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InfluFLOP: un goffo tentativo di stabilire una teoria inversa sulla mortalità in aumento

04 Gennaio 2016

Sull’aumento della mortalità in Italia (dati stimati del 2015 rispetto al 2014, +67.000) si sta scrivendo di tutto e di più: non può mancare di certo un riferimento diretto al calo delle vaccinazioni antinfluenzali che, come il cacio sui maccheroni, fanno sempre la loro “porca figura”. Ma vediamo insieme se le cose stanno proprio così.

Prendiamo spunto dalle cronache di questi giorni sull’aumento della mortalità in Italia nel 2015 rispetto al 2014 che, con un + 67.000 (+ 11% circa) sta non poco allarmando i nostri esperti nazionali.

Il dato è perlopiù una proiezione e si basa su un valore ufficioso di mortalità pari a + 45.000 riferito al mese di agosto 2015: in attesa di dati più certi ci sono svariate speculazioni su queste anticipazioni, che vanno a toccare altrettanti temi “caldi” della nostra società, come l’inquinamento ambientale e, perché no … anche la “terribile influenza”, ovvero – per meglio inquadrare l’argomento – la vaccinazione antinfluenzale.

Ci ha messo del suo anche il prof. Garattini, ma non solo. In un’intervista pubblicata [1] su Il Messaggero del 28 dicembre scorso, l’esimio professore indirizza le sue particolari speculazioni sull’aumento previsto di mortalità nel 2015 anche verso la diffidenza sempre più marcata per il vaccino antinfluenzale – associandola, in modo del tutto arbitrario, al caso del vaccino MPR a seguito delle note vicende del dott. Wakefield e del suo studio ritirato da The Lancet. Senza nemmeno pensarci un attimo il prof. Garattini sfodera i suoi “numeri del lotto” parlando di 6.000 morti l’anno per influenza, cifre che fanno il pari con quelle buttale lì con altrettanto sprezzo della realtà da Ricciardi & Co., come abbiamo già avuto modo di dimostrare in un nostro recente articolo [2].

Ricordiamo ancora il lancio dell’ANSA del 27 ottobre scorso: “Influenza: colpisce un italiano su 10, in arrivo vaccini, da 5 a 8 milioni di casi l’anno, 8000 le morti correlate”, quando in realtà le morti per influenza registrate alla fine della stagione invernale 2014/2015 sono state 163 e l’anno prima (a fronte degli stessi annunci catastrofici…) erano state 16. Nel Report n. 153 del 10 settembre 2015 di Eurostat (l’Istituto di Statistica europeo, con sede a Lussemburgo) sono riportati i casi di morte nei Paesi dell’Unione Europea per malattie legate all’apparato respiratorio registrate nel 2012: 670 mila casi (su una popolazione di oltre 500 milioni) e tra questi, solo lo 0,3% è riconducibile ai virus dell’influenza, ossia 2.286 persone … in tutta Europa.

Ovviamente il prof. Garattini cita anche altri fattori ipotetici (e come potrebbe altrimenti …) tra cui l’inquinamento e la povertà, due fattori sui quali (unitamente alle vaccinazioni) - a suo dire – si può agire molto rapidamente; se lo dice lui …!

In attesa di avere a disposizione i dati definitivi ma anche statistiche più articolate, ci viene la voglia di discutere queste affermazioni alla luce dei fatti e per fare questo è necessario aggiornarci, prima di tutto, sullo stato dell’arte dei vaccini antinfluenzali.

Dagli USA: Un altro anno di pericolose bugie da parte del CDC

Tratto da: http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2015/12/01/another-flu-vaccine-flop.aspx?e_cid=20151201Z2_DNL_art_2&utm_source=dnl&utm_medium=email&utm_content=art2&utm_campaign=20151201Z2&et_cid=DM91573&et_rid=1241024398

Nonostante il fatto che la vaccinazione antinfluenzale dell'anno scorso [3] (stagione invernale 2014-2015) sia stato un flop importante, con un tasso di efficacia di appena il 18%, i Centri Statunitensi per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) hanno espresso pubblicamente la loro incondizionata fiducia verso il vaccino antinfluenzale di quest'anno (stagione invernale 2015-2016).

Nel mese di settembre 2015, il direttore del CDC Tom Frieden ha affermato in una conferenza stampa che: "Vaccinarsi ... questo è il modo migliore per proteggere se stessi, la vostra famiglia e la vostra comunità contro l'influenza"[4]. Un'analisi dei CDC è stata anche utilizzata per rassicurare l'opinione pubblica che i ceppi più comuni di virus influenzale in circolazione negli Stati Uniti e in altre regioni corrispondono ai ceppi inclusi nel vaccino di quest'anno [4, 5]

Resta da vedere quindi, quanto efficace (o inefficace) sia il vaccino antinfluenzale di quest'anno, ma nel frattempo c'è ancora molto da comprendere sui potenziali effetti negativi delle vaccinazioni frequenti sulla salute umana.

Vaccinarsi regolarmente contro l’influenza può rendere più sensibili all'influenza?

flu-vaccine-flopI dati raccolti dal Canada e da Hong Kong nel corso del 2009-2010 hanno dimostrato che le persone che hanno ricevuto il vaccino contro l'influenza stagionale nel 2008 erano esposti ad un rischio doppio di contrarre la cosiddetta "influenza suina" H1N1 [6] rispetto a coloro che non avevano ricevuto alcuna vaccinazione antinfluenzale [7, 8, 9]. ABC News riferiva a quel tempo che le vaccinazioni antinfluenzali potevano effettivamente conferire una protezione meno ampia e con maggiori problemi di recupero in caso di una infezione naturale [10].

Gli studi dimostrano che vaccinarsi ripetutamente contro l’influenza negli anni può produrre un effetto di ottundimento o di "interferenza" nel sistema immunitario che rende meno protetti da alcuni ceppi di influenza negli anni successivi. Una ricerca pubblicata sulla rivista Clinical Infectious Diseases ha rivelato che la protezione indotta dal vaccino contro l'influenza era maggiore fra i soggetti non vaccinati durante i cinque anni precedenti [11]. In altre parole, nonostante gli effetti a lungo termine delle vaccinazioni antinfluenzali siano completamente sconosciuti, sembra che questa strategia si stia mostrando addirittura controproducente, rendendo coloro che sono stati vaccinati annualmente meno protetti di quelli che non hanno subito frequenti vaccinazioni.

Il Dr. Michael Gardam, direttore del dipartimento di Prevenzione e del Controllo delle Infezioni presso la University Health Network di Toronto, ha affermato in una intervista alla CBC News [12]: "Le persone non sanno spiegare chiaramente il perché ... l'idea è fondamentalmente che il sistema immunitario sia occupato a fare altro. Tanto per fare un esempio sarebbe come se la clessidra del vostro PC fosse costantemente attiva e il sistema operativo stesse facendo qualcos'altro piuttosto che aprire il file che avevate selezionato".

Il Dr. Danuta Skowronski, un ricercatore canadese - che ha condotto lo studio originale sul maggiore rischio di infezione da influenza pandemica H1N1 per gli individui con una storia di vaccinazioni antinfluenzali annuali - ha osservato che i risultati sono così recenti che "i responsabili politici non hanno ancora avuto la possibilità di digerirli completamente o capirne le implicazioni" [12].

Purtroppo, invece di avvertire l’opinione pubblica che vaccinarsi ogni anno contro l’influenza può comportare rischi sconosciuti e causare effetti che non sono ancora ben compresi, i funzionari della sanità pubblica continuano a promuovere la vaccinazione come una panacea universale per la prevenzione dell'influenza, in un modo del tutto fuorviante (e con grande eufemismo).

Skowronski ha proposto due ipotesi per spiegare il motivo per cui coloro che erano stati vaccinati contro l'influenza stagionale nel 2008 erano esposti a maggior rischio di una pandemia di influenza nel 2009 [13]:

  • ⇒ Nessuna creazione di anticorpi protettivi: è possibile che il vaccino contro l'influenza stagionale 2008 – che intendeva proteggere contro un virus H1N1 collegato al ceppo virale dell'influenza pandemica in circolazione nel 2009 – non contenesse un ceppo virale abbastanza simile per generare gli anticorpi per neutralizzarlo. La vaccinazione antinfluenzale 2008 potrebbe quindi aver "facilitato l'infezione con il virus pandemico" l'anno successivo. Un meccanismo simile si è visto con i virus dengue trasmessi dalle zanzare, che causano la febbre emorragica dengue nell'uomo; quelli infettati con un tipo di virus della dengue sono esposti ad una maggior rischio di morte se sono infettati con uno degli altri tre ceppi virali.
  • ⇒ Ipotesi del blocco infettivo: se si contrae l’influenza per via naturale (di anno in anno), il corpo saprà produrre gli anticorpi che possono combattere altri ceppi virali di influenza che circolano negli anni successivi. Il vaccino contro l'influenza invece è in grado di proteggere solo contro i ceppi virali influenzali di tipo A o di tipo B che sono normalmente contenuti nei preparati vaccinali e che, pertanto, consentono di acquisire una immunità artificiale che non è identica all'immunità acquisita naturalmente. E’ quindi possibile che le persone che non hanno avuto l'influenza di tipo A negli anni precedenti al 2009, siano stati quindi più sensibili al virus pandemico.

Skowronski ha poi sottolineato nella sua intervista alla CBC News che queste sono solo teorie, notando che: "... chi può saperlo, in tutta franchezza? Il saggio sa che non sa nulla quando si tratta di influenza, in modo da poter essere sempre cauti nelle speculazioni … " [13]

La vaccinazione antinfluenzale viene promossa anche per le donne incinte nonostante i loro effetti non siano conosciuti

Il vaccino contro l'influenza è ampiamente raccomandato per le donne incinte, nonostante la mancanza di un adeguato test di sicurezza. Proprio in questo periodo, nel 2014, uno studio uscito sul New England Journal of Medicine indicava che il vaccino contro l'influenza forniva una protezione parziale contro l'influenza nelle donne in gravidanza e ai loro bambini [14].

I media hanno iniziato a bombardarci con titoli come "Vaccino antinfluenzale sicuro per le donne incinte" o con affermazioni come quella presa dalla testata News 4Jax (//www.news4jax.com/) dove il Dr. Erin Burnett (UF Health Jacksonville, Florida, US) afferma che "Tutte le donne incinte dovrebbero ricevere il vaccino perché è sicuro al 100% in gravidanza" [15].

Questa è più che altro una dichiarazione irresponsabile, dal momento che anche la Food and Drug Administration (FDA) annovera i vaccini influenzali (e anche il trivalente TDaP) come farmaci o preparati biologici per la gravidanza in categoria B o C, il che significa che il test adeguato a dimostrarne la sicurezza non è stato fatto negli esseri umani, e non è noto (in generale) se i vaccini possono causare danni al feto o influire sulla capacità riproduttiva [16]. Nei vaccini antinfluenzali, come noto, ci sono sostanze come conservanti contenenti mercurio (Thimerosal), antibiotici, e altre sostanze potenzialmente tossiche e bioattive che non sono state pienamente valutate per i loro possibili effetti nocivi genotossici o, in generale, per altre reazioni avverse sul feto in via di sviluppo nel grembo materno o che possono influire negativamente sulla salute del bambino dopo la nascita.

La corsa nel vaccinare le donne incinte per cercare di vaccinare passivamente il feto in via di sviluppo è un chiaro caso di come la politica (ed in particolare le regole del lobbysmo industriale) preceda la scienza, come ha affermato la presidente dell’NVIC Barbara Leo Fisher nel suo intervento pubblico in un recente audizione nel Comitato Consultivo sui Vaccini della Food and Drug Administration (FDA), dove i funzionari della Sanità Pubblica americana richiedevano una corsia preferenziale per l’autorizzazione al commercio di vaccini destinati alle donne in gravidanza. La Fisher ha detto: “La politica di vaccinazione materna ha preceduto la scienza nel determinare la sicurezza di questi vaccini. Ora ci sono proposte in questo tavolo di lavoro e nel 21° Century Cures Act - sostenuto dalla FDA e dall'industria - per abbassare gli standard previsti dalla FDA nel rilasciare le licenze e per garantire quindi che la politica vaccinale possa continuare a precedere la scienza nel definire gli standard di sicurezza dei vaccini in futuro" [17].

Le statine possono indebolire l'effetto del vaccino antinfluenzale

Se si assumono farmaci che abbassano il colesterolo – le statine – questi potrebbe indebolire la risposta del vostro sistema immunitario al vaccino antinfluenzale. Nelle persone over 65 che hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale, i ricercatori hanno trovato concentrazioni di anticorpi dal 38% al 67% inferiori rispetto a quelli trovati nelle persone che non assumono statine [18]. Anche fra gli individui più giovani è stata riscontrata una risposta più debole.

Tra coloro che hanno ricevuto un vaccino antinfluenzale e stavano assumendo contemporaneamente statine, l’11% ha evidenziato una maggiore probabilità di sviluppare malattie respiratorie che hanno richiesto cure mediche rispetto a quelli che non assumevano questi farmaci [18].

Si ritiene che le proprietà antinfiammatorie delle statine “possano essere responsabili della diminuita risposta al vaccino da parte del sistema immunitario”. Considerando che un americano su quattro di età superiore ai 45 anni assumere statine, questo potrebbe spiegare, almeno in parte, perché il vaccino contro l'influenza appare particolarmente inefficace tra gli anziani. The Lancet, a tale proposito, conclude anche che "le evidenze della protezione del vaccino negli adulti over 65 sono scarse" [19]

La "soluzione" sembra essere stata quella di produrre un nuovo vaccino, a più alto dosaggio [20], e che contiene quattro volte la quantità di antigene virale riscontrabile in una dose tradizionale [21]. Una ricerca pubblicata nel 2014 ha dimostrato che il Fluzone High-Dose può ridurre il rischio di influenza, anche se solo del 24%, tra gli anziani rispetto alla dose standard di vaccino [22]. Questo ancora non dice molto, considerando che nel corso della stagione 2012-2013 il vaccino antinfluenzale “standard” era stato efficace solo nel 9% negli anziani di età superiore ai 65 anni.

Se questi dati sono attendibili, l’effetto ottenuto con un vaccino contenete quattro volte la dose normale di antigeni sarebbe stato quello di evitare potenzialmente solo un caso su quattro di influenza nei pazienti più anziani. E non è chiaro se il vaccino riduce effettivamente il rischio di complicanze e di decessi correlati all'influenza.

In un altro tentativo di ottenere una risposta più adeguata al vaccino contro l'influenza nella popolazione anziana, la FDA ha concesso la licenza ad un vaccino potenzialmente molto più reattivo e che contiene un adiuvante controverso come l’MF59 (SQUALENE), una sostanza che è stata associata allo sviluppo della narcolessia e di altre malattie autoimmuni e croniche. Il vaccino Fluad sviluppato da Novartis (venduto nel 2015 per conto del CSL Group, //www.csl.com.au/ in Australia e ora in negoziazione come Seqiris, //www.seqirus-us.com/news-room/UPDATE-Novartis-Influenza-Vaccines-acquisition.htm , ovvero sempre una Compagnia di CSL) dovrebbe stimolare una risposta immunitaria infiammatoria superiore negli over 65 e quindi con l’aspettativa di essere più protettivo.

Nel corso di una riunione presso l’FDA nel settembre 2015, il Comitato per il sostegno dei consumatori ha inoltrato una protesta formale per l’impiego di questo vaccino sostenendo come non ci siano sufficienti evidenze scientifiche di sicurezza per la popolazione anziana condotte negli Stati Uniti per l’impiego dello SQUALENE come adiuvante nei vaccini antinfluenzali [23].

Il Vaccino Fluzone High-Dose potrebbe essere pericoloso

Tratto da: http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2011/10/17/dangerous-new-ineffective-flu-vaccine-released-for-seniors.aspx

Il Fluzone High-Dose è un vaccino contro l'influenza prodotto da Sanofi Pasteur e commercializzato dal 2011. Il vaccino è stato creato appositamente per gli anziani over 65. I Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie (CDC) sono pronti a rassicurare gli anziani che Fluzone High-Dose è altrettanto sicuro come i normali vaccini contro l'influenza stagionale.

Se si leggono i dettagli sul sito del CDC, tuttavia, è facile rendersi conto che Fluzone High-Dose potrebbe non essere così sicuro come si dice.

Secondo il CDC infatti [24]: “Il profilo di sicurezza del vaccino antinfluenzale Fluzone High-Dose (ad alto dosaggio) è simile a quello dei normali vaccini contro l'influenza, anche se gli eventi avversi riportati risultano più frequenti con questo tipo di vaccino. Gli eventi avversi più comuni sperimentati durante gli studi clinici sono stati lievi e temporanei e comprendevano dolore, arrossamento e gonfiore al sito di iniezione, cefalea, dolori muscolari, febbre e malessere”.

Una delle principali differenze tra un “normale” vaccino Fluzone e il Fluzone High-Dose per gli anziani è che quest'ultimo contiene quattro volte gli antigeni virali rispetto al primo – attraverso un processo di alterazione dei virus influenzali fatto in laboratorio - che indurrebbe il sistema immunitario a produrre con maggiore efficacia gli anticorpi contro i tre ceppi influenzali differenti contenuti nel vaccino stesso.

L'idea di fondo è che gli anziani abbiano bisogno di più antigeni al fine di provocare una risposta immunitaria adeguata: gli studi disponibili hanno infatti dimostrato che il tradizionale vaccino antinfluenzale crea solo una debole risposta immunitaria in questa fascia di popolazione. In sostanza, si è capito che il vaccino antinfluenzale non funziona negli anziani, e la convinzione è che aumentando il dosaggio di antigeni questo problema si possa risolvere.

Tuttavia, se si legge il foglietto illustrativo [25], vi dirà chiaramente che non c'è assolutamente alcuna prova a sostegno di questa teoria ... indica infatti che: "I dati provenienti da studi clinici che hanno confrontato Fluzone con Fluzone High-Dose tra le persone over 65 anni indicano che si verifica una risposta immunitaria più forte (cioè livelli di anticorpi più elevati) dopo la vaccinazione con Fluzone High-Dose”. Se poi una migliorata risposta immunitaria porti ad una maggiore protezione contro la malattia influenzale dopo la vaccinazione non è ancora noto. Gli studi in corso e rivolti a determinare l'efficacia di Fluzone High-Dose nel prevenire l’influenza rispetto al normale vaccino antinfluenzale dovevano essere completati entro il 2015.

Ciò significa che dal 2011 gli anziani che hanno ricevuto questo vaccino antinfluenzale hanno partecipato a ciò che equivale ad un pianificato e non dichiarato esperimento non controllato.

Fluzone High-Dose presenta tassi più elevati di eventi avversi gravi

Secondo studi di sicurezza condotti dal produttore, rispetto al vaccino Fluzone tradizionale la versione a dosi maggiorate di antigeni non solo ha provocato più frequenti segnalazioni di reazioni avverse comuni ma ha anche causato un – seppur leggero – aumento del tasso di eventi avversi gravi (SAE, Serious Adverse Events).

Il 6,1% di popolazione anziana vaccinata con il vaccino Fluzone tradizionale ha sperimentato un evento avverso grave, rispetto al 7,4% della stessa popolazione che è stata vaccinata con il Fluzone High-Dose. Secondo il foglietto illustrativo, i SAE riferiti durante l'uso post-approvazione del vaccino in questione sono:

  • ⇒ Trombocitopenia (anormale abbassamento del numero di piastrine, che può risultare in emorragie);
  • ⇒ Sindrome di Guillain-Barrè;
  • ⇒ Mielite (Infiammazione del midollo spinale);
  • ⇒ Neurite ottica (infiammazione del nervo ottico)
  • ⇒ Linfoadenopatia (ingrossamento dei linfonodi)
  • ⇒ Paralisi facciale (paralisi di Bell);
  • ⇒ Parestesia (intorpidimento/formicolio della cute);
  • ⇒ Pelle pruriginosa;
  • ⇒ Anafilassi (reazione allergica a corpo intero, pericolo di vita);
  • ⇒ Sindrome di Stevens-Johnson;
  • ⇒ Vasculite (distruzione infiammatoria dei vasi sanguigni);
  • ⇒ Difficoltà respiratorie, fiato corto;
  • ⇒ Dolore al petto;
  • ⇒ Neurite brachiale (dolore alla spalla monolaterale straziante, seguita da una paralisi della spalla)
  • ⇒ Faringite e rinite (infiammazione della gola o nella faringe, e il naso, rispettivamente);
  • ⇒ Convulsioni, svenimenti, vertigini

Mentre i vaccini antinfluenzali sono promossi come il modo "migliore" per evitare l'influenza stagionale, quello che molti non sanno è che non c'è praticamente nulla di concreto a livello di prove scientifiche a sostegno di queste affermazioni.

Ancora una volta, la revisione dei lavori scientifici condotta dalla Cochrane Collaboration – che rappresenta uno standard di riferimento riconosciuto a livello mondiale per la revisione dei lavori scientifici nel campo medico - ha concluso che i vaccini antinfluenzali non sembrano avere alcun beneficio misurabile per i bambini, adulti o anziani.

Basti ricordare le cinque recensioni che riportiamo di seguito e pubblicate tra il 2006 e il 2010, per mettere in seria discussione la pretesa che la vaccinazione antinfluenzale sia il modo migliore per rimanere in buona salute durante la stagione invernale:

  1. Lo scorso anno, Cochrane ha esaminato i dati scientifici disponibili sulla protezione conferita dal vaccino antinfluenzale nella popolazione anziana [26] e, a quanto sembra, i risultati sono stati pessimi. Gli autori hanno concluso che: "L'evidenza disponibile è di scarsa qualità e non fornisce alcuna indicazione per quanto riguarda la sicurezza, l'efficacia o l'inefficacia dei vaccini contro l'influenza per le persone di over 65 anni".
  2. Cochrane ha esaminato anche i dati sulle vaccinazioni antinfluenzali del personale sanitario preposto alla cura degli anziani nelle case di cura. Questi dati non danno nessun riscontro sugli effetti della vaccinazione. Nessuna conferma dai laboratori. La vaccinazione antinfluenzale non era nemmeno collegata ad una riduzione dei casi di polmonite o dei decessi da polmonite. In conclusione, gli autori affermano che: “Non c’è alcuna evidenza che la vaccinazione degli operatori sanitari impedisca il diffondersi dell'influenza nei pazienti anziani residenti in strutture di assistenza a lungo termine”.
  3. Idem per i bambini. Una revisione di dati condotta in larga scala su 51 studi, pubblicati nel Cochrane Database of Systematic Reviews nel 2006 [27], non ha trovato alcuna prova che il vaccino contro l'influenza sia più efficace di un placebo nel prevenire l'influenza nei bambini sotto i due anni. Gli studi hanno coinvolto 260.000 bambini, di età variabile da 6 a 23 mesi.
  4. Due anni più tardi, nel 2008, un'altra revisione Cochrane di nuovo concludeva che [28] "sono poche le evidenze disponibili per affermare che il vaccino antinfluenzale sia efficace nella prevenzione dell'influenza nei bambini di età inferiore ai due anni”.
  5. Per quanto riguarda la popolazione adulta in generale, Cochrane ha pubblicato la seguente conclusione bomba lo scorso anno [29]: "I vaccini antinfluenzali hanno un modesto effetto nel ridurre i sintomi influenzali e le giornate di lavoro perse. Non ci sono prove a disposizione che abbiano un effetto nemmeno sulle complicanze, come la polmonite, o la trasmissione della malattia.

ATTENZIONE: Questa recensione comprende 15 dei 36 studi finanziati dall'industria (quattro non avevano alcuna dichiarazione di finanziamento). Una revisione sistematica precedente verteva su 274 studi sul vaccino antinfluenzale pubblicati fino al 2007: di questi quelli finanziati dall’industria farmaceutica erano stati i pubblicati nelle riviste scientifiche più prestigiose. Gli studi finanziati da enti pubblici riportavano con molta meno probabilità conclusioni favorevoli ai vaccini antinfluenzali.

Questa revisione ha dimostrato che le prove scientifiche veramente affidabili che possano confermare l’efficacia dei vaccini antinfluenzali sono veramente scarse e che ci sono quindi parecchi motivi per sospettare che ci possa essere una manipolazione delle conclusioni quando gli studi sono finanziati dalle aziende farmaceutiche.

Dovremo vaccinare ben 100 persone per prevenire un caso di influenza ...

Cochrane ha anche pubblicato le seguenti statistiche eloquenti [30]: "Oltre 200 sono i virus che possono causare influenza e malattia simil-influenzali (ILI), che producono gli stessi sintomi (febbre, mal di testa, dolori articolari, tosse e naso che cola). Senza prove di laboratorio, i medici non possono distinguere queste forme simili di influenza”.

Entrambe le tipologie durano lo spazio di alcuni giorni e raramente portano alla morte o a malattie grave. Nella migliore delle ipotesi, i vaccini potrebbero essere efficaci solo contro l'influenza di tipo A e B, che rappresentano circa il 10% di tutti i virus in circolazione. Ogni anno, l'Organizzazione Mondiale della Sanità stabilisce quali ceppi virali devono essere inclusi nella vaccinazione per la stagione influenzale imminente. Gli autori di questa revisione hanno valutato tutti gli studi che hanno confrontato persone vaccinate con persone non vaccinate.

I risultati combinati di questi studi hanno dimostrato che in condizioni ideali (vaccino completamente corrispondente ai virus in circolazione) dovremo vaccinare 33 adulti sani per evitare un caso di sindrome influenzale. In condizioni medie (vaccino corrispondente solo in parte ai virus in circolazione) 100 persone hanno bisogno di essere vaccinati per evitare un caso di sintomo influenzale. L’utilizzo dei vaccini antinfluenzali non ha avuto effetti sul numero di persone ricoverati in ospedale o sulle giornate di lavoro perse, mentre ha causato almeno un caso di sindrome di Guillain-Barré (una grave condizione neurologica che porta a paralisi) per ogni milione di vaccinazioni".

Vale davvero la pena di rischiare la salute e il benessere di 100 persone, al fine di prevenire un caso di influenza, che può o non può causare malattie gravi o mortali?

Che si dice dalle nostre parti?

In Italia esiste un complesso meccanismo di rilevazione dei dati sull’influenza (o dovremo dire meglio sulle influenze), dalla rete INFLUNET alla Sorveglianza Virologica da parte dell’ISS.

In tutti questi anni abbiamo potuto verificare come nei fatti la percentuale di campioni positivi ai test virologici, effettuati su persone con segni di sindrome influenzale (ILI) per determinare la presenza di quei virus per i quali il vaccino antinfluenzale avrebbe potuto essere efficace, sono risultati molto modesti:

  • ⇒ Stagione 2000-2001: su un totale di 1568 campioni analizzati 262 sono risultati positivi, 16.7%
  • ⇒ Stagione 2001-2002: su un totale di 1429 campioni analizzati 292 sono risultati positivi, 20.4%
  • ⇒ Stagione 2005-2006: su un totale di 2688 campioni analizzati 297 sono risultati positivi, 11%

Neanche la diretta correlazione tra la vaccinazione e il numero di ammalati nel corso della stagione fredda è stata ancora finora dimostrata. Osserviamo ad esempio che da un'analisi condotta nella regione Lazio nel 2007 [31] si afferma che “l'efficacia del vaccino sul soggetto è del 60-70%, ma sulla popolazione è in media del 12%”. Un estratto significativo di questo lavoro viene presentato nella figura seguente: [caption id="attachment_11309" align="aligncenter" width="688"]Lazio Fig. 1 Campagne di vaccinazione a confronto nel Lazio  

Se prendiamo i dati relativi all'Italia lungo un arco di tempo più ampio (dal 2004 al 2012), avremo nuovamente difficoltà a stabilire una correlazione diretta tra vaccino e numero di ammalati [32].

Flu_Incidence_2 Fig. 2 Incidenza annuale delle influenze per fasce di età e copertura vaccinale per 1000 abitanti  

I numeri “fluttuano” letteralmente, pertanto abbiamo voluto allargare l’osservazione ad un arco temporale più ampio- dal 1999 al 2014, quindi da 8 a 16 anni- facendo sempre riferimento ai dati dell’ISS e del Ministero [33]:  

Copertura_vs_Incidenza_Flu Fig. 3 Andamento generale delle ILI e copertura vaccinale a confronto, dati per 1000 abitanti 

Le differenze tra vaccinazioni ed influenze appaiono evidenti di anno in anno e non mostrano elementi significativi per una diretta correlazione tra i due fattori, che non sia occasionale e meramente casuale. E non dimentichiamo - come già ripetuto più volte - che nella somma finale degli ammalati sono compresi anche i casi di ILI, quindi le influenze “vere” sono di molto inferiori.

È quindi logico chiedersi ancora una volta: vale la pena vaccinarsi? La risposta è lasciata al buon senso del singolo, che deve esprimere una scelta che sia il più possibile responsabile e libera. Ma entrambi questi valori sono strettamente legati al grado di consapevolezza dell'individuo e ad una corretta informazione.

Alla luce di quanto sopra, fa abbastanza “tenerezza” che si leggano notizie apparentemente rilevanti da un punto di vista scientifico (soprattutto se collocate in un contesto accademico) come quella apparsa negli organi di stampa verso metà dicembre dove si annunciava [34] con enfasi che erano stati “identificati all’Università di Parma i primi due casi di influenza A e BIl primo caso di influenza a Parma causato da virus influenza di specie A è stato identificato il 12 dicembre, alle porte del picco epidemico, …in un bambino di 4 anni … con sospetta infezione delle alte vie respiratorie ... Il secondo caso causato da un virus influenza di specie B, il primo della stagione di questa specie … diagnosticato ieri, 14 dicembre, nelle secrezioni bronchiali di un adulto di 50 anni con segni di infezione dell’apparato respiratorio …”.

Pochi giorni prima il pregiatissimo dott. Pregliasco, da tempo – anche mediaticamente - uno dei nostri più attivi “esperti”, ci ricordava che siamo ancora in tempo a vaccinarci contro l’influenza [35] proprio in coincidenza con il periodo delle feste: “in cui viaggi, baci e abbracci fanno da veicolo per una maggiore diffusione dei virus … È sempre il momento giusto per farlo, ma vaccinandosi adesso si è protetti proprio nel periodo in cui il numero di casi si intensificherà”.

Lo stesso invito, rivolto in particolare agli over 65 o per chi soffre di malattie croniche, oltre al personale sanitario, è ribadito anche da Associazioni dei medici di famiglia.

Sembra che per il dott. Pregliasco e per i medici di famiglia le revisioni Cochrane Collaboration, la statistica e i dati pubblicati in questi anni dagli Istituti Ministeriali semplicemente …non esistano! Bontà loro.

Influenza, prevenzione e suggerimenti: dieta, vitamina D, salute intestinale e altro

Ottimizzare i livelli di vitamina D potrebbe essere l'azione più importante e meno costosa da prendere in considerazione per contribuire a rafforzare la funzione del sistema immunitario e per fare una reale prevenzione durante la stagione influenzale e tenere sotto controllo il livello di vitamina D in modo che si assesti in un intervallo da 50 a 70 ng/ml per tutto l'anno.

La vitamina D ha un ruolo molto importante nel mantenere in buona salute la vostra funzione immunitaria generale, ma è anche un agente antimicrobico efficace a sé stante, attraverso la produzione di 200÷300 diversi peptidi antimicrobici nel vostro corpo che possono eliminare i batteri, virus e funghi.

In uno studio [36] pubblicato nel 2010, che non ha ricevuto peraltro molta attenzione, si è dimostrata l'efficacia della vitamina D come strategia preventiva contro l'influenza [37]. I bambini che assumevano solo 1.200 UI di vitamina D3 al giorno, considerata una dose bassa, hanno dimostrato di avere il 42% di probabilità in meno di ammalarsi per una qualche forma di sindrome influenzale..

Inoltre, se la dieta contiene troppi zuccheri, cereali e alimenti trasformati, allora non si sta facendo un gran favore al proprio corpo durante la stagione influenzale. Invece di dare al vostro corpo il carburante di cui ha bisogno per funzionare in modo ottimale, il che significa essere abbastanza sani per combattere i virus infettivi, si stanno dando in questo modo elementi tossici contro cui il vostro organismo deve combattere.

La maggior parte delle persone non si rende conto che l'80% del sistema immunitario risiede proprio nel tratto gastrointestinale. Ecco perché controllare l'assunzione di zucchero è fondamentale per ottimizzare la vostra salute intestinale e la funzione del sistema immunitario.

Inoltre, occorre accertarsi di ingerire una buona quantità di batteri benefici nei cibi che mangiamo (specialmente con gli alimenti fermentati). In uno studio, bambini dai 3 ai 5 anni che assumevano o un singolo ceppo o una combinazione di batteri benefici – definiti probiotici - due volte al giorno per sei mesi hanno avuto [38]:

  • ⇒ Riduzione della febbre dal 53% al 73% dei casi;
  • ⇒ Diminuzione della tosse dal 41% al 62% dei casi;
  • ⇒ Riduzione del “naso che cola” dal 28% al 59% dei casi;

Ridotto uso di antibiotici dal 68% al 84% dei casi, (che è già un importante risultato in sé e per sé, perché gli antibiotici sono ampiamente abusati nei bambini e devastano la flora intestinale).

Altri studi supportano anche l’ipotesi che la vitamina D possa aiutare a mantenerci in salute durante la stagione influenzale: ecco alcuni esempi,

  • ⇒ Persone con i livelli più bassi di vitamina D erano soggette a frequenti raffreddori o a episodi influenzali [39];
  • ⇒ Ad un gruppo di bambini in età scolare è stata somministrata vitamina D e un placebo per circa un anno. Episodi di influenza tipo A si sono verificati in appena il 10,8% dei bambini ai quali era stata somministrata la vitamina D, rispetto al 18,6% dei bambini ai quali era stato somministrato il placebo, [40];
  • ⇒ Almeno cinque ulteriori studi mostrano anche una relazione inversa tra il numero di infezioni delle vie respiratorie e i livelli di vitamina D, [41];

Sostanzialmente la vitamina D agisce come un agente antibatterico e antivirale ad ampio spettro. Per contro, un vaccino contro l'influenza è progettato per cercare di proteggerci solo da due ceppi virali e certo non dai tantissimi altri in circolazione.

Conclusioni

A conclusione di questa lunga carrellata possiamo quindi ritenere, con ragionevole certezza, che l’influenza (o meglio le “varie forme di influenza") abbiamo un ruolo del tutto marginale se non nullo in un ipotetico aumento della mortalità in Italia, così come l’andamento storico (e attuale) delle coperture vaccinali correlate. Continuare a speculare su queste cose non fa altro che rafforzare l’idea che si stia cercando in ogni modo di promuovere il consumo di un farmaco (i vaccini antinfluenzali) che oltre ad essere pressoché inutile rappresenta un rischio direttamente legato alla sua somministrazione e, in prospettiva, ai suoi effetti negativi a lungo termine sulla sensibilizzazione dell’organismo verso le forme influenzali.

Più in generale, occorre rendersi conto che la qualità della vita nel nostro paese (e non solo) è sensibilmente peggiorata in questi ultimi anni, vuoi per l’impatto della cosiddetta “crisi economica”, vuoi per l’onda lunga dell’inarrestabile inquinamento ambientale prodotto da modelli di sviluppo sbagliati e insostenibili, un fenomeno che incide non solo sulla qualità dell’aria che respiriamo ma anche in tutta la catena alimentare del pianeta.

Non possono essere sottovalutate nemmeno le difficoltà del vivere per la mancanza di opportunità di lavoro e, per chi un lavoro ce l’ha, per le condizioni in cui si è costretti a lavorare: i numeri parlano chiaro, nell’ultimo anno a fronte di una diminuzione delle denunce di infortunio abbiamo dovuto registrare una aumento dei morti sul lavoro, anche se i dati precisi sono diversi a seconda della fonte. L’Osservatorio Sicurezza sul lavoro Vega Engineering di Mestre (VE) ci informa che ad ottobre 2015 le cosiddette “morti bianche” erano 729, ben 101 in più rispetto allo stesso periodo del 2014 (16% in più circa, elaborazione dati INAIL) [42]. Per quanto riguarda il dato infortunistico, ad agosto 2015 ci si assestava su un calo del 4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ed è evidente come questi due dati siano del tutto inconsistenti fra loro, perché le dinamiche del fenomeno ci dicono chiaramente che, a fronte di una diminuzione degli infortuni avrebbero dovuto diminuire anche i casi mortali. Questo può significare soltanto una cosa: mancano anche in questo caso le segnalazioni e i controlli in grado di far fronte ad un peggioramento della qualità del lavoro in termini di salute e sicurezza, e ciò va di pari passo con la precarietà del lavoro stesso, nelle sue svariate forme.

Così come si dovrebbe fare per una corretta valutazione del bilancio di salute in uno spazio temporale sufficientemente ampio, a maggior ragione, per valutare l’incidenza dei molteplici fattori che agiscono sulla mortalità - ma anche sulle condizioni di vita - non si possono estrapolare da un contesto così complesso singole informazioni e trarre conclusioni tanto azzardate quanto semplicistiche.      

 

Bibliografia

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[4] NPR September 17, 2015

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[20] http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2011/10/17/dangerous-new-ineffective-flu-vaccine-released-for-seniors.aspx

[21] https://web.archive.org/web/20140822043029/http:/www.philly.com/philly/health/HealthDay690753_20140813_High-Dose_Flu_Vaccine_May_Better_Protect_the_Elderly__Study.html

[22] //www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/25119609

[23] //www.nvic.org/nvic-vaccine-news/september-2015/fda-fast-tracks-adjuvanted-influenza-vaccines.aspx

[24] //www.cdc.gov/flu/protect/vaccine/qa_fluzone.htm

[25] //www.fda.gov/downloads/BiologicsBloodVaccines/Vaccines/ApprovedProducts/UCM305079.pdf

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[28] //www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/18425905

[29] //www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/20614424

[30] //www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmedhealth/PMH0010949/  

[31] “Campagne di vaccinazione antinfluenzale: note per una valutazione sull’appropriatezza clinica ed organizzativa”, di Romano B., Sinesio E., 31 luglio 2007, Lazio

[32] Rapporto sulla stagione influenzale 2011-2012, Rapporti ISTISAN, 13/29

[33] //www.iss.it/flue/index.php?lang=1&anno=2015&tipo=13; //www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=679&area=influenza&menu=vaccinazione

[34] //www.unipr.it/notizie/ritorna-linfluenza-stagionale-parma-identificati-alluniversita-di-parma-i-primi-due-casi-di; //www.askanews.it/regioni/emilia-romagna/identificati-a-universita-parma-primi-due-casi-influenza-a-e-b_711687423.htm

[35] //www.fimmgroma.org/news/news/italia/11028-influenza-oltre-300mila-casi,-recrudescenza-sotto-le-feste

[36] American Journal of Clinical Nutrition 2010 May;91(5):1255-60

[37] http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2011/12/14/study-shows-vitamin-d-cuts-flu-by-nearly-50.aspx

[38] //www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/?term=Leyer+G+Pediatrics

[39] http://archinte.ama-assn.org/cgi/content/abstract/169/4/384

[40] //www.ajcn.org/content/91/5/1255.abstract?maxtoshow&hits=10&RESULTFORMAT=1&andorexacttitle=and&andorexacttitleabs=and&andorexactfulltext=and&searchid=1&FIRSTINDEX=0&sortspec=relevance&resourcetype=HWCIT

[41] http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2009/03/21/Can-Vitamin-D-Cure-the-Common-Cold.aspx

[42] //www.vegaengineering.com/dati-osservatorio/allegati/Statistiche-morti-lavoro-Osservatorio-sicurezza-lavoro-Vega-Engineering-Triveneto-31-10-2015.pdf            

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