Corre il mese di gennaio 2025 e una pediatra di base classe 1994, abilitata all’esercizio della professione medica nel 2022, segnala all’Ordine dei medici di appartenenza una collega, specialista in neuropsichiatria infantile, che aveva emesso un parere specialistico su richiesta del genitore per un bambino con una anamnesi familiare e precedenti di disturbi neuropsichiatrici nei due fratelli maggiori, consigliando il differimento di un anno delle vaccinazioni pediatriche.
Il medico in questione ha 52 anni di servizio, dei quali 32 presso il servizio di neuropsichiatria infantile in un noto ospedale di una grande città del nord Italia, 13 da libera professionista, proseguendo poi la libera professione anche dopo il pensionamento. Professionista stimata dai colleghi e molto apprezzata dai piccoli pazienti e dalle loro famiglie per la sua dedizione, empatia, umanità, oltre che per le sue doti professionali.
Ed è così che questo Medico si trova a dover rispondere al proprio Ordine di appartenenza, appunto in una grande città del nord Italia, ordine che decide di aprire un accertamento a suo carico sulla base della segnalazione della dottoressa della mutua, la quale in violazione dei doveri di deontologia ma anche del decoro, ha evitato di confrontarsi con la collega per valutare gli aspetti clinici e le ragioni del parere professionale specialistico in questione, optando invece per la segnalazione all’ordine, come si farebbe dinnanzi al cattivo operato di un professionista superficiale o in malafede.
La scelta di aprire una verifica sulla base di una segnalazione del genere e a carico di una professionista stimata con un simile curriculum risulta già singolare. Ma ancor più degno di nota è stato il comportamento attuato da tale Ordine professionale che, dopo una prima udienza a febbraio nella quale la Dottoressa si presenta a depositare le proprie osservazioni su quanto contestato, motivando ampiamente le circostanze alla base dei fatti e le motivazioni cliniche che l’avevano spinta a emettere tale valutazione, motivazioni che avrebbero giustificato l’archiviazione immediata della segnalazione, a maggio notifica invece alla Dottoressa l’apertura di un procedimento disciplinare.
A giugno si tiene dunque l’udienza alla quale la Dottoressa si presenta accompagnata dall’Avv. Francesco Paolo Cinquemani, del foro di Palermo, che assume la sua difesa e deposita memoria scritta, dimostrando magistralmente:
- L’INFONDATEZZA DELLA CONTESTAZIONE RELATIVA ALLA VIOLAZIONE DELL'ART. 21 DEL CODICE DEONTOLOGICO (COMPETENZA PROFESSIONALE);
- L’ INFONDATEZZA DELLA CONTESTAZIONE RELATIVA ALLA VIOLAZIONE DELL'ART. 60 DEL CODICE DEONTOLOGICO (CONSULTO E CONSULENZA);
- IL PIENO RISPETTO DEI PRINCIPI FONDAMENTALI DEL CODICE DEONTOLOGICO E DELLA NORMATIVA VIGENTE da parte della Dottoressa.
Ciò in piena attuazione del principio di precauzione basato sull’attenzione al singolo e alla sua storia clinico-anamnestica, in ossequio alla normativa vigente in tema di obblighi vaccinali e di consenso informato, nell’affermazione dell’esercizio della professione medica in scienza e coscienza.
C’è da rilevare che il clima nel quale si è svolta l’udienza è stato tutt’altro che disteso, l’ascolto delle istanze portate dalla difesa è stato sbrigativo, l’approccio dei membri della Commissione incalzante e a momenti quasi intimidatorio, con toni e modalità degne dei tempi bui della Santa Inquisizione.
Tuttavia, le ragioni della difesa sono state inoppugnabili e così nel corrente mese di luglio è arrivata la decisione dell’Ordine, che condanna la Dottoressa alla “censura” sul suo operato in tale circostanza. Vale a dire: un rimprovero privo di qualsiasi conseguenza disciplinare. Tradotto: una resa dell’Ordine dinnanzi alla impossibilità di punire (con la sospensione o la radiazione) questa professionista che ha potuto dimostrare di aver agito pienamente in scienza e coscienza, al di là di ogni tentativo di costringere la sua condotta all’interno di una etichetta ideologica ed antiscientifica.
È, forse, arrivato il tempo per la vera resa dei conti per la coscienza nel mondo medico e per il superamento della inutile stigmatizzazione dei dissenzienti: una polarizzazione avviata dalla Fnomceo col documento approvato l’8 luglio 2016 che aveva introdotto pesanti sanzioni fino alla radiazione per i medici che sconsigliassero i vaccini. Documento violativo del Codice deontologico stesso, sprezzante del giuramento di Ippocrate, che palesa il piegarsi dell’Ordine ai diktat dell’Agenda della Salute Globale (2014): una deriva tesa a snaturare l’approccio individualistico improntato alla tutela della singola persona umana, da sacrificarsi in nome di un collettivismo che nulla ha a che vedere col nostro ordinamento costituzionale. Deriva culminata con la Legge Lorenzin n. 3/2018 che ha riformato gli ordini professionali, in particolare sanitari, trasformandoli in organi sussidiari dello Stato, in spregio al principio dell’autonomia deontologica, etica e professionale che tali organi sarebbero chiamati a garantire.
Che questa vicenda ci incoraggi a proseguire, scegliendo la coerenza ai valori propri del nostro ambito, in tutti i contesti del nostro agire. È il tempo di rialzare la testa e tornare ad esercitare la professione medica, senza paura, in scienza e coscienza.
a cura di Anna Pettinaroli, vicepresidente Comilva odv