti.
Sul punto è stata acquisita la dichiarazione dell’allora colonnello DE ANGELIS resa
nell’audizione del 1° marzo 2017, per cui il follow-up sarebbe stato effettuato e che la
rielaborazione dei dati sarebbe stata concordata in collaborazione con l’Istituto Superiore di
Sanità (ISS) in data 24 febbraio 2017.
Con l’interrogazione CATALANO n° 5/12290, sono stati accertati i costi relativi alla prima
fase del progetto che ammontano a euro 1.810.696,31. Per la seconda fase, il Gen. TOMAO
ha comunicato, mediante lettera, che la spesa destinata all’ISS è stata determinata in euro
40.700,00.
L’attività cui l’ISS è chiamato consiste nell'analisi della matrice dei dati del follow-up del
progetto SIGNUM.
La Commissione, in data 10 maggio 2017, ha fatto richiesta di accesso a detto database, al
fine di verificarne il contenuto e l’integrità dei dati. I dati richiesti sono stati trasmessi con
nota del 16 giugno 2017.
A fronte dei dati trasmessi, la Commissione ha elaborato qualche dato statistico dal quale è
emerso che nell’ambito del progetto SIGNUM sono stati reclutati in tutte le Forze armate solo
981 militari: 14 appartenenti all’Aeronautica militare; 150 della Marina militare, 187
all’Arma dei carabinieri; 630 all’Esercito e 94 congedati.
38
Citiamo i due studi dal quale siamo partiti per trarre questa conclusione: “Vaccines to prevent influenza in
healthy adults” e “Influenza Vaccination of Healthcare Workers: Critical Analysis of the Evidence for Patient
Benefit Underpinning Policies of Enforcement”.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 187
188
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Di questi, solo 644 in tutto, ossia il 65,6 per cento, hanno dato adesione ad essere sottoposti al
follow-up, e più precisamente 480 militari su 981 nel 2005; 385 nel 2006; 388 nel 2007; 181
nel 2008 e via via sempre meno fino al numero di 98 nel 2014, secondo il grafico che si
riporta di seguito.
Alla luce di questi dati la Commissione ha dovuto riscontrare l'impossibilità di giungere a
conclusione precise a causa della loro insufficienza. Mancavano inoltre tutti i dati relativi ai
soggetti congedati e i dati anagrafici dei militari della coorte di studio, nonché i dati sulle
vaccinazioni multiple per ogni militare e i relativi effetti sul DNA per ogni singolo militare
malato.
Pertanto, la Commissione insisteva con nuova richiesta con nota di prot. n° 854 datata
21/11/2017 al fine di conoscere se la matrice ricevuta a giugno fosse identica a quella
consegnata all’ISS o se fossero sopraggiunte integrazioni. Con la nota di risposta del 14
dicembre 2017, l’Osservatorio Epidemiologico della Difesa, nella persona del Direttore Brig.
Gen. Claudio DE ANGELIS, ha trasmesso alla Commissione la matrice completa del progetto
SIGNUM “come trasmessa all'Istituto superiore di sanità”, che però risulta essere la stessa
già ricevuta a giugno 2017.
Tuttavia, contrariamente a quanto fatto intendere, l’allegato n° 2 della predetta nota di
risposta, riporta le dichiarazioni dello stesso Brig. Gen. DE ANGELIS, rilasciata a verbale
nella riunione tenutasi presso IGESAN in data 26 ottobre 2017 tra i rappresentanti del
Ministero della difesa, l’Istituto superiore di sanità e i ricercatori incaricati dello studio del
follow-up, secondo cui “Le informazioni [di giugno 2017] sono state, altresì, integrate da dati
in possesso all'OED per l'attività istituzionale che svolge e integrata con le informazioni circa
il personale aderente allo studio e nel frattempo andato in congedo, già ottenute dalla
Direzione generale per il personale militare. I dati [così aggiornati] sono già stati consegnati
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 188
189
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
alla dott.ssa De Angelis dell'ISS. Inoltre, si è pensato di arricchire i dati con quelli contenuti
nelle Schede Dimissione Ospedaliera (SDO) da acquisire presso il Ministero della salute
dopo l'autorizzazione del Comitato etico dell'Istituto superiore di sanità. Infine, l'ISS
integrerà ulteriormente con i dati ISTAT sui decessi della popolazione”.
Alla luce di quanto sopra, la Commissione rileva la grave incompletezza dei dati ricevuti
rispetto a quelli che sono nella disponibilità dal Ministero della difesa e che quest’ultimo ha
consegnato al solo Istituto superiore di sanità. Rileva in particolare che l’Osservatorio
epidemiologico della Difesa, struttura competente del Ministero, ha omesso di trasmettere alla
Commissione parlamentare tali integrazioni, sebbene ne avesse la disponibilità.
Osserva, infine, che il gruppo di rappresentanti delle istituzioni che si è fatto carico del
follow-up di SIGNUM, nella stessa riunione del 26 ottobre 2017 presso IGESAN, sopra
richiamata, ha concordato di filtrare le risposte da fornire a soggetti istituzionali, quali la
presente Commissione, e volte a conoscere i dati relativi allo studio del follow-up: “[...] è
necessario concordare preventivamente con l'Ispettorato generale le informazioni
eventualmente richieste da organi esterni” (cit. testuale del C.A. CROCIATA).
La Commissione chiede che prima del termine della legislatura i dati richiesti siano trasmessi
nella loro versione integrale. La Commissione si riserva di intraprendere ogni opportuna
segnalazione nelle sedi giudiziarie competenti in caso di ulteriore omissione.
Fermo restando quanto sopra la Commissione ribadisce che per avere l’anagrafica completa
dei dati relativi al follow-up SIGNUM è necessario incrociare le informazioni esposizionali
(ossia conoscere i luoghi che hanno frequentato nelle missioni all’estero, nonché le caserme e
i poligoni e le mansioni, espletate nel territorio nazionale) con le informazioni sanitarie e
quelle anagrafiche vere e proprie. Pertanto valuterà i dati trasmessi all’ISS anche nel merito
dei criteri di selezione adottati nella loro raccolta. Infatti rileva che dal verbale non si evince
che siano stati raccolti dati dal registro nazionale dei tumori, dal ministero delle finanze (per
lo stato in vita e di residenza) e non è chiaro quali dati militari siano stati raccolti
(occorrerebbero ad esempio i fogli matricolari - curricula militari).
Analisi dei dati sui casi di Neoplasie e gravi malattie che hanno colpito il personale
italiano impiegato anche nelle missioni militari all'estero
Nel corso dei propri lavori la Commissione ha acquisito un database predisposto dalla Procura
della Repubblica di Padova, nell’ambito di indagini sulle patologie dei militari. All’interno di
detto database sono contenuti tutti i dati dei militari ammalati e/o deceduti a causa di malattie
linfoproliferative, contratte nel corso dell’attività militare, suddivisi tra militari andati in
missione e non, per sesso e per corpo di appartenenza. Il database è stato realizzato unificando
le informazioni contenute negli archivi dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa e dalle
informazioni raccolte nell’ambito dell’indagine aperte dalla Procura della Repubblica di
Padova, censiti fino ad aprile 2015. Nel confronto tra i dati unificati la Procura di Padova ha
fatto emergere un disallineamento: il 45 per cento dei casi di patologie conseguenti il servizio
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 189
190
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
prestato e noti alla Procura, non erano registrati nella banca dati dell’Osservatorio. La
Commissione dunque riteneva opportuno procedere ad aggiornarla acquisendo i dati
ulteriormente raccolti dall’Osservatorio fino alla data odierna.
Con nota di prot. n°854 del 21/11/2017 della Camera dei deputati, la Commissione ha
richiesto all’Osservatorio epidemiologico il suddetto aggiornamento delle matrici dati, nonché
il numero dei militari nuovi arruolati e congedati per anno relativi al monte Venda, al fine di
depurare ulteriormente i dati da possibili bias 39. I dati sono pervenuti alla Commissione il 14
dicembre 2017, con una nota datata 11/12/2017 e, per quanto riguarda la matrice con i dati
anagrafici e di salute dei militari malati, secretati dalla commissione. Non sono invece
consegnati i dati sullo stato di salute dei militari congedati richiesti in quanto l’Osservatorio
ha dichiarato di non averne la disponibilità, che sarebbe invece in capo alla Direzione per
l'Impiego del Personale delI'A.M. (DIPMA). Ha altresì dichiarato di averne inoltrato formale
richiesta a quest’ultima direzione.
In ogni caso i dati forniti sono stati elaborati nel rispetto della classificazione di riservatezza,
distinguendo per sesso, status (missionario e non missionario 40) e relativa forza armata.
In relazione all’insorgenza di neoplasie riscontrate tra i militari nel periodo dal 1995 a
dicembre 2017, è emerso che:
1. il numero di tumori maligni segnalati all’Osservatorio da militari appartenenti a tutte
le Forze armate, era di 3.788 nel 2013; di 4.791 nel 2014; di 5.135 nel 2015 e l’ultimo
dato aggiornato a dicembre 2017 è di 6446 (i dati si riferiscono solo militari che si
sono ammalati quando erano ancora in servizio 41);
39
Termine del linguaggio scientifico che indica tendenza, inclinazione, distorsione.
40
Per missionario si intende il personale militare che abbia partecipato a missioni all’estero e quindi sottoposto
alla conseguente profilassi vaccinale aggiuntiva.
41
Nei dati non vengono conteggiati i deceduti e coloro che, congedati, escono dal monitoraggio
dell’Osservatorio epidemiologico della Difesa.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 190
191
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
2. suddividendo i militari tra “andati in missione” e “non andati in missioni”, ai soli fini
statistici, i militari che non sono andati in missione hanno sviluppate patologie
tumorali in numero assoluto maggiore rispetto a quelli che sono stati inviati in
missioni di peacekeeping fuori dal territorio nazionale (al 2013 si sono ammalati
2.976 militari non missionari contro 812 militari missionari; al 2014, 3.866 non
missionari contro 925 missionari; al 2017, 4.291 non missionari contro 1.158
missionari);
Si fa presente che i dati non sono stati ancora elaborati in termini relativi, ma esclusivamente
in termini assoluti. Pertanto, in relazione alle due categorie, manca il calcolo percentuale che
esprime il rapporto tra il numero dei malati e il numero totale dei militare della rispettiva
categoria. Di conseguenza il dato assoluto dei 1.158 militari malati e andati in missione al
2017, non deve essere inteso come risultato di una loro esposizione a minori rischi di
morbilità, rispetto ai 4.291 militari malati non mandati in missione, ma deve semplicemente
evidenziare la multifattorialità delle cause di malattie linfoproliferative oggetto della indagine
della Commissione già asseverate dal progetto SIGNUM.
Infatti, anche i militari che non vanno in missione e che, quindi, sono sottoposti a un minor
numero di fattori di rischio, risultano essersi comunque ammalati, in quanto assoggettati
anch’essi a fattori di rischio legati ai luoghi di servizio (poligoni di tiro o siti nazionali
notoriamente inquinati) e a quelli connessi alla profilassi vaccinale del modulo di base, le cui
criticità sono già state evidenziate. I militari che vengono mandati in missione, oltre a essere
stati soggetti agli stessi rischi dei non missionari, sono esposti a quelli relativi al luogo di
missione (acqua, aria e cibo contaminati, terreno insalubre, armamenti pericolosi etc..) e a
quelli relativi ai moduli aggiuntivi della profilassi vaccinale prevista per la relativa missione
all’estero, che comporta una assunzione di maggiori componenti, tossici e allergeni, come
riportato nei capitoli precedenti.
Fermo restando la necessità di proseguire nella elaborazione dei dati con la eliminazione dei
bias e di calcolare i dati in termini relativi, di seguito riportiamo i dati in versione integrale sui
militari ammalati, indicanti i valori per sesso e per status (ammalato o deceduto) divisi per
forza di appartenenza.
status
ammalati
ffaa
sesso
altro
M
missionari
no missionari
3
F
1
11
M
170
722
F
3
8
AM
CC
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 191
192
-
–
LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
M
257
1885
F
15
10
M
574
1241
EI
F
6
MM
deceduti
M
138
405
AM
M
29
226
CC
M
38
331
F
2
EI
MM
M
123
94
M
21
133
1369
5077
Totale Parziale
Totale
Complessivo
6446
Le tabelle successive invece riportano i dati del numero di militari ammalati, relativi alle
singole neoplasie divide per sesso, status (ammalato o deceduto), se missionari o non
missionari e singola forza armata.
MASCHI
Apparati-Sistemi-Organi del Corpo
Umano
AM
Am
m.
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
1
De
c.
CC
Am
m.
EI
De
c.
4
3
RESPIRATORIO E DIGERENTE
(SECONDARIO)
1
1
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
1
Am
m.
4
MM
De
c.
1
Am
m.
De
c.
altr
o
Am
m.
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 192
193
-
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
CARDIOVASCOLARE E PLEURA
4
2
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
—
8
DOCUMENTI
5
8
—
DOC. XXII-BIS N. 23
4
CONNETTIVO ED ALTRI
TESSUTI MOLLI
1
CONNETTIVO TESS.
3
1
327
51
DIGERENTE
DIGERENTE E APPARATO
UDITIVO
205
70
2
508 109
2
1
18
1
1
92
4
262
2
2
GAMMOPATIA
IMMUNITARIO
100
1
EMANGIOMA DI QUALSIASI
SEDE
ENDOCRINO
1
2
E04
E05
1
145
1
1
52
1
9
1
1
1
29
8
6
1
9
3
2
LEUCEMIA
63
21
111
35
132
LINFATICO
5
1
14
2
7
LINFOMA
6
1
5
128
21
246
31
352
30
90
8
25
8
25
3
13
1
LINFOMI
LOCOMOTORE
16
32
9
3
MIELOMA
6
2
35
5
23
1
10
1
NERVOSO
57
25
102
38
85
11
28
6
NON DISPONIBILE
12
5
1
OCCHIO
RESPIRATORIO
RESPIRATORIO E DIGERENTE
(SECONDARIO)
RIPRODUTTORE
SANGUE
1
1
1
117
57
223
68
168
5
1
6
3
2
127
3
308
6
329
4
1
7
2
6
4
1
1
SECONDARIO DI ALTRE SEDI
SPECIFICATE
SEDE NON SPECIFICATA
2
2
11
6
24
6
13
46
147 100
1
8
4
81
1
2
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 193
194
-
–
LEGGE E RELAZIONI
TEGUMENTARIO
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
113
7
244
8
134
10
65
TESSUTO CONNETTIVO E
TESS. MOLLI
8
2
51
11
47
8
12
TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO
CONNETTIVO E DI ALTRI
TESSUTI MOLLI
1
1
TUMORI BENIGNI DI ALTRE E
NON SPECIFICATE SEDI
TUMORI DI COMPORTAMENTO
INCERTO O SCONOSCIUTO NON
SPECIFICATO
URO-GENITALE
2
4
152
4
25
1
6
2
24
1
5
300
21
170
5
49
4
1
FEMMINE
Apparati-Sistemi-Organi del Corpo Umano
AM
CC
EI
Amm
.
Amm
.
Amm
.
MM
Dec.
Amm
.
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
RESPIRATORIO E DIGERENTE (SECONDARIO)
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
CARDIOVASCOLARE E PLEURA
CONNETTIVO ED ALTRI TESSUTI MOLLI
CONNETTIVO TESS.
DIGERENTE
1
1
DIGERENTE E APPARATO UDITIVO
E04
E05
EMANGIOMA DI QUALSIASI SEDE
ENDOCRINO
8
7
11
1
1
1
GAMMOPATIA
IMMUNITARIO
LEUCEMIA
1
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 194
195
-
–
LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
LINFATICO
1
LINFOMA
LINFOMI
1
4
2
LOCOMOTORE
MIELOMA
NERVOSO
1
NON DISPONIBILE
OCCHIO
RESPIRATORIO
1
RESPIRATORIO E DIGERENTE (SECONDARIO)
RIPRODUTTORE
2
SANGUE
2
1
1
SECONDARIO DI ALTRE SEDI SPECIFICATE
1
SEDE NON SPECIFICATA
TEGUMENTARIO
1
4
1
TESSUTO CONNETTIVO E TESS. MOLLI
TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO CONNETTIVO E
DI ALTRI TESSUTI MOLLI
TUMORI BENIGNI DI ALTRE E NON SPECIFICATE
SEDI
TUMORI DI COMPORTAMENTO INCERTO O
SCONOSCIUTO NON SPECIFICATO
URO-GENITALE
1
2
MISSIONARI deceduti
Apparati-Sistemi-Organi del Corpo Umano
AM
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
CARDIOVASCOLARE E PLEURA
CONNETTIVO TESS.
CC
EI
1
0
1
1
M
M
totale
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 195
196
-
–
LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
DIGERENTE
7
10
EMANGIOMA DI QUALSIASI SEDE
ENDOCRINO
0
0
GAMMOPATIA
35
6
0
0
1
1
0
0
2
IMMUNITARIO
0
0
LEUCEMIA
3
5
15
LINFATICO
1
0
0
LINFOMA
0
0
0
0
LINFOMI
2
6
15
3
LOCOMOTORE
0
1
2
0
MIELOMA
0
0
1
0
NERVOSO
5
3
5
1
NON DISPONIBILE
0
RESPIRATORIO
4
8
20
3
RIPRODUTTORE
0
1
5
1
0
0
SANGUE
SEDE NON SPECIFICATA
3
1
2
TEGUMENTARIO
2
1
8
4
TESSUTO CONNETTIVO E TESS. MOLLI
0
8
0
TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO CONNETTIVO E DI
ALTRI TESSUTI MOLLI
0
TUMORI DI COMPORTAMENTO INCERTO O
SCONOSCIUTO NON SPECIFICATO
0
1
0
0
URO-GENITALE
2
1
3
0
29
38
123
21
AM
CC
totali
211
NON MISSIONARI deceduti
Apparati-Sistemi-Organi del Corpo Umano
altr
o
EI
M
M
tota
le
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 196
197
-
–
LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
0
3
RESPIRATORIO E DIGERENTE (SECONDARIO)
1
ALTRA E MAL DEFINITA SEDE
0
CARDIOVASCOLARE E PLEURA
2
5
CONNETTIVO ED ALTRI TESSUTI MOLLI
0
3
1
0
DIGERENTE
DIGERENTE E APPARATO UDITIVO
63
99
16
0
0
0
E04
12
0
E05
0
EMANGIOMA DI QUALSIASI SEDE
ENDOCRINO
4
0
0
0
2
1
GAMMOPATIA
0
0
IMMUNITARIO
1
3
0
1
LEUCEMIA
18
30
18
6
LINFATICO
0
2
0
LINFOMA
1
0
0
0
LINFOMI
19
25
15
5
LOCOMOTORE
0
7
1
1
MIELOMA
2
5
0
1
NERVOSO
20
35
6
5
NON DISPONIBILE
5
OCCHIO
0
0
53
60
26
97
1
3
0
0
3
5
3
0
SANGUE
1
2
0
0
SECONDARIO DI ALTRE SEDI SPECIFICATE
0
0
0
0
SEDE NON SPECIFICATA
3
5
2
TEGUMENTARIO
5
7
2
RESPIRATORIO
RESPIRATORIO E DIGERENTE (SECONDARIO)
RIPRODUTTORE
0
0
0
0
Atti ParlamentariAtti Parlamentari
XVII LEGISLATURA — DISEGNI DI
–- 197
198
-
–
LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
Camera dei Deputati
— DOCUMENTI — DOC. XXII-BIS N. 23
TESSUTO CONNETTIVO E TESS. MOLLI
2
TUMORI BENIGNI DEL TESSUTO CONNETTIVO E
DI ALTRI TESSUTI MOLLI
0
11
TUMORI BENIGNI DI ALTRE E NON SPECIFICATE
SEDI
0
TUMORI DI COMPORTAMENTO INCERTO O
SCONOSCIUTO NON SPECIFICATO
URO-GENITALE
totali
0
0
0
0
1
1
0
0
23
20
2
4
0
226
331
96
133
786
Dalla una prima lettura dei dati si ritiene di dover evidenziare le patologie tumorali
riguardanti il sistema linfopoietico e i tessuti molli, che sono interessati da interazioni con il
processo di immunizzazione vaccinale. Queste appaiono essere in numero molto elevato
rispetto alle patologie tumorali che hanno interessato altri organi. In particolare, per leucemia
risultano ammalati 236 militari; morti: 97; per patologie neoplastiche del sistema linfatico
risultano ammalati: 27, morti: 3; per linfomi/linfoma 846, morti 91; per neoplasie del sangue
risultano ammalati 22 militari, morti: 3; per patologie neoplastiche dei tessuti molli risultano
ammalati 118 militari, morti 21.
Al fine di colmare le lacune dovute ai dati mancanti, e per allineare i dati dell’Osservatorio e
della Procura di Padova, la Commissione ritiene utile, che la successiva inchiesta, rivolga
ulteriori richieste di integrazione ai seguenti enti:
❖ Agenzia delle entrate:
➢ Dati anagrafici del contribuente, comprensivi di:
■ Codice fiscale,
■ Luogo e data di nascita,
■ Data di eventuale decesso,
■ Ultimo domicilio fiscale dichiarato.
❖ ISTAT
➢ Dati contenuti nell’Archivio nominale delle cause di morte.
❖ MINISTERO della SALUTE:
➢ Dati afferenti alle schede di ricovero e di dimissione ospedaliera che riportano
i risultati di tutti gli accertamenti fatti nel periodo di ospedalizzazione.
Atti Parlamentari
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 198 199
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Controesame dello studio commissionato dal Ministero della difesa sulle vaccinazioni
multiple nei giovani adulti
La Commissione ha acquisito agli atti l’articolo scientifico intitolato: «Lack of evidence for
post vaccine onset of autoimmune/lymphoproliferative disorders, during a nine month followup in multiply vaccinated Italian military personnel», pubblicato nel mese di agosto 2017 a
firma, tra l’altro, di alcuni esponenti della sanità militare, e finanziato dal Ministero della
difesa italiano con domanda di sovvenzione di progetto n. D85D10000250001.
Ritiene detto studio inaccettabile nel metodo e nel merito a partire dal titolo, che non è
coerente con le conclusioni.
Lo studio pare voler contestare la fondatezza dell’attività sin qui svolta dalla Commissione,
poiché afferma che «le vaccinazioni multiple nei giovani adulti [sarebbero] sicure e non
associate allo sviluppo di autoimmunità e linfoproliferazione», basandosi su un monitoraggio
svolto per soli nove mesi su un gruppo di militari:
● selezionati dopo aver eseguito una serie di esami pre vaccinali volti ad escludere dalla
coorte i soggetti ipersensibili o immunodepressi;
● sottoposti ad un numero di vaccinazioni inferiori a cinque e quindi al di sotto della
soglia di pericolosità indicata le risultanze del progetto SIGNUM.
Così operando finisce invece per confermare quanto accertato da SIGNUM, in ordine alla
necessità di effettuare esami pre-vaccinali e di non effettuare un numero di vaccinazioni
superiori a 5.
Tanto è confermato dalla risposta fornita all’interrogazione CATALANO n°5/12635, discussa
in sede di question time, in Commissione difesa il 15/11/2017 nel punto in cui il Governo ha
ribadito che le risultanze dello studio in esame non sono in contraddizione con quelle del
progetto SIGNUM.
Peraltro, lo studio risulta realizzato da autori che si trovano in situazione di conflitto di
interessi. Infatti, almeno 5 dei soggetti che hanno partecipato al progetto come autori
appartengono alla sanità militare, che - come dichiarato dallo stesso Gen. TOMAO più volte
in audizione innanzi alla Commissione - non intende svolgere controlli pre o post-vaccinali
sul personale militare. Tra essi appare anche il nome dello stesso Gen. TOMAO.
Si evidenzia, altresì, un conflitto di interesse anche rispetto all’ente finanziatore, il Ministero
della Difesa, per lo stesso profilo evidenziato.
Tra gli autori dello studio mancano esperti in malattie autoimmuni e malattie
linfoproliferative, indispensabili per la valutazione del nesso di causa e della plausibilità
biologica tra le vaccinazioni multiple e tali patologie.
Con la medesima interrogazione CATALANO n°5/12635 sono stati inoltre chiesti chiarimenti
sulle motivazioni dello studio tenuto conto che nel testo si dichiara di voler negare alcuni casi
report definiti “aneddotici” e “frutto di eccessiva attenzione mediatica”. L’articolo fa espresso
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 199
200
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
riferimento al caso specifico del signor Francesco Finessi, deceduto per linfoma di Hodgking
(come da nota [5] in calce a pagina 61 dello studio), di cui la Commissione ha acquisito la
documentazione relativa al processo e all’evoluzione della patologia. Tale caso rientra tra
quelli di studio da cui la Commissione è partita per le sue indagini, come evidenziato
nell’abstract. Il Governo in risposta omette di fornire chiarimenti, lasciando il legittimo
dubbio sulle motivazioni dichiarate e sulla correttezza della spesa pubblica sostenuta per la
sua realizzazione. Peraltro, è rimasta inevasa anche l’interrogazione CATALANO 5/12590 a
conoscere “quali siano le motivazioni che hanno spinto il Ministero della difesa a finanziare
questo studio, chi abbia assunto l'iniziativa, quanto sia costato lo studio nel dettaglio e quali
siano le finalità dello studio medesimo”.
Lo studio presenta criticità anche sotto il profilo del monitoraggio delle reazioni avverse, dato
che la loro individuazione non è stata rimessa ad apposite visite mediche cadenzate da
svolgersi sotto la responsabilità dei medici referenti, ma alla compilazione di un questionario
da parte dei soggetti reclutati, privi di competenze scientifiche. Presenta ulteriori criticità
anche la scelta dei parametri utilizzati per lo studio dei disturbi linfoproliferativi e
autoimmuni, in quanto limitati alla valutazione dell’emocromo, elettroforesi proteica e
immunoglobuline sieriche (Ig), volte a monitorare l'eventuale insorgenza di segni suggestivi
di disturbo linfoproliferativo. A riguardo, basti osservare che questi tre parametri non sono
sufficienti per identificare uno squilibrio del sistema immunitario mentre sarebbe
maggiormente significativa la tipizzazione delle sottopopolazioni linfocitarie con
immunogramma e analisi delle citochine infiammatorie (vedi progettazione studio del dott.
Nobile della brigata Folgore).
Inoltre due punti di analisi sono troppo pochi per valutare la modificazione del sistema
immunitario, sarebbe stato interessante valutare lo stato del sistema immunitario anche nei
mesi iniziali e sicuramente per un tempo superiore ai nove mesi.
Quanto alla modalità di somministrazione dei vaccini, ai fini dello studio è il caso di osservare
che:
1. i gruppi sono troppo ristretti per individuare la comparsa di patologie relativamente
rare in soggetti suscettibili (tra l’altro scartati inizialmente) in un intervallo di tempo
piuttosto ristretto;
2. i vaccini nei due gruppi sono personalizzati e quindi non è possibile fare un confronto
basato sul tipo di vaccino somministrato, rendendo meno accurato il risultato;
3. il numero dei militari che ha ricevuto più di tre vaccini è statisticamente insignificante
per poter valutare l’insorgenza di alterazioni del sistema immunitario (2 soggetti nel
gruppo 1 e 3 soggetti nel gruppo 2 hanno ricevuto 5 vaccini). E’ pertanto impossibile
poter valutare un’incidenza statisticamente significativa delle patologie da osservare
su 5 soggetti ai quali sono stati somministrati vaccini diversi;
A questo ultimo riguardo e in relazione alle finalità dello studio già sopra evidenziate, la
Commissione intende stigmatizzare che i casi c.d. “aneddotici”, che gli autori vorrebbero
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 200
201
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
sminuire, quale ad esempio quello di Francesco Finessi, hanno normalmente ricevuto più di 5
vaccini, con ulteriore conforto dei dubbi già rilevati sull’utilità dello studio.
Quanto alle reazioni avverse registrate, in sè obbiettivamente minime, la Commissione
osserva che la manifestazione clinica delle patologie evidenziate nell’ambito di SIGNUM,
necessita di studi e follow-up ben più lunghi rispetto al termine di 9 mesi, per essere
individuata nell’alveo delle reazioni avverse, come tra l’altro evidenziato nelle conclusioni
dello stesso studio.
In relazione all’interpretazione dei risultati ottenuti, e alla luce delle stesse affermazioni dei
ricercatori, la Commissione ritiene non condivisibile:
❖ la negazione della possibilità di un legame patogenetico tra vaccini e disturbi
linfoproliferativi;
❖ l’interpretazione del rapporto tra aumento significativo dei linfociti circolanti, proteine
del siero intero e dell’isotipo IgG osservato come mera conseguenza della
stimolazione immunitaria fisiologica, indotta dai vaccini / adiuvanti somministrati, in
quanto:
1. lo sviluppo di una patologia autoimmune, e da questa, lo sviluppo della
patologia neoplastica, richiede tempi più lunghi di quelli previsti dallo studio
in esame nonché gruppi di soggetti più ampi ed omogenei;
2. la mancata evidenza di autoimmunità vaccino correlata non è un’evidenza
della mancanza del nesso di causa ma è soltanto la prova della carenza di dati;
3. le argomentazioni esposte con riferimento all’aumento dei linfociti circolanti
sono riferite all’esame dell’efficacia del vaccino, e trascurano completamente
l’esame sulla tossicità dei vaccini. Se da una parte l’aumento dei linfociti è
considerata una risposta fisiologica indotta dal vaccino, dall’altra questa
stimolazione del sistema immunitario può diventare patologica nei soggetti
suscettibili e può favorire l’autoimmunità/linfoproliferazione, ed è quindi
speculativa l’affermazione che la risposta è fisiologica perché non è stato fatto
alcun approfondimento successivo.
Infine lo studio è contradditorio quando raccomanda che la somministrazione dei vaccini del
personale militare italiano sia personalizzata e rispetti sostanziali criteri di prudenza da un lato
e dall’altro lato afferma la loro assoluta sicurezza.
La Commissione suggerisce la continuazione degli studi svolti dal compianto prof. Nobile al
fine di poter confermare i risultati preliminari, molto gravi, ottenuti dallo studio del sistema
immunitario dei militari della brigata Folgore, ampliando il numero di militari da osservare.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 201
202
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
CONCLUSIONI
Alla luce di quanto esposto nei capitoli precedenti e fino a questo punto, la Commissione ha
verificato la presenza di effetti collaterali e di reazioni avverse derivanti dalla
somministrazioni dei vaccini come descritte dalle stesse aziende produttrici, e in particolare
quelle riferite ai fenomeni di immunosoppressione.
Ha quantificato e qualificato la presenza dei contaminanti dichiarati evidenziando quelli
scatenanti fenomeni allergeni e quelli tossici per l’organismo, nonché quelli che sono causa
dimostrata scientificamente di danni neurologici o che possono determinare malattie
autoimmuni. Queste verifiche, effettuate su documenti elaborati dalle case farmaceutiche,
devono essere ulteriormente riscontrate a mezzo di una analisi a campione dei vaccini.
La Commissione ha altresì riscontrato che tali effetti collaterali, allergici e neurotossici non
possono che essere aggravati dalla somministrazione di una molteplicità dei suddetti farmaci
come emerge dalle risultanze del progetto SIGNUM più volte richiamato. Ha poi iniziato a
svolgere uno studio osservazionale sui militari malati di malattie neoplastiche riscontrandone
l’incremento proporzionale di anno in anno.
Infine ha analizzato uno studio redatto in conflitto di interessi, allo scopo dichiarato di
contestare casi particolari di militari deceduti per malattie neoplastiche (alcuni dei quali
oggetto di studio della commissione e di contenzioso con il Ministero), definiti “anetoddici”, e
ne ha evidenziato la inattendibilità, la contraddittorietà e la non conclusività.
Alla luce degli elementi raccolti, la Commissione conferma che vi sia una associazione
statisticamente significativa tra patologie neoplastiche e linfoproliferative, e altre patologie
(es. quelle autoimmuni), e la somministrazione dei vaccini secondo la profilassi vaccinale
militare. La Commissione ritiene di non poter escludere il nesso di causa.
La Commissione auspica che vengano censite anche altre patologie di tipo psico/fisico (stress
lavoro/correlato stress da combattimento) e che quelle insorte fino ad oggi nel corpo militare
delle Forze armate vengano rese disponibili per un’analisi. Suggerisce di dare seguito alla
attività di ricerca iniziata coinvolgendo IGESAN e tutte le sue diramazioni territoriali, come
ad esempio le CMMO (commissioni militari medico ospedaliere) per un vaglio e una
valutazione di tutte le patologie (morbilità) insorte a vario titolo negli appartenenti alle Forze
armate.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
-–
202 203
-
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATO 2
Relazioni sulle
MISSIONI SVOLTE DALLA COMMISSIONE
•
Missione presso l’arsenale della marina militare di Taranto (20 maggio 2016)
•
Missione presso l’arsenale della marina militare di Augusta (1° luglio 2016)
•
Missione presso l’arsenale della marina militare di La Spezia (28 luglio 2016)
•
Visita ai poligoni militari sardi e al sito militare di S. Stefano, La Maddalena (4-7
ottobre 2016)
•
Missione a Padova, visita ai poligoni militari di Cellina Meduna (PN) e Foce Reno
(RA) (12-13 gennaio 2017)
•
Missione a Caltanissetta e visita alla stazione MUOS, alla base di Sigonella e al
poligono di Drasy (3- 6 aprile 2017)
•
Missione a Bari e Lecce e visita ai poligoni di Torre Nebbia e Torre Veneri (21-22
marzo 2017)
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 203
204
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
MISSIONE
PRESSO L’ARSENALE DELLA MARINA MILITARE DI TARANTO
(20 maggio 2016)
La missione a Taranto rientra nel quadro degli approfondimenti sul rischio amianto realizzati
attraverso una serie mirata di sopralluoghi negli arsenali della Marina (segnatamente Taranto,
Augusta e La Spezia), diretti ad acquisire un quadro fattuale aggiornato delle condizioni
ambientali e di lavoro dei dipendenti della Difesa ivi impiegati, in adempimento dei compiti
fissati dall’art. 1 della delibera istitutiva del 30 giugno 2015 e specificamente della lettera f).
La visita all’arsenale di Taranto di una delegazione della Commissione, guidata dalla
vicepresidente Donatella Duranti e composta dagli onorevoli Ivan Catalano, Gianluca Rizzo e
Federico Massa, ha avuto luogo il 20 maggio 2016. Il ciclo di audizioni previsto nel
programma comprendeva dirigenti militari dell’arsenale, responsabili delle diverse
competenze in materia di sicurezza sul lavoro e di sorveglianza sanitaria, rappresentanti dei
lavoratori sia militari che civili e la direttrice INAIL della regione Puglia.
Mappatura e bonifica. Rispondendo ad una specifica domanda in materia posta
dall’onorevole Rizzo, il Contrammiraglio Salvatore Imbriani, Direttore dell’arsenale di
Taranto, ha chiarito che lo stabilimento in questione non è l’unico in cui vengono effettuate
bonifiche dall’amianto, ma ve ne sono tre, compresa la sede di Brindisi. Per quanto concerne
la gestione della mappatura, su stimolo fornito dall’onorevole Catalano, il Comandante ha
fatto presente che il Comando logistico e lo Stato maggiore gestiscono un database
comprendente le mappature delle navi di tutta la Marina - allo stato attuale 58 unità -, che
aggiornano continuamente sulla base delle informazioni che ricevono dagli arsenali
responsabili della bonifica per conto del Comando logistico e dalle unità navali.
La mappatura è costituita da due documenti di riferimento: il primo è la cosiddetta
mappatura di riferimento, l’altro è il supplemento; tra i due documenti la differenza è
tuttavia minimale e limitata a qualche singolo componente. I commissari sono stati comunque
informati del fatto che l’operazione di mappatura delle navi - effettuata dal RINA, ente di
certificazione nazionale - è iniziata tra la fine del 2007 e l’inizio del 2008.
Il Contrammiraglio ha specificato al riguardo che, sulla base di tale mappatura, delle 58 unità
in carico all’Arsenale, 3 risultano amianto free, cioè sono state costruite successivamente al
1992, anno nel quale è entrata in vigore la legge n. 257 che ha bandito l’amianto dalle
costruzioni. Altre 5 sono unità in disarmo, per le quali, tra l’altro, la mappatura è stata in
buona parte effettuata.
Delle altre 50 unità, 30 sono state bonificate, ad esclusione degli elementi diffusi,
considerando sia la mappatura di riferimento, sia il supplemento. Le altre 20 sono state
bonificate secondo la mappatura di riferimento (ossia, ad esclusione degli elementi diffusi:
piccoli componenti - guarnizioni, passaggi a ponte o paratia o interruttori - che sono distribuiti
in grandissimo numero sulla nave e che, a detta del Contrammiraglio, si trovano in ottime
condizioni).
All’interno dello stabilimento i dipendenti operano su navi certificate dal titolare asbestos
free. Ogni volta si abbia un minimo dubbio circa la presenza di amianto a bordo i lavori si
interrompono e viene avvisato il preposto, quindi intervengono unità di personale competente
- classificato ESEDI, cioè esposto occasionalmente a situazioni che possono comportare la
presenza di amianto -, il quale effettua le analisi chimiche e fornisce il responso finale. Il
Contrammiraglio ha inoltre aggiunto che ogni volta che i lavori vengono sospesi si procede al
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 204
205
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
rilievo delle fibre aerodisperse, le quali non hanno mai superato il limite prescritto dalla legge
di 2 fibre/litro. Di contro, il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza Ignazio Barbuto ha
sottolineato che, avuto riguardo ai primi anni successivi al 1992, mancano in svariati casi i
dati relativi ai rilievi delle fibre aerodisperse prima delle operazioni di bonifica. Inoltre,
Domenico Bellangino, coordinatore RSU, ritiene che sia necessario eliminare ab origine nella
norma il limite di concentrazione delle fibre di amianto per litro, in quanto a suo parere
(confortato dalla letteratura scientifica) è sufficiente una sola fibra di amianto per causare
patologie tumorali a esso correlate.
Relativamente alla presenza di amianto nelle infrastrutture e nei cosiddetti PDR (pezzi di
rispetto) è intervenuto il dirigente Maricommi, Giovanni Di Guardo, il quale ha informato i
commissari che, a partire dal 2010, è iniziata presso l’Arsenale una massiccia attività di
smaltimento di tutti i materiali contenenti amianto, basata su uno studio iniziato nel 2013
presso il centro gestione scorte navali di La Spezia. Per l’attuazione di tale studio si è deciso
di razionalizzare il settore distinguendo tre grandi macroaree: i materiali sicuramente
contenenti amianto, i materiali di sospetto contenuto amiantoso e i materiali con sicura
assenza di amianto. Per quanto concerne i materiali sicuramente amiantosi, ha tenuto a
precisare che tali materiali sono stati messi in sicurezza e preclusi all’accesso ed al maneggio
da parte di chicchessia. I materiali con probabile presenza di amianto sono fermi nelle
scaffalature, dove erano ubicati quando sono stati comprati e sono contraddistinti da
un’apposita connotazione informatica che ne impedisce la gestione. In ultimo, i materiali di
recente introduzione e contrassegnati dall’etichetta AF, cioè asbestos free, sono ovviamente
normalmente gestiti e somministrati.
Secondo le dichiarazioni rilasciate da Domenico Bellagino, coordinatore RSU, la mappatura
fornita dall’amministrazione non è affatto aggiornata.
Lavoratori in servizio o quiescenza esposti all’amianto. Per quanto riguarda il numero di
esposti all’amianto, il Contrammiraglio Imbriani ha fatto presente che, in aderenza al
Protocollo di sorveglianza sanitaria sul personale ex esposto approvato dallo Stato
maggiore nel 2015, vi è ad oggi un elenco complessivo di circa 350 persone. Il suddetto
protocollo è stato elaborato distinguendo tra una sorveglianza sanitaria obbligatoria sul
personale che ha ricevuto dall’INAIL il riconoscimento della situazione di ex esposto e la
possibilità, per chiunque voglia aderire a questo protocollo di sorveglianza sanitaria, di
sottoporsi a visita preventiva, anche se attraverso modalità e tempistiche “leggermente”
diverse. Riguardo poi alle visite mediche di controllo nell’arco dell’intera vita lavorativa, esse
vengono effettuate periodicamente dai medici competenti.
Salvatore Antonio Mirabile, medico competente dell’arsenale, ha successivamente parlato del
DVR (Documento di valutazione dei rischi), all’interno del quale vengono riportati i rischi
lavorativi per la salute dei lavoratori, precisando che sulla base di questo documento viene
istruita e creata per ogni dipendente una scheda di rischio individuale, della quale si terrà
conto per elaborare in maniera accurata un protocollo di sorveglianza sanitaria.
Per descrivere meglio la sua attività ai commissari, il medico competente ha precisato che il
suo precipuo compito è quello di valutare solamente coloro che sono stati definiti dall’INAIL
ex esposti, secondo un programma emanato dallo Stato maggiore della Marina in sinergia con
l’Ispettorato di sanità della Marina militare. Inoltre, egli ha sottolineato che vi sono due
tipologie di soggetti: coloro i quali sono riconosciuti dall’INAIL come ex esposti e coloro i
quali non hanno ricevuto tale tipo di riconoscimento. La Marina militare redige un protocollo
sanitario sulla base del quale si rendono obbligatori nei confronti degli ex esposti la
sorveglianza ed il controllo sanitario, mentre si offre la possibilità ai non ex esposti di essere
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 205
206
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
valutati dal medico competente con una diversa periodicità. Gli ex esposti vengono visitati
ogni due anni, tranne eventuali ulteriori prescrizioni del medico competente, mentre i non
esposti (coloro che aderiscono espressamente al Piano di promozione alla salute), vengono
valutati ogni tre anni attraverso analisi quali la spirometria e l’esame radiografico del torace in
triplice proiezione; se poi si dovesse verificare la presenza di ulteriori problematiche, è
previsto l’esame di seconda istanza costituito dalla TAC del torace.
Secondo la relazione introduttiva di Ignazio Barbuto, rappresentante dei lavoratori per la
sicurezza, negli ultimi due anni il personale dell’arsenale non è stato più sottoposto a
screening per amianto, nonostante le reiterate sollecitazioni degli RLS. Solo di recente
l’Ispettorato della sanità militare ha avviato una serie di visite mediche, sia per gli ex esposti
all’amianto accertati con certificazione INAIL, sia per coloro che ritengano di essere stati
esposti, nell’ambito del programma di promozione della salute soggetto ad adesione
volontaria. Relativamente ai lavoratori rientranti nella categoria di coloro che non sono mai
stati esposti all’amianto (cosiddetti non ex esposti), lo stesso Ignazio Barbuto, rispondendo ad
una precisa domanda posta dall’onorevole Catalano, ha sottolineato che, sia a Taranto sia a La
Spezia, non si ha notizia di alcun lavoratore - forse solamente uno - che abbia consegnato
domanda per aderire allo specifico programma volontario; questo, a suo avviso, è accaduto
poiché, ad esempio, vi sono alcuni lavoratori che intendono sottoporsi ad analisi
particolarmente invasive (dato confermato anche dalla dottoressa Fabiola Ficola, Direttore
INAIL della regione Puglia).
Domenico Bellangino, Coordinatore RSU, ha fatto peraltro presente che la situazione di
esposizione all’amianto non riguarda solamente l’arsenale, ma anche gli altri enti della Marina
militare che insistono nel medesimo comprensorio.
La dottoressa Fabiola Ficola, Direttore INAIL della regione Puglia, ha quindi descritto nel
merito l’attività dell’Istituto relativamente all’analisi dell’esposizione all’amianto dei
dipendenti della Marina militare - quindi, negli arsenali e nel naviglio della Marina militare -,
nonché negli altri corpi dell’amministrazione della Difesa, ovvero nell’Esercito,
nell’aviazione e in tutti gli altri settori in cui lavoratori civili e militari hanno presentato
domanda. Tale attività, ha sottolineato la dottoressa Ficola, si è conclusa nel 2015 ed ha
portato al riconoscimento dell’esposizione all’amianto per i dipendenti civili e militari degli
arsenali fino al 1992 per alcune qualifiche e per alcuni reparti.
Servizio di prevenzione e protezione. Formazione e informazione dei lavoratori. Ad una
precisa domanda in merito formulata dalla presidente Duranti, il Contrammiraglio Imbriani ha
risposto che, anche nel periodo precedente l’inizio delle mappature e delle bonifiche (20072008), i lavoratori dell’arsenale sono sempre stati formati ed informati sulle lavorazioni da
effettuare, nonché sugli eventuali rischi a cui potevano andare incontro. Di contro, Domenico
Bellangino, coordinatore RSU, ha invece sostenuto che un’informazione a tappeto sui rischi
dell’amianto successivamente al 1992 non è stata mai fornita, se non alcuni anni fa.
Sul tema è intervenuto in maniera compiuta anche Pietro Damanti, Capo dell’ufficio
prevenzione e protezione. Sollecitato dalla presidente Duranti, egli ha precisato che, riguardo
all’attività di informazione, prevista alla legge n. 626 del 1994, è stata promossa dal 2000 al
2003 l’operazione denominata “porta a porta”, in base alla quale ogni operatore impegnato in
ciascuna officina è stato portato a conoscenza di tutti i rischi a cui poteva andare incontro, con
annessa descrizione di tutte le precauzioni da adottare per i singoli casi, descrizione poi
riassunta per iscritto in uno specifico manualetto. Nel periodo 2009-2010, ha aggiunto
Damanti, in occasione della visita dell’Ispettorato del lavoro, sono stati promossi corsi di
formazione per le lavorazioni meccaniche chiamati «gestione del transitorio» e, per chiosare,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 206
207
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ha fatto presente che i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza vengono puntualmente
informati di tutte le attività poste in essere in questo senso dalla dirigenza dell’arsenale.
Secondo Ignazio Barbuto, responsabile dei lavoratori per la sicurezza, si è invece registrata,
almeno per i casi segnalati, una mancata informazione circa il rischio specifico di esposizioni
a polveri pericolose e una mancata dotazione di dispositivi di protezione individuale delle vie
respiratorie, così come previsto dal DPR n. 303 del 1956, nel quale si dispone che “nei lavori
che danno luogo normalmente alla formazione di polveri di qualunque specie, il datore di
lavoro è tenuto ad adottare i provvedimenti atti a impedirne o a ridurne, per quanto è
possibile, lo sviluppo e la diffusione nell’ambito di lavoro e nell’ambiente di lavoro”.
MISSIONE PRESSO L’ARSENALE DELLA MARINA MILITARE DI AUGUSTA
(1° luglio 2016)
Secondo le dichiarazioni rilasciate alla delegazione della Commissione dal Capitano di
vascello Giuseppe Sica, direttore dell’arsenale di Augusta, il “tema dell’uranio impoverito
non riguarda gli arsenali, per i quali sono maggiormente rilevanti i manufatti contenenti
amianto” mentre i locali sotterranei sono sottoposti a controllo, per monitorare la “potenziale
presenza” di radon. Lo stesso direttore ha precisato che, per quanto attiene all’amianto, i
compiti della struttura cui è preposto riguardano il supporto alle unità navali e che ad Augusta
sei navi (Cigala Fulgosi e i nuovi pattugliatori) costruite dopo il 1992, sono state consegnate
alla Marina intorno all’anno 2001, e dalla certificazione del costruttore sono esenti da amianto
(asbestos free).
Mappatura. Il Direttore dell’arsenale ha affermato quindi che per la parte infrastrutturale
dell’arsenale la mappatura dei manufatti contenenti amianto si è svolta tra il 2002 e il 2003. Il
segretario provinciale difesa FP CGIL Sebastiano Trigilio (intervenuto anche a nome di CISL,
UIL, USB FLP e Federazione intesa nonché della RSU di Marinarsen di Augusta) colloca
invece l’inizio dell’attività di mappatura nel 2003.
Secondo quanto riferito dal capitano di fregata Maurizio Fareri, addetto al reparto supporto
tecnico Marinarsen Augusta, alla fine del 2012 è stata realizzata una prima mappatura
conoscitiva, “basata sull’aspetto squisitamente obiettivo” del materiale di cui si trattava; nel
2014, dopo queste mappature conoscitive del 2013-2013, l’arsenale ha appaltato un’analisi
del rischio con caratterizzazione e ha avviato anche un’analisi ambientale con fibre
aerodisperse MOCF (microscopia ottica in contrasto di fase) e poi SEM (microscopia
elettronica in scansione) per i casi in cui si superavano le 2 fibre/litro MOCF. A fine 2014 si è
svolta un’analisi di valutazione del rischio amianto, con le mappature di tutti gli ambienti di
lavoro. Da quel momento in poi è incominciata una serie di appalti.
Non è chiaro l’andamento cronologico delle mappature: poiché il Capitano Fareri, all’inizio
dell’audizione ha precisato di occuparsi delle infrastrutture dell’arsenale, e non anche alle
navi, è presumibile che si riferisca solo a questa parte, per la quale ha peraltro descritto
sommariamente strutture e macchinari dove era possibile trovare amianto. Se ne desume che
c’è una differenza tra mappatura dei manufatti contenenti amianto e mappatura conoscitiva,
ma permane la perplessità sul fatto che quasi dieci anni separano queste attività, e lo stesso
periodo di tempo separa comunque l’avvio delle attività di mappature (anche se il cap. Sica
aveva specificato che alcune attività di bonifica sono state poste in essere prima dell’inizio
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 207
208
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
della mappatura) dall’approvazione della legge 27 marzo 1992, n. 257 recante le norme
relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
Per quanto concerne il naviglio, il Direttore Sica ha fatto presente che tra il 2007 e il 2008 è
stata avviata dal registro navale italiano la mappatura per individuare le aree in cui erano
concentrati i manufatti contenenti amianto, conclusa nel 2010. A oggi sono state eseguite
dall’arsenale 41 mappature, e le attività devono essere completate su nove unità: una è in
corso (nave Linosa) ed entro fine anno si conta di farne altre due o tre, a seconda delle
disponibilità che ci saranno. Sembrerebbe quindi che a una mappatura generale effettuata a
cura del RNI sia seguita una mappatura specifica effettuata dall’Arsenale. Occorrerebbe
pertanto chiarire meglio le rispettive funzioni, tanto più che, a fronte di una mappatura
generale conclusasi nel 2010, quella a cura dell’arsenale sembra ancora in corso, a distanza
di sette anni dalla conclusione della prima: un periodo di tempo indubbiamente molto diluito
a fronte della gravità del problema costituito dall’esposizione professionale all’amianto.
Di un certo interesse, a proposito dei tempi di avvio e realizzazione delle procedure di
mappatura e di bonifica, risultano le affermazioni del Capo sezione pianificazione
dell’arsenale di Augusta, Capitano di fregata Marco Merluzzi, il quale nella sua audizione ha
affermato testualmente: “In pratica, il 2007 è un anno spartiacque per la Marina militare
perché prima non esistevano delle mappature strutturata a bordo delle navi, quindi le
bonifiche erano eseguite sulla base dell’evidenza documentale e sulle richieste di bordo. Dal
2007 la policy della Forza armata è diventata strutturata, quindi sono state commissionate
delle mappature amianto nei riguardi del registro navale. Quindi, sulla scorta di queste
mappature amianto concorriamo alla bonifica delle unità navali con lo scopo di raggiungere lo
status di unità navale bonificata, a meno degli elementi diffusi.” Se ne può desumere, in
qualche modo, non tanto l’assoluta assenza di interventi specifici per la rimozione
dell’amianto da parte della Marina militare, bensì il carattere sporadico ed episodico degli
interventi stessi, protrattosi per il quindicennio successivo all’approvazione della legge 27
marzo 1992, n. 257 recante le norme relative alla cessazione dell’impiego dell’amianto.
Bonifica. Il Direttore Sica ha affermato: “Sulla base di queste mappature viene svolta l’attività
di bonifica, ovviamente in relazione alle risorse finanziarie che si rendono disponibili” (nel
corso dell’audizione il tema della ridotta disponibilità di risorse è stato richiamato più volte);
il direttore ha altresì precisato che attualmente, per la bonifica delle navi c’è un contratto
centralizzato con la ditta Tecnosit (mandatario, perché poi c’è un sottostante di aziende) per
tutti e tre gli arsenali, approntato dalla Direzione degli armamenti navali, con dei budget
allocati per ciascun arsenale. Per le fibre aerodisperse i contratti sono fatti su fondi di ordine,
mentre per rimuovere i pluviali, che sembrerebbero essere gli unici manufatti di amianto
ancora presenti nell’arsenale, occorrerebbe coprire parte della spesa con risorse proprie.
La responsabilità dello smaltimento è in carico alla ditta che si aggiudica l’appalto e svolge le
attività; l’arsenale non procede alla verifica di conformità se non riceve il formulario
dell’effettuato smaltimento.
Sempre per quanto riguarda le navi, sembrerebbe (il condizionale è d’obbligo vista la
genericità di alcune risposte) che per il coordinamento delle specifiche per le attività di
bonifica navale relative al contratto centralizzato di NAVARM e per le verifiche ambientali
eseguite da ditte esterne, i compiti di controllo e di verifica di conformità delle attività
eseguite spettino al caporeparto manutenzioni navali, Capitano di vascello Salvatore Gianino,
che, nel corso della sua audizione ha precisato che il suo reparto è il destinatario dei risultati
delle analisi effettuate e dei formulari riguardanti la regolarità dello smaltimento. Non è del
tutto chiaro come lo svolgimento delle attività di coordinamento delle specifiche per le
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 208
209
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
attività di bonifica navale sia compatibile con il controllo di tale attività: anche se le predette
specifiche sono indicate centralmente da NAVARM, non si può dire che vi sia piena
separazione tra controllato e controllore. Un ulteriore elemento di perplessità, circa tale
sovrapposizione di competenze, deriva dal fatto che il «documento di restituibilità», che
certifica l’avvenuta bonifica dei locali e assicura che il locale e restituibile agli impieghi del
personale di bordo, in precedenza predisposto dalla Asl (fino al 2010) è ora prodotto
dall’organismo di vigilanza della Marina militare (Marivigilanza).
Al completamento delle bonifiche non vengono presi in considerazione gli elementi cosiddetti
«diffusi», ossia i piccoli componenti diffusi sulla nave (piccole guarnizioni o interruttori) per i
quali per dimensione e posizionamento non è stato ritenuto utile procedere, che vengono
trattati come potenzialmente contenenti amianto. A questo proposito il RSL Lo Giudice ha
precisato che a bordo delle navi “ci sono degli interruttori, soprattutto quelli di grosso
amperaggio, che usano come dielettrico proprio l’amianto” ed ha aggiunto: “A tutt’oggi
inoltre la rimozione dell’amianto dalle unità navali non è stata ancora completata e non
abbiamo un documento in cui sia scritto quali siano le navi sulle quali andiamo a prestare
servizio in cui ancora non è stata conclusa la rimozione dell’amianto tuttora in corso”. Poiché
a quanto risulta l’amianto presente negli interruttori non è stato rimosso, occorrerebbe
verificare se questa informazione sia presente all’interno del DVR e, comunque, se i
lavoratori impiegati sulle navi abbiano avuto informazioni adeguate e precise indicazioni in
ordine al comportamento di adottare in caso di riscontrata presenza di amianto. Tale punto,
peraltro è emerso con chiarezza dagli interventi dei componenti della delegazione successivi
alle dichiarazioni del RSL.
Nella parte infrastrutturale dell’arsenale l’amianto “è stato via via eliminato”; restano dei
pluviali esterni su delle strutture di lunghezza variabile, che si conta di eliminare quanto
prima.
Sulla bonifica degli ambienti di lavoro, il Capitano Fareri ha precisato che la parte principale
delle attività si è svolta tra il 2005 e il 2006, con la sostituzione della maggior parte delle
coperture e il monitoraggio di quelle restanti, ivi compresi i pluviali. È da notare, a questo
proposito, anche quanto ha riferito il capo reparto magazzini supporto navale Maricommi
Augusta, Capitano di fregata Marcello D’Angelo, sui tre magazzini di pezzi di ricambio; per
due di essi la mappatura dei componenti contenenti amianto è completata e una parte è stata
smaltita mentre l’altra è in via di smaltimento in quanto è stata avanzata alle autorità
competenti la richiesta di fondi (circa 1.700 euro)
Lavoratori in servizio o in quiescenza esposti all’amianto; riconoscimento dell’esposizione.
Secondo le dichiarazioni del Direttore Sica, il personale dell’arsenale non svolge attività di
bonifica. A bordo esistono dei team abilitati per intervenire nel caso in cui ci dovesse
verificarsi quello che viene definito «evento amianto» (per esempio, una piccola lesione). I
team intervengono, però, esclusivamente per la messa in sicurezza. Hanno dei kit e operano
nell’ambito della ESEDI (esposizione sporadica e di debole intensità).
32 dipendenti civili e 4 dipendenti militari (il Direttore Sica ha fatto presente che il turn over
del personale militare è più frequente, e quindi il dato è suscettibile di modifica) dell’Arsenale
sono stati riconosciuti esposti dall’INAIL, e sono sottoposti alla sorveglianza sanitaria.
Secondo il segretario provinciale della FP CGIL difesa, mancando la documentazione sulle
mansioni svolte dal singolo lavoratore, nessuna amministrazione della difesa stessa ha
rilasciato ai dipendenti una certificazione di esposizione.
Al dato sui dipendenti dell’arsenale si deve aggiungere l’altro, fornito dal Direttore della sede
INAIL di Siracusa e Ragusa, riguardante l’esposizione all’amianto dell’insieme dei
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 209
210
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
dipendenti civili della difesa residenti nell’area di sua competenza. L’audito ha quindi riferito
di 164 domande di riconoscimento dell’esposizione all’amianto (“congelate” dal 2005), di cui
82 hanno avuto esito positivo. Il Direttore ha precisato che, poiché la sede INAIL riceve le
domande delle persone residenti nella provincia, i richiedenti potrebbero avere svolto l’attività
riconducibile all’esposizione presso altri siti, diversi dall’arsenale di Augusta, per cui i dati
forniti sono compatibile con il numero di 32 esposti indicati dal direttore dell’arsenale.
Con riferimento al decreto legislativo n. 81, il cap. Gaudioso (salvo poi precisare le sue
affermazioni in una fase successiva della sua esposizione, relativa alla sorveglianza sanitaria)
ha contestato che i 32 lavoratori cui ha fatto riferimento il Direttore Sica possano essere
considerati ex esposti, poiché sono considerati tali, ai sensi dell’art. 259, comma 2 del decreto
legislativo n. 81, e soggetti pertanto a sorveglianza sanitaria “i lavoratori che durante la loro
attività sono stati iscritti anche una sola volta nel registro degli esposti di cui all'articolo 243,
comma 1”. Richiamandosi quindi al combinato disposto dell’art. 243 e dell’art. 246 del
decreto legislativo n. 81, che definisce esposti i lavoratori impiegati in attività “quali
manutenzione, rimozione dell'amianto o dei materiali contenenti amianto, smaltimento e
trattamento dei relativi rifiuti, nonché bonifica delle aree interessate”, il Capitano Gaudioso ha
concluso che nella Marina militare non vi sono esposti di tipo professionale, poiché tale
attività non è mai stata svolta da nessuna categoria dei dipendenti della difesa. Pertanto, non
sarebbe necessario effettuare la sorveglianza sanitaria che si applica per le persone
professionalmente esposte.
Si osserva peraltro, come rilevato anche dalla Presidente nel corso dell’audizione, che i
benefici pensionistici connessi al riconoscimento dell’esposizione sono previsti anch’esse
dalla legge essendo disciplinati ai sensi dell’art. 23 della legge n. 257, che stabilisce i
requisiti per l’accesso ai benefici medesimi, tra i quali non si riscontra l’iscrizione al registro
degli esposti, che quindi, diversamente da quanto ha affermato il medico competente
dell’arsenale, non costituisce l’unico requisito richiesto per il riconoscimento
dell’esposizione; inoltre, mentre l’articolo 245 del decreto legislativo n. 81 considera esposti
i lavori impiegati nelle bonifiche, poiché tiene conto del divieto legale di utilizzazione
dell’amianto vigente dal 1992, i casi di esposizione precedenti a tale data possono riguardare
anche lavoratori impiegati, con altre mansioni, in lavorazioni contenenti amianto. Ciò vale
ancora di più nel caso della Marina militare, e in particolare per il personale imbarcato,
dove, a quanto risulta dalle dichiarazioni degli auditi, per un periodo di almeno un decennio
le prescrizioni della legge n. 257 del 1992 sembrano essere rimaste inattuate.
In passato, quindi, si son verificate situazioni di esposizione, poiché risulta agli auditi che
l’INAIL ha riconosciuto i benefici previdenziali e lo “scivolo” pensionistico a elettricisti e
motoristi. Peraltro, il Capitano Fareri, interpellato sull’esposizione all’amianto dei lavoratori
militari e civili prima del 1992, non è stato in grado di fornire dati certi, esprimendo però
l’avviso che per alcune categorie (saldatori) vi possa essere stata esposizione nel periodo
summenzionato.
A tale proposito, il segretario provinciale FP CGIL Difesa ha ricordato che nel comprensorio
di Pantano Danieli dell’arsenale Marina militare di Augusta e all’interno dello stesso
stabilimento esistevano dei magazzini in cui venivano depositati sia manufatti in amianto, sia
sacchi contenenti amianto in polvere utilizzato dai calderai per la realizzazione e la
lavorazione di coibenti di parti di apparati navali e di pannelli in amianto. Il magazzino
contenente sacchi di amianto risulterebbe dismesso nel 1991, mentre le organizzazioni
sindacali non sanno se nel magazzino ubicato nel comprensorio di Pantano Danieli e
nell’officina carpentieri in ferro sia stata completata la bonifica dell’amianto, anche con
riferimento ai lavori i risanamento dell’officina carpentieri del 2005-06. Peraltro,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 210
211
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
sembrerebbe che le organizzazioni sindacali non escludano che vi sia un rischio di
esposizione tuttora attuale, come risulta anche dalla seguente affermazione del segretario
provinciale della CGIL riportata nel resoconto stenografico: “Detta officina era ed è ancora
ubicata proprio di fronte l’ingresso della mensa aziendale, davanti alla quale passavano e
passano tutt’oggi tutte le maestranze per recarsi a pranzo, quindi potenzialmente a rischio di
esposizione amianto”.
Alle organizzazioni sindacali risulta inoltre che “dipendenti adibiti a queste lavorazioni sono
deceduti in servizio a causa di patologie tumorali ai polmoni. Stessa sorte è toccata ad altri
dipendenti in servizio adibiti alle lavorazioni, ai magazzini e negli uffici”. Tuttavia non è
possibile disporre di dati sull’incidenza e correlazione di mortalità a causa dell’esposizione
all’amianto, in quanto all’insorgere di gravi patologie tumorali il dipendente viene dichiarato
inidoneo al servizio e inabile permanente, collocato anticipatamente in quiescenza, quindi se
ne perdono le tracce. Anche sulla base di un’analoga dichiarazione del medico competente,
occorrerebbe forse approfondire il profilo del rapporto tra sanità militare e sanità civile, con
la previsione di forme i collaborazione e della possibilità per il personale posto in congedo di
potersi avvalere delle strutture e dei servizi della sanità militare.
Occorre infine richiamare la segnalazione del segretario provinciale della FP CGIL difesa
circa la presenza di una problematica relativa all’esposizione all’amianto per tutti gli enti che
insistono nel comprensorio della Marina militare di Augusta (Maricommi, Marigenimil, l’ex
Maribase oggi Marisicilia e anche Maristanav). Fino a qualche anno fa, secondo l’audito, fa a
Maribase, ora Marisicilia, l’autoreparto così come la squadra lavoro abitava per 8 ore al
giorno nei capannoni con i tetti di amianto, così come a Marigenimil esisteva una squadra
lavori che tagliava con il flex la tubazione di amianto che portava l’acqua.
Il segretario provinciale USB, Francesco Gianini ha sollevato il problema delle confezioni di
amianto, e in particolare della carta VCI, utilizzata come involucro per pezzi di ricambio e
oggetto di una circolare del 1994 dell’Ispettorato logistico, relativa allo smaltimento di questo
materiale, contenente un certo quantitativo di amianto. Tale circolare, secondo l’audito, risulta
disattesa e la VCI tuttora utilizzata, sebbene in misura molto ridotta.
Sorveglianza sanitaria. Il Capitano Gaudioso ha quindi risposto ad alcune domande poste
dalla Presidente e dai componenti della Commissione, aventi ad oggetto lo svolgimento della
sorveglianza sanitaria, precisando in primo luogo che, ai sensi dell’art. 41 del decreto
legislativo n. 81 sono sottoposti a detta sorveglianza solo i lavoratori per i quali il DVR
riconosce un rischio per la salute. Pertanto, ha dichiarato di non sottoporre a visite mediche
periodiche tutti i 336 lavoratori dell’arsenale, e ha altresì dichiarato che sono “sottoposti a
sorveglianza sanitaria tutti quelli che hanno fatto domanda all’INAIL, indipendentemente da
quello che [l’INAIL] risponde”.
Si osserva in proposito che l’art. 41, comma 2, lettera b) afferma: che la sorveglianza
sanitaria si effettua mediante “visita medica periodica per controllare lo stato di salute dei
lavoratori ed esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica. La periodicità di tali
accertamenti, qualora non prevista dalla relativa normativa, viene stabilita, di norma, in una
volta l'anno. Tale periodicità può assumere cadenza diversa, stabilita dal medico competente
in funzione della valutazione del rischio. L'organo di vigilanza, con provvedimento motivato,
può disporre contenuti e periodicità della sorveglianza sanitaria differenti rispetto a quelli
indicati dal medico competente”. La disposizione sembrerebbe essere indirizzata alla
generalità dei lavoratori (come peraltro ha rilevato la Presidente, citando il caso delle visite
periodiche effettuate presso l’arsenale di Taranto) e non solo a quelli per i quali il DVR
indica la presenza di un rischio specifico. È appena il caso di notare, poi, che il sistema di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 211
212
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
vigilanza interna all’ordinamento militare rende assai improbabile la possibilità di dare
attuazione all’ultimo periodo della disposizione
Il Capitano Gaudioso ha quindi precisato di svolgere l’attività di sorveglianza sanitaria
tenendo conto anche di “uno strumento di promozione della tutela” predisposto dalla Stato
maggiore della Marina che rende possibile al personale che presume di essere stato esposto e
che aderisce volontariamente a questo protocollo di essere sottoposto a controllo, anche se
non dovesse avere in piedi la pratica di riconoscimento con l’INAIL. Il disciplinare è in corso
di emissione, ma sono state anticipate delle linee-guida con dei diagrammi di flusso per il
datore di lavoro e per il medico competente per dare un orientamento su come comportarsi. A
quanto risulta dalle dichiarazioni del medico competente, sembrerebbe che dei lavoratori
dell’arsenale – pur adeguatamente informati – nessuno abbia aderito al predetto protocollo e
richiesto di essere sottoposto a visita. Lo stesso ufficiale, rispondendo a una domanda della
Presidente ha poi precisato le sue dichiarazioni preliminari, chiarendo che i 32 lavoratori che
hanno ottenuto il riconoscimento da parte dell’INAIL sono sottoposti a sorveglianza sanitaria
in quanto ex esposti all’amianto. Ha quindi dichiarato di non conoscere il numero di coloro
che hanno contratto patologie asbesto correlato a seguito dell’esposizione, in considerazione
del lungo periodo di latenza, per cui le patologie si manifestano il più delle volte quando i
lavoratori sono in pensione, e quindi al di fuori della giurisdizione della sanità militare.
Qualche elemento di informazione in più, a tale proposito, è emerso dall’audizione del RSPP
(che ha confermato la presenza di soggetti esposti all’amianto anteriormente al 1992) e del
RSL (che ha fattori riferimento, per lo stesso periodo, ai calderai, alcuni dei quali gli risulta
siano deceduti per patologie tumorali ai polmoni). Ad avviso del Capitano Gaudioso, infine,
“i fattori di rischio più frequenti sono rumore, videoterminale e il rischio biologico dovuto
all’attività del recupero migranti.”
Concentrazione e valori soglia dell’amianto. Rispondendo ad alcuni quesiti posti
dall’onorevole Zardini, il Capitano Merluzzi ha precisato che, per quanto riguarda
l’esposizione all’amianto, la Marina militare è sottoposta alle legislazione vigente e che, dal
momento dell’assunzione dell’incarico non ha evidenza di rilevazioni di valori oltre la soglia
predisposta dalla legge: per quanto concerne le navi, il capitano Merluzzi ha dichiarato di non
avere evidenza di luoghi di lavoro dove – come, per esempio, all’apparato motore –i valori
delle fibre/litro rilevate siano decisamente diversi da altri luoghi di lavoro o comunque
superiori ai limiti definiti per legge.
Servizio di prevenzione e protezione. Formazione e informazione dei lavoratori. Da quanto
risulta dall’audizione del Responsabile del servizio di prevenzione e protezione (Vincenzo
Scamporlino), a partire dal 2004, cessato l’affidamento della funzione di RSPP a soggetti
esterni, la gestione dell’amianto a terra è stata affidata al Capo divisione DSA (all’epoca il
Capitano Fareri): pertanto, successivamente a tale data “l’UPP non ha avuto più contezza di
quello che succedeva perché era gestito in prima persona dal Capo divisione che doveva
riferire direttamente al direttore dell’arsenale”. L’audito ha anche riferito che l’ultima
mappatura dell’amianto a terra è stata svolta congiuntamente all’addetto al reparto servizio
tecnico, che ha ereditato le precedenti funzioni del DSA. Probabilmente l’audito si riferisce
all’analisi della valutazione del rischio amianto svoltasi, secondo il Capitano Fareri, alla fine
del 2014. Poiché il RSPP ha dichiarato di avere assunto l’incarico dal febbraio 2015, si deve
presumere che la valutazione predetta si sia protratta anche successivamente alla fine del
2014. Inoltre, poiché l’articolo 33, comma 1, lettera a) del decreto legislativo n. 81 prevede
che il servizio di prevenzione e protezione provvede “all'individuazione dei fattori di rischio,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 212
213
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
alla valutazione dei rischi e all'individuazione delle misure per la sicurezza e la salubrità degli
ambienti di lavoro, nel rispetto della normativa vigente sulla base della specifica conoscenza
dell'organizzazione aziendale” la circostanza per cui dal 2004 il Responsabile del servizio di
prevenzione e protezione, come è stato affermato, non ha avuto contezza della gestione del
rischio amianto (non si capisce bene per quanto si sia protratta tale condizione di ignoranza)
risulta in contrasto con la lettera e lo spirito della legge, così come suscita qualche
perplessità ed è meritevole di chiarimento, il fatto che tra la fine del 2014 e il 2015 il compito
di gestire il rischio amianto sia stato condiviso tra il RSPP e l’addetto al reparto servizio
tecnico.
Un altro punto riguarda la formazione e informazione del personale: conseguentemente a
quanto affermato in precedenza sull’assenza di un rischio di esposizione all’amianto per i
dipendenti dell’arsenale, il RSPP ha dichiarato di non avere notizia di corsi di formazione in
materia dall’inizio del 2000 a oggi; per il resto, ha precisato che “per quanto riguarda la
formazione in generale il 90 per cento del personale di Marinarsen Augusta è formato” e che
al momento “tutto il personale è stato informato dei rischi in generale”. Il RSPP ha quindi
aggiunto che per i lavoratori dell’Arsenale che prestano la loro attività a bordo delle navi sono
previste procedure di sicurezza in base alle quali l’esecuzione dell’ordine di effettuare alcuni
lavori è subordinata alla richiesta della scheda di sicurezza del luogo dove dovranno svolgere
l’attività. Sullo stesso argomento, il segretario della FP CGIL Difesa ha fornito un quadro
meno rassicurante, rilevando che le lavorazioni sia a bordo delle unità navali contenenti
amianto in ogni suo apparato che a terra venivano effettuate senza adeguata protezione anche
molti anni dopo il 1992 e che le tute indossate dai lavoratori risultavano anch’esse veicolo di
diffusione delle fibre di amianto non solo nell’ambito lavorativo, inclusa la mensa aziendale,
ma anche in ambito familiare, in quanto le stesse venivano e vengono portate tutt’oggi a casa
per il consueto lavaggio.
Non è chiaro che cosa avvenga quando dalla scheda di sicurezza risulti un rischio di
esposizione. Premesso inoltre che, dalle parole degli uditi, risulta che vi sono lavoratori
dell’Arsenale che prestano attività di lavoro sulle navi (lo ha confermato anche il RLS
Giovanni Lo Giudice) e che non tutte le navi risultano bonificate, non sembra del tutto
congrua l’affermazione del RSPP che esclude categoricamente la sussistenza di un rischio di
esposizione all’amianto. Analoghe perplessità desta la circostanza che sul rischio amianto
non sia stata svolta alcuna attività specifica di formazione dei lavoratori e non siano stati
forniti dispositivi di protezione individuale.
Queste perplessità sono suffragate anche dalle affermazioni del RLS Giovanni Lo Giudice,
che si riportano integralmente dal resoconto stenografico: “Le categorie di lavoro interessate
dall’esposizione all’amianto erano molteplici, perché è vero che abbiamo quasi completato i
corsi di formazione, però sono generici, sul rischio amianto non sono previsti. È anche vero
che nel DVR, siccome il rischio di amianto è quasi a zero, a terra non siamo esposti (io sono
un operaio che va a lavorare a bordo), però andiamo a lavorare anche a bordo, e per il fatto
che andiamo a lavorare a bordo onestamente, a quanto so, un corso specifico sul rischio
amianto non è stato mai fatto.”
Analoghe preoccupazioni sono state espresse anche dal segretario della FP CGIL difesa, che,
a conclusione del suo intervento ha affermato “che tutti i lavoratori sono stati e sono tutt’oggi
potenzialmente esposti alle fibre dell’amianto”, auspicando oltre che un forte impulso alle
bonifiche ambientali (che quindi secondo l’audito risulterebbero ancora incomplete) e
all’attività di sorveglianza sanitaria “considerata la continua esposizione perdurata nel
tempo”, anche l’introduzione di modifiche della normativa vigente con la revisione del
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 213
214
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
coefficiente del periodo di esposizione per tutta la vita lavorativa, e il conseguente
riconoscimento del diritto al pensionamento anticipato.
Anche l’affermazione del RSPP relativa la fatto che “non tutti i lavoratori sono dotati del DP,
per una questione di natura economico-finanziaria” dovrebbe essere meglio chiarita; si
adombra infatti la possibilità che i livelli di tutela di un bene costituzionalmente protetto
come l’integrità psicofisica dei lavoratori possano risultare ridotti per ragioni di carattere
finanziario.
Sulla situazione ambientale del territorio di Augusta è stato sentito, in seduta segreta, il
rappresentante di Legambiente Enzo Parisi; questi ha ricordato preliminarmente che l’area è
stata dichiarata ad elevato rischio di crisi ambientale agli anni Novanta e nel 1995 è stato
approvato con DPR il Piano di risanamento, poi rimasto inattuato; di conseguenza, secondo
un passata pronuncia della Commissione ambiente del Senato, si tratta di un’area oggi in
conclamata crisi di rischio ambientale. Tutte le matrici ambientali erano e sono fortemente
deteriorate, dall’acqua ai suoli al mare, e naturalmente anche la salute delle persone che
vivono nel territorio che va da Augusta fino a Siracusa. Nel 2000, l’area è stata inserita tra i
siti di interesse nazionale ai fini delle bonifiche, e comprende circa 6.000 ettari di suoli nella
zona industriale e circa 10.000 ettari di specchio d’acqua, dal porto di Augusta a quello di
Siracusa. Ad oggi il primo stanziamento di circa 106 milioni di euro è servito soprattutto per i
monitoraggi e la caratterizzazione del sito, ma solo alcune questioni sono state affrontate, tra
cui quella della presenza della ex Eternit alle porte di Siracusa, parzialmente risolta; resta il
fatto che, a causa della presenza di aziende come la Moncalieri che hanno lavorato amianto e
che sono state messe in sicurezza sette-otto anni fa, nell’area di Augusta e Siracusa
l’incidenza del mesotelioma pleurico raggiunge livelli molto elevati, intorno a 3,5 volte
l’indice nazionale. Il registro territoriale delle patologie dell’ASP 8 di Siracusa, commentando
tale dato percentuale, afferma in proposito che «l’esposizione professionale o abitativa alle
fibre di amianto è la causa primaria dei tumori della pleura. In provincia di Siracusa le
principali fonti di esposizione professionale sono costituite dalle dismesse fabbriche di Eternit
e di Priolo e dai cantieri navali di Augusta».
È pertanto preoccupante che ai rischi già esistenti (ampiamente documentati da studi
dell’Istituto superiore di sanità, dell’Organizzazione mondiale della sanità, e del CNR,
riconducibili al noto studio Sentieri) se ne aggiungono di nuovi: l’anno scorso, sono arrivate
da Taranto circa 10.000 tonnellate di polveri da altoforno che sono state scaricate ad Augusta
(temporaneamente secondo il Ministro dell’ambiente), che avrebbero potuto arrivare a
100.000, se non l’avesse impedito la protesta popolare. In questo contesto si colloca
l’arsenale, i cui fondali prospicienti le banchine sono contaminati in maniera grave da metalli
pesanti, idrocarburi e, secondo l’ISPRA, andrebbero bonificati immediatamente. Questo
appello è rimasto inascoltato e le navi continuano a muoversi lungo quei fondali e con il
movimento delle eliche rimettono in sospensione gli inquinanti lì depositati. Inoltre, nel
vicino deposito di carburanti marini della Maxcom sono stoccate più o meno 40.000
tonnellate di gasoli e di oli combustibili che servono per il rifornimento delle navi. A parte le
emissioni fuggitive che derivano dai serbatoi, l’area intorno è tutta contaminata e va
bonificata; un poco oltre ci sono i bacini sia della Marina militare sia quelli privati dell’EBA,
dove sono avvenute operazioni in cui sono liberate le fibre di amianto. In passato
nell’arsenale c’è stata esposizione alle fibre di amianto, anche nelle aree prospicienti la
mensa. Il rappresentante di Legambiente ha posto in luce “un evidente scollamento tra gli enti
di controllo, di tutela, di monitoraggio e di sorveglianza sanitaria”, osservando che anche
dall’intervento del rappresentante dell’INAIL risulta che i dati dell’Istituto non sono
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 214
215
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
coordinati con i dati per esempio dell’INPS e dell’ASP. Ha aggiunto che una ventina di anni
fa il comune di Augusta fece un biomonitoraggio riscontrando una presenza di uranio fuori
norma. Rispondendo a un quesito dell’onorevole Rizzo, ha poi fatto cenno all’area di Punta
Izzo, utilizzato come poligono dalla Marina fino agli anni Novanta, poi dismesso.
Legambiente auspica che, previa bonifica dei residui del munizionamento a suo tempo
utilizzato e considerato che la Marina ha smentito che vi sia un’ipotesi di riattivazione del
poligono, l’area venga destinata a parco, considerato il suo elevato valore paesaggistico e
storico.
Vincenzo Scamporlino, RSPP Marinarsen Augusta, ha poi fatto presente che le misurazioni
delle onde magnetiche effettuate dal CISAM non hanno rilevato superamenti della soglia di
emissione prescritta dalla legge, e il segretario provinciale della FP CGIL difesa ha parlato
della banchina lavori costruita in arsenale, definendola “una cattedrale nel deserto”: infatti, il
dragaggio per costituire la profondità all’attracco delle navi per i lavori non può essere
effettuato perché nel fondale marino esistono metalli pesanti come il mercurio. Gli operatori
dei pontoni che fanno capo a Maristanav e sono addetti a salpare le ancore delle navi militari
ormeggiate, ancore che toccano il fondo marino e quando risalgono sono piene di fanghi e
quindi di metalli pesanti, effettuano questo lavoro a mani nude. Il rischio dei metalli pesanti e
dei fondali marini all’interno del porto di Augusta è dunque un rischio concreto.
MISSIONE
PRESSO L’ARSENALE DELLA MARINA MILITARE DI LA SPEZIA
(28 luglio 2016)
In adempimento dei compiti fissati dall’art. 1 della delibera istitutiva del 30 giugno 2015 e
specificamente della lettera f), la Commissione di inchiesta sugli effetti dell’uranio impoverito
ha svolto una serie di approfondimenti sui rischi associati alla presenza di materiali contenenti
amianto negli ambienti in cui il personale militare e civile del Ministero della difesa presta
servizio.
La parte più significativa di tali approfondimenti, in cui rientra anche la visita di La Spezia, è
stata resa possibile dallo svolgimento di una serie mirata di sopralluoghi negli arsenali della
Marina militare (segnatamente quelli di Taranto, Augusta e appunto La Spezia), diretti ad
acquisire un quadro fattuale aggiornato delle condizioni ambientali e di lavoro dei dipendenti
della Difesa ivi impiegati, anche attraverso audizioni finalizzate a stabilire un contraddittorio
fra i diversi soggetti interessati al tema della sicurezza dei lavoratori in questi luoghi di
lavoro.
La visita all’arsenale di La Spezia ha avuto luogo il 28 luglio 2016 ed è stata svolta da una
delegazione della Commissione guidata dalla Vicepresidente Donatella DURANTI (SI-SEL)e
composta dai deputati Gianluca RIZZO (M5S) e Paola BOLDRINI (PD). Il ciclo di audizioni
in forma libera previste del programma ha avuto inizio con una relazione introduttiva svolta
dal direttore dell’Arsenale, il Contrammiraglio Livio CECCOBELLI.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 215 – 216
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Mappatura e bonifica. Relativamente alle attività di mappatura, il direttore dell’Arsenale ha
citato la circolare n. 45 del 10 luglio 1986 emessa dall’allora Ministero della sanità che, come
egli stesso ha tenuto a ricordare, «forniva indicazioni in tema di localizzazione e
caratterizzazione dei materiali contenenti amianto, procedure per valutare il livello di
contaminazione ambientale e direttive tecniche per le operazioni bonifica». A seguito di tale
atto amministrativo, l’ultimo contratto stipulato dall’arsenale che prevedeva ancora l’acquisto
di materiale coibente con amianto risale al 16 ottobre 1986; da allora, non risulta siano stati
più acquisiti materiali del genere e si è andati alla ricerca di materiali coibenti alternativi.
Il 29 giugno del 1988 è stato emanato un ordine di servizio temporaneo, il n. 25, con cui
l’arsenale ha adottato un regolamento interno di sicurezza per le operazioni di bonifica.
L’ordine di servizio ha istituito presso il laboratorio chimico un settore denominato
“Accertamenti di gas free e igiene ambientale”, al quale sono stati, tra gli altri, devoluti i
seguenti compiti: monitoraggi ambientali nei locali oggetto di operazioni di bonifica, analisi
dei campioni dei monitoraggi eseguiti, sorveglianza delle attrezzature e dei mezzi di
protezione utilizzati dai lavoratori delle ditte o di Marinarsen.
Nel 1989, al fine di rafforzare le dotazioni interne al laboratorio chimico, veniva acquistato un
microscopio per eseguire la cosiddetta analisi MOCF (microscopia ottica in contrasto di
fase). In un momento successivo è stato acquisito anche un microscopio elettronico a
scansione (SEM), in grado non solo di rilevare il numero di fibre, ma anche di accertare se
effettivamente esse fossero o meno di amianto. Attualmente, così come specificato dal
Contrammiraglio Ceccobelli, le analisi delle fibre disperse, il cui campionamento viene
effettuato dall’arsenale, sono eseguite dal CSSN (Centro di Supporto e Sperimentazione
Navale), mentre per quanto riguarda le analisi massive viene fatto ricorso a ditte e a laboratori
specializzati in questo settore.
Nel 1998 è stato effettuato il censimento amianto previsto dalla legge n. 257 del 1992 e dal
successivo decreto ministeriale del 1994 attraverso la rilevazione e la caratterizzazione dei
manufatti contenenti amianto all’interno dei fabbricati in uso a Marinarsen. A seguito del
censimento ha avuto inizio una serie di opere di bonifica realizzate, a seconda dei casi,
mediante rimozione o confinamento.
Una menzione a parte va fatta per le cosiddette opere protette, una serie di officine realizzate
nel dopoguerra con fondi NATO e ubicate all’interno di una collina del versante ovest, oltre il
muro di cinta della base, pensate per continuare ad operare con l’arsenale nel caso di
incursioni aeree e, purtroppo, coibentate con pannelli costituiti al 100 per cento da amianto.
Alle preoccupazioni manifestate dall’onorevole Paola Boldrini, l’Ammiraglio Roberto
Camerini ha risposto che si tratta di aree scavate all’interno di una montagna e totalmente
inaccessibili.
All’onorevole Gianluca Rizzo, che ha sollevato la questione relativa alla discarica di Campo
in ferro di pertinenza dell’arsenale, l’Ammiraglio Camerini ha risposto che, essendo stati
trovati fondi da Segredifesa, sta per partire la sperimentazione per una fitorimediazione del
sito che durerà un anno e alla quale seguirà la bonifica vera e propria, che però non sarà
completata prima di tre o quattro anni.
In definitiva, per la parte a terra, il Contrammiraglio Ceccobelli ha informato la delegazione
circa la disponibilità di una cifra complessiva di 233.000 euro - derivante da finanziamenti e
controprestazioni relative ad un contratto di permuta (l’arsenale svolge anche attività a
beneficio di aziende esterne) - attraverso cui è stato eliminato amianto da quattro delle cinque
gru in fermo tecnico e da sette carriponte, in aggiunta ad un certo numero di bonifiche minori.
Ad ogni modo, ha sottolineato il Contrammiraglio, tutto ciò che non si riuscirà a fare con
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 216
217
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
questo finanziamento rientrerà sicuramente nella dotazione prevista dal piano triennale (20162018), cosiddetto Brin.
Venendo ora alla trattazione della mappatura e bonifica delle unità navali, il Contrammiraglio
Ceccobelli ha fatto presente che l’arsenale svolge un’attività di mantenimento in efficienza
delle stesse. Delle unità navali in servizio, che rientrano quindi nella competenza della base di
La Spezia, la cui manutenzione è affidata all’arsenale, e che sono oggetto di attenzione
riguardo alle problematiche dell’amianto, vi è un elenco di 60 unità. In quest’elenco sono
comprese tutte le navi a prescindere dalle dimensioni, purché abbiano un equipaggio fisso a
bordo, quindi dalle più grandi, come la Scirocco, fino al livello dei rimorchiatori portuali,
quelli che hanno comunque un equipaggio fisso a bordo, i cosiddetti RP.
Per quanto riguarda la gestione del problema amianto, a queste unità navali si aggiungono 14
navi in disarmo e 257 cosiddetti mezzi minori.
Sollecitato dalla presidente Duranti circa la particolare situazione concernente le navi in
disarmo, il Comandante Ceccobelli ha specificato che attualmente è programmata la
demolizione di due unità navali. Oltre a queste, vi è un elenco di navi sulle quali è stato
concluso un protocollo d’intesa tra il Ministero della difesa e la regione Toscana, secondo cui
il Ministero deve rendere disponibile un certo numero di navi per far funzionare il polo
demolizioni navali di Piombino; quindi, se il protocollo dovesse effettivamente essere
realizzato per come è stato stipulato, le navi sarebbero sicuramente demolite fuori dal sito.
Tutto questo in piena sintonia con quello che il Contrammiraglio ha dichiarato essere il core
business dell’arsenale che consiste nell’effettuare manutenzione navale più che demolizione.
Per mezzi minori si intendono imbarcazioni, galleggianti e tutto quello che è privo di
equipaggio fisso, ma a detta del Contrammiraglio è stato censito tutto, a partire dalle barche a
vela della sezione velica non solo di La Spezia, ma anche di Livorno: il riferimento è a tutta
l’area nord che rientra sotto la giurisdizione di La Spezia.
Per la gestione del rischio amianto a bordo ci si avvale di un documento denominato
Mappatura amianto. Lo scopo di questo documento, custodito e periodicamente aggiornato
dal comando di bordo con il supporto dell’arsenale, è quello di identificare i siti e i
macchinari delle navi contenenti amianto.
La parte più rilevante di questo tipo di attività si è avuta tra la fine del 2007 e l’inizio del
2008; in seguito, è stato necessario un ulteriore approfondimento di indagine per specifici
item, che ha dato vita nel 2010 a due ulteriori documenti. Si tratta della redazione di un
compendio e della configurazione iniziale, denominato Supplemento alla mappatura amianto.
Sempre del 2010 un ulteriore documento, successivamente denominato Nota integrativa per
guarnizioni impianti vari, ha ricordato i cosiddetti “elementi diffusi”.
Circa l’intera documentazione di mappatura, a specifica domanda rivolta dall’onorevole
Rizzo, il Comandante Ceccobelli ha risposto che ad oggi tutto viene gestito digitalmente
attraverso uno specifico database.
Tutte le citate 60 unità navali in servizio sono dotate di documenti di mappatura aggiornati.
Per quanto riguarda i 257 mezzi minori, a seguito della campagna di accertamenti ed analisi
effettuata da ditta specializzata, è emerso che 231 sono privi di amianto, di cui 25 lo sono
diventati a seguito di bonifica; 26 hanno ancora amianto, ma in uno stato di conservazione che
non crea pericoli di esposizione al personale, anche se saranno comunque oggetto di una
prossima attività di bonifica.
Per quanto riguarda la programmazione delle bonifiche, i contratti riguardanti l’amianto,
siano essi di rilievo, bonifica o mappatura, sono da diversi anni di tipo centralizzato, ovvero
stipulati da enti centrali che in fase di esecuzione periferizzano le quote stabilite per le varie
sedi. Tipicamente se ne occupa NAVARM, prendendo a riferimento capitoli di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 217
218
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ammodernamento e rinnovamento, dopodiché il contratto così stipulato viene suddiviso per i
vari stabilimenti di lavoro e ciascuno, a secondo dell’esigenza che rappresenta, ha una quota
parte da spendere.
Servizio di prevenzione e protezione. Formazione e informazione dei lavoratori. La
formazione e l’informazione del personale riguardo la gestione delle problematiche relative
all’amianto sono inserite nel più generale contesto dell’attività formativa e informativa della
prevenzione degli infortuni e della tutela della salute dei lavoratori.
L’arsenale di La Spezia può contare su 21 dipendenti formati come dirigenti cantiere amianto,
10 dipendenti formati come addetti cantiere amianto e 10 ancora formati come responsabili
del problema amianto in strutture, edifici ed impianti; queste tre tipologie di corsi di
formazione sono state svolte presso la scuola provinciale di formazione «Durand de la
Penne», dove viene svolta una serie di attività a carattere più generale e, tra i vari aspetti di
prevenzione, si tratta anche il tema dell’amianto. In particolare, vi sono 34 dipendenti formati
attraverso il corso di gestione prodotti chimici pericolosi dei rifiuti, sempre tramite la scuola
«Durand de La Penne»; un corso per preposti, tenuto in maniera molto estensiva, per 246
dipendenti; un corso di formazione base per 120 dipendenti.
Per quanto riguarda l’informazione, sono stati eseguiti negli ultimi mesi dello scorso anno,
esclusivamente con risorse interne, corsi di informazione per 126 dipendenti, secondo un
programma che comprendeva una parte dedicata proprio alla problematica amianto.
È opportuno sottolineare che questi corsi sono del tutto equivalenti a corsi di formazione, in
quanto i docenti che tengono i corsi sono tutti abilitati formatori ed i programmi sono
esattamente gli stessi di quelli di formazione.
L’ex RSPP Gaetano Di Tonno ha precisato che già nel 1998, a seguito dell’emanazione della
legge n. 626 del 1994, venne portata a compimento tramite un ente esterno un’attività
informativa generale rivolta a tutti i lavoratori.
Sorveglianza sanitaria. Venendo alla trattazione dello specifico tema relativo alla
sorveglianza sanitaria, il Contrammiraglio Ceccobelli ha voluto precisare, fin dalla premessa,
che nessun lavoratore dell’arsenale svolge attività che prevedono la manipolazione di
materiali contenenti amianto e che tutti gli interventi di bonifica mediante rimozione sono
effettuati da personale di ditte specializzate e abilitate.
Nello specifico la situazione dei dipendenti dell’arsenale è la seguente. Vi sono 3 dipendenti
del servizio prevenzione e protezione che rientrano nella categoria dei cosiddetti ESEDI
(soggetti a esposizioni sporadiche e di debole intensità). Un quarto dipendente del servizio
prevenzione e protezione - si tratta della persona che fisicamente effettua tutte le uscite in
mare per il rilievo delle fibre disperse -, poiché svolge questo tipo di attività per più di 60 ore
l’anno, è soggetto ad un potenziale rischio in più, quindi viene sottoposto ad una sorveglianza
sanitaria specifica, come se si avesse a che fare con un’esposizione di tipo diretto.
L’ESEDI è una forma «blanda» di potenziale esposizione; a carattere generale, comunque,
tutti i dipendenti sono sottoposti a sorveglianza sanitaria a seconda della mansione svolta e del
rischio a cui sono esposti durante l’attività lavorativa.
È stata definita nel tempo una serie di differenti protocolli sanitari di concerto con il medico
competente. In alcuni casi, questi protocolli sanitari sono invece definiti da enti come lo Stato
maggiore della Marina, di solito di concerto con l’Ispettorato di sanità. Tra l’altro, per recenti
disposizioni, questo è accaduto anche per i cosiddetti ex esposti: il protocollo è stato stabilito
da MARISTAT UGECOPREVA di concerto con MARISAN.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 218
219
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Quanto agli ex esposti all’amianto, attualmente si contano 272 dipendenti civili e un solo
militare che risultano appartenere a questa categoria, con formale riconoscimento da parte
dell’INAIL. Gli ex esposti sono inseriti in una lista apposita e sono sottoposti ad un protocollo
sanitario definito dallo Stato maggiore che si integra, qualora previsto, con il protocollo
sanitario previsto per l’attività lavorativa attualmente svolta.
Su specifica domanda dell’onorevole Rizzo riferita alla tutela della categoria dei lavoratori
non esposti, il Comandante Ceccobelli ha informato che in passato è stata assunta
un’iniziativa al riguardo da parte dell’università Tor Vergata di Roma attraverso il progetto
Archimede, rivolto a persone con una certa storia lavorativa che, su base volontaria, potevano
effettuare una serie di accertamenti clinici. Tuttavia, non tutti coloro che avevano aderito al
progetto si sono poi sottoposti alle analisi previste, anche perché dovevano recarsi fuori sede.
Il Comandante ha pertanto auspicato che, nel momento in cui tali accertamenti facoltativi
fossero svolti all’interno di strutture proprie dell’Arsenale, si registreranno adesioni
sicuramente superiori a quelle pervenute in passato. Sul tema, il segretario CGIL e
rappresentante RSU Emanuele Bernardini ha espresso la necessità che una simile tutela venga
indifferentemente estesa a tutti i lavoratori dell’Arsenale e non debba riguardare solamente
coloro che, per le specifiche mansioni svolte, si presume vengano più facilmente a contatto
con materiale a rischio; il concetto è stato poi condiviso e ribadito anche dal rappresentante
RLS, Alberto Figoli.
Relativamente alla presenza di materiali contenenti amianto all’interno dello stabilimento di
lavoro, quindi nelle infrastrutture o in impianti a carico dell’arsenale, il Contrammiraglio
Ceccobelli ha fatto preliminarmente presente che l’arsenale è un sito storico, con oltre 150
anni di vita.
I diversi impianti ed infrastrutture sono stati oggetto di svariate attività di modifica ed
ammodernamento; in particolare, il grosso dei cambiamenti è avvenuto tra la fine degli anni
Quaranta e la prima metà degli anni Cinquanta, quando l’intera base navale è stata oggetto di
una radicale opera di ricostruzione, conseguente alla pressoché totale devastazione avvenuta
durante il secondo conflitto mondiale. I materiali MCA (materiali contenenti amianto) sono,
quindi, in larga misura presenti, anche in quei tempi la nocività dell’amianto per la salute
umana non era ancora nota.
A partire dalla seconda metà degli anni Novanta è stata condotta una serie di opere di bonifica
realizzate mediante rimozione o confinamento, a seconda dei casi, che ha condotto ad una
drastica riduzione dei materiali contenenti amianto. Successivamente, verso la fine del 2014, a
seguito di alcuni rinvenimenti di materiali sospetti, è iniziata la campagna di campionamenti
ed analisi, che poi è continuata anche per tutto il 2015, rilevando la presenza di amianto in tre
diverse tipologie di manufatti: i pavimenti, i ferodi dei mezzi di sollevamento e le tubulature
degli impianti di riscaldamento sotto l’officina dell’edificio n. 53. Per quanto riguarda i
pavimenti, la mitigazione del rischio è stata effettuata sgomberando, sigillando ed
incapsulando gli elementi. Per i ferodi, cinque delle otto gru sono risultate positive, quindi,
recependo anche i suggerimenti dell’ASL, si è disposto il fermo tecnico di tutti questi
impianti e ad oggi rimane da bonificare soltanto la gru tra i bacini 3 e 4. Per quanto riguarda,
infine, la tubulatura sottotraccia, laddove è risultato possibile è stata portata avanti un’opera di
bonifica consistente nella sigillatura e nell’apposizione di cartelli di avviso.
Nei locali e nelle aree dove è stata accertata la presenza di MCA è stato effettuato il
rilevamento di campioni di fibre aerodisperse, ma da questi accertamenti non è emersa alcuna
presenza di amianto.
Ad una domanda della presidente Duranti, volta ad avere contezza dell’esistenza di magazzini
interessati dalla presenza di amianto, il Comandante di Maricommi, Massimo Martucci, ha
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 219
220
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
anzitutto fatto presente che la Direzione di commissariato militare marittimo ha preso in
carico la gestione dei magazzini dal 1° gennaio 2015, aggiungendo che Maricommi è
interessata alla problematica amianto sia dal punto di vista infrastrutturale, sia con riferimento
ai cosiddetti PDR (pezzi di rispetto), contenuti nei magazzini. Per la parte infrastrutturale, vi
sono magazzini con delle problematiche connesse all’amianto ed altri invece idonei
all’impiego in quanto, pur in presenza di amianto, sono stati portati a compimento interventi
di incapsulamento per cui, al momento, non risultano pericolosi. Per quanto riguarda invece la
questione dei PDR è in corso, a cura del comando logistico, un’attività di monitoraggio e
campionamento di tutti i pezzi di rispetto che potrebbero avere contenuto amiantoso.
Più in generale, il Contrammiraglio si è fatto carico di fornire personalmente alla
Commissione il Piano di sorveglianza sanitaria, sottolineando che esiste un programma,
denominato Infopress, in cui sono inseriti tutti i lavoratori ai quali, in funzione della
combinazione mansione-rischio, è associato un protocollo sanitario ed un elenco di analisi
cliniche da svolgere.
Per quanto riguarda il DVR (Documento di valutazione dei rischi) dell’ente, il Comandante
ha dichiarato di ritenere, non manifestandone però la certezza, che esso sia stato diffuso anche
a livello centralizzato. Si è detto comunque disponibile a metterlo a disposizione dei
commissari con l’aggiunta di tutte le schede di rischio della parte navale, utili per completare
il quadro informativo da fornire non solo ai lavoratori dell’arsenale, ma anche a quelli delle
ditte esterne.
Lavoratori in servizio o in quiescenza esposti all’amianto; riconoscimento dell’esposizione.
Sulle patologie derivanti dall’esposizione all’amianto il Contrammiraglio ha dato notizia di 15
contenziosi attualmente in corso, correlati a mancati riconoscimenti di indennità per presunta
esposizione all’amianto.
Nel corso dell’audizione di Enrico Lanzone, Direttore regionale vicario dell’INAIL Liguria, la
delegazione della Commissione è stata informata che, in base ai dati in possesso dell’INAIL,
si registrano 79 patologie legate a fibre di amianto, di cui: 24 hanno dato origine ad una
rendita ai superstiti, una è stata definita come morte senza superstiti; 7 a rendita diretta; 30
sono state definite regolari senza indennizzo in quanto il grado di invalidità era minore di
quello previsto dalla legge; infine 17 sono state definite negativamente per inidoneità del
rischio, assenza di malattia o perché la documentazione presente non era sufficiente a
determinare una valutazione dal punto di vista medico-legale. Relativamente a quest’ultimo
caso, su sollecitazione della presidente Duranti, Stella Greco, Direttore sanitario della sede
INAIL di La Spezia, ha infine precisato che per avanzare una domanda di riconoscimento di
malattia professionale è necessario che sia presentata una idonea documentazione sanitaria un certificato medico che accerti una diagnosi e altri documenti di tipo amministrativo -, in
mancanza della quale l’INAIL, in alcuni casi, può respingere la domanda stessa.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 220
221
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
VISITA AI POLIGONI MILITARI SARDI
E AL SITO MILITARE DI S. STEFANO, LA MADDALENA
(2-7 ottobre 2016)
Dal 2 al 7 ottobre 2016, la Commissione ha svolto una missione di visita ai poligoni militari
sul territorio della regione Sardegna, nonché al sito militare di Santo Stefano, nell’isola de La
Maddalena, completando i sopralluoghi con una prolungata sessione di audizioni ed esami
testimoniali che hanno avuto luogo presso la sede della prefettura di Cagliari e che hanno
visto la partecipazione di rappresentanti dei comandi militari dei singoli poligoni, di lavoratori
civili e militari, della regione e degli enti locali dei territori interessati, delle associazioni civili
e della Procura della repubblica di riferimento per procedimenti giudiziari connessi alla
presenza dei poligoni stessi sul territorio.
Componevano la delegazione, oltre al Presidente Scanu, i deputati Donatella Duranti (MDP-LU), Ivan
Catalano (Misto CI-EPI), Paola Boldrini (PD), Gianluca Rizzo (M5S), Roberto Capelli (DES-CD),
Maria Chiara Carrozza (PD), Edmondo Cirielli (FDI-AN), Luigi Lacquaniti (MDP-LU), Mauro Pili
(Misto) e Diego Zardini (PD).
In particolare sono stati visitati la Scuola sottufficiali della Marina militare della Maddalena e il
Deposito munizionamento in località Guardia del Moro - Isola di Santo Stefano - La Maddalena (OT);
il poligono Sperimentale e di Addestramento Interforze di Salto di Quirra - P.I.S.Q. - a Perdasdefogu
(OG) il poligono di Capo Frasca (VS) il poligono di Capo Teulada (CA).
Nel corso delle visite in loco e successivamente presso la prefettura di Cagliari la delegazione ha
audito in forma libera, in qualche caso incontrando anche in modo informale, i seguenti soggetti:
presso la Scuola sottufficiali della Marina militare de La Maddalena: il Comandante della
medesima scuola, C.V. Roberto Fazio; una rappresentanza Co.ba.r. e RSU del personale civile
e il sindaco de La Maddalena Luca Montella;
presso il poligono di Perdasdefogu: i sindaci dei comuni di Perdasdefogu, Mariano Carta, di
Ulassai, Gianluigi Serra, di Villagrande Giuseppe Loi e di Villaputzu Sandro Porcu; una
rappresentanza Co.ba.r. e RSU del personale civile;
presso il poligono di Capo Frasca: i sindaci dei comuni di Arbus Antonio Ecca e di Terralba
Pietro Paolo Piras; una rappresentanza Co.ba.r. e RSU del personale civile;
al poligono di Capo Teulada, i sindaci dei comuni di S. Anna Arresi, Teresa Pintus e di
Teulada, Daniele Serra; una rappresentanza Co.ba.r. e RSU del personale civile.
Presso la prefettura di Cagliari sono stati auditi i rappresentanti di famiglie delle vittime dell’uranio
impoverito Giuseppina Vacca e Antonio Cancedda; il Presidente del distretto aerospaziale della
Sardegna (Dass), Giacomo Cao; il portavoce del comitato “Gettiamo le basi”, Mariella Cao; i
componenti civili del Comitato misto paritetico regione Sardegna per le servitù militari: Giovanni
Aramu, Agostino Armeni, Agostino Bifulco, Andrea Diana, Salvatore Mocci, Gianluigi Sechi,
Antonello Tanas, Gianuario Fiori; il Direttore generale dell’ARPAS, Alessandro Sanna; i funzionari
dell’assessorato all’ambiente della regione sarda, Alessandro Murgia e Nicoletta Sannio; una
rappresentanza dei sindaci dei comuni limitrofi al poligono di Lago Omodeo: di Abbasanta, Stefano
Sanna, di Bidonì, Ilaria Sedda, di Ghilarza, Marco Defrassu, di Soddì Francesco Medde e di Sorradile,
Pietro Arca; il Sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, Emanuele Secci; l’assessore alla
difesa dell’ambiente della regione Sardegna Donatella Emma Ignazia Spano; l’assessore dell’igiene e
sanità e dell’assistenza sociale della regione Sardegna Luigi Benedetto Arru; il Presidente del
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 221
222
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Consiglio regionale della regione Sardegna Gianfranco Ganau; il Presidente della regione Sardegna
Francesco Pigliaru.
Sono stati auditi nella forma dell’esame testimoniale il Comandante di Salto di Quirra, Gen. Giorgio
Russo; il Comandante di Capo San Lorenzo, col. Giovanni Tonarelli; il Comandante deposito
munizioni S. Stefano, C.F. Marcello Pinna; il medico competente di Capo San Lorenzo, Salto di
Quirra e Capo Frasca, dott. Marcello Campagna; il RSPP Salto di Quirra, ten. col. Alessandro
Castellet Y Ballarà; il Comandante e RSPP Capo Frasca, ten. col. Mariano Marchetti; il Comandante
di Capo Teulada, col. Fabrizio Giardini; il medico competente di Capo Teulada, ten. col. Alberto
Cireddu; il RSPP Capo San Lorenzo, 1° M.llo Andrea Sartorello; il RSPP Capo Teulada, Pier Paolo
Silli; l’ex medico competente deposito munizioni S. Stefano, C.F. Lorenzo Tucci; il medico
competente Scuola sottufficiali de La Maddalena, C.V. Cosimo Nesca; il RSPP Scuola sottufficiali de
La Maddalena, C.C. Andrea Pampaloni.
Oggetto e inquadramento della visita.
La missione rientrava nel solco di più di un filone di inchiesta, fra quelli intrapresi dalla
Commissione nel corso della sua attività, in particolare però era mirata ad uno specifico
approfondimento della situazione dei poligoni sardi, sia sotto il profilo della verifica
dell’effettiva attuazione delle norme in materia di sicurezza sul lavoro dei militari ivi
impiegati, sia in connessione con le complesse problematiche della tutela del territorio e
dell’ambiente su cui insistono le installazioni militari sarde, anche in relazione alla salute
delle popolazioni circostanti e alle importanti ricadute economiche sulle comunità locali.
In questo senso, poiché i poligoni sardi nel loro insieme compongono il 60 per cento della superficie
delle servitù militari nazionali, la missione in Sardegna ha rappresentato la chiave di volta dell’attività
di indagine della Commissione realizzata a mezzo di sopralluoghi e accertamenti in loco, nonché di
verifica delle premesse poste nel primo semestre di attività d’inchiesta per quanto concerne il quadro
generale della sicurezza sul lavoro delle Forze armate, come delineato sin dall’inizio dei lavori della
quarta Commissione di inchiesta. Si trattava infatti di recarsi nella regione che assomma per
eccellenza le problematiche e gli scenari più concreti, connessi alla presenza di vastissimi territori
soggetti a servitù militari da più di sessant’anni, per pervenire a valutazioni e conclusioni da estendere,
ove pertinenti, al resto del territorio nazionale e per orientare il prosieguo dell’inchiesta.
A questo scopo, un’ampia tranche di audizioni, sia in forma libera che testimoniale, ha
riguardato in primo luogo il tema della sicurezza sul lavoro, prevedendo in forma sistemica
l’ascolto dei responsabili dei poligoni sotto i rispettivi profili di competenza (Comandante,
RSPP, medico competente, RLS), nonché dei rappresentanti dei lavoratori e di tutti quei
soggetti che potessero fornire una voce discorde o anche solo alternativa a quella dei diretti
responsabili dei poligoni.
Contestualmente, la delegazione della Commissione ha individuato una platea di ascolto del
governo regionale e delle comunità locali quanto più ampia e inclusiva, in modo che fossero
rappresentati tutti gli interessi in campo senza trascurare alcuna istanza – economica, politica
o territoriale – interessata da un territorio così vasto (anche quando in alcuni casi ciò ha
comportato una fuoriuscita dalle strette competenze di inchiesta tracciate dalla delibera
istitutiva.
In questo quadro, ad esempio, la Commissione ha ricevuto informalmente anche una delegazione di
pescatori di Capo Frasca, che chiedevano di rappresentare nelle competenti sedi parlamentari (e
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 222
223
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
segnatamente presso la XI Commissione lavoro) esigenze di programmazione delle attività militari di
esercitazione che consentissero l’uso delle acque di pesca circostanti il poligono.
Rientrano in questo ambito le audizioni dei vertici della regione Sardegna, dei sindaci di tutti i
comuni interessati, dei rappresentanti civili del Comitato misto paritetico regione Sardegna
per le servitù militari, dell’associazionismo legato alla presenza delle basi e delle famiglie di
vittime di particolari patologie.
Al versante delle ricadute ambientali e di possibili ipotesi di riconversione dei poligoni
militari sardi appartengono invece le audizioni di ARPAS e del Presidente del distretto
aerospaziale della Sardegna, che hanno posto in luce non poche criticità connesse al
monitoraggio della qualità ambientale nei territori dei poligoni, evidenziando contestualmente
diverse opzioni percorribili in futuro per una ottimizzazione dell’uso dei siti militari in
armonia con esigenze di valorizzazione del territorio.
Infine, fin dall’atto della deliberazione sul programma della missione la Commissione aveva
individuato la necessità di audire il Procuratore competente per ipotesi di reati ambientali
commessi nell’area dei poligoni sardi e correlati al mancato esercizio delle attività di bonifica
dei siti destinati alle esercitazioni militari, con particolare riguardo al grave caso di
contaminazione della cosiddetta «penisola interdetta» di Capo Teulada.
Principali evidenze emerse nel corso delle audizioni e dei sopralluoghi
Nel corso delle visite e dei sopralluoghi effettuati presso i poligoni, la Commissione ha
riscontrato anzitutto una carente attuazione della normativa in materia di sicurezza sul
lavoro, attestata principalmente dalla insufficiente o lacunosa redazione dei documenti di
valutazione del rischio (particolarmente per quanto riguarda il poligono di Salto di Quirra) o
talvolta dalla mancanza di DUVRI (Documento unico di valutazione rischi interferenti) nelle
aree in cui si sovrappongono esercitazioni militari condotte da diversi soggetti, sotto la
responsabilità di differenti datori di lavoro. Peraltro la condizione dei luoghi di lavoro (i
poligoni addestrativi e il deposito munizioni) visitati dalla delegazione della Commissione ha
confermato la necessità di un’efficiente azione di sorveglianza sanitaria e di prevenzione del
rischio alla salute che non sembra essere tuttavia garantita.
A questo proposito, dall’esame testimoniale del medico competente del poligono di Capo San
Lorenzo, Salto di Quirra e Capo Frasca, è emerso che la valutazione del rischio chimico all’interno del
rispettivo DVR non prendeva in esame l’esposizione ad agenti chimici e fisici dispersi nell’ambiente
durante le esercitazioni a fuoco o derivanti da inquinamento ambientale, mentre con riferimento a
Capo San Lorenzo, il relativo DVR con conteneva una valutazione specifica del rischio di esposizione
a cancerogeni per il personale dell’officina e del rifornimento carburanti. Nel corso della visita a La
Maddalena e in particolare al deposito munizioni di S. Stefano, collocato in una galleria sotterranea, la
delegazione della Commissione ha rilevato una condizione degli impianti di aspirazione non
sufficiente a garantire un’areazione adeguatamente salubre.
Di tutta evidenza è risultato peraltro lo stato dei luoghi nella citata «penisola interdetta» di Capo
Teulada, del tutto inaccessibile se non per la difficoltosa e insufficiente azione di bonifica dei materiali
contaminanti presenti sul suolo ormai da decenni, nel quadro di una vera e propria condizione di
disastro ambientale.
Gli esami testimoniali dei responsabili dei poligoni in materia di sorveglianza sanitaria hanno
altresì evidenziato una significativa mancanza di terzietà nell’esercizio della funzione di
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 223
224
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
vigilanza sul rispetto della normativa di sicurezza, già ripetutamente rilevata dalla
Commissione nel corso dell’attività di indagine svolta precedentemente alla missione, nonché
una certa scarsezza del personale a disposizione in organico.
Si veda in particolare l’esame testimoniale del medico competente di Capo Teulada, dove il teste
conferma laconicamente la mancanza di un “incarico esclusivo” nell’esercizio delle proprie funzioni,
che sembra adombrare una insufficiente garanzia di indipendenza. L’incaricato di svolgere le funzioni
di medico competente del deposito de La Maddalena ha dichiarato davanti alla Commissione di
ricoprire lo stesso incarico anche per tutti gli enti della Marina militare della Sardegna, confermando
una condizione di difficoltà che potrebbe essere estesa anche ad altri poligoni. Anche il Comandante
della Scuola sottufficiali de La Maddalena Roberto FAZIO ha implicitamente riconosciuto che
auspicherebbe una più ampia dotazione organica, segnatamente da parte del Genio militare.
Dagli esami testimoniali dei responsabili dei poligoni ai diversi livelli è emersa in generale
una inadeguata disponibilità di risorse non solo ai fini della sorveglianza sanitaria, ma anche
ai fini della prevenzione del rischio per la salute e per l’ambiente, posto che in alcuni casi i
comandanti dei poligoni hanno ammesso di non disporre delle professionalità idonee e della
necessaria strumentazione per far fronte ad una eventuale emergenza da contaminazione
ambientale.
Si veda al riguardo quanto dichiarato dal comandante di Capo Frasca: «al momento il distaccamento di
Capo San Lorenzo non dispone delle professionalità idonee e della necessaria strumentazione per
riconoscere in proprio un’emergenza radiologica, né dispone dei dispositivi di protezione individuale e
di sorveglianza dosimetrica eventualmente necessari per farvi fronte». Sempre a proposito di Capo
Frasca, il Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione in un cantiere per la raccolta e la gestione
di rifiuti presenti in loco e successivo ripristino delle aree, Graziano MURRU, ha illustrato alla
Commissione la complessa procedura di raccolta di rifiuti abbandonati, consistenti principalmente in
residuati bellici, la verifica di una eventuale presenza di ordigni inesplosi, i cosiddetti simulacri, con
conseguente pericolo di radiazioni, per procedere poi alla raccolta e all’accumulo del materiale
eventualmente contenente amianto.
Gravi lacune in tema di prevenzione del danno ambientale e di successiva bonifica dei
luoghi contaminati da vari agenti (soprattutto munizionamenti depositati a terra a seguito delle
esercitazioni) sono stati direttamente constatati dalla delegazione della Commissione
soprattutto per quanto riguarda l’area della già menzionata «penisola interdetta» di Capo
Teulada e del poligono di Salto di Quirra, dove il sopralluogo ha consentito di visitare aree di
smaltimento rifiuti altamente pericolosi e zone interessate da una intensa attività esercitativa
con conseguenti importanti ricadute inquinanti sul territorio circostante. Le condizioni
ambientali di questi luoghi, sia nelle parti che è stato possibile visitare direttamente, sia nelle
zone il cui accesso era interdetto per ragioni di pericolosità da agenti inquinanti, sono risultate
particolarmente - e in alcuni irrimediabilmente -compromesse.
Il PISQ (poligono interforze sperimentale di Salto di Quirra) è il poligono militare più grande
d’Europa. Le attività addestrative svolte al suo interno, dal 1956 a oggi, vanno dal lancio di missili
aria-terra, terra-mare, da sperimentazioni di vario genere svolte dagli eserciti di Paesi alleati e da
aziende produttrici di armi, attività qualificabili in altro grado come pericolose. Fino a un recente
passato, la gestione del PISQ è stata caratterizzata da una notevole sottovalutazione dell’impatto delle
attività svolte sull’ambiente circostante; in particolare, hanno fornito un contributo molto pesante in tal
senso i continui i brillamenti di munizionamento obsoleto (i cosiddetti “fornelli”), nonché il mancato
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 224
225
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
recupero dei residuati di torio. L’area di Perdasdefogu, infatti, è stata ampiamente utilizzata per la
distruzione di arsenali di materiali obsoleti, principalmente di pertinenza dell’Aeronautica militare
(come bombe d’aereo, munizioni di artiglieria antiaerea e anche munizionamento leggero).
Anche l’insediamento del poligono di Capo Teulada, che si estende su una superficie di 7.200 ettari,
soffre di una condizione ambientale fortemente compromessa, soprattutto con riferimento alla
presenza del poligono Delta, più noto come «penisola interdetta», un’area utilizzata per decenni come
zona di arrivo proiettili, razzi, bombe, che non è mai stata interessata da operazioni di bonifica, né di
recupero degli ordigni inesplosi e di rimozione dei materiali (anche inerti) utilizzati per le singole
esercitazioni, inclusi i residui di tracciatori dei missili MILAN, contenenti torio. Per tutte queste
ragioni l’area è interdetta permanentemente al movimento di uomini e mezzi.
Alla luce di quanto verificato sul posto, la delegazione della Commissione ha ritenuto di
corroborare «la necessità non più derogabile dell’avvio di un monitoraggio indipendente sui
danni sanitari e di salute pubblica legati alla presenza dei poligoni militari e l’istituzione di
osservatori permanenti indipendenti per il monitoraggio ambientale al loro interno», esigenza
testualmente rappresentata anzitutto dai rappresentati del governo regionale e locale, con
particolare riguardo alla vasta area del poligono interforze sperimentale di Salto di Quirra.
Con il mutamento delle esigenze strategiche e geopolitiche dell’Italia e della NATO, è emersa la
necessità di un costante monitoraggio dei rischi e delle conseguenze delle esercitazioni e di tutte le
attività effettuate nei poligoni sardi, per il quale la regione Sardegna ha individuato nell’ARPAS
l’organismo deputato a svolgere tale attività, presentando formale richiesta al Governo, ma non
ottenendo formale risposta alla data dell’audizione, come ha avuto modo di riferire alla Commissione
il Presidente della regione.
Sul tema della gestione del territorio su cui insistono le installazioni militari, le audizioni dei
rappresentanti della regione e degli enti locali hanno posto l’accento sulla necessità di
rivedere il modello di gestione delle servitù militari, promuovendo una razionalizzazione ed
una progressiva modificazione dello stesso, che tenga conto dei mutamenti intervenuti nel
quadro geopolitico a partire dalla fine degli anni Ottanta e che impedisca che intere e
rilevanti porzioni di territorio, di notevole interesse paesaggistico e ambientale, siano
integralmente sottratti alla giurisdizione del governo locale, oltre che alla vigilanza degli
organi istituzionalmente preposti alla tutela dell’ambiente. Gli incontri con i rappresentanti
degli enti locali hanno inoltre posto l’accento sull’opportunità di erogare a cadenza più
ravvicinata gli indennizzi destinati ai comuni su cui insistono i poligoni (attualmente erogati a
cadenza quinquennale e soggetti alle regole del patto di stabilità interno), nonché sulla
necessità di garantire le condizioni per l’esercizio di un’attività di monitoraggio permanente,
da parte degli enti locali e dell’ARPA, della qualità ambientale dei siti militari (attualmente
resa impossibile o difficoltosa dalla presenza dell’autorità militare) e dello stato delle
bonifiche dei territori inquinati, anche in considerazione del rilevante numero di siti di
interesse comunitario nelle aree limitrofe ai poligoni.
In particolare su quest’ultimo punto, l’audizione dell’Assessore alla difesa dell’ambiente della regione
Sardegna, Donatella Emma Ignazia SPANO, ha posto l’accento sul fatto che dei 93 siti di importanza
comunitaria presenti in Sardegna 5 ricadono all’interno di poligoni militari, ciò che rende impossibile i
monitoraggi dello stato di conservazione e di integrità dei siti stessi, necessari all’effettuazione della
valutazione di incidenza ambientale (VINCA). Il Presidente della regione Francesco PIGLIARU ha
contestualmente ribadito la necessità di rispettare contenuti dell’ordine del giorno approvato
all’unanimità dal consiglio regionale il 17 giugno 2014, nel definire il mandato del presidente della
regione nell’interlocuzione con il Governo per il riequilibrio della presenza militare in Sardegna, nel
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 225
226
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
quale si stabiliva «il preminente interesse alla tutela della salute e dell’ambiente, nonché il diritto delle
popolazioni e dei lavoratori dei poligoni a essere informati in modo credibile circa gli impatti delle
attività addestrative».
In questo quadro la Commissione ha potuto confermare e ribadire le conclusioni cui era
pervenuta la precedente commissione di inchiesta, quando aveva individuato come obiettivo
prioritario nel processo di modernizzazione nell’uso dei poligoni la riqualificazione delle
aree attualmente soggette a servitù militare, destinandole ad usi civili o di tipo duale nel
campo della protezione civile, della ricerca scientifica e tecnologica in settori particolarmente
innovativi come l’aerospaziale.
Si veda sul punto l’audizione dell’ing. Giacomo CAO, mirante ad illustrare i progetti di monitoraggio
della cosiddetta «spazzatura spaziale» - SSA, Space Situation Awareness - e delle rotte satellitari,
verso i quali potrebbe essere indirizzata una eventuale riconversione dei poligoni e che potrebbe fare
della Sardegna un hub della ricerca aerospaziale a livello almeno europeo.
A completamento del quadro informativo sulle ricadute ambientali della presenza dei poligoni
addestrativi sul territorio sardo, la delegazione della Commissione ha audito il 5 ottobre il
Sostituto procuratore della Repubblica di Cagliari, Emanuele SECCI, il quale ha richiamato in
quella sede le principali risultanze dell’indagine preliminare sulla condizione ambientale di
Capo Teulada, nata da alcuni esposti di persone affette da patologie tumorali che ne
attribuivano la causa alle esercitazioni militari svolte all’interno del poligono.
A proposito della «penisola interdetta», in particolare, il dottor Secci ha parlato di «una
compromissione del territorio estremamente significativa», aggiungendo che dai dati empirici raccolti,
«sembrerebbe che siano presenti nella penisola interdetta 566 tonnellate di armamenti e che in due
anni ne siano stati eliminati otto», senza parlare del fatto che ad oggi, un decreto ministeriale del 2009
abbia imposto la bonifica dei luoghi coinvolti dalle azioni esercitative, quest’area ha continuato a
essere il bersaglio delle esercitazioni.
MISSIONE A PADOVA E VISITA AI POLIGONI MILITARI DI CELLINA
MEDUNA (PN) E FOCE RENO (RA)
(12-13 gennaio 2017)
Nelle giornate del 12 e 13 gennaio 2017 una delegazione della Commissione si è recata presso
la prefettura di Padova, per svolgere una serie di rilevanti audizioni nel quadro degli
approfondimenti riguardanti l’inquinamento da radon nel sito militare della ex base NATO,
denominata 1° ROC (Regional Operation Center) - monte Venda. La Commissione aveva in
precedenza deliberato di svolgere nella medesima occasione anche due sopralluoghi presso i
poligoni militari di Cellina Meduna, in provincia di Pordenone, e Foce Reno, in località Casal
Borsetti, in provincia di Ravenna, nell’ambito del ciclo di missioni dedicato ai poligoni
militari più rilevanti sotto il profilo del controllo dell’attuazione delle norme in materia di
sicurezza sul lavoro e prevenzione dell’inquinamento ambientale.
In questo quadro sono stati auditi i Procuratori della Repubblica responsabili del
procedimento penale avente per oggetto ipotesi di omicidio colposo plurimo in relazione a
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 226
227
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
patologie tumorali polmonari connesse alla presenza di gas radon all’interno della base del
monte Venda; dei rappresentanti dei lavoratori della Difesa colpiti dalle citate patologie,
ormai in quiescenza o destinati ad altre sedi; di esperti della materia.
Nel corso dei sopralluoghi ai poligoni poi, come di consueto, la delegazione della
Commissione ha svolto gli esami testimoniali dei responsabili dei singoli profili della
sicurezza sul lavoro, ovvero dei comandanti, degli RSPP, dei medici competenti, allo scopo di
acquisire un quadro informativo completo relativo allo stato dei luoghi e delle persone, con
specifico riferimento alla sorveglianza sanitaria sui lavoratori e alla prevenzione del rischio
professionale e ambientale.
Componevano la delegazione, oltre al Presidente Scanu, i deputati Donatella DURANTI e Ivan
CATALANO (Vice Presidenti), Paola BOLDRINI e Gianluca RIZZO (Deputati Segretari), Diego
CRIVELLARI e Diego ZARDINI.
In particolare, nel corso dei sopralluoghi e successivamente presso la prefettura di Padova la
delegazione ha audito in forma libera il Procuratore della Repubblica di Padova, Matteo
STUCCILLI, e il Sostituto procuratore, Francesco TONON; il tecnico per la prevenzione ambientale
Omero NEGRISOLO; rappresentanti del Comitato vittime ed ex lavoratori del poligono di monte
Venda; Fernanda FASOLO, vedova di vittima del lavoro; Franco CAROCCI, già addetto
Manutenzione Radio 1° ROC monte Venda; Giovanni AMATO, già in servizio presso il I ROC monte
Venda.
Sono invece stati ascoltati nella forma dell’esame testimoniale i responsabili del poligono, ovvero: il
Ten. Col. Saverio RAMETTA, Comandante, il Ten. Col. Roberto MARIANI, medico competente, il
Ten. Col. Renato TAMPIERI, RSPP.
La delegazione ha altresì incontrato in via informale i sindaci dei comuni di Cordenons,
Andrea DELLE VEDOVE, di Vivaro, Mauro CANDIDO, di San Quirino, Gianni GIUGOVAZ, di
Zoppola, Francesca PAPAIS, di San Giorgio della Richinvelda, Michele LEON.
Il primo giorno la delegazione della Commissione si è recata nell’area del poligono militare di
Cellina Meduna, situato al centro di un territorio scarsamente popolato della provincia di
Pordenone, verificando sul posto la funzionalità di un sito utilizzato per addestramenti ed
esercitazioni da tutti i reparti dell’Esercito italiano, della Marina e dell’Aeronautica, nonché
Carabinieri, Guardia di finanza, Polizia di Stato e da unità di eserciti alleati, in un contesto di
particolare pregio paesaggistico e ambientale.
Il poligono, che si estende su un’area di 34,70 chilometri quadrati alla confluenza dei torrenti Cellina e
Meduna, insiste nell’alta pianura friulana e precisamente nella sub zona del “magredi”, unica nel
territorio italiano per la presenza di un ecosistema di tipo sub-steppico, con limitata vegetazione
arborea ed estese praterie persistenti. Il terreno, ad elevata permeabilità e prevalentemente costituito da
ciottolami calcarei e dolomitici, è caratterizzato da rilevanti fenomeni carsici e si presta
particolarmente alla percorribilità di mezzi ruotati e cingolati, con alcune limitazioni dovute ai greti
dei torrenti. Le responsabilità del poligono sono affidate alla divisione “Friuli” come ente gestore dei
turni di utilizzazione; alla 132^ brigata corazzata “Ariete”, come ente gestore dell’area; al 32°
reggimento carri, come ente consegnatario della stessa area.
Prima di procedere al sopralluogo nell’area del poligono la delegazione della Commissione ha
incontrato a livello informale una rappresentanza dei sindaci dei comuni sui cui territori
insiste l’area addestrativa. Tale rappresentanza era composta da Andrea DELLE VEDOVE
(sindaco di Cordenons), Mauro CANDIDO (sindaco di Vivaro), Gianni GIUGOVAZ (sindaco
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 227
228
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
di San Quirino), Francesca PAPAIS (sindaco di Zoppola), Michele LEON (sindaco di San
Giorgio della Richinvelda). I sindaci hanno concordemente indicato nella presenza storica del
poligono un importante elemento identitario della zona interessata e una presenza economica
da non sottovalutare, se mai da valorizzare e rafforzare con un adeguato piano di investimenti
locali realizzabili da parte della Difesa.
I responsabili della sicurezza sul lavoro del poligono di Cellina Meduna erano stati auditi
dalla Commissione plenaria il mese precedente allo svolgimento della missione: in
particolare, nell’esame testimoniale dell’ex comandante della 132° brigata Ariete, Generale di
brigata Antonio VESPAZIANI, svoltosi il 21 dicembre 2016, era stata evidenziata la
mancata predisposizione del DVR per l’insediamento di Cellina Meduna. In quella
circostanza il comandante aveva segnalato che ciò dipendeva dal carattere episodico
dell’utilizzazione della struttura, le cui caratteristiche operative rendevano necessaria la
valutazione del rischio soltanto in occasione dello svolgimento delle esercitazioni.
Questa criticità peraltro è stata peraltro successivamente posta in evidenza all’interno della seconda
Relazione intermedia sull’attività d’inchiesta in materia di sicurezza sul lavoro e tutela ambientale
nelle Forze armate, approvata dalla Commissione il 19 luglio 2017, in cui si ribadisce opportunamente
che il carattere di non continuità delle attività lavorative svolte in alcuni poligoni (fra cui segnatamente
Cellina Meduna, Foce Reno e Torre Veneri) non giustifica di per sé una deroga alla legislazione
vigente, ossia non consente che la valutazione dei rischi sia limitata a quanto descritto nell’ambito dei
documenti dei reparti impegnati nelle esercitazioni, non sostituendo il DVR, né esimendo dall’obbligo
di redigerlo – che resta in capo al singolo comandante responsabile del poligono (si veda a tale
proposito anche supra, il capitolo concernente i poligoni di tiro).
Successivamente, nella sede della prefettura di Padova si è passati alla fase di svolgimento
delle audizioni libere dei Procuratori Stuccillo e Tonon, nonché del tecnico ambientale
Negrisolo, che hanno fornito una ricostruzione delle vicende storiche relative alla base I ROC
in concomitanza con la scoperta della presenza di radon e della sua pericolosità, peraltro nota
dall’inizio del secolo scorso e considerata dalle Forze armate statunitensi già all’inizio degli
anni Novanta.
Il Procuratore della Repubblica di Padova Matteo STUCCILLI ha riferito alla
delegazione della Commissione sul procedimento concernente ipotesi di omicidio colposo
plurimo in relazione a tre eventi mortali e un evento lesivo, dovuti a patologie tumorali
polmonari riconducibili alla presenza di gas radon all’interno della base protetta del monte
Venda, procedimento che alla data di svolgimento della missione si trovava nella fase del
giudizio.
L’installazione militare del monte Venda comprendeva delle strutture incavernate, cioè in galleria, la
cui costruzione ha avuto inizio nel 1952 e la cui operatività risale al 1959. Dai primi sopralluoghi della
Procura competente nel 2005 fu subito chiaro che l’elevata concentrazione di gas radon superava di
molto quelli che erano considerati gli standard internazionali più accreditati: proprio per questi motivi,
infatti, la base era già stata chiusa fin dal 1998. Il sito, particolarmente strategico per la difesa aerea
nazionale e nell’ambito NATO, lavorava infatti in depressione, cioè con una speciale funzionalità di
risucchio dal sottosuolo, per cui quando la sua operatività era al massimo paradossalmente aumentava
anche la concentrazione di radon risucchiato dal sottosuolo.
Il Sostituto procuratore Francesco TONON ha sottolineato che i valori rilevati nel 2005
all’interno del sito incavernato e non più in funzione erano mediamente di 9.000 becquerel al
metro cubo, rispetto ad una normativa, entrata in vigore solamente nel 2000, che prevedeva
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 228
229
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
un valore limite di 500 (tuttavia, già nel 1969 i limiti stabiliti erano di circa 3.700 becquerel al
metro cubo). Peraltro, poiché il sito incavernato del monte Venda è una galleria simile ad un
budello, in alcune sale dove i militari prestavano servizio all’epoca dei fatti e dove la
ventilazione forzata era minore la concentrazione di radon arrivava a sfiorare i 40.000
becquerel per metro cubo.
Agli atti della Procura risultavano al 2005-2006 circa 95 neoplasie in militari che avevano
prestato servizio presso il monte Venda: si trattava tuttavia di un dato parziale, poiché
mancava del tutto quello della popolazione militare che aveva soggiornato o lavorato nel sito
e che poi però era rientrata nelle regioni d’origine. Di queste patologie il numero maggiore era
riferito a neoplasie di tipo polmonare, dato che per altre (cervello, fegato, intestino, linfomi,
sangue, testicoli, tiroide, vescica) mancava la dimostrazione di un nesso di causalità certo tra
l’esposizione a radon e l’insorgenza della malattia.
Peraltro le dichiarazioni dei Procuratori hanno posto in luce il fatto, già denunciato
ripetutamente dalla Commissione in altre sedi, che le autorità sanitarie militari non hanno
esercitato alcun tipo di valutazione epidemiologica sulla popolazione esposta nel corso degli
anni al radon, che pare si aggirasse intorno alle 750 unità. Anche a precisa richiesta della
Procura di disporre dell’elenco completo dei militari che avevano prestato servizio a monte
Venda nell’arco degli anni, il Ministero della difesa – ha confermato il Procuratore Tonon non ha fornito risposta, pur riconoscendo invece la malattia professionale per esposizione al
radon dei soggetti offesi, di cui al procedimento penale.
Successivamente alle audizioni dei Procuratori, la delegazione della Commissione ha
ascoltato i rappresentanti del Comitato vittime ed ex lavoratori di monte Venda, i quali
hanno illustrato le condizioni di lavoro dei dipendenti militari e civili della Difesa nel corso
degli anni, a partire dall’inizio di attività della base, e hanno riferito sugli esiti delle 64 istanze
avanzate per il riconoscimento della causa di servizio.
Di queste 64 istanze 20 si sono concluse con esito positivo, essendo stata riconosciuta la causa di
servizio e l’equiparazione a vittime del dovere, 23 con esito negativo, 20 risultano ancora in itinere ed
una sola è stata riconosciuta solo come causa di servizio.
Nel corso dell’audizione, che ha visto anche la partecipazione della signora Fernanda
FASOLO, vedova del maresciallo Sergio Proietti (deceduto per neoplasia ai polmoni a
seguito del servizio prestato alla base di monte Venda), è emerso che per diversi anni il
Ministero della difesa ha ignorato la probabile, se non certa, presenza del radon nella base, in
un contesto in cui peraltro, nello stesso periodo ed anche precedenza, i militari americani
erano stati forniti di adeguata protezione dai propri superiori, cosa che avrebbe dovuto indurre
ad una ovvia considerazione e prevenzione del rischio anche per i nostri militari.
Le stesse autorità militari statunitensi avevano infatti deciso in quegli anni di ritirare le loro truppe da
monte Venda ad Aviano proprio per il pericolo del radon, rischio rilevato e valutato dal Ministero
della difesa italiano invece solo dopo le misurazioni effettuate dall’ARPAV fra il 2005 e il 2006.
Tuttavia, anche a seguito della relazione dell’Arpav attestante l’entità del rischio, i lavoratori sono stati
lasciati presso la base del monte Venda, anche in assenza di adeguata protezione, oltre al fatto che le
parti più interne della caverna – secondo quanto dichiarato dai rappresentanti del Comitato vittime ed
ex lavoratori - non erano sufficientemente aerate.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 229
230
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Il giorno 13 gennaio la delegazione della Commissione ha visitato il poligono di Foce Reno,
in località Casal Borsetti, in provincia di Ravenna. Al briefing introduttivo dei responsabili
del poligono erano presenti i sindaci di Comacchio, Marco FABBRI, e di Ravenna, Michele
DE PASQUALE, con i quali i commissari hanno avuto un breve scambio informativo in
ordine alle ricadute ambientali ed economiche del sito militare sulle comunità locali.
Il poligono di addestramento di Foce Reno, ricompreso fra Comacchio (FE) e Ravenna, insiste su
un’area di terre basse, originariamente paludose, digradanti verso la costa, al centro di una delle zone
dell’Adriatico maggiormente interessate dal settore della pesca, di notevole pregio naturalistico e a
forte intensità turistica. Le porzioni di spiaggia dell’area del poligono fanno infatti parte di due riserve
naturali, la sacca di Bellocchio e la pineta di Ravenna. La zona dedicata alle esercitazioni di tiro si
estende per 12 miglia marine, fino a 4 miglia al largo, ciò che determina importanti ricadute sul settore
della pesca che viene interdetta in maniera corrispondente.
Al termine del sopralluogo, la delegazione della Commissione ha ascoltato, nella forma
dell’esame testimoniale, i responsabili del poligono per i temi della vigilanza sull’attuazione
della normativa in materia di sicurezza e salute dei lavoratori: il Comandante Ten. Col.
Saverio RAMETTA, il medico competente Ten. Col. Roberto MARIANI, e l’RSPP Ten. Col.
Renato TAMPIERI.
Il Comandante ha anzitutto illustrato il tipo di operatività del poligono, atto sostanzialmente
ad offrire la disponibilità di aree addestrative ai reparti esterni, garantendo un servizio di
sgombero in mare che si estrinseca nell’impiego di personale su motovedette al largo della
costa. Il poligono è utilizzato da reparti dell’Esercito, corpi militari dello Stato, corpi civili,
come la Polizia di Stato, e forze alleate, che usufruiscono delle aree addestrative previa
specifica richiesta.
Come la Commissione aveva già avuto modo di constatare a proposito di Cellina Meduna in
ordine alla mancata redazione del DVR, è emerso che anche a Foce Reno la valutazione del
rischio viene sintetizzata in un documento denominato verbale di coordinamento e
sopralluogo, che viene inviato dal comandante al reparto esercitato. Il datore di lavoro del
personale esercitato prende visione dei rischi e fa compilare al proprio personale la cosiddetta
scheda di pre accesso, nella quale sono evidenziati i rischi da affrontare e le misure da
adottare. A specifica domanda del presidente il comandante ha specificato che la valutazione
dei rischi interferenziali entra a far parte di un annesso in cui vengono riportate tutte le misure
da adottare per la tutela dell’ambiente e la prevenzione e protezione dei lavoratori. Non
vengono peraltro impiegati nel poligono armamenti che contengono o che possono liberare
agenti chimici, fisici, radiologici o biologici pericolosi, dal momento che il munizionamento
in uso al poligono è esclusivamente di tipo inerte non scoppiante, né è mai stato rilevato un
rischio di esposizione ad agenti cancerogeni mutageni e teratogeni. Queste affermazioni sono
state successivamente confermate dal medico competente e dal responsabile del servizio di
prevenzione e protezione.
Il Comandante Rametta ha altresì illustrato la procedura adottata per la prevenzione del
rischio ambientale: prima dell’esercitazione viene indicato un responsabile per tale rischio,
tratto dal reparto in esercitazione, che firma un apposito registro e prende visione del piano di
tutela ambientale elaborato dal comando sulla base di un apposito disciplinare d’uso del 2012.
Quindi, il personale esercitato viene edotto dal responsabile ambientale del reparto in
esercitazione. A seguito dell’attività esercitativa, avviene poi la cosiddetta bonifica di primo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 230
231
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
grado, che elimina qualsiasi residuo disperso nell’ambiente; nel caso in cui questa non sia
sufficiente, si chiede il concorso del reparto del Genio per effettuare una bonifica più
approfondita, detta di secondo grado, inclusiva di una pulizia straordinaria.
A tale riguardo, l’onorevole Paola BOLDRINI ha sollevato la questione relativa all’interdizione della
navigazione di fronte al poligono in concomitanza con le esercitazioni, chiedendo chiarimenti sul fatto
che l’ancoraggio e l’esercizio della pesca possano essere comunque interdetti a causa della presenza
permanente sul fondo marino di ordigni esplosivi, come si evince da alcune ordinanze di enti locali.
L’RSPP Renato TAMPIERI ha tuttavia assicurato che la presenza di ordigni esplosivi sul fondo
antistante il poligono di Foce Reno non è dovuta alle attività specifiche svolte al poligono, ma risale
all’ultimo conflitto mondiale, aggiungendo ad adiuvandum che, per la pulizia straordinaria della
matrice acque, sono state contattate delle aziende specializzate per il recupero delle ogive
eventualmente giacenti sul fondo.
MISSIONE A CALTANISSETTA E VISITA ALLA STAZIONE MUOS DI NISCEMI,
ALLA BASE DI SIGONELLA E AL POLIGONO DI DRASY
(3- 6 aprile 2017)
Una delegazione della Commissione, guidata dal presidente Scanu e composta dai deputati
Gian Piero SCANU Presidente, Ivan CATALANO (CI) (Vicepresidente), Paola BOLDRINI
(PD) (deputato Segretario), Gianluca RIZZO (M5S) (deputato Segretario), Giulia GRILLO
(M5S),Diego ZARDINI (PD), si è recata in missione in Sicilia dal 3 al 6 aprile 2017 per
visitare il MUOS di Niscemi, il Comando Aeroporto di Sigonella (CT) ed il poligono di Drasy
(AG) e per svolgere una serie di esami testimoniali ed audizioni alla base di Sigonella (3-42017) e presso la Prefettura di Caltanissetta (5-4-2017).
Il M.U.O.S. (Mobile User Objective System) è un moderno sistema di telecomunicazioni satellitari
della Marina militare statunitense, composto da cinque satelliti geostazionari e quattro stazioni di terra,
di cui una a Niscemi. Sarà utilizzato per il coordinamento capillare di tutti i sistemi militari
statunitensi dislocati nel globo, in particolare i droni che saranno allocati anche a Sigonella. I cittadini
siciliani e gli attivisti NOMUOS esprimono fortissime preoccupazioni riguardo le conseguenze
dell'installazione di tale sistema su salute umana, ecosistema, qualità dei prodotti agricoli, diritto alla
mobilità e allo sviluppo del territorio, diritto alla pace e alla sicurezza del territorio e dei suoi abitanti.
Il Comando Aeroporto di Sigonella, gerarchicamente dipendente dal Comando forze di supporto e
speciali dell’Aeronautica militare di Roma, è stato costituito nel 2013, ma di fatto ha iniziato ad
operare dal 2014, anno in cui è stato trasferito il personale dal ridimensionato 41° stormo. Il Comando
ha il compito di fornire il supporto tecnico, logistico, amministrativo ed operativo al 41° stormo
Antisom e ad altri reparti in transito sull’omonima base aerea, assicurando - al contempo - i servizi
necessari per il sicuro ed efficace svolgimento delle attività di volo.
La missione era finalizzata ad approfondire in particolare il filone di inchiesta volto ad
indagare sui potenziali effetti del MUOS sull’ambiente e sulla salute dell’uomo e sulle
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 231
232
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
problematiche legate all’eventuale non osservanza delle norme in materia di sicurezza sul
lavoro dei militari impiegati presso la base di Sigonella ed il poligono di Drasy.
A Sigonella sono stati escussi in qualità di testimoni il Colonnello Federico Fedele, il Tenente
Colonnello Alessandro Conti ed il Tenente Colonnello Francesco Callegari, rispettivamente
Comandante, Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e medico competente del
Comando Aeroporto di Sigonella.
Durante la sua escussione il Comandante Fedele, che ricopre tale carica dall’ottobre del 2015,
su impulso delle numerose domande rivolte dal presidente e dai commissari, ha fornito
chiarimenti su varie tematiche, a cominciare dalla predisposizione del DVR (documento di
valutazione dei rischi) e del DUVRI (documento unico di valutazione dei rischi da
interferenze). Con riferimento al DVR ha specificato che, sulla base del decreto legislativo n.
81 del 2008 (Testo unico sulla sicurezza del lavoro), è stata portata a compimento una
revisione attraverso l’analisi di tutti i rischi collegati alle attività svolte all’interno della base,
anche se pare non sia emerso nulla di rilevante dal punto di vista dei rischi ad alto ed altissimo
livello. Il Comandante Fedele ha chiarito che l’operazione è stata possibile grazie al supporto
del RSPP (responsabile del servizio prevenzione e protezione) e del medico del lavoro,
aggiungendo tuttavia che, dopo le visite di UCoPRATA (ufficio generale di coordinamento
della prevenzione antinfortunistica e della tutela ambientale) ed UCoVA (ufficio generale di
coordinamento della vigilanza antinfortunistica), non sono state impartite prescrizioni
particolari.
Riguardo alla predisposizione del DUVRI, il comandante Fedele ha specificato che il
documento in questione viene predisposto solamente nei casi in cui vengano concessi appalti
a ditte esterne, mentre per regolare i rapporti intercorrenti tra il Comando Aeroporto di
Sigonella e le unità militari provenienti da altre basi viene predisposto un “verbale di
cooperazione e coordinamento”, così come prescritto dall’articolo 26 del decreto legislativo n.
81 del 2008.
Il Comandante ha poi chiarito di aver chiesto consulenze nello specifico al CISAM (centro
interforze studi per le applicazioni militari) per effettuare misurazioni circa la presenza di
interferenze elettromagnetiche ma, anche se il rapporto finale non è ancora stato portato a
compimento, da colloqui informali pare non sia stato rilevato nulla di allarmante.
Dopo aver ammesso una oggettiva carenza di fondi utili all’adozione di provvedimenti relativi
alla salute ed alla sicurezza del personale, il Comandante Fedele ha affermato che nel suo
ruolo di datore di lavoro è in possesso di poteri decisionali e di spesa, esercitati, quando ciò è
stato ritenuto necessario, per poter assumere in autonomia le scelte - anche strategiche - in
merito all’organizzazione del lavoro ed alle misure di tutela della salute e della sicurezza del
personale, aggiungendo di non aver mai rinunciato all’esercizio di tali poteri per mancanza di
disponibilità di tipo finanziario.
A ripetute sollecitazioni riguardanti l’argomento MUOS (Mobile user objective system), in
particolare dell’onorevole Giulia Grillo e del presidente, il Comandante Fedele ha informato
la delegazione che il sedime su cui insiste questo particolare sistema di comunicazioni
satellitari è stato ceduto ad uso esclusivo agli americani in base ad un technical agreement,
che impone loro di rendere edotte le autorità militari italiane, con scadenza semestrale, di tutte
le attività svolte.
Come responsabile del servizio prevenzione e protezione del Comando Aeroporto di
Sigonella è stato escusso dalla delegazione anche il Tenente Colonnello Alessandro Conti la
cui opera, come da lui stesso esplicato, è portata a compimento anche grazie alla
collaborazione di tre addetti, del medico competente e degli RLS (responsabili della sicurezza
sul lavoro). Dopo aver chiarito che il personale della base svolge attività continuativa e non
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 232
233
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
saltuaria, il Colonnello Conti ha anche illustrato i rischi specifici a cui il personale potrebbe
essere sottoposto quali, ad esempio, quelli legati al rumore ed ai campi elettromagnetici, pur
sempre tuttavia entro i limiti consentiti dalle norme (come dimostrato da misurazioni
scientifiche effettuate da organismi quali il laboratorio tecnico di Fiumicino per il rischio
rumore ed il CISAM di San Piero a Grado per i rischi legati ai campi elettromagnetici).
Riguardo ai rischi potenziali, mai concretizzatisi nella realtà considerata, sono stati presi in
esame il rischio biologico, il rischio vibrazioni ed il rischio legato alla presenza di agenti
cancerogeni, mutageni e teratogeni.
Così come il Comandante Fedele, anche il tenente Colonnello Conti ha ribadito l’attuale
mancanza di fondi per l’acquisto dei DPI (Dispositivi di protezione individuale) quali, ad
esempio, scarpe antinfortunistiche e giubbotti ad alta visibilità. Su specifica domanda posta
dal presidente Scanu il Tenente Colonnello ha fatto presente che, riguardo al
munizionamento, sicuramente l’Aeronautica fa uso di armi portatili leggere quali pistole,
fucili SC 70, calibro 9 Parabellum, 5,56, mentre personalmente “non ha conoscenza diretta”
di eventuali munizionamenti detenuti dai militari statunitensi.
Il Tenente Colonnello Stefano Callegari, medico competente, ha dichiarato di far visita agli
ambienti di lavoro della base - officine, hangar ed uffici - almeno una volta l’anno e di aver
riconosciuto inidoneità temporanee legate, ad esempio, a valori alterati relativamente alla
funzionalità epatica. Inoltre, rilievo di notevole importanza, egli - contrariamente ai dirigenti
che lo hanno preceduto - è a conoscenza dell’arrivo del documento del CISAM relativo ai
campi elettromagnetici, anche se pare nulla di rischioso sia stato riscontrato. Da ultimo,
contrariamente alle testimonianze del Comandante della base e dell’RSPP, il Tenente
Colonnello Callegari non era al corrente del fatto che all’interno della struttura vi sia attuale
carenza di DPI.
Presso la prefettura di Caltanissetta sono stati escussi in qualità di testimoni il Comandante
della brigata meccanizzata Aosta, utilizzatrice del poligono di Drasy, Roberto Angius, il
Tenente Colonnello Antonino Morana RSPP della brigata Aosta ed il maggiore Domenico
Garufi, medico competente del Comando brigata Aosta e del Reparto Comando e supporti
tattici Aosta. Sono stati invece auditi il Generale Alessandro Veltri, Comandante militare
dell’Esercito nella regione Sicilia, il rappresentante del Comitato misto paritetico della
regione Sicilia, onorevole Vincenzo Marinello, il dottor Claudio Lombardo, rappresentante
dell’associazione Mare amico di Agrigento, il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa,
Sebastiano Papandrea, Paola Ottaviano e Marino Miceli del Coordinamento comitati
NOMUOS, Salvatore Ferlito, militare già attivo presso la base NRTF di Niscemi ed il
Direttore generale dell’Arpa Sicilia, Francesco Licata di Baucina.
Il Comandante Angius, su specifica domanda del presidente Scanu ha precisato che nel
predisporre il DVR prevede tutte le misure di sicurezza per le attività addestrative fuori sede e
nei poligoni, compreso quello di Drasy. Dopo aver sottolineato che, a suo dire, i rischi
maggiori ai quali sono esposti i militari sotto il suo comando sono quelli normalmente previsti
per tutte le attività addestrative, il Comandante ha precisato che ogni utilizzatore del poligono
in questione predispone un proprio DVR sulla base della specifica attività svolta e tutti
comunque debbono attenersi al regolamento del poligono.
Il Tenente Colonnello Morana ha dichiarato di organizzare il servizio di prevenzione e
protezione attraverso la descrizione dei luoghi di lavoro per i quali è stata effettuata la
valutazione dei rischi, in collaborazione con il medico competente e con la partecipazione del
rappresentante dei lavoratori per la sicurezza. Il Maggiore Domenico Garufi ha dichiarato che
nel mese in cui ha svolto il ruolo di medico competente per il Comando brigata Aosta non ha
portato a compimento nessuna attività di tipo sanitario e non ha avuto modo di predisporre il
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 233
234
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
DVR in collaborazione con gli altri dirigenti preposti, ma si attiverà quanto prima per
assolvere pienamente ai suoi compiti.
Il Generale Alessandro Veltri, in qualità di Comandante militare dell’Esercito nella regione
Sicilia si è premurato di informare i commissari circa la stesura di un calendario di impiego
del poligono a cui, una volta diramato, fa seguito l’ordinanza per lo svolgimento delle
esercitazioni.
Il rappresentante del Comitato misto paritetico della regione Sicilia, Vincenzo Marinello, ha
contribuito a chiarire alla delegazione il tipo di rapporto che esiste fra il Comitato misto
paritetico ed il Comando militare dell’Esercito, nello specifico per quanto concerne le attività
poste in essere nei poligoni. Si è specificato che il Comitato si riunisce ogni semestre e la sua
attività consiste nell’esprimere il proprio parere su progetti presentati dalla Difesa nelle sue
varie articolazioni. Alle riunioni presenzia anche l’Agenzia del demanio o l’Agenzia delle
entrate, i dirigenti militari e, naturalmente, tutti gli organismi tecnici che, di fatto, vagliano
questi progetti; oltre a ciò, si predispone un calendario semestrale dove sono indicati i periodi
in cui vengono svolte esercitazioni all’interno dei poligoni.
Il dottor Claudio Lombardo, rappresentante dell’associazione Mare amico di Agrigento, ha
sottolineato che la situazione attuale dell’area in cui si trova il poligono di Drasy non è più
critica come qualche anno addietro, questo anche grazie all’opera dell’associazione che si è
sostanziata attraverso l’emanazione del decreto della regione Sicilia 13 aprile 2001
“Dichiarazione di notevole interesse pubblico del territorio costiero dalla foce del Vallone di
Sumera al Castello di Montechiaro, ricadente nei comuni di Agrigento e Palma di
Montechiaro”. Per il resto, l’associazione ha anche ipotizzato la presenza di uranio impoverito
nella zona, ma l’ARPA ha fugato ogni dubbio ritenendo sussista una quota fisiologica di
radioattività legata all’ambiente. Tuttavia, secondo il dottor Lombardo, rimangono le
preoccupazioni legate alla considerevole quantità di piombo e metalli pesanti che insiste sul
territorio preso in considerazione, per la diminuzione della quale è stata avanzata la proposta
di limitare i giorni in cui sono previste esercitazioni.
Nel passare alla trattazione della questione MUOS, la Commissione ha ascoltato in audizione
il sindaco di Niscemi, Francesco La Rosa, il quale ha rappresentato la manifesta contrarietà
della popolazione locale alla persistenza delle installazioni del MUOS sul territorio ed ha
altresì affermato che in cinque anni di governo comunale nessun rappresentante istituzionale Governo, regione, ARPA - si è mai confrontato con le rappresentanze locali per trattare in
maniera bilaterale o multilaterale l’argomento MUOS.
Ad appoggiare le tesi supportate dal sindaco di Niscemi sono intervenuti Sebastiano
Papandrea, Paola Ottaviano e Marino Miceli del Coordinamento comitati NOMUOS, i quali
hanno reso edotti i commissari sugli aspetti storici, giudiziari e medici legati alla questione.
Salvatore Ferlito, militare già attivo presso la base NRTF di Niscemi, audito dalla
Commissione in veste di ex malato di leucemia mieloide cronica, ha messo a disposizione del
presidente una cospicua documentazione attestante la sua precedente, nonché attuale,
condizione fisica e ha denunciato il fatto di non essersi mai visto riconoscere la causa di
servizio.
E’ stato poi ascoltato dalla Commissione anche il Direttore generale dell’Arpa Sicilia,
Francesco LICATA DI BAUCINA, accompagnato dai suoi collaboratori, per la descrizione
dettagliata dell’attività di monitoraggio del sito di Niscemi svolta dall’Agenzia regionale per
la protezione ambientale della regione Sicilia.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 234
235
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
MISSIONE A BARI E LECCE E VISITA AI POLIGONI DI TORRE NEBBIA E
TORRE VENERI
(21-22 marzo 2017)
Una delegazione della Commissione, guidata dal presidente Scanu e composta dai deputati
Donatella Duranti, Ivan Catalano, Gianluca Rizzo e Diego Zardini, si è recata in missione in
Puglia dal 21 al 22 marzo 2017 per visitare i poligoni di Torre di Nebbia e di Torre Veneri e
per svolgere una serie di esami testimoniali ed audizioni a Bari (21 marzo 2017), presso il
Comando della brigata meccanizzata Pinerolo, e a Lecce (22 marzo 2017) presso la locale
Scuola di cavalleria. Lo scopo della missione era di quello di approfondire in particolare il
filone di inchiesta volto ad indagare sui potenziali effetti sull’ambiente e la salute dell’uomo e
sulle problematiche legate all’eventuale non osservanza delle norme in materia di sicurezza
sul lavoro dei militari impiegati presso i poligoni pugliesi succitati.
A Bari sono stati escussi in qualità di testimoni il Generale Gian Paolo Mirra, il Tenente
Colonnello Giovanbattista Trovato, ed il Tenente Colonnello Pierluigi Palumbo,
rispettivamente Comandante, Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e medico
competente della brigata meccanizzata Pinerolo. Sempre a Bari sono stati invece sentiti in
audizione Cesare Veronico, presidente dell’Ente parco Alta Murgia e Francesco Tarantini,
presidente di Legambiente Puglia.
Durante la sua escussione il Generale Mirra, comandante della brigata meccanizzata Pinerolo
dal 17 luglio del 2015 e responsabile del poligono di Torre di Nebbia dal 12 dicembre del
2016, ha sottolineato che il personale sottoposto al suo comando svolge attività anche non
continuative presso l’area del poligono e che nel suo ruolo di datore di lavoro ha valutato i
rischi connessi alle suddette attività, individuati e indicati nel relativo DVR (Documento di
valutazione dei rischi).
In relazione alla predisposizione del DUVRI (Documento unico di valutazione dei rischi da
interferenza) il Comandante ha precisato che a monte dell’attività addestrativa svolta
all’interno del poligono viene effettuato un sopralluogo nell’ambito del quale si definiscono le
modalità di coordinamento ed i vari temperamenti che possano rendersi necessari all’attività
addestrativa stessa. L’esito di questa attività viene condensato in un documento chiamato
“verbale di coordinamento e sopralluogo congiunto”, in cui vengono elencati gli eventuali
rischi da interferenza che si possono verificare nel poligono. Il presidente Scanu ha però
chiarito che il DUVRI come documento specifico deve essere predisposto secondo
determinate modalità ed i rischi interferenziali devono essere esplicitati, evidenziati e
monitorati.
Nel sottolineare che da quando ricopre il ruolo di Comandante della brigata Pinerolo non ha
mai ricevuto visite ispettive da parte di UCoSeVA (Unità di coordinamento della vigilanza
d’area), il Generale Mirra ha rilevato che assieme al medico competente e all’RSPP
(Responsabile del servizio di prevenzione e protezione) si riunisce periodicamente per
individuare ogni possibile rischio cui può essere esposto il personale, sia all’interno del
palazzo che ospita il Comando sia nell’ambito delle diverse attività che lo vedono impegnato;
a parere del Comandante questi rischi potenziali vengono presi in considerazione e vengono
concordate le migliori predisposizioni per ridurli.
Poiché, a volte, si potrebbe andare incontro ad una non adeguata disponibilità di mezzi al fine
di garantire la salute e la sicurezza dei lavoratori sottoposti al suo comando, il Generale ha
fatto presente che al verificarsi di simili ipotesi vengono assunte soluzioni alternative come,
ad esempio, quella di non svolgere attività che esporrebbero il personale a rischi non
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 235
236
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
mitigabili. Egli ha poi specificato che, sia per il poligono di Torre di Nebbia sia per il
comando della brigata Pinerolo, non sono mai stati rilevati rischi da esposizione ad agenti
cancerogeni, mutageni o teratogeni, quindi la sorveglianza sanitaria viene esercitata solamente
nei confronti dei videoterminalisti attraverso specifiche e periodiche visite, anche oculistiche.
Infine, su specifica domanda rivoltagli dal presidente Scanu, il Comandante Mirra ha
confermato che sono state avanzate richieste di consulenza al CISAM (Centro interforze per
le applicazioni militari) ed al CETLI (Centro tecnico logistico interforze NBC) per sospetta
presenza di radon poi dimostratasi infondata.
Alla vicepresidente Donatella Duranti, che ha chiesto delucidazioni riguardo a modalità e
tempi di svolgimento delle esercitazioni in poligono, il Comandante Mirra ha risposto che il
tetto massimo previsto per le attività a fuoco è di 90 giorni e che gli indennizzi ai proprietari
delle masserie in prossimità delle zone interessate sono riconosciuti nei soli casi in cui venga
procurato dalla Difesa un danno oggettivo. La loro quantificazione è compito della
commissione liquidazione danni, istituita presso il Comando militare Esercito Puglia, l’ente
territoriale sotto la cui giurisdizione ricade il poligono di Torre di Nebbia.
Per quanto concerne i rapporti con l’ente parco nazionale dell’Alta Murgia, le giornate di
utilizzazione del poligono, formalizzate dal Comitato misto paritetico, vengono
precedentemente concordate nell’ambito di alcune riunioni con rappresentanti dell’Ente
Parco, i quali di volta in volta si premurano di fornire indicazioni circa le giuste modalità di
utilizzazione.
Ad una specifica domanda rivoltagli dall’onorevole Rizzo, il Comandante Mirra ha risposto
che all’interno del poligono sono stati utilizzati missili Milan anche se privi di tracciatore,
elemento da cui si potrebbe desumere la presenza di torio; al riguardo, dallo stesso
Comandante è stata avanzata richiesta, seguendo la catena gerarchica militare, di sottoporre il
poligono di Torre di Nebbia a monitoraggio ambientale.
L’RSPP, Tenente Colonnello Giovanbattista Trovato, ha informato i commissari che egli
ricopre la carica di Responsabile del servizio di prevenzione e protezione del Comando
Brigata Pinerolo, mentre riguardo al poligono di Torre di Nebbia non esiste un RSPP fisso,
poiché si tratta di un’area addestrativa il cui uso è occasionale, tanto è vero che sul territorio
sussistono anche delle multiproprietà, così come precedentemente specificato dal Generale
Mirra. Traendo quindi spunto dalla VINCA (Valutazione di incidenza ambientale) - frutto
della collaborazione tra regione ed Ente Parco -, il Tenente Colonnello Trovato ha valutato
l’impatto negativo che ciascuna delle attività svolte all’interno del poligono potrebbe avere
sui lavoratori (attività appiedate, volo, realizzazione dell’accampamento e così via).
Il Tenente Colonnello Pierluigi Palumbo ha informato la Commissione che egli svolge la
funzione di medico competente del Comando della brigata Pinerolo dal dicembre 2015 e
come tale visita gli ambienti di lavoro con una frequenza almeno biennale. I rischi specifici ai
quali il personale è sottoposto secondo il medico competente sono fondamentalmente quelli
legati alle attività di attendamento ed accampamento, mentre vengono esclusi rischi da
esposizione ad agenti cancerogeni.
Cesare Veronico, Presidente dell’ente parco Alta Murgia, e Francesco Tarantini, Presidente di
Legambiente Puglia hanno reso edotti i commissari circa il rapporto sussistente tra gli
organismi da loro presieduti ed il mondo militare.
In particolare, Cesare Veronico, Presidente dell’ente parco Alta Murgia, ha descritto l’avvio
di una fase concertativa tra l’organismo da lui presieduto ed i comandi militari che si
concretizza attraverso una rimodulazione del programma di esercitazioni presentato all’ente
dai comandi militari stessi. Il Presidente di Legambiente Puglia ha poi messo in risalto
l’assoluta necessità di sottoporre le attività militari ad una valutazione di incidenza ambientale
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 236
237
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
e di ridurre il più possibile le interferenze relative alla fruizione del parco dell’Alta Murgia,
anche perché negli ultimi cinque anni in particolare la regione ha puntato molto sul turismo
sostenibile; egli ha sottolineato infatti che il parco è stato più volte premiato da Legambiente
per essere l’area verde più ciclabile d’Italia.
Presso la Scuola di cavalleria di Lecce sono stati escussi in qualità di testimoni il Generale di
brigata Fulvio Poli, il Capitano Mario Paladini e il Tenente Colonnello Vincenzo Napolitano,
rispettivamente Comandante, Responsabile del servizio di prevenzione e protezione e medico
competente della Scuola di cavalleria di Lecce. Sono stati invece auditi in forma libera
all’interno della medesima struttura il Generale Mauro Prezioso, Comandante territoriale
dell’Esercito in Puglia, Gabriele Molendini, Presidente dell’associazione Lecce città pubblica,
Luca Ruberti, Presidente dell’associazione Lecce bene comune e Francesco Paolo Fanizzi,
Professore ordinario di chimica generale e inorganica presso l’Università del Salento.
Il Generale Poli, nel confermare che il personale sottoposto al suo comando svolge attività
anche non continuative consistenti in sgomberi, monitoraggi, ricognizioni e addestramenti, ha
assicurato i commissari circa la redazione del DVR (Documento di valutazione dei rischi), il
cui contenuto in linea di principio fa riferimento all’utilizzo dei mezzi del poligono e
all’impiego dei sistemi d’arma. Per ciò che concerne il DUVRI (Documento unico per la
valutazione dei rischi da interferenze), il Generale ha ammesso di non averlo mai redatto nei
casi in cui reparti esterni al suo comando hanno svolto attività addestrative all’interno
dell’area del poligono; ha dichiarato tuttavia che, ai fini della sicurezza dei lavoratori, viene
redatto un verbale di “sopralluogo e coordinamento” attraverso il quale si tende a minimizzare
i rischi.
Ad un’ulteriore specifica domanda rivoltagli dal presidente Scanu, il Comandante Poli ha
dichiarato altresì di non aver mai ricevuto visite ispettive da UCoSeVA e di non aver mai
registrato segnalazioni provenienti dal medico competente e dall’RSPP in relazione a rischi
per la salute del personale sottoposto al suo comando. Inoltre, egli ha fatto presente che il
munizionamento impiegato all’interno del poligono è costituito da colpi d’addestramento
inerti (Target Practice Tracer), dichiarando (a specifica domanda) che, da quando ricopre il
ruolo di Comandante della Scuola di cavalleria di Lecce, presso il poligono di Torre Veneri
non è mai stato fatto uso di munizionamento calibro 105 di fabbricazione israeliana.
Il Generale Mauro Prezioso, Comandante territoriale dell’Esercito in Puglia, audito dalla
Commissione, ha raccolto l’invito del Presidente e della vicepresidente Duranti ad impegnarsi
per l’istituzione di un tavolo di concertazione permanente tra regione Puglia ed autorità
militare volto al miglioramento dei criteri di gestione ambientale.
Il Responsabile del servizio di prevenzione e protezione del poligono di Torre Veneri,
Capitano Mario Paladini, ha descritto ai commissari il tipo di attività da egli esercitata,
consistente nel collaborare alla valutazione dei rischi connessi alle attività svolte dal personale
ivi impiegato. Tali rischi derivano per lo più da attività preparatorie e logistiche, in aggiunta a
quelli originati da agenti chimici quali, ad esempio, fumi prodotti dall’uso di armi da fuoco.
Confermando le affermazioni rilasciate dal Generale Poli, anche l’RSPP Mario Paladini ha
informato i commissari circa la predisposizione di un verbale di “sopralluogo e
coordinamento” in sostituzione del DUVRI - la cui compilazione viene caldamente
raccomandata dal Presidente Scanu -, mentre il Tenente Colonnello Vincenzo Napolitano,
medico competente, ha approfondito la tematica relativa alle attività saltuarie svolte
all’interno del poligono, tra le quali egli fa rientrare le stesse attività a fuoco. Contrariamente
al parere dell’RSPP Mario Paladini, il Tenente Colonnello Napolitano non ha ritenuto che il
personale impiegato all’interno del poligono possa considerarsi a rischio per l’inalazione di
fumi provocati dalle rare esplosioni che ivi si verificano. Egli ha descritto nei particolari
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 237
238
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
anche la sorveglianza sanitaria esercitata nei confronti di circa 450 persone esercitanti svariate
mansioni lavorative, sia fuori sia all’interno del poligono.
Successivamente, la Commissione ha proseguito i propri lavori con le audizioni di Gabriele
Molendini, Presidente dell’associazione Lecce città pubblica, Luca Ruberti, Presidente
dell’associazione Lecce bene comune e Francesco Paolo Fanizzi, professore ordinario di
chimica generale e inorganica presso l’Università del Salento, che hanno incentrato tutti i loro
interventi sulla tematica del rischio ambientale derivante dalle operazioni militari svolte
all’interno dei poligoni pugliesi, analizzando la questione sia da un punto di vista legale e
ricostruttivo di fatti (Molendini e Ruberti), sia da un punto di vista prettamente scientifico
(Fanizzi).
In particolare, Gabriele Molendini, Presidente dell’associazione Lecce città pubblica, ha
ricordato la relazione conclusiva della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito
presieduta da Rosario Giorgio Costa secondo la quale “I sopralluoghi effettuati sia in terra sia
in ambiente marino presso il poligono di Torre Veneri hanno portato ai seguenti risultati: in
terra, nell’area bersagli sono stati rinvenuti numerosi frammenti metallici da post esplosione,
materiale balistico vario e un certo numero di petali per penetratori metallici. In mare sono
stati individuati nell’area prospiciente il poligono numerosi rottami metallici e un certo
numero di penetratori metallici con sigle non identificate. Non è stato possibile approfondire
questo profilo anche per la mancata acquisizione delle schede tecniche e storiografiche dei
colpi completi da 105x617 mod. APFSDS-T DM 33 e da 105/51 lotto IMI 1-1-1985
acquistato presso la ditta IMI (Israel), richieste agli uffici del Ministero della difesa, ma
pervenute solo in parte”. Proprio in riferimento ai ritrovamenti citati dalla relazione Costa, il
presidente Molendini ha fatto presente ai commissari che i vertici militari non si sono ancora
attivati per fornire nella loro completezza le schede tecniche richieste.
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 238
239
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATO 3
ELENCO DELLE AUDIZIONI LIBERE SVOLTE DALLA COMMISSIONE
17 febbraio 2016
Falco Accame, Presidente dell'Associazione nazionale assistenza delle vittime arruolate nelle
Forze armate e famiglie dei caduti
18 febbraio 2016
Raffaele Tartaglia, rappresentante dell'Osservatorio permanente e centro studi per il
personale delle Forze armate e di Polizia
24 febbraio 2016
Andrea Rinaldelli, rappresentante del Coordinamento nazionale danneggiati da vaccino –
CONDAV
25 febbraio 2016
Giorgio Trenta, Presidente dell'Associazione italiana di Radioprotezione medica
2 marzo 2016
Luciano Carleo, rappresentante di CONTRAMIANTO e altri rischi - Onlus,
3 marzo 2016
Carlo Magrassi, Segretario generale del Ministero della difesa
9 marzo 2016
Maura Paolotti Direttore generale della Previdenza Militare e della Leva - PREVIMIL
10 marzo 2016
Massimo De Felice, Presidente dell'INAIL, Giuseppe Lucibello, Direttore generale
dell’INAIL, Ester Rotoli, Direttore della Direzione Centrale Prevenzione dell'INAIL, Agatino
Cariola, Direttore della Direzione Centrale Assicurazione, Prevenzione e Servizi Istituzionali
dell'INAIL
16 marzo 2016
Enrico Tomao, Ispettore generale della Sanità militare (IGESAN)
17 marzo 2016
Carlo Magrassi, Segretario generale del Ministero della difesa
23 marzo 2016
Giorgio Trenta, Presidente dell'Associazione italiana di Radioprotezione medica
30 marzo 2016
Mario Melazzini, Presidente dell'Agenzia Italiana del farmaco (AIFA)
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 239
240
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
30 marzo 2016
Carlo Calcagni, Adamo Ferrara, Lorenzo Motta, Vincenzo Riccio e Giuseppe Tripoli, militari
colpiti da gravi patologie, e Luigi Buonincontro, fratello del militare deceduto Roberto
Buonincontro
31 marzo 2016
Maura Paolotti Direttore generale della Previdenza Militare e della Leva - PREVIMIL
6 aprile 2016
Enrica Preti, Direttore generale della direzione generale di Commissariato e di servizi
generali (COMMISERVIZI) del Ministero della difesa
7 aprile 2016
Col. Claudio De Angelis, Direttore dell'Osservatorio epidemiologico della Difesa
13 aprile 2016
Enrico Tomao, Ispettore generale della Sanità militare (IGESAN)
20 aprile 2016
Carlo Magrassi, Segretario generale del Ministero della difesa
21 aprile 2016
Gualtiero Ricciardi, Presidente dell'Istituto superiore di sanità, Loredana Musumeci,
Direttore del Dipartimento di ambiente e connessa prevenzione primaria dell'Istituto
superiore di sanità, Angelo Del Favero, Direttore generale dell'Istituto superiore di sanità
21 aprile 2016
Cirino Strano, consigliere scientifico dell'Associazione Movimento No MUOS Sicilia
21 aprile 2016
Fiorenzo Marinelli, ricercatore presso l'Istituto di genetica molecolare del CNR di Bologna
28 aprile 2016
Claudio Graziano, Capo di Stato Maggiore della Difesa
4 maggio 2016
Edoardo Andreucci, già Presidente del Comitato di verifica per le cause di servizio del
Ministero dell'economia e delle finanze
11 maggio 2016
Paolo Gerometta, presidente del Comitato di presidenza del Consiglio Centrale di
Rappresentanza Interforze, Antonio Ciavarelli, rappresentante COCER per la Marina,
Antonsergio Belfiori, rappresentante COCER per l'Aeronautica, Giovanni Cutrupi,
rappresentante COCER per la Guardia di Finanza, Andrea Cardilli, rappresentante COCER
per l'Arma dei Carabinieri, Roberto Congedi, rappresentante COCER per l'Esercito
18 maggio 2016
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 240
241
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Bernardo De Bernardinis, Presidente dell'Istituto superiore per la protezione e la ricerca
ambientale (ISPRA), Luciano Bologna e Giancarlo Torri, dirigenti dell'Istituto superiore per
la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Claudio Numa, Ingegnere dell'Istituto
superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA)
18 maggio 2016
Antonio Cancedda, Francesco De Angelis, Salvatore Donatiello e Gaetano Luppino, militari
colpiti da gravi patologie, Santa Passaniti, madre del militare deceduto Francesco Finessi, e
Salvatrice Pirosa, vedova dell’appunto dei Carabinieri Giuseppe Bongiovanni
19 maggio 2016
Paolo Gerometta, presidente del Comitato di presidenza del Consiglio Centrale di
Rappresentanza Interforze, Antonio Ciavarelli, rappresentante COCER per la Marina,
Antonsergio Belfiori, rappresentante COCER per l'Aeronautica, Giovanni Cutrupi,
rappresentante COCER per la Guardia di Finanza, Andrea Cardilli, rappresentante COCER
per l'Arma dei Carabinieri, Roberto Congedi, rappresentante COCER per l'Esercito
25 maggio 2016
Massimo De Felice, Presidente dell'INAIL, Giuseppe Lucibello, Direttore generale
dell'INAIL
26 maggio 2016
Roberta Pinotti, Ministra della Difesa
20 luglio 2016
Massimo Cappai, professore di statistica medica dell'Università degli Studi di Firenze
20 luglio 2016
Annibale Biggeri, dirigente dell'Arpas Sardegna
26 luglio 2016
Luciano Carleo, rappresentante di CONTRAMIANTO e altri rischi - Onlus
3 agosto 2016
Francesco Pigliaru, Presidente della Regione Sardegna
3 agosto 2016
Massimo Cappai, professore di statistica medica dell'Università degli Studi di Firenze
3 agosto 2016
Annibale Biggeri, dirigente dell'Arpas Sardegna
3 agosto 2016
Massimo Massella Ducci Teri, Avvocato generale dello Stato
9 novembre 2016
Paolo Pasquinelli, già collaboratore presso il CRESAM (Centro ricerche, esperienze e studi
per applicazioni militari)
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 241
242
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
11 gennaio 2017
Paolo Pasquinelli, già collaboratore presso il CRESAM (Centro ricerche, esperienze e studi
per applicazioni militari)
19 gennaio 2017
Fausta Di Grazia, presidente del Comitato di verifica per le cause di servizio del Ministero
dell'economia e delle finanze
1° febbraio 2017
Omero Negrisolo, tecnico della prevenzione ambientale presso l’ARPA Veneto
2 febbraio 2017
Fausta Di Grazia, presidente del Comitato di verifica per le cause di servizio del Ministero
dell'economia e delle finanze
8 febbraio 2017
Adriano Chiò, professore associato di neurologia presso l'Università di Torino
22 febbraio 2017
Marco Lampis, Sindaco del comune di Escalaplano, Giuseppe Caboni e Riccardo Caboni,
legali del Comune di Escalaplano
8 marzo 2017
Enrico Tomao, Ispettore Generale della Sanità Militare, Angelo Palmieri Capo del VI
Reparto di SMD - Sistemi C4I e Trasformazione, Claudio De Angelis, Direttore
dell'Osservatorio epidemiologico del Ministero della Difesa, Alessandro Sgrò, ufficiale
addetto presso l'Ufficio sistemi informativi di supporto del VI Reparto - Sistemi C4I e
trasformazione, dello Stato Maggiore della Difesa
15 marzo 2017
Antonio Attianese, caporale maggiore scelto del corpo Alpini paracadutisti
17 maggio 2017
Rosario Crocetta, Presidente della Regione Siciliana, e Maria Lo Bello Vice Presidente della
Regione Siciliana
31 maggio 2017
Silvana Miotto, madre del militare deceduto David Gomiero, e Teresa Ruocco, madre del
militare deceduto Fulvio Pazzi
21 giugno 2017
Biagio Mazzeo, procuratore della Repubblica presso il tribunale di Lanusei
28 giugno 2017
Emanuele Secci, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari
13 settembre 2017
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 242
243
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Maria Forino, vedova del militare Antonio Attianese, Carlo Chiariglione, portavoce del
militare deceduto Antonio Attianese, Walter Cecchettin, militare in congedo per malattia,
Francesco Zito, padre del militare deceduto Leonardo Zito, Mercedes Pacileo, vedova del
militare Enzo Liguori, Giovanna Soria, vedova del militare Pasquale Cinelli, Gianluca Parisi,
ex militare in servizio in Afghanistan, Silvana Pirosa , vedova dell’appuntato dei Carabinieri
Giuseppe Bongiovanni
11 ottobre 2017
Salvatore Rullo, presidente di As.so.di.pro, Salvatore Antonaci, padre del militare deceduto
Andrea Antonaci, Pier Paolo Cipriani, fratello del militare deceduto Luciano Cipriani, Marisa
Marcolini, madre del militare deceduto Valerio Saviantoni, Aniello Brancaleone, fratello del
militare deceduto Alfonso Brancaleone, Fabio Felaco, figlio del militare deceduto Giovanni
Felaco, Patrizia Sadocco, rappresentante di As.so.di.pro, e Alberto Tuzzi, Vicepresidente di
As.so.di.pro
18 ottobre 2017
Stefano Silvestri, igienista del lavoro presso l’Istituto superiore di prevenzione oncologica
19 ottobre 2017
Alessandro Marinaccio, ricercatore presso il Dipartimento di medicina, epidemiologia, igiene
del lavoro e ambientale dell'INAIL
26 ottobre 2017
Dario Mirabelli, ricercatore presso il centro di riferimento per l'epidemiologia e la
prevenzione oncologica in Piemonte (CPO Piemonte)
15 novembre 2017
Raffaele Guariniello, già Procuratore vicario presso la Procura della Repubblica di Torino
15 novembre 2017
Antonietta Morena Gatti, ricercatrice ed esperta in materia di nanoparticelle
6 dicembre 2017
Ezio Bonanni Presidente dell'Osservatorio nazionale sull'amianto
6 dicembre 2017
Osvaldo Bizzari, Generale di divisione in riserva
7 dicembre 2017
Angelo Fiore Tartaglia, consulente legale dell'Osservatorio militare
20 dicembre 2017
Vincenzo Tombolini, Professore ordinario di radioterapia presso l’Università “La Sapienza”
di Roma
20 dicembre 2017
Fabrizio Ciprani, Dirigente superiore medico della Polizia di Stato
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 243
244
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATO 4
ELENCO DEGLI ESAMI TESTIMONIALI SVOLTI DALLA COMMISSIONE
13 dicembre 2016
Antonino Bonasera, responsabile UCoCeV - Segretariato generale Difesa/DNA
14 dicembre 2016
Col. Giovanni Trivisonno Capo ufficio f.f. dell’Unità di coordinamento dei servizi di
vigilanza (UCoSeVA) - Aeronautica militare, Ten. Col. Antonio Odore, Unità di
coordinamento dei servizi di vigilanza (UCoSeVA) - Aeronautica militare, Ten. Col. Marcello
Bianchi, Capo del II Ufficio dell’Unità di coordinamento dei servizi di vigilanza (UCoSeVA) Aeronautica militare.
21 dicembre 2016
Col. Onofrio Garzone, Ufficio di Coordinamento dei Servizi di Vigilanza della Difesa
21 dicembre 2016
Ten. Col. Angelo Di Spirito, Ufficio di Coordinamento dei Servizi di Vigilanza della Difesa
21 dicembre 2016
Gen. B. Antonello Vespaziani, già Comandante del poligono di Cellina Meduna
21 dicembre 2016
Ten. Col. Mario Angeli, medico competente del poligono di Cellina Meduna
21 dicembre 2016
Ten. Col. Francesco Battaglini, Responsabile del Servizio di prevenzione e protezione del
poligono di Cellina Meduna
18 gennaio 2017
Col. Alessandro Lazzini, responsabile dell’Ufficio Coordinamento dei Servizi di Vigilanza
d’Area dello Stato Maggiore dell’Esercito
18 gennaio 2017
Col. Francesco Nasca, responsabile dell’Ufficio Antinfortunistica e Medicina del Lavoro dello
Stato Maggiore dell’Esercito
18 gennaio 2017
Gen. B. Carmelo Covato, Direzione per il Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza,
Prevenzione e Protezione dello Stato Maggiore
25 gennaio 2017
C.V. Francesco Battaglia, Capo ufficio coordinamento servizio di vigilanza d'area dello Stato
maggiore della Marina
25 gennaio 2017
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 244
245
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
C.V. Massimo Castelli, Capo del servizio di vigilanza antinfortunistica d'area nord dello
Stato maggiore della Marina
25 gennaio 2017
Col. Filippo Agosta, Capo div. J-MED del Reparto Supporto Operativo del COI
26 gennaio 2017
Magg. Raffaele Ruocco, Capo 3^ Sezione Vigilanza Antinfortunistica CC
26 gennaio 2017
Cap. Antonio Primiani, Addetto 3^ Sezione Vigilanza Antinfortunistica CC
8 febbraio 2017
C.V. Francesco Battaglia, Capo ufficio coordinamento servizio di vigilanza d'area dello Stato
maggiore della Marina.
15 febbraio 2017
Col. Claudio De Angelis Direttore dell'Osservatorio epidemiologico del Ministero della
Difesa
15 febbraio 2017
Gen. div. Vito Ferrara Capo della Direzione di sanità dell'Arma dei Carabinieri
16 febbraio 2017
C.V. Francesco Battaglia, Capo ufficio coordinamento servizio di vigilanza d'area dello Stato
maggiore della Marina
23 febbraio 2017
Amm. Sq. Giuseppe Cavo Dragone, Comandante del Comando Operativo di Vertice
Interforze (COI)
1° marzo 2017
Col. Claudio De Angelis Direttore dell'Osservatorio epidemiologico del Ministero della
Difesa
2 marzo 2017
Col. Pietro Lo Giudice, Capo della Divisione J4 del Comando Operativo di Vertice Interforze
(COI)
8 marzo 2017
Ten. Col. Ing. Vinicio Pasquali, Direttore interinale del Centro Tecnico Logistico Interforze
NBC
9 marzo 2017
Col. Pietro Lo Giudice, Capo della Divisione J4 del Comando Operativo di Vertice Interforze
(COI)
15 marzo 2017
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 245
246
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
Col. Filippo Agosta, Capo div. J-MED del Reparto Supporto Operativo del COI
29 marzo 2017
Gen. Giorgio Russo, Comandante del Poligono Interforze Salto di Quirra
29 marzo 2017
Gen. D.A. Roberto Comelli, Capo del IV Reparto Logistica e Infrastrutture dello Stato
Maggiore della Difesa
12 aprile 2017
Col. ing. Gioacchino Paolucci Direttore dello Stabilimento militare munizionamento terrestre
di Baiano di Spoleto
12 aprile 2017
Silvestro Campana, ass. tecn dell'RSPP dello Stabilimento militare munizionamento terrestre
di Baiano di Spoleto
12 aprile 2017
Col. ing. Giulio Botto, Direttore dello Stabilimento militare ripristini e recuperi del
munizionamento di Noceto di Parma
12 aprile 2017
Ten. Col. ing. Massimo Piazza, dell'RSPP dello Stabilimento militare ripristini e recuperi del
munizionamento di Noceto di Parma
27 aprile 2017
Col. Filippo Agosta, Capo div. J-MED del Reparto Supporto Operativo del COI
3 maggio 2017
Contrammiraglio Claudio Boccalatte, Direttore del CISAM
3 maggio 2017
Alessandro Cavagnaro Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza del CISAM
3 maggio 2017
Ten. Col. Raffaele Zagarella Capo sezione esperti qualificati del CISAM
4 maggio 2017
Ten. Col. Ing. Vinicio Pasquali, Direttore interinale del Centro Tecnico Logistico Interforze
NBC
4 maggio 2017
Col. Pietro Lo Giudice, Capo della Divisione J4 del Comando Operativo di Vertice Interforze
(COI)
10 maggio 2017
Gen. D.A. Roberto Comelli, Capo del IV Reparto Logistica e Infrastrutture dello Stato
Maggiore della Difesa,
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
- 246 – 247
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
10 maggio 2017
Gen. Enrico Tomao, Ispettore Generale della Sanità Militare
11 maggio 2017
Col. Antonino Mannino, Capo della Medical Intelligence
17 maggio 2017
Col. Sergio Cardea, Capo Divisione J3 del COI
18 maggio 2017
Amm. Sq. Giuseppe Cavo Dragone, Comandante del Comando Operativo di Vertice
Interforze (COI)
24 maggio 2017
Gen. Enrico Tomao, Ispettore Generale della Sanità Militare
24 maggio 2017
Col. a.ter t.ISSMI Stefano Giribono, Comandante del 7° Reggimento NBC
7 giugno 2017
Gen. S.A. Roberto Nordio, Sottocapo di Stato Maggiore della difesa
7 giugno 2017
Gen. D.A. Roberto Comelli Capo del IV Reparto Logistica e Infrastrutture dello Stato
Maggiore della Difesa
21 giugno 2017
Gen. S.A. Roberto Nordio, Sottocapo di Stato Maggiore della difesa
28 giugno 2017
Mar. Giuseppe Carofiglio, militare in quiescenza della Guardia di finanza
5 luglio 2017
Ten. Col. Medico Ennio Lettieri
5 luglio 2017
Mar. Giuseppe Carofiglio, militare in quiescenza della Guardia di finanza
27 settembre 2017
Francesco Riccobono, già professore di geochimica presso l’Università degli studi di Siena
27 settembre 2017
Gen. Francesco Piras, già capo ufficio operazioni del poligono interforze di Salto di Quirra
27 settembre 2017
Mar. Francesco Palombo, militare dell’Aeronautica in congedo
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
–- 247
248
Camera dei Deputati
Camera dei deputati
–
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
12 ottobre 2017
Vittorio Lentini, ex caporale maggiore capo scelto dell’Esercito
25 ottobre 2017
Mar. Massimo Orrù, militare in servizio presso il Deposito munizioni di Serrenti
16 novembre 2017
Gen. B. Carmelo Covato, Direzione per il Coordinamento Centrale del Servizio di Vigilanza,
Prevenzione e Protezione dello Stato Maggiore dell’Esercito
16 novembre 2017
Gen. B. (ris.) Fernando Termentini
21 dicembre 2017
Vincenzo Tombolini, Professore ordinario di radioterapia presso l’Università “La Sapienza”
di Roma
Atti Parlamentari
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
Camera dei Deputati
- 248 – 249 –
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
Camera dei deputati
—
DOCUMENTI
—
DOC. XXII-BIS N. 23
ALLEGATO 5
COLLABORATORI ESTERNI DELLA COMMISSIONE
Alberto AZZENA
Armando BENEDETTI
Loretta BOLGAN
Loreto BUCCOLA
Chiara CANTALUPPI
Rita CELLI
Pietro COMBA
Domenico DELLA PORTA
Francesco DI MASO
Sergio DINI
Gavino FAA
Antonietta Morena GATTI
Raffaele GUARINIELLO
Riccardo GUIDO
Giovanni Francesco IZZO
Domenico LEGGIERO
Luigi LA PECCERELLA
Giuseppe MASTRANGELO
Paride MINERVINI
Mauro MURA
Omero NEGRISOLO
Franco NOBILE
Marina NUCCIO
Elena PAPA
Francesca PIRRELLI
Giacomo PORCELLANA
Riccardo Carlo ROSSI
Ester ROTOLI
–
Atti Parlamentari
XVII LEGISLATURA
—
250Atti–Parlamentari
DISEGNI DI LEGGE E RELAZIONI
—
DOCUMENTI
Sandro SANDRI
Valerio Augusto STRINATI
Fernando TERMENTINI
Corrado TINE’
Massimo ZUCCHETTI
- 249 - dei deputati
Camera dei Deputa
Camera
—
DOC. XXII-BIS N. 23
PAGINA BIANCA
*170222024050*
*170222024050*
Dal Mondo, Editoriale Comilva
20 April 2020
Dall'Italia
27 April 2020
Editoriale Comilva
ESCLUSIVO IL DR. BUTTAR ACCUSA GATES, FAUCI E I FALSI NUMERI DELLA PANDEMIA MENTRE L’ECONOMIA CROLLA
06 May 2020