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di Staff Comilva

 

Ne abbiamo lette un po' di tutti i colori in questi giorni sulle nomine del prof. Paolo Bellavite e del dott. Eugenio Serravalle al NITAG.

Delle sparate dei soliti noti non è il caso di sprecare parole di commento, basti per loro il detto mai così appropriato “un bel tacer non fu mai scritto” … quel che forse vale la pena di analizzare è la modalità con cui vengono esposte le tesi contrarie a queste nomine.

Per questo ci “ispiriamo” ad una pagina di un giornale di provincia[1] il cui nome risalta, mai come in questa occasione, quasi come un’icona della dimensione intellettuale che lo caratterizza.

L’impostazione della pagina è ben pianificata, in alto l’articolo principale di cronaca, “Due medici vicini ai no vax nel comitato sui vaccini, Russo abbandona l’incarico”, di Enrico Ferro, e in basso un “sermone” dal titolo altisonante, di Vincenzo Milanesi, “Gli avversari dell’essenza della verità”. L’articolo principale racconta un fatto e il sermone lo colloca nel contesto voluto.

Il fatto è che la signora dottoressa Francesca Russo, dirigente del dipartimento prevenzione in Veneto, braccio destro di Zaia durante il Covid, ha rassegnato le dimissioni dal Nitag dopo aver appreso che la sua nomina è accompagnata anche da quelle del prof. Bellavite e del dott. Serravalle.

Le motivazioni (definite chiare dal giornalista) sarebbero da ascriversi alla presunta generazione di una fantomatica “zona grigia” venutasi a creare proprio grazie alla presenza nel gruppo tecnico consuntivo di Bellavite e Serravalle, una sorta di conflitto fra “scienza” e “anti-scienza”. Parrebbe aver dichiarato la Russo, infatti: … 

nel gruppo sono presenti componenti che in passato hanno più volte espresso pubblicamente posizioni non coerenti con le evidenze scientifiche in materia di vaccinazioni, arrivando in alcuni casi a sostenere o diffondere messaggi contrari alle strategie vaccinali nazionali” 

Più avanti si legge ancora: … 

le funzioni del nuovo Nitag, come indicato nel sito del Ministero, sono orientate a fornire supporto tecnico alla definizione delle politiche vaccinali nazionali … ecco perché la presenza dei due esponenti vicini al mondo no vax ha suscitato subito lo sdegno della comunità scientifica”

Secondo la Russo, infine, 

non esistono i presupposti per un rigore metodologico, indipendenza e piena adesione al principio evidence-based, al fine di fornire raccomandazioni efficaci e credibili a supporto delle politiche sanitarie pubbliche” … “si rende imprescindibile il ruolo di organi consultivi tecnici che operino in piena coerenza con i principi e con le finalità di tutela della salute pubblica” …

L’articolo chiude con le solite critiche censorie sulle scelte di comunicazione via social del prof. Bellavite (… anche ieri ha condiviso sui suoi profili social articoli durissimi contro Conte e Speranza …) e con un out-out al ministro perché “un organismo di emanazione ministeriale in tema di vaccini non può non avere al suo interno la responsabile della prevenzione di una delle regioni che in Italia si contraddistinguono per l’eccellenza in campo sanitario”.

Insomma, o lei o Bellavite e Serravalle!

Piccola nota: quel che è successo durante il Covid … CANCELLATO! È andato veramente TUTTO BENE! Si deve andare avanti così, senza nessuna analisi critica retrospettiva, senza cercare di rimediare ad errori clamorosi e a scelte fallimentari da parte di una “comunità scientifica” prona alle strategie delle multinazionali del farmaco, da una parte, e a scelte politiche altrettanto scellerate, guidate da posizioni ideologiche prive di ogni supporto scientifico VERO, basato sulle prove, dall’altra. Si, perché, lo ricordiamo alla signora Russo e a quant’altri ne abbiano bisogno, che evidence-based non significa basati sull’evidenza ma sulle “prove” (basta tradurre correttamente dall’inglese)!

Ma rimaniamo ancora sulla pagina che ci ha ispirato: il malessere si comprende subito leggendo il sermone di Milanesi, quando si accanisce sulla scelta del ministro della salute USA, Robert Kennedy Junior, di tagliare i fondi sulla ricerca scientifica dedicata ai vaccini a mRNA … i vaccini che “avrebbero” salvato milioni di vite durante il Covid, con buona pace della comunità no-vax sempre contestata e contrastata, dati alla mano, dalla comunità scientifica internazionale. Immancabile poi l’associazione di Kennedy alle presunte “malefatte” di Donald Trump, per arrivare poi al punto chiave …

il nemico principale di Trump e del suo cerchio magico, è la verità fattuale, rispecchiata da dati che tutti possono controllare … la forma più evoluta è la verità scientifica che, da Galileo Galilei in poi, ha codificato un metodo che rende sempre migliorabile la nostra conoscenza … sempre perfettibile, mai assoluta, ma basata sull’evidenza fattuale …”. 

Tutto questo non sarebbe, secondo Milanesi, parte dell’azione dell’amministrazione Trump, perché pervasa dalla “post-verità” che starebbe “uccidendo la liberal-democrazia a suon di ideologia e “fatti alternativi” che rende la disinformazione normalità in politica”.

Il contesto è servito!

Tutto ciò che non pende da una parte è “anti”, tutto quello che prova a confutare la tesi dominante è “disinformazione”. Scienza e verità diventano così proprietà privata (e vengono fuse nell’espressione “verità scientifica” che di per sé è un ossimoro), una sorta di accaparramento culturale ad uso politico e commerciale improprio, strumenti di propaganda in pieno stile orwelliano, funzionali alla costruzione di un pensiero unico. Ecco, quindi, che nella neolingua, tanto cara ai nostri teatranti, la scienza operata dai dissenzienti diventa anti-scienza, l’informazione libera diventa disinformazione, la verità diventa un “fatto alternativo”. 

Quanto all’aggettivo “scientifico”, esso viene usato ed abusato per confermare l’autorevolezza delle proprie affermazioni persino in contesti particolarmente estranei tanto all’ordine comune delle conversazioni pubbliche, quanto alle strategie del linguaggio pubblicitario o alle argomentazioni raffinate dei dibattiti epistemologici [2].

Ora, se da una parte non si nota nulla di nuovo nell’espressione aggressiva e offensiva di un sistema che si rifà al famigerato “Patto Trasversale per la Scienza” e, prima ancora, alla strategia oramai ben conosciuta del periodo pre-decreto Lorenzin (2014-2017), dall’altra ci si interroga – o almeno noi proviamo a farlo – sulla reale portata di questo timido segnale che arriva (finalmente) dalle istituzioni politiche.

Queste, soprattutto in ambito sanitario, sembravano fin d’ora vivere una sorta di timore reverenziale nell’invertire (o quanto meno nell’indagare profondamente) scelte politiche oltremodo discutibili operate dai predecessori, scelte peraltro messe in discussione in modo fermo e deciso all’alba della nuova stagione parlamentare.

Le persone, le conoscenze, le capacità e la volontà di mettere a disposizione tutte le risorse umane e materiali per un reale cambio di indirizzo politico ci sono: la favoletta della “comunità scientifica internazionale” e della “verità scientifica” non può costituire un ostacolo o incutere timore alcuno al riprendere un cammino, questo sì, di verità costruita sulle prove e non sullo show mediatico di influencer che continuiamo a finanziare con le nostre casse.

È evidente che serve coraggio, non vi è dubbio, ed è quello che auguriamo al ministro Schillaci nell’essere coerente con queste scelte. E ce lo auguriamo anche noi.

C’è da chiedersi, infine, come sia possibile che, ancora oggi, non si sia capaci di disvelare il patetico teatrino degli imbonitori circensi che ci circondano: forse il problema non sta tanto che questi esistano quanto piuttosto che abbiano ancora credito fra un pubblico assuefatto e distratto da “altre questioni” da non rendersi conto minimamente dell’inganno di giocolieri che hanno tra le mani le nostre vite come fossero dei birilli.

Se fossimo attenti e consapevoli dello spettacolo che andiamo a vedere, forse daremo maggiore attenzione a ciò che vale il nostro biglietto.


 

[1] “Il Piccolo” di Trieste, edizione di sabato 9 agosto 2025, pagina 7, ATTUALITÀ

[2] Il Mito della verità: la scienza fra secolarizzazione e demitizzazione, Enrico Castelli Gattinara

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